A
happy Christmas day isn't an
impossible desire.
Aprì
gli occhi lentamente, quasi come per potersi godere le ultime
briciole d'oscurità che si celavano all'interno delle sue
candide palpebre.
Era
il venticinque di Dicembre, il giorno di Natale, ma la loro camera da
letto era normale, non figuravano addobbi, perline e lucette. Quelle stavano in salotto, ma ci stavano solo perchè lui aveva insistito nel metterle. Gwen,
restando sempre sdraiata, volse gli occhi a sinistra, guardando la
parte di letto dove si sarebbe aspettata di ritrovare lui. Il
coprimaterasso era increspato di pieghe, il lenzuolo era
accartocciato verso il centro del letto e il piumone era stato
scoperto: tutto questo faceva ben intendere che Trent doveva essersi
alzato di fretta, senza aver avuto il tempo di riaggiustare la
coperta. Gwen fu presa da una leggerissima ansia, come una
piccolissima pulce nell'orecchio che le suggeriva che Trent l'aveva
abbandonata proprio il giorno di Natale. Chiuse di nuovo gli occhi,
trovando ristoro nel buio rossastro che vedeva dentro le palpebre.
Ma
che bel regalo che t'ha fatto,
diceva la pulce, e sarebbe riuscita a convincerla del tutto se un
rumore non l'avesse destata dai suoi pensieri e se non avesse sentito
un peso che le premeva sulle cosce, al di sopra del piumone.
Decisa
ad aprire gli occhi per capire cosa stesse succedendo, trasse un
lungo respiro e, così facendo, incontrò un dolce
profumo che le rievocò alla mente una sfilza di pensieri,
tutti riconducibili al viso dolce e, allo stesso tempo, che esprimeva
una sicurezza come pochi altri, di Trent. Ai suoi occhi chiari. Alle
sue labbra di zucchero.
Quasi
come per rendere tangibile questa sua ultima immagine, l'uomo la
baciò dolcemente mentre lei ancora stava con gli occhi
socchiusi, e Gwen sentì il sapore di glassa venire dalle
labbra di lui. Spalancò gli occhi d'ardesia, incontrò
le sue iridi di giada e poi, spostando lo sguardo verso il basso,
incontrò il vassoio sul quale poggiava un muffin ricoperto di
glassa rossa.
-Buongiorno!-,
le sussurrò lui in un orecchio, passandole poi una mano sulla
guancia.
-Buongiorno..-,
biascicò lei, -Ma..
Questo?-,
disse, indicando il dolcetto.
-È
il mio modo di augurarti buon Natale!-,
replicò lui. Gwen notò che aveva il classico cappello
rosso con un pompon bianco in punta in testa.
-Oh,
Trent! Ma a che ora ti sei alzato per sfornarlo?-,
disse lei, alludendo al muffin che aspettava solo di essere mangiato.
-Facciamo
che mi sono alzato alle nove- parlò
lui, gongolante, -e
che mi ci sono voluti nove minuti per dividere per nove tutti gli
ingredienti della ricetta.-
Incapace
di alzare gli occhi al cielo lamentandosi di nuovo sul perchè
di tutti quei nove, Gwen prese a stuzzicargli i capelli con la mano
destra.
-Perchè
noi, non potendo essere una coppia normale come tutte le altre, non
abbiamo le solite ricette che mostrano le quantità per
quattro, sei e dodici persone, ma dobbiamo trascriverle mettendoci le
quantità per nove ?-
Trent
avvicinò il viso a quello di lei, fino a toccarle il naso con
la punta del suo.
-Perchè
altrimenti non ci avrei messo nove minuti a dividere tutto, ma ce ne
avrei messi quattro, sei o dodici!-
Come
ragionamento non fa una piega,
sussurrò la mente di Gwen. Il filo dei suoi pensieri fu però
interrotto dalla voce calda di Trent, che, non senza averle baciato
prima le labbra, le chiese
-Vogliamo
mangiarlo o lo lasciamo freddare tristemente?-
Assumendo
la sua solita espressione, lei parlò.
-Io
lo lascerei freddare tristemente.. Ma poiché è Natale e
poiché l'hai fatto tu..-
Staccò
un pezzetto di dolce e lo portò alle labbra, mentre Trent si
sedeva sulla parte di letto nella quale aveva dormito e faceva la
stessa operazione. In pochi attimi, il minuscolo dolcetto finì.
-Adesso
non dirmi che ne hai altri otto in forno, ti prego!-,
supplicò lei, per chissà quale motivo.
-No-,
gongolò lui, -ne
ho altri nove in
forno!-
Stavolta,
Gwen alzò gli occhi al cielo.
-Ti
passerà mai questa mania?-
Lui
si fece d'un tratto più serio.
-La
mania del nove è un po' come la mania di te. Non mi passerà
mai.-
Non
sapendo se sorridere o meno, Gwen si lasciò guidare
dall'istinto e permise alle labbra di avvicinarsi a quelle di Trent.
Un attimo prima di baciarlo, gli sussurrò
-Buon
Natale, Trent.-
Poi,
gli calcò il cappello sugli occhi e si avventò sulle
sue labbra.
Angolo
dell'autrice
di
Trent.
Certo
che Gwen però mi ci potrebbe anche chiamare amore,
ogni tanto.
Smettila,
Trent. Sappiamo entrambi che è fatta così.
Va
beh, però insomma..
Insomma
niente. Mi hai anche storpiato il nome Angolo
dell'autrice.
Ma
avevo bisogno di dire che..
Sta'
zitto, Trent.
Cinque,
sei, sette, otto e nove!
Come,
scusa?
Quattro,
cinque, sei, sette, otto e nove!
Va
bene, Trent. Vedi quella porta? Vai, esci di qui. Vai da Gwen, che ti
aspetta.
Il
vero
angolo dell'autrice.
Il
mio primo sclero vero e proprio!
*si
commuove*
No,
a parte le minchiate.. Sono felice di aver scritto questa one-shot.
Sapete
il motivo? Guardatevi intorno.
Tuuuuutte
storie in cui Gwen e Trent finalmente
si ritrovano, in cui le rompe con Duncan..
Sempre
le stesse battute, le stesse mosse.
Questa
storia è qui per provare che tutti hanno diritto ad un Natale
felice.
Sì,
anche il maniaco qui sopra e la sua dolcissima gotica :3
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