EPILOGO
Mairead
osservava il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino con aria
sconsolata. Pioveva a dirotto e faceva parecchio freddo per essere
piena estate. Sospirò.
La
conversazione era piuttosto scandente nello scompartimento, quel
giorno, perché ognuno era immerso nel propri pensieri. Il loro
quarto anno era finito e non si poteva certo dire che fosse filato
tutto liscio, anche se non era completamente colpa loro, questa
volta. Tuttavia qualcosa nell'equilibrio del sistema si era rotto:
era come se fosse finito il tempo dell'adolescenza spensierata e
fosse stato richiesto loro di crescere troppo in fretta. Ma lei non
aveva nemmeno compiuto i sedici anni, ancora!
«Per
tutto l'oro dei folletti, ho visto Inferi più allegri!»
sbottò Laughlin ad un certo punto, per interrompere la
monotonia del viaggio. «Sono io che ho mollato la ragazza, mica
voi!»
«Chi
hai mollato?» si informò Edmund, tornando bruscamente
alla realtà.
«Chaitaly»
rispose semplicemente Laughlin, con un'alzata di spalle. «Nell'ultimo
periodo aveva cominciato a diventare piagnucolosa e poi si era
arrabbiata perché tifavo per te, vecchio mio, e non per lei.
Ma poi dico, quale idiota anteporrebbe la propria ragazza agli
amici?»
«Già...»
mormorò Edmund, ritenendo di avere urgente bisogno di lezioni
sui riti di accoppiamento da Laughlin: lui sembrava sempre essere un
passo avanti.
«E
comunque non avrebbe potuto funzionare. Lei sta in India ed è
pure più grande di me. Mai impelagarsi con una più
grande» aggiunse col tono di un vecchio saggio ammaestrato
dall'esperienza.
Per
un po' tornò il silenzio nello scompartimento, ma poi Mairead
domandò: «Ehi, voi non sentite questa musica?»
I
tre amici tesero le orecchie e percepirono effettivamente uno strano
canto che sgusciava sottile sotto lo scroscio della pioggia.
«Sembra...» cominciò a dire Mairead, ma poi
intravide la figura di un uccello maestoso che si stagliava contro il
cielo plumbeo. «Guardate!»
Edmund
e Laughlin spiarono fuori dal finestrino. «È una
fenice!» decretò Laughlin, con convinzione.
«È
la mia fenice» mormorò Edmund. Non si sarebbe mai
aspettato che l'uccello che aveva creato con una trasfigurazione
potesse in qualche modo tornare da lui. Sapeva che era difficilissimo
addestrare quel tipo di animale e solo un mago molto esperto poteva
riuscirci, ma forse tra loro due c'era un legame che non poteva
essere spezzato. In fin dei conti, lui era il suo creatore.
«Apri
il finestrino, falla entrare!» ordinò a Mairead, visto
che la fenice si stava avvicinando sempre di più al treno. Il
magnifico uccello planò dentro lo scompartimento e si posò
sulle ginocchia di Edmund, fissandolo dritto negli occhi con quel suo
sguardo dorato.
«Sei
tornata da me» sussurrò il ragazzo, allungando una mano
verso di lei con fare estasiato. La fenice chinò la testa e si
lasciò accarezzare.
«Ed,
dalle un nome!» suggerì Laughlin, entusiasta.
Edmund
passò le dita sul morbido piumaggio dell'animale, poi mormorò:
«La chiamerò Carmen, canto in latino».
La
fenice parve soddisfatta del nome e, per tenere alto il suo onore,
emise un dolcissimo verso. Dopodiché si sollevò in volo
e si lanciò fuori dal finestrino, in direzione del cielo
carico di nuvole.
«Che
bello, ho sempre sognato di avere un animale domestico» sospirò
Laughlin, osservando la sagoma della fenice che si allontanava.
«Io
avevo un cane San Bernardo da piccola, di nome Momo. E adesso ho il
furetto Roddy, ma è vecchio e rimbambito, perciò lo
lascio a casa da papà, ormai» intervenne Mairead,
sovrappensiero.
«Mio
nonno Abharrach aveva un Augurey, stupido uccellaccio» si lagnò
invece Laughlin, che da piccolo aveva sempre sognato di possedere un
Crup, una specie di cane magico.
«Ma,
Edmund, come farai a tenere nascosta Carmen all'orfanotrofio?»
chiese Mairead, ben consapevole che i Babbani potevano avere qualche
problema con gli animali magici. E un uccello come una fenice non
doveva certo passare inosservato.
«Oh,
per quello non c'è problema» rispose sarcastico Edmund.
«Quest'estate la passo a villa McPride: il Presidente ha
ottenuto l'adozione».
«Oh,
Edmund, mi dispiace» mormorò Mairead, in tono affranto.
Sapeva che l'amico non provava molta simpatia per Adolfus McPride,
anche se non ne capiva davvero il motivo. «Forse, però,
non sarà una cosa così malvagia. Almeno vivrai tra i
maghi» cercò di consolarlo, con un sorriso forzato.
«Meglio
i Babbani di McPride, fidati» replicò Edmund, in tono
duro.
«Ma
almeno dagli una possibilità, no?» intervenne Laughlin,
cercando di far ragionare l'amico.
Edmund
incrociò le braccia al petto e prese a guardare ostinatamente
fuori dal finestrino. «Quell'uomo non se la merita. Non avrà
mai il mio rispetto, la mia mente e il mio cuore» decretò
con fermezza, deciso ad intraprendere una guerra personale contro il
suo carnefice.
Né
Mairead né Laughlin ebbero modo di rispondere a quella presa
di posizione, entrambi ben consapevoli che non c'era speranza di
modificare il giudizio dell'amico.
Il
resto del viaggio fu ugualmente silenzioso, perché Edmund si
era chiuso in un ostinato mutismo. Quando arrivarono nei pressi di
Dublino, per fortuna, aveva smesso di piovere, cosicché non
rischiarono di bagnarsi scaricando i bauli dal treno. La famiglia
Maleficium al completo li aspettava sulla banchina. Laughlin strinse
i genitori in un abbraccio e poi diede uno scappellotto affettuoso al
fratellino.
Poco
dopo sopraggiunse anche Reammon, con la stessa aria allegra e
spensierata di sempre. Mairead gli gettò le braccia al collo
ed esclamò: «Visto, papà? Quest'anno non ho
combinato nessun guaio!»
Reammon
ricambiò la stretta, ma non parve affatto contento della
battuta di Mairead. «E magari vuoi anche un premio, per aver
semplicemente fatto il tuo dovere?» le chiese, in tono
di rimprovero.
Mairead,
però, non ebbe modo di rispondere perché Eoin
Maleficium si avvicinò a loro ed esclamò: «Ah,
Reammon, quell'ocarina cinese era favolosa. Un pezzo unico per la mia
collezione».
Reammon
sorrise soddisfatto. «Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta, Eoin!»
rispose in tono allegro.
Laughlin
e Mairead si scambiarono un'occhiata perplessa. «Che genere di
traffici illeciti hanno messo in piedi mio padre e tuo
padre?» sussurrò Laughlin all'amica, in tono
preoccupato.
Mairead
scosse la testa. «Sinceramente, non lo voglio sapere»
mormorò, ben conscia che qualsiasi cosa riguardasse Reammon
era potenzialmente pericolosa ed esplosiva.
«Ehi,
ehi, l'anno prossimo verrò anche io al Trinity!» esclamò
Bearach, saltellando da un piede all'altro con aria eccitata.
«Favoloso»
commentò sarcastico Laughlin, fingendo un brivido.
Per
fortuna Daire Maleficium bloccò sul nascere la discussione con
un'occhiataccia ai figli. «Edmund caro, puoi venire a trovarci
tutte le volte che vuoi» aggiunse poi in tono gentile, rivolta
al ragazzo.
Proprio
in quel momento Edmund vide McPride che si avvicinava a loro,
scortato da due Auror. «Temo che non avrò molte libere
uscite quest'estate, signora Maleficium» mormorò
rassegnato, osservando il suo patrigno che gli sorrideva trionfante.
Doveva affrontarlo, e certo tenergli testa non sarebbe stato facile,
ma non gliela avrebbe data vinta tanto facilmente. Si avvicinò
all'uomo che considerava il suo carnefice e lo guardò dritto
negli occhi.
«Sei
pronto, Edmund?» gli chiese McPride, in un tono che voleva
essere gentile, allungando la mano verso di lui per prendere il suo
misero bagaglio.
«Quando
vuoi» replicò il ragazzo, con uno sguardo duro e
tagliente come una pietra. Avrebbe lottato tutta estate: non avrebbe
rinnegato se stesso. Eppure... anche il metallo più duro si
può piagare.
Non
poteva nemmeno immaginare quanto diverso sarebbe stato di lì a
due mesi.
Non
poteva immaginare che presto sarebbe diventato Edmund McPride.
Eccoci
giunti al termine di questo quarto racconto della saga. Non so voi,
ma a me la cosa fa molta impressione! Ci stiamo inesorabilmente
avvicinando alla fine! O.O
Il
prossimo racconto, il quinto, rappresenterà una svolta
importante perché saranno finalmente svelate le origini di
Edmund... spero che, dopo che le ho pubblicizzate tanto a lungo, non
vi lascino delusi! Comunque, dato che ho scritto sì e no 4
pagine (e non sono nemmeno le prime!), mi prendo una pausa e
comincerò a pubblicare MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO (lo so, è
una data fighissima! Il 2012 bisestile!).
Ora,
due parole sull'epilogo: Laughlin è stupido, sì, lo so;
è nella fase di solidarietà maschile contro l'universo
femminile, ma avrà modo di ricredersi presto o tardi! Tra Eoin
e Reammon sta nascendo una solida amicizia, che vedrete crescere con
il tempo: adoro mettere insieme quei due! XD Infine, Edmund è
tanto testardo quando dice di non voler cedere a McPride ma...
vedrete! ;-)
Nel
frattempo, se a qualcuno interessasse, a partire da martedì 10
gennaio comincerò a pubblicare la prima storia di un'altra
raccolta, ambientata sempre in Irlanda (fantasia portami via!) e
dedicata a due famiglie, il cui destino continua ad incrociarsi con
quello di una terra magica dal nome Faerie.
Per
il resto, grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia, a
chi ha commentato (in particolare a Julia Weasley e darllenwr che
hanno messo il cuore in ogni recensione!), a chi ha leggiucchiato qua
e là, a chi si è interessato a qualche pagina e a
chiunque abbia in qualche modo ricevuto delle emozioni da quello che
ho scritto. Se vi ho fatto amare un po' di più l'Irlanda e i
miei personaggi, sono più che contenta.
Alla
prossima occasione
e
buon 2012!!
Beatirx
Bonnie
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