La speranza di Ethel

di Apricot
(/viewuser.php?uid=137982)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Si accovacciò in un angolo del letto smisuratamente ampio. Avvolse le gambe con le sue braccia e strinse in modo che le ginocchia premessero bene sul petto.
Tentò di togliersi dal viso i capelli lunghi e sporchi che le coprivano gli occhi senza spostarsi da quella posizione. Impossibile.
Arricciò il naso e chinò la testa il più che poteva.
Il dolore pulsante partì dallo stomaco questa volta, e si espanse per tutto il corpo fino a raggiungere il cervello.
Sentiva che stava impazzendo, non avrebbe potuto farcela. Non da sola.
Il braccio destro le cominciò a tremare. Le faceva male. Le faceva molto male.
Il dolore fisico aumentava secondo dopo secondo. Ormai aveva superato quello psicologico.
Con il braccio ancora sano si tirò dei pugni sulle gambe incessantemente.
Un gemito.
Un grido.
Un grido di dolore. Un dolore troppo forte per essere sopportato. Nemmeno le pastiglie la stavano aiutando.
L'intera superficie della pelle grondava ormai di sudore. Sentiva il vomito salirgli lungo la gola.
Non ce la fece.
Con l'ultimo granello di forza che le rimase si trascinò lungo il bordo del letto sporco e sudato tanto quanto lei e raggiunse il comodino. Aprì il cassetto dopo due tentativi, la mano le tremava troppo.
Aprì la bustina quadrata color argento e sparse il contenuto lungo il bordo del comodino.
Si tirò ancora più avanti spingendosi con i piedi e aggrappandosi alle lenzuola finché non si trovò  il legno freddo del suo unico piccolo mobiletto a contatto con il suo naso.
Inspirò profondamente un'ultima volta e poi cadde accasciata sul materasso con le mani penzoloni.

Non ce l'aveva fatta. Non era riuscita ad uscirne, di nuovo. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=906463