A little hero
A little hero
Il
rumore dei passi si alternava ai battiti del cuore. Non sarebbe dovuto
essere in giro a quell'ora della notte, non sarebbe neppure dovuto
essere a Hogwarts: lui e suo fratello erano nascosti da mesi nella
prodigiosa Stanza delle Necessità, assieme a molti compagni
Grifondoro e di altre Case.
Assieme ad
altri sudici Mudblood , come
avrebbero detto i Carrow e gli altri sostenitori di Vol..
Non devi dire
quel nome, Colin.
Le
lacrime vennero trattenute: a volte la sua coscienza gli parlava con la
voce dei genitori e gli ricordava la cruda realtà, ovvero,
erano
dei fuggiaschi e non avevano più la famiglia. L'avevano
saputo
attraverso Radio Potter che i genitori erano stati torturati ed uccisi,
ed anche se erano trascorsi dei mesi da quel giorno, lo shock si era
solo attenuato e mai sarebbe scomparso.
Non
avere potuto far nulla per aiutarli.. Beh, lui non era Hermione
Granger, non sarebbe stato in grado di pensare che togliere la memoria
ai genitori avrebbe potuto salvarli; lui e suo fratello si erano illusi
che nasconderli sarebbe stato sufficiente.
Si
fermò proprio mentre il fantasma del Barone Sanguinario
passava
senza vederlo; la sola vista di una figura, viva o meno, gli faceva
tremare le gambe e sperò che il suo stato d'animo non
venisse
percepito. Era un rischio incredibile quello che stava correndo, ma lo
voleva ugualmente correre, dopo mesi di attesa finalmente l'azione
avrebbe potuto dargli quel coraggio utile a prepararlo alla grande
battaglia; sicuramente non si poteva continuare, un giorno o l'altro
Harry e gli altri sarebbero tornati e allora i difensori di Hogwarts
avrebbero rigettato fuori la feccia che contaminava la loro scuola, la
seconda casa che li aveva accolti.
Harry.
Il
suo eroe, molto più che un semplice trofeo da immortalare
nella
macchina fotografica che portava sempre con sé; quanto
ridevano,
gli altri, quando lo vedevano scattare le foto, molto pochi potevano
capire il desiderio di tenere sempre con sé un ricordo
tangibile
della sua vita da mago; ai suoi genitori piacevano tanto, erano sempre
pronti a sorridere delle figure in movimento, era un modo per essere
vicini alla realtà di quel figlio così diverso.
Anzi, di
entrambi.
Riprese
il cammino protetto da quel mantello che lo rendeva invisibile; poco
prima della caduta del Ministero lui e Dennis avevano vuotato il
libretto di risparmio che i genitori avevano intestato loro ed erano
riusciti a comprare quel mantello dell'invisibilità per una
cifra astronomica. Il sentore del disastro era stato troppo forte per
resistergli ed era stato un acquisto ben pensato; spesso lo prestavano
agli altri quando facevano a turno un giro del castello, era il loro
contributo a quella guerra che per il momento li vedeva perdenti. Ma
quella notte era lui che aveva voluto metterlo, doveva andare alla
ricerca di qualcosa di cui aveva solamente sentito parlare; i passi
erano sempre più cauti, non era tanto stupido da rischiare
la
vita per una sciocchezza. Erano lontani i tempi in cui era il Colin
distratto e pasticcione, la metamorfosi non era stata totale, ma
ugualmente significativa.
La
magia lo aveva aiutato a sbocciare, a diventare un mago responsabile e
consapevole del proprio dovere: proteggere ciò che amava,
sedici
anni non erano pochi per questo.
Eccolo, lo
specchio.
Era stato
Harry a parlargli di quell'oggetto straordinario, durante una delle
riunioni dell'ES.
«La
bacchetta che teneva in mano non faceva che ricadere a terra, il volto
infantile esprimeva tutta la delusione che provava: perché
non
riusciva ad eseguire bene il Patronus? La stanza era illuminata da
molte creature argentee, il cervo era quello più luminoso di
tutti e sembrava rappresentare il ruolo di guida che Harry deteneva
dall'inizio dell'anno.
"Colin? Non
vuoi provare di nuovo?"
Il
ragazzino alzò gli occhi e si rese conto di essere rimasto
seduto sulla sedia per troppo tempo, a fissare gli altri che si
esercitavano; arrossì lievemente, vergognandosi per essere
stato
sorpreso ad oziare e non ad impegnarsi come facevano gli altri.
Stranamente il fatto che fosse lo stesso Harry a fargli quella domanda
non lo faceva neppure sentire colpevole, un po’ come se fosse
stato in suo diritto arrendersi: lo sguardo che portò su di
lui
aveva una leggera sfida, la macchina fotografica era appoggiata vicino
a lui.
"Non sono
capace, non ha senso che provi ancora".
Parole
che non aveva mai potuto pronunciare gli altri anni, forse
perché era sempre stato convinto che ai rimproveri degli
insegnanti si dovesse reagire con una certa energia, quella che
sembrava averlo abbandonato da quando il Patronus non riusciva neppure
ad apparire sotto forma di fumo. Anche lui non era insensibile alle
delusioni, quello era il suo modo di dimostrarlo. La reazione di Harry
lo sorprese; se al suo posto ci fosse stata la McGranitt sicuramente
gli avrebbe intimato di alzarsi immediatamente; Piton magari lo avrebbe
umiliato. Harry era, invece, tutta un'altra persona.
"E
perché no? Credi che io ci sia riuscito al primo colpo? "
La
risposta che salì alle labbra di Colin era che,
sì,
credeva davvero che l'infallibile Harry fosse bravo in tutto, era
tipico degli eroi in fondo. E perché non avrebbe dovuto, era
la
speranza del mondo magico ed era più che giusto; Harry si
sedette vicino a lui, negli occhi l'incoraggiamento era palese.
"Ho
impiegato molto tempo per imparare, Colin, e spesso mi sono sentito
anche io sconfitto ma non bisogna mai mollare. Hai fatto grandi
progressi, sai? "
Colin
sgranò gli occhi, non riusciva a credere che fosse proprio
Harry
a dirgli quelle parole di incoraggiamento; il sorriso del ragazzo con
la celebre saetta sulla fronte era sincero e Colin capì che
non
gli stava mentendo. Anche lui aveva dovuto faticare per ottenere un
successo, allora? Persino il celebre Harry Potter aveva commesso degli
errori nella sua carriera scolastica?
Convinto
da quelle parole Colin si alzò di nuovo e quando prese in
mano
la bacchetta c'era una nuova determinazione che fece sorridere Harry.
Alla fine della lezione, Harry aveva atteso che tutti fossero usciti
per avvicinarsi al suo compagno di Casa per fargli una domanda molto
curiosa.
"Conosci lo
Specchio delle Brame, Colin?"
Il
ragazzino guardò Harry scuotendo la testa, era la prima
volta
che sentiva parlare di un oggetto del genere: nel mondo Babbano
naturalmente era il celebre specchio che la strega di Biancaneve
interpellava continuamente, per avere la certezza di essere la
più bella, ma non avrebbe mai pensato che potesse esisterne
uno
anche nel mondo dei maghi. Aveva di nuovo la macchina fotografica con
sé e ascoltò le poche parole che Harry
pronunciò:
lo aveva scoperto casualmente una notte, sembrava quasi una favola
ambientata ad Hogwarts.
"Dov'è?
Lo specchio, intendo".
La
curiosità vinse in Colin, come sempre, avrebbe potuto
portare
con sé la foto di quell'oggetto magico se solo avesse saputo
dove si trovava, e avrebbe potuto anche rivedere la propria famiglia
accanto a lui: da quando frequentava Hogwarts la lontananza dai
genitori era stata difficile ma Harry scrollò la testa.
“Non
serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di
vivere”.
Aveva
la netta sensazione che quelle parole celassero un significato nascosto
e che non fosse davvero Harry a pronunciarle, n’era certo.
»
A
due anni di distanza, Colin si trovava di fronte allo Specchio: era per
quello che aveva corso quel rischio enorme, ed era felice di averlo
trovato. Le parole che Harry aveva pronunciato in quell'occasione gli
sembravano reali solo in quel momento e credeva di comprenderne il
significato: non aveva cercato lo specchio per rifuggire la
realtà, solo per scoprire che cosa davvero lui desiderasse
ardentemente.
Non
si sarebbe però smarrito di fronte ad esso, voleva solo..
Sapere. Forse lo Specchio non mostrava le stesse cose per tutti, questo
aveva dimenticato di chiederlo; estrasse la bacchetta e con un Alohomora aprì
la porta. Si trovava in quel momento in un'ala dimenticata del
castello, poco lontana dalle segrete, dove una volta Gazza appendeva
tanto volentieri gli studenti per le caviglie. Adesso non se ne serviva
più nessuno, visto che i Carrow davano spettacolo pubblico
quando dovevano punire qualcuno.
Era
più grande di quanto si aspettasse e lo osservò
con un
certo timore reverenziale: emanava un'alone di magia antica e si
avvicinò, ancora con il mantello addosso. Sicuramente un
oggetto
del genere non si faceva ingannare da qualcuno invisibile, avrebbe
potuto ugualmente vedere ciò che aveva in serbo per lui.
Ed eccola,
infine, la visione.
Non i suoi
genitori ma se stesso, così com'era.
Rimase
a guardarsi per molto tempo e poi con un sorriso, si scostò;
aveva creduto di trovare indirettamente la chiave per la
felicità futura, invece lo Specchio gli aveva mostrato
proprio
lui senza essere diverso da ciò che era. Ed in quel momento
un
fiotto di felicità gli fece salire le lacrime agli occhi ma
erano di gioia.
Non
aveva bisogno di null'altro per essere felice, aveva fatto la sua
scelta decidendo di combattere assieme ai suoi amici.. Per gli amici,
in questo modo era davvero realizzato. La tentazione di riavvicinarsi a
quello specchio per inebriarsi ancora della visione era davvero forte.
Non serve a
niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Quella
frase, che solamente in quel momento comprendeva del tutto.
Se
fosse tornato di fronte allo Specchio avrebbe potuto smarrire la
ragione e rischiare di farsi scoprire dai nemici e, cosa molto
più importante, non avrebbe più potuto essere
d'aiuto
agli amici che erano coloro per cui combatteva.
Per loro e
per un mondo migliore.
Alcune
ore dopo, Oliver Baston raccolse il corpo senza vita del piccolo eroe;
lo aveva trovato riverso sulla scalinata, una delle tante vittime di
quella tragica notte. Accanto a sé aveva la macchina
fotografica, ma ciò che colpì il Grifondoro era
la
serenità sul volto del ragazzino.
Colin
non mostrava paura, ma solo determinazione: aveva salutato la morte col
coraggio di un vero eroe, lui come tanti altri. Sorrise. Si rivolse al
ragazzo leggermente ferito che era vicino a lui.
"Sai una
cosa Neville? Ce la faccio anche da solo".
Oliver
caricò sulle spalle il piccolo eroe, lo avrebbe riportato al
suo
posto: in mezzo agli amici che come lui avevano contribuito a rendere
più giusto il loro mondo.
Nota: Ho scelto Colin Canon perchè.. non lo
so, questo pg
è davvero affascinante secondo me, un piccolo e dolce
impiastro
ma coraggioso. Cosa centra lo Specchio delle Brame? Boh, ho immaginato
che Colin fosse alla ricerca di risposte, questo è
ambientato
poche ore prima della battaglia di Hogwarts. Non sappiamo che fine
faccia lo Specchio, secondo me è rimasto ad Hogwarts in un
luogo
del tutto dimenticato.. lui lo trova seguendo l'intuizione, quella che
ha caratterizzato in fondo tutta la storia.
Silente dice che l'uomo più felice della terra vedrebbe
sè stesso riflesso senza vedere altro, ho adottato questa
teoria: vive nella paura per sè stesso, gli amici e il
fratello
ma allo stesso tempo è felice perchè sta facendo
la cosa
giusta. Non so se mi spiego ecco.
In ogni caso spero che possa piacere, a me convince.. attendo il
giudizio xddd
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