cap 1 kat
Salve
a tutti/e popolo di efp! Oggi mi sono finalmente decisa di pubblicare
una storia che ho scritto un bel po' di tempo fa. Spero che vi piaccia
e che, prese da un atto di pietà nei miei confronti, deciderete
anche di lasciare un commento, anche piccolo piccolo. Approfitto di
questa breve introduzione per augurarvi un felice anno nuovo, un buon
Natale (anche se leggermente in ritardo) e per dire che i personaggi
che compariranno in questa ff non mi appartengono e che i fatti qui
raccontati non sono realmente successi. Detto questo: buona lettura!
Una ragazza dai lunghi capelli rossi stava camminando sommersa dai
ricordi per le vie di Liepzig, una città che faceva parte del
suo passato. Quel giorno era esattamente il 23 Marzo ossia il
giorno in cui, quattro anni addietro, la sua adorata zia, l'unica in
grado di comprenderla in famiglia, se ne era andata. Inconsciamente
aveva attraversato la città e dal cimitero si era ritrovata
davanti alla scuola che aveva frequentato per un anno. Se Liepzig era
piena di ricordi quel posto ne era stracolmo e purtroppo nessuono di
quelli era particolarmente positivo o, anche se per breve lo erano stati, si erano ben
presto trasformati in alcuni dei suoi incubi peggiori.
Guardando il cortiletto antecedente alla scuola, la fermata del pulmino
scolastico e l'entrata si sentì sopraffatta dai ricordi.
Risentiva tutte le voci e gli schiamazzi, rivedeva tutti i volti dei
suoi compagni, risentiva l'odore nauseabondo dello sgabuzzino e
immancabilmente risentiva il suo odore, il suo tocco e le sensazioni
che provava in sua compgnia.
Ecco, lo stava rifacendo, stava per risprofondare nei ricordi ormai gli
occhi le se erano inumiditi le gambe iniziavano a non sopportare
più il suo peso chiedendo di potersi lasciare andare, cosa che
sarebbe sicuramente successa se una voce non l'avesse temporaneamente distolta dai suoi
pensieri.
VOCE: Kat..?
Quella voce, l'avrebbe riconosciuta fra mille. L'aveva ascoltata per un anno intero e l'ascoltava tutt'ora alla radio on tv.
Con la mente ritornò veloce al giorno in cui sentì quella voce per la prima volta, il 7 Settembre 2003:
FLASHBACK
Per Katharin Kimmel e per molti altri ragazzi della Germania quello
sarebbe stato un giorno particolare. Il giorno in cui avrebbero dovuto
cominciare un nuovo, lungo e stressante anno scolastico.
Per la ragazza però c'era anche un'altra importante
novità: Avrebbe cominciato il nuovo anno scolastico in un'altra
scuola e in un'altra città.
La cosa le metteva un po' di inquetudine, come l'avrebbero accolta i
nuovi compagni? La scuola era bella? I professori erano severi o
simpatici? Sarebbe riuscita a integrarsi?
Per scoprire le risposte a tutte quelle domande c'era solo un modo,
ossia alzarsi, vestirsi, prendere il pulmino scolastico e andare a
scuola. Niente di più semplice, no? No. Tutti questi motivi non erano abbastanza per spronarla ad alzarsi.
MAMMA: Kat, alzati!!! Non vorrai mica arrivare in ritardo il primo giorno di scuola vero?
Uff. Ecco, ora aveva trovato un valido motivo per lasciare il suo
comodo letto e andare incontro alla sua sorte crudele. Mai fare
arrabbiare la madre. Mai.
In meno di mezz'oretta era pronta perciò ne appropfittò per fare una colazione con calma.
Stava già risciaquando i piatti
quando controllò l'orologio, 7.40, era ora di andare.
Con un lungo respiro di incoraggiamento aprì la porta di casa,
salutò la madre e si incamminò verso la fermata. Alle
7.48 era arrivata a quella che tutti avevano il goraggio di chiamare
"fermata". Come si faceva a chiamare fermata una specie di misera
baracca decadente? Bah. Se c'era qualcosa di bello a Kiel erano
proprio le fermate dei bus. Su questo non c'era dubbio.
Alle 7,53 il bus era finalmente arrivato. Ben 2 minuti di
ritardo! Se c'erano delle cose che proprio non sopportava erano proprio
queste; i ritardi e il disordine. Queste cose finivano sempre per lo
scombussalarti e crearti dei problemi.
Quando era salita sul bus pensava che avrebbe sentito un gran fracasso
invece, se non fosse stato per la musichetta di qualche lettore CD in
sottofondo ci sarebbe stato un silenzio di tomba. Tutti gli occhi erano
puntati su di lei. Perchè era nuova o perchè aveva
qualcosa di strano addosso?
In ogni caso non riusciva a muoversi, le gambe non davano segno di
volersi andare a sedere, riusciva solo a fissare tutti quei volti che
la stavano giudicando. Per sua fortuna aveva incrociato lo sguardo di
un ragazzo strano seduto nei primi posti che, col labiale continuava a
ripeterle "Siediti, siediti, siediti" e, quando finalmente era riuscita
a ricollegare il cervello alle funzioni motorie si era seduta
velocemente. Subito dopo aveva iniziato a levarsi un brusio che
poi erano diventati dei veri e propri schiamazzi.
Come si era sentita stupida! Ecco, un'altra cosa che odiava era quella
di essere al centro dell'attenzione, tutti che ti fissano, tutti che ti
giudicano, tutti che sono pronti a parlarti male appena volti loro le
spalle.
Appena era arrivata a scuola si era fiondata giù dal bus per poi
dirigersi subito verso l'ingresso dove c'era la segreteria sperando di
mettere fine il prima possibile a quell'imbarazzo, quasi le sembrava di
sentire i commenti malevoli degli altri ragazzi. Quando era entrata in
classe aveva riconosciuto alcuni di quei ragazzi che, quasi volessero
darle la conferma della sua figuraccia, appena la videro iniziarono a
sghignazzare. Le prime tre ore di leione se le ricorda bene, le aveva
passate con la testa immersa nel libro, quasi sperando che questo la
rendesse invisibile cose che, evidentemente, era impossibile.
Appena era suonata la campenella che segnava l'inizio dell'intervallo
se l'era filata di nuovo ed era andata alla ricerca del suo armadietto.
Non aveva mai avuto un armadietto e la cosa l'entusiasmava. Che cosa
stupida entusiasmarsi per così poco, ma allora non aveva molte
altre cose per cui avrebbe potuto essere felice.
Le veniva sempre da sorridere quando ripensava al suo primo armadietto,
lo aveva quasi rotto nel vano tentativo di aprirlo. Ed era stato allora
che aveva incontrato di nuovo il misterioso ragazzo che l'aveva aiutata
sul pulman qualche ora prima.
RAGAZZO: E' inutile che tiri con tanta forza..
KAT: Davvero? E allora mi spieghi come faccio ad aprire questo sportello dispettoso?
RAGAZZO: S-sportello dispettoso? Oddio.. Ahahah.. Comunque devi fare così
Il ragazzo diede una botta allo sportello per poi fare pressione sul codice e poi tirare.
KAT: M-ma, così lo romperai!
E invece no, si era pure aperto quel benedetto sportello
RAGAZZO: Naaaaah, sono sportelli tarocchi, o fai così o non si aprono. io sono Bill, tu?
KAT: Mi chiamo Katharin, ma per gli amici Kat, piacere.
BILL: Bene, Kathrin ma per gli amici Kat, ora è meglio se vado. Ci si vede.
Quando il ragazzo era ormai troppo lontano per sentirla bisbigliò
KAT: Mi farebbe piacere se tu mi chiamassi Kat..
KAT: Bill?
Che domanda sciocca, certo che era lui. Chi altri poteva guardarla con
quello sguardo così dolce? Nessuno. Dopo pochi secondi le
lacrime che fino ad allora era riuscita a trattenere iniziarono a
uscire copiose. Il moro vedendo la reazione che aveva causato alla
ragazza le era arrivato di corsa davanti per poi abbracciarla e
cullarla per un paio di minuti. Quando si accorse che Kat si stava
riprendendo si staccò un attimo e si decise a parlare.
BILL: Quanto tempo.. Perchè non ti sei più fatta trovare?
KAT: Non volevo.
BILL: Mi mancavano le tue risposte. Cosa ci fai in questa landa desolata?
KAT: Sono venuta a trovare la zia. Sai..
BILL: Capisco, anch'io stavo andando a trovarla..
Solo in
quel momento la ragazza notava quello che aveva in
mano il ragazzo, nella destra un paio di occhiali mentre nella sinistra
dei girasoli. Dei girasoli, proprio come quelli che trovava ogni 23
Marzo sulla tomba della zia da ormai quattro anni. Che fosse stato
lui a metterli per tutto questo tempo?
Ma cosa stava dicendo? Era lì, lo vedeva con i suoi stessi
occhi. I girasoli erano i fiori preferiti di sua zia, però erano
i preferiti anche di Irina. Magari alla fine lui e Irina si erano messi
insieme, li aveva sempre visti così bene insieme.
Irina era stata la sua ancora di salvezza quell'anno, l'unica che non le avesse mentito.
FLASHBACK
"Bill, Bill, Bill". Ormai riusciva a pensare solo a quel nome.
Insomma, c'erano parecchie possibilità che riuscissero a
diventare amici! Sarebbe stato primo amico maschio, o forse era
semplicemte gentile..
Con questi pensieri e queste nuove speranze era tornata in classe e si
era riseduta al proprio posto. Era così sovrappensiero che non
si era accorta che il posto al suo fianco, che le ore prima era stato
vuoto, era stato occupato da una ragazza.
RAGAZZA: Ciao... Ehi... Ciao.. Ragazza? Sei sorda per caso?.. Ragaz...
KAT: uhm..eh.. ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh
RAGAZZA: Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh
KAT: Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh.. ma si può sapere perchè urli?
RAGAZZA: Non lo so, tu urlavi e allora mi sono unita a te..
KAT: Sì ma.. Cioè.. Ehm.. Io mi chiamo Katharin...
RAGAZZA: Irina, Irina Lerner, piacere! Da oggi saremo compagne di
banco, sei felice? Io sì! Sai, in questa classe sono tutti con
la puzza sotto il naso. Per la precisione, le ragazze sono delle oche e
i ragazzi.. Beh.. I ragazzi sono ragazzi, solo che questi sono
più stupidi degli altri.. Allora, vedi da quella parte ci sono
quei quattro, quello basso coi capelli a spazzola e l'espressione da
stordito si chiama Christian mentre...
PROFESSORE: Ragazzi, sono in classe!
RAGAZZO: Eh a noi cosa dovrebbe importare?
PROFESSORE: Bender, se non vuoi finire fuori dalla classe chiudi la
bocca e siediti! Ma te guarda, siamo solo al primo giorno e questi
già mi fanno tribulare!
IRINA: Questo è il prof. di storia, è un po'
schizzofrenico però è un bonaccione. Lo sai che una volta
con questo prof..
Da quel che si ricordava era sempre stata un chiacchierona,, le sarebbe piaciuta rivederla..
Sì, i fiori erano sicuramente per lei, probabilmente non si
ricordava nemmeno dei fiori preferiti di sua zia. Però, chiedere
non costa nulla..
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