Occupato.
Occupato. Irraggiungibile. Occupato. Irraggiungibile. Occupato.
Occupato. Irraggiungibile. Occupato.
Non è che la segreteria di Gerard desse molte soddisfazioni,
a dire il vero. La maggior parte delle volte il ragazzo lasciava
squillare il telefono finché Frank non desisteva dal
chiamarlo, anche se altre volte era lui a chiamare qualcuno. Aveva
bisogno di parlare, si sentiva arrabbiato, tradito, e voleva solo
sfogarsi con chi potesse capirlo. Compose velocemente il numero di Bob
e fissò un appuntamento con lui per il 7 mattina. Una volta
riattaccato il telefono, rifiutò l'ennesima chiamata di
Frank e andò a dormire, spegnendo il cellulare. Che andasse
pure a farsi fottere.
Durante i giorni che precedevano il 7, il rosso tenne il cellulare
staccato e ignorò ogni tentativo di Frank per parlare con
lui. Quando venne a citofonare sotto casa sua, Gerard gli
rovesciò addosso una pentola d'acqua e gli urlò
di andarsene perché aveva già fatto abbastanza
danni e non voleva più avere a che fare con lui.
Tirò le tende e si sdraiò sul letto, al buio,
passandosi le mani sul volto. Frank proprio non riusciva a capire
quanto si sentisse tradito, ferito e inutile, e questo irritava Gee.
Voleva essere lasciato solo per un po', in modo da poter pensare e
decidere cosa fare, ma il moro continuava a stressarlo e a chiedergli
di parlare. Gerard tirò qualcosa contro il muro.
- Merda - imprecò. - Se ne andasse a fanculo, mi farebbe un
piacere - aggiunse, irritato. Si alzò e raccolse i cocci
della foto che aveva tirato. Erano loro due insieme, abbracciati, e
Frank sembrava davvero felice. Gerard guardò la foto per un
po', malinconico, e poi la poggiò sul bancone.
Acchiappò il cellulare, lo accese e chiamò Mikey,
chiedendogli di uscire quel pomeriggio stesso. L'altro
accettò, così il rosso si ficcò le
chiavi in tasca e uscì. Arrivò al parco in tre -
quattro minuti, poco prima del fratello. Appena lo vide, lo
salutò e gli andò incontro, correndo.
- Mikes! - esclamò.
- Ehilà - sorrise quello. - Come mai tutta sta fretta di
vedermi? - domandò. Gerard si lasciò sfuggire un
sospiro e gli raccontò degli antidepressivi, di come avesse
lasciato Frank e di come si sentisse in quel momento. Mikey
ascoltò in silenzio, senza interromperlo nemmeno una volta.
- Ma come, non lo sapevi? - gli domandò alla fine, stupito.
- Sapevi cosa? - ribatté il rosso.
- Il padre di Frank è morto due giorni fa. È per
questo che è sotto antidepressivi - lo informò il
fratello minore. - Non voleva dirtelo perché pensava ti
saresti preoccupato troppo - aggiunse, guardandolo dritto negli occhi.
Gerard sgranò gli occhi e trattenne il respiro per una
manciata di secondi.
- V-vuoi dire che..? Cazzo, devo subito correre da lui! -
realizzò, scattando verso la casa del moro. Si
maledì mentalmente per essere stato così stupido
e corse il più velocemente possibile, bruciando ogni singola
particella di ossigeno presente nei suoi polmoni. Arrivò
sotto casa dell'altro in dieci minuti e prese a citofonare in
continuazione, spaventato.
Quando Frank tornò a casa erano le undici circa. Si
lasciò cadere sul letto, inumidendolo con i vestiti fradici,
e scoppiò a piangere. Gerard non voleva più
vederlo. La sua vita era distrutta. Si tirò a sedere e si
asciugò gli occhi, rigirandosi tra le mani l'involucro di
pasticche. “Ma sì, perché no. In fondo
che altro posso fare?” si domandò, respirando a
fondo. Diede un'ultimo sguardo alla foto sul comodino, a Gerard, e
tirò su col naso. Cercò un foglio di carta e ci
scribacchiò sopra qualcosa, posandolo poi sul bancone,
accanto alla maglietta del pigiama del suo ex ragazzo. Sorrise,
annusando il suo odore, poi ingoiò una ventina di pasticche.
Deglutendo, pensò che finalmente avrebbe smesso di soffrire
per davvero e che ora lo aspettava solo la pace eterna.
- Dannazione! - imprecò Gerard, prendendo a spallate il
portone. - Aprite questa cazzo di porta, avanti! - continuò.
Il portiere venne ad aprire e lo squadrò da capo a piedi,
riconoscendolo.
- Be'? - domandò.
- Ho dimenticato le chiavi nell'appartamento. È una faccenda
importantissima, mi servono le sue a tutti i costi! - rispose
velocemente Gee. - La prego - aggiunse, guardandolo dritto negli occhi.
- Va bene, va bene, tieni - acconsentì il vecchio, dandogli
la chiave.
- Grazie mille! - esclamò il rosso correndo su per le scale.
Si fermò un attimo davanti alla porta di Frank per
riprendere fiato, poi entrò.
- Frankie? - lo chiamò. - Frankie, sei in casa? -
ripeté. Silenzio. Si guardò attorno, lo stomaco
chiuso e un brutto presentimento che gli attanagliava la testa. Si
avvicinò al letto e vide che sul comodino non c'era
più la loro foto. Imprecò, indietreggiando, e
andò a sbattere contro il bancone. Fu allora che si
girò e la vide. Una lettera di Frank, per lui. Il ragazzo
l'aprì, senza sapere cosa aspettarsi, e la lesse in pochi
minuti.
- Oh, no! - esclamò. - No, no, no, no, no! -
sussurrò, cominciando a tremare. Corse in cucina, ma la
stanza era vuota, come la sala da letto e il salotto. Si
fiondò in bagno e finalmente lo vide. Si stava abbracciando
le ginocchia, rannicchiato dentro la vasca, e accanto a lui c'era la
foto mancante.
- Frank - lo chiamò Gerard, - Cristo, Frank! -. Gli si
avvicinò velocemente e lo tirò fuori dalla vasca,
facendo attenzione a non fargli male. Lo strinse a se e lo
voltò, in modo da vedergli il viso. Non respirava. Gerard
scoppiò a piangere, disperato, e lo strinse ancora
più forte. Lo chiamò tra i singhiozzi e
sprofondò il viso nel suo petto, ispirandone l'odore e
cercando di intravedere un minimo movimento del torace. Piangente, si
rannicchiò accanto a lui e gli fece compagnia per ore,
finché non ebbe la forza di chiamare qualcuno.
Posò il telefono e guardò il suo ragazzo,
tremante.
- Frank.. Se puoi sentirmi, voglio che tu sappia che ti amo e che sono
stato un coglione.. Mi dispiace veramente tanto, è tutta
colpa mia.. - singhiozzò nascondendo il viso tra le mani.
Una folata di vento tiepido gli accarezzò i capelli e per un
attimo a Gerard parve che il moro stesse sorridendo. Commosso, lo
strinse nuovamente a se e gli sfiorò le labbra con un bacio.
- Addio, Frank - sussurrò. - Ti amerò per sempre
-.
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