“Accetta
le mie scuse e falla finita!”
Scuse
sentite e sincere!, pensò con una lunga occhiata di
superiorità che lo mandò in bestia. “Ti vengono
proprio dal cuore, eh?”
“Solo
le uniche che avrai” dichiarò staccando un pezzo di
fragola dall'estremità opposta. La masticò
nervosamente, e la squadrò da capo a piedi. “Ma non
cresci mai?”
“Ho
i geni corti.”
E
migliorava a battute, pensò continuando a sbafare il laccio
alla fragola.
Si
lanciarono un'occhiataccia a vicenda. Claire lasciò andare la
delizia chimica quasi all'istante. Aveva avuto un brivido alla
schiena: sembravano Lilli e Biagio mentre mangiavano gli spaghetti.
“Tieni.”
Claire
vide una bussola integra entrare nel suo capo visivo.
“Ne
ho rubata un'altra.”
L'aprì
ma la bussola sembrava morta. La scrollò ma l'ago sembrò
incollato al quadrante. Girò su se stessa ma non si mosse di
una virgola. “E' rotta.”
“Non
sai usare una bussola? Scommetto che eri una Coccinella da piccola”
borbottò osservandola da sopra la spalla. “Hai
dimenticato tutto in due giorni?”
Claire
voltò appena il collo ma l'occhiata gelida arrivò a
destinazione e si infranse contro un sorrisetto maligno. “L'ago
segna sempre il Nord. Questa non segna niente.”
Con
lui funzionava eccome. L'ago aveva compiuto una rotazione completa e
si era fermato. Sylar saettò lo sguardo dietro le spalle
della ragazza. “Spostati.”
Claire
fece un passo laterale e l'ago si spostò con lei. Sylar
schioccò la lingua, grattò la tempia e richiuse la
bussola. La fissò e di nuovo alzò le sopracciglia. “Non
hai alcuna intenzione di tornare a casa, vero?”
“No.”
“Non
puoi lasciare la tua amica qui. Dovete andarvene.”
“Da
quando ti interessi degli altri?”
“Per
quanto sia interessato a vedere la reazione di Noah quando saprà
che la sua adorata orsacchiotta mangia la micia, non credo che sia un
posto adatto...”
Mangia
la micia? Claire impallidì e si spostò col busto.
“Non sono... io... non... owh!” Perchè si stupiva
che se ne uscisse con frasi del genere? Era pazzo e anche un bel po'
stronzo! “Non mi aiuti a far ordine nella confusione, sai?”
“E
stare vicino ad una che ti odora le mutandine quando te le togli,
credi che aiuti?”
Claire
scosse la testa per dimenticare l'ultima frase. Quella conversazione
la stava traumatizzando più dell'attacco in casa. “Tu
hai uno strano concetto di quel che fanno due ragazze insieme!”
esclamò indignata.
Sylar
le rivolse un altro dei suoi sorrisi spensierati e per questo ancora
più agghiaccianti. “Ti sto prendendo in giro.”
“Vado
a cercare Gretchen. Grazie della bussola, a mai più
rivederci!”
L'uomo
la salutò con un cenno della mano. Controllò il
tatuaggio e sospirò impaziente.
“In
quale carrozzone hai occultato il cadavere?”
Occristo!
Perchè tornava sempre? Sylar perse di nuovo la pazienza. Stava
per divorarla con un urlaccio quando udì un rumore di spari e
la gente urlare.
Claire
rimase impalata in mezzo al campo. Aveva sentito un grido. Battè
le palpebre perplessa e si voltò verso la parte ancora
illuminata del circo. Qualcosa si conficcò nel terreno. Claire
aggrottò la fronte e spostò appena il piede. Poi
qualcosa le trapassò il polmone destro e Claire guardò
la giacca. Si stava allargando una macchia di sangue.
“Fai
da bersaglio nel tempo libero?”
Apri
la camicetta con due dita. “Mi hanno sparato...”
“Ha
tutta l'aria di aver rimbalzato” borbottò chinandosi a
studiare la ferita. Era stupito di vederla così calma e
controllata.
“Non
puoi fermarli?”
“Mh...
non me ne frega niente?” dichiarò con un mezzo
sorrisetto.
“Stanno
sparando... su un mucchio di nuovi poteri...” gli ricordò
sentendo le gambe gelare e piegarsi “... che non hai ancora
preso...”
E
aveva ragione da vendere, pensò mentre Claire barcollava.
Sylar la prese al volo. Ecco, quella era la reazione giu... “argh!”
Claire
non si lamentava perchè non poteva sentire dolore, ma il
bicipite sinistro gli era esploso quando l'avevano colpito. La lasciò
andare stringendo il muscolo con forza. Claire lo prese per il
colletto e lo obbligò a togliersi dalla strada. Era pallida e
spaventata ma aveva un sangue freddo che – modestia a parte!
– era tutto merito suo. Il fattore di rigenerazione sputò
la pallottola a terra. Aveva un foro sulla sua camicia preferita.
Claire stava ripescando dal reggiseno la propria. La guardò e
la gettò via, appoggiandosi alle ruote di un carrozzone. Non
parlava ma bastò un'occhiata a fargli capire che era sull'orlo
di una crisi di nervi. “Non è strano...” biascicò
con voce tremula “... che proprio quando decidiamo di
andarcene... arriva un cecchino?”
“Scommetto
che è tuo padre con tutta la cavalleria.”
“Lui
non sparerebbe mai sulla gente innocente...” borbottò
sentendo le prime lacrime scendere sulle guance.
“I
fatti dimostrano proprio il contrario” insistette ponderando il
danno che avevano inflitto ad entrambi. Li stavano tenendo vicini di
proposito?. Non avrebbe socializzato col nemico, si disse voltando lo
sguardo su Claire. Ecco, aveva cominciato a frignare. Bene, proprio
quello che gli ci voleva.
Claire
tirò su col naso, ripescò un fazzoletto dalla tasca dei
jeans e lo passò sulle guance. “Non c'è che dire,
sai proprio far divertire una ragazza.”
Sylar
alzò un labbro e le passò il braccio attorno alla
spalla. Claire gli prese un dito e si sbarazzò del gesto con
un'occhiata sardonica. “Non farlo.”
“Se
non sono gentile con te, questo tatuaggio non se ne andrà
mai!” esclamò tirando su la manica.
Claire
sogghignò e si inginocchiò a terra, guardando al di
sotto del carrozzone. Avevano smesso di sparare. “Pensa a me
come al tuo herpes recidivo.”
“Inarca
di più la schiena e penserò a te in ben altri modi”
borbottò osservando la posa che aveva assunto.
“Fai
venire i brividi” soffiò arrossendo e tornando a sedere
sui talloni. “Ma tu non eri sulla strada della redenzione? Mi
sa che hai sbagliato bivio.”
“Sto
solo facendo passare il tempo per cercare di capire il piano di
Samuel.”
“Che
c'è da capire? Il suo scopo è attirare speciali
per aumentare il potere del circo.”
Sì,
a quello c'era arrivato anche lui. “Vuoi scommettere..”
sussurrò posando il mento contro una mano. “Che ti
chiederà una pinta di sangue per guarire le vittime della
sparatoria?”
Claire
si voltò di nuovo a guardarlo. “Non è mica un
problema. A certe persone piace fare del bene agli altri.”
Cretina,
pensò con uno sbuffo silenzio. “Ti vuole usare.”
“Non
fare il drammatico, tu hai usato altri mezzi per ottenere il mio
potere” borbottò tornando a cercare il fazzoletto.
“Non
ho giocato la carta della coercizione psicologica.”
“No,
mi hai sbattuto su un tavolino e mi hai aperto la testa!” gridò
dritto in faccia. “Lo sai che cosa ho provato, bastardo testa
di cazzo?!”
Quanto
fiato aveva in quei minuscoli polmoni? “Beh, ma non hai
sentito...” Ahio!, pensò quando gli arrivò
un ceffone dritto sulla guancia destra e Claire cominciò a
tempestarlo di colpi. Non avrebbe ottenuto alcun perdono e avrebbe
dovuto tenersi il tatuaggio, decise prendendole i polsi e voltandola
su se stessa. La spinse via e Claire rotolò a terra, mise la
mano su un bastone abbandonato in mezzo al campo e lo brandì
come arma. Era seriamente intenzionata a litigare. Poteva sprecarci
due minuti, pensò sospirando platealmente.
***
“Non
puoi metterci una pietra sopra?”
“Te
la do in testa!”
Poteva
disarmarla in qualsiasi momento e la stava facendo stancare e basta.
Claire gettò via il bastone. Era fastidioso e le faceva venire
il mal di testa... e la frustrava tanto che l'avrebbe preso a morsi!
Non riusciva neppure a litigarci per bene! L'irritazione crebbe fino
a farla esplodere con un gemito strozzato. “Va al diavolo!”
urlò marciando in una direzione a caso. Il gancetto del
reggiseno si tese e venne rilasciato con uno schiocco contro la sua
schiena. Bastardo, pensò continuando a camminare e ad
ignorarlo. Teneva lo sguardo fisso sul prato ma lo rialzò
quando due stivali infangati le si pararono di fronte.
“Claire?”
Edgar?
“Ti
hanno sparato...”
“Sì,
ma... non è niente, guarisco. Che succede?”
“Lydia
è stata uccisa e Samuel mi ha accusato di aver tradito il
circo. Ma non sono stato io, è stato...”
“Sono
stato io.”
Eli,
il moltiplicatore.
Claire
vide Edgar cadere a terra, il sangue spruzzato dalla ferita
investirla e macchiarle la pelle e i capelli. Chiuse gli occhi ed
ebbe un flashback del lavoretto di Sylar. I traumi aumentavano a
vista d'occhio.
“Vieni
con me?” domandò ironico puntandole la pistola alla
testa.
“Non
puoi causarmi un danno serio neppure se mi passi nel tritacarne”
borbottò sperando che la voce – e le gambe -
reggessero.
“Cosa
ne dici se stuzzico un po' questa parte qui?”
Un
secondo Eli le comparve alle spalle e le puntò l'arma alla
nuca. Solo uno dei due aveva una pistola vera e non poteva essere
quello...
Il
replicante cadde a terra con un gorgoglio di gola. Claire vide lo
speciale di fronte a lei svanire come fosse un ologramma.
Gettò un'occhiata dietro la schiena e inspirò per non
mettersi ad urlare. “E' morto?”
“Solo
stordito. Volevo lasciarlo fare, ma non avresti avuto il fegato di
farti sparare al punto debole. Non sei così...”
“...
pazza? Lo sto diventando a forza di stare vicino a te.”
“Era
buona, la battuta del tritacarne.”
“Vero?
L'ho pensato anche io...” disse bloccando il respiro per non
mettersi a piangere per la terza volta. “Hai smesso la carriera
da killer?”
Non
aveva smesso di sua volontà. Aveva cominciato a
bloccarsi. “Forse.”
La
stanchezza le crollò addosso di colpo. Poteva scavare una buca
nel terreno e mettersi a dormire, chi glielo impediva? Claire notò
solo di sfuggita lo sguardo assente di Sylar. Eh, si doveva essere
proprio una decisione gravosa! “Mi porti da Gretchen? Ormai si
sarà ripresa.”
“Le
ho imposto un blocco mentale. Ti toccherà svegliarla con un
bacio.”
Un
risolino le squassò i polmoni mentre lo seguiva fra i
carrozzoni. La visione di Gretchen addormentata con una rosa fra le
mani e lei che scendeva da cavallo con una calzamaglia blu la fece
sogghignare come una matta.
“...
perchè il mondo deve sapere della nostra esistenza! Non
dobbiamo più nasconderci...”
Infervorava
la massa. Sylar bloccò Claire contro il retro del
baracchino della pesca e le sussurrò di stare zitta ma la
ragazza continuava a ridere di pancia e non aveva quasi più
fiato. Non poteva scegliere un momento meno adatto per perdere il
controllo, pensò tappandole la bocca con una mano. La sentì
irrigidirsi e le indicò con lo sguardo lo spiazzo in cui stava
avvenendo il presidio non autorizzato. Claire gli afferrò il
polso e lo abbassò di qualche centimetro. “Non respiro!”
Sylar
le ringhiò di starsene zitta un'altra volta.
Claire
trattenne il respiro chiedendosi se c'era proprio necessità di
tutto quel contatto fisico. Gli fissò il colletto della
camicia, il mento, il naso e spostò lo sguardo alla sua
sinistra. Aveva tanta voglia di alzare un ginocchio e piazzarglielo
nelle parti basse.
Che
diavolo era quel rumore insolente alle orecchie? Sylar si guardò
attorno, cercando la fonte del fastidio. Lo trapassava da parte a
parte, si fermava nello stomaco e scavava come un verme fra i
visceri.
“Come
faranno a trasportare il circo e tutte queste persone, secondo te?”
Claire non riusciva a raccapezzarsi. Il circo poteva apparire dove
voleva oppure erano loro che lo chiamavano? In quel caso, a
New York c'era un gruppetto di accoliti di Samuel?
Claire
aveva abbassato la guardia lasciandolo libero di captare ogni
stronzata che le passava nell'animo. Avrebbe potuto stendere una
lista lunghissima dei suoi sentimenti. Andavano dal fastidio
insignificante del gancetto che le strusciava la pelle della schiena,
al timore di non poter rivedere i genitori, alla paura dilagante
della sua presenza. D'accordo, era il Barbablù della
situazione e anche se le avesse chiesto scusa in ginocchio o l'avesse
salvata da quel pazzoide con le dita lerce, sarebbe sempre rimasto...
“Gabe?”
…
l'uomo
che le aveva fatto del male, pensò abbassando lo sguardo sulla
ragazza. Era ossessionato da Claire. La bussola puntava lei, pensò
con un sospiro furibondo.
“Ho
un chiodo quasi piantato nel fianco, la finisci di spingermi?!”
farfugliò sotto le sue dita sentendo la pressione del corpo
farsi maggiore.
“Zitta”
bisbigliò con voce roca, spostando la mano sul collo e
l'intero corpicino verso destra. Toccarla era come ficcarsi sotto la
doccia calda dopo un acquazzone invernale. Era un essere puro, la sua
nemesi. Sfiorarla equivaleva a infangare un vestito da sposa prima
ancora della cerimonia. E a lui piaceva tanto distruggere la
perfezione.
Claire
si appiattì contro il baracchino. Stava iniziando ad agitarsi.
Aprì la bocca, provò a respirare normalmente, esalò
un gemito e Sylar tornò sulla terraferma dopo un lunghissimo
viaggio in pensieri non troppo felici. “Mi dispiace...
molto...” rantolò con la gola secca “... mi
dispiace averti aggredito... e mi scuso di... questo...” Sylar
spinse la lingua in un angolo della bocca e nicchiò. Non gli
era uscita come l'aveva pensata, ma non avrebbe ricominciato da capo.
Uccidere era più semplice dell'ottenere il perdono di Claire.
“No, non è vero. Non mi dispiace per niente”
borbottò prendendola per la vita e baciandola senza alcun
preavviso.
Claire
restò immobile. Per prima cosa, era sotto shock e aveva ancora
gli occhi spalancati. Poi, era incredula delle scuse – vere,
stavolta – anche se sembrava che gli stessero strappando un
dente mentre le esponeva. Per ultimo, aveva sempre creduto che
quell'uomo non potesse provocarle un trauma maggiore di quello
vissuto un anno prima. Illusa. Aveva appena completato l'album
delle figurine. Aveva anche l'edizione speciale dorata. Erano
circondati da speciali sul piede di guerra e da un oratore
pazzo che aveva appena sparato sulla folla. Suo padre la stava
cercando e Gretchen era rinchiusa in stato catatonico da qualche
parte. E a lei non fregava niente di niente. Aveva un cazzo di
problema fra le mani. Avrebbe dovuto arrabbiarsi o cosa? Aveva la
bocca impastata di paura ma non si azzardava a protestare. Si
lasciava baciare, inerte. Avrebbe smesso appena il gioco non fosse
stato più divertente. Due minuti d'orologio, conoscendo il
tipo. Lei buona, lui cattivo. Lydia l'aveva avvertita che avrebbe
cercato le risposte in tutti i modi. Erano in un circo fuori dal
tempo e dallo spazio. Erano supereroi e ne stava stringendo uno con
il complesso di Dio. Suo padre volava. Parkman leggeva nella mente.
Poteva succedere di tutto, quella notte. Ma proprio tutto.
Sylar
le tirò indietro il collo e la baciò sulla pelle
arroventata. Stava facendo terapia riabilitativa. La sfiorò
con la punta della lingua e la senti tremare come se le avessero dato
la scossa. E' più per me che per te, bambola, pensò
risalendo verso l'orecchio. Magari le stava dando una mano a mettere
ordine nella confusione e il vecchio Bennet avrebbe avuto dei
nipotini, in futuro. O forse avrebbe fatto outing alla cena
del Ringraziamento. Rise per il pensiero, le sollevò il mento
e riprese a baciarla, mordicchiandole il labbro inferiore. D'accordo,
non era più terapia. Era divertimento, decise godendosi
un gemito quando le leccò il labbro superiore nella parte più
umida e carnosa.
Claire
trasalì, la scossa arrivò al cervello e tornò
indietro amplificata, dandole una panoramica di ciò che stava
vivendo. La mano sinistra era fissa all'incrocio della mandibola con
il collo e il pollice l'accarezzava. L'altra le riscaldava la
schiena. Claire piegò lentamente le braccia e lo toccò
sulle spalle.
Sylar
spinse la lingua fra le sua labbra e il resto di lei contro il
baracchino. Claire gemette e l'urto la costrinse ad aprire la bocca e
a stringere le dita sulla camicia. Ora non aveva più alcuna
via di fuga, pensò mandando la mente in cortocircuito. Ma
ancora non si era stufato?
“Claire,
baciami...”
La
ragazza scosse lentamente la testa, bisbigliò un 'no'
inudibile e risucchiò il labbro inferiore.
Testarda.
Sylar infilò delicatamente una gamba fra le sue e le premette
contro, piegando il ginocchio.
Un'altra
scossa. Era peggiore della prima, era completa e si concentrava nel
ventre. Claire smise di mordersi e ansimò, liberando il labbro
inferiore lucido di saliva.
Sylar
la sentì passare dallo sbigottimento al desiderio in
0.2 secondi. Il cambiamento fu così repentino che gli tolse il
respiro. Si stava strusciando contro di lui. Mosse di nuovo il
ginocchio verso l'alto e Claire gemette senza ritegno, stritolando le
maniche della camicia sotto le dita. Aggrovigliando le dita attorno
ai capelli, la costrinse a sollevare la testa e la spinse ancora
contro la struttura. Il suono sordo non lo udì nessuno e
neppure il singhiozzo esausto di Claire.
La
sua mente si bloccò sul pensiero che forse i nipotini
sarebbero arrivati prima del previsto se continuava a gemere in quel
modo. “Baciami...”
“No...”
bisbigliò sfiorando la lingua con la sua. Sylar se ne
impadronì, la risucchiò e Claire gli allacciò le
braccia al collo, arrendendosi a quelle sollecitazioni che non poteva
in alcun modo fermare o ignorare. Aveva vinto un'altra volta. Gli
aveva fornito un'arma di ricatto per colpa della sua stupidità.
Sylar prendeva tutto quello che voleva e si era preso anche lei. “Hai
finito?”
Sylar
lasciò ricadere le braccia e si appoggiò pesantemente
al baracchino. “Sì, ho finito...” sospirò
tirando indietro i capelli. “Dovrò farmi perdonare anche
per questo?” Sì, aveva un'erezione, che la smettesse di
guardarlo con quell'aria imbarazzata! Per fare quello,
avrebbero dovuto sedarlo, fargli il lavaggio del cervello e
costringerlo con la forza.
Claire
si odiò per non essere riuscita a fermarlo e per quel
piantarello che stava facendo mentalmente. “Non dirlo a mio
padre.”
Si
erano scambiati gli enzimi salivari e l'unica cosa che riusciva a
pensare era l'eventuale infarto di Noah? “Sono un tomba su
certe cose... e poi dubito che mi crederebbe...”
Claire
alzò le sopracciglia rapidamente serpeggiando lo sguardo sul
prato. “Il tatuaggio è sparito?”
Sylar
sbottonò la manica. Era ancora lì. “Andato.”
Aveva
mentito, pensò distratta dal movimento delle persone che
stavano lasciando il cerchio umano. C'era qualcosa di strano
nell'aria. Era una specie di nebbiolina che rendeva i contorni delle
cose evanescenti. “La vedi?”
“Sì
e non mi piace. Dammi la mano, prima di...”
Claire
vide il corpo di Sylar sparire come lo Stregatto di Alice, sentì
il respiro mancarle e una nenia nella testa che la chiamava e le
rendeva impossibile muovere un altro passo. Il circo sarebbe
ricomparso a New York. Samuel avrebbe rivelato la loro presenza al
mondo. Non vedeva più l'erba ne i suoi piedi. E Sylar l'aveva
appena baciata. Avevano attraversato lo specchio?
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