Breathe no more.

di Vespertilla
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Sudati, esausti, completamente distrutti.
Queste erano le nostre condizioni, una volta sfuggiti (per un pelo) al pericoloso inseguimento che ci aveva messi duramente alla prova: tuttavia l'avevamo scampata, ancora una volta. Tirai un sospiro di sollievo, mi asciugai la fronte e mi tolsi il cappello, poggiandolo accanto a me.
Desideravo ardentemente anche un solo istante di tranquillità, anche solo per potermi sgombrare la mente da quegli assillanti pensieri che mi tormentavano da quando mi ero ritrovato coinvolto nella rete di sotterfugi di Moriarty.
Holmes, dal canto suo, non aveva perso occasione per trascinarmi con sè per aiutarlo a sbrogliare il caso.
Tutto preso da questi pensieri, sussultai quando le parole
"Holmes, Holmes! Watson, non respira più!"
mi giunsero alle orecchie.
Di scatto mi precipitai sul corpo apparentemente esanime del mio amico, e cominciai col massaggio cardiaco.
"Holmes, holmes!"
gridai, e continuai col massaggio sempre più forte e più forte ancora, sentendo crescere la rabbia sempre più.
"Holmes! Non mi può lasciare, egoista bastardo, si svegli!"
Fui preso dal panico più nero, lo odiavo eppure sentivo che non avrei potuto continuare la mia vita senza di lui
"Egoista bastardo!"
gridai ancora una volta, affondandogli un pugno ben assestato sul petto, cosa che certamente non l'avrebbe aiutato a riprendersi. Sentivo che gli occhi mi si stavano inumidendo, un misto di dolore e di rabbia mi stava dominando, ma cercavo di reprimere le lacrime. Senza neanche pensarci, vedendo che Holmes non ne voleva sapere di riprendersi, mi piegai su di lui: con una mano gli stringevo il naso, mentre andavo a posare le labbra sulle sue. Cominciai una respirazione bocca a bocca, soffiando con tutta la mia energia nel corpo di Holmes. Dio, penso che avrei dato la mia vita purchè si riprendesse.
Dopo istanti che mi parvero infiniti, estenuato e ormai privo di speranze, mi accasciai sul suo corpo.
Quando pensavo che tutto fosse finito, dopo un momento di più totale sconforto, ecco che affiora l'idea: il regalo di Holmes per le mie nozze.
Frugai freneticamente nelle mie tasche e infine eccolo: una volta tolto il tappo, infilai l'ago con tutta la mia forza nel corpo del mio collega, e qualche istante dopo aprì gli occhi, con un sussulto.
Aveva funzionato, non ci potevo credere.
"Holmes!"
esclamai, rincuorato, entusiasta, ancora arrabbiato.
"Watson..era lei prima? Sa, con quella respirazione.."
mormorò il mio collega, come se niente fosse, nient'affatto stupito di essere quasi morto.
"Cos..? Come fa a..? E comunque Holmes, le ho salvato la vita, mostri un po' di gratitudine."
risposi sorpreso, ma cercai di nasconderlo, mostrandomi scorbutico, anche se ero infinitamente sollevato. Holmes, dal canto suo, sollevò appena il busto facendo pressione sui gomiti, e mi sussurrò:
"E' una sensazione vaga, ma la ricordo. Che fa, se ne approfitta mentre non sono cosciente?"
a queste parole seguì un sorrisetto malizioso, inteso a stuzzicarmi e mettermi in imbarazzo, evidentemente, ma cercai di mantenere la calma
"E' proprio tornato, eh? Lei e le sue sciocchezze."
liquidai così il discorso, anche se non potei far nulla contro il calore che sentivo diffondersi sul mio volto. Holmes se ne accorse, ne sono sicuro, ma fece finta di nulla, rivolgendomi solo uno sguardo penetrante e piuttosto significativo, poi si volse a guardare verso l'esterno.
"Ma certo Watson, stavo solamente scherzando"
concluse, con la sua solita aria sarcastica. Poggiai la schiena e la testa sulla parete del vagone, e stetti in silenzio per un bel po', pensando che la mia vita senza Holmes sarebbe certamente più tranquilla e ordinaria, ma in fondo varrebbe la pena viverla? 




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