i signori della luna piena -capitolo 13
(Vi
chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma nelle ultime settimane sono stata
molto impegnata, tra l'altro ho avuto anche problemi con il pc, ma
eccovi il tredicesimo capitolo che a dire la verità doveva
terminare
con i primi avvenimenti che troverete nel prossimo. Cercherò
di
aggiornare prima
la prossima volta. Grazie
per la pazienza, spero continuerete a seguirmi!)
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Nara aveva fatto finta di nulla. Non aveva prodotto alcune
Profezia, ma si trattava solo di una piccola premonizione, tra
l’altro non era difficile immaginare che Carol e Sirius la
stessero aspettando per cena, curiosi di sapere dove era stata.
In effetti, dopo l’accaduto, aveva cercato in tutti i modi di
convincersi che non fosse accaduto nulla di speciale, e che Alexandre
fosse un tipo fin troppo strano, e che sarebbe stato meglio evitarlo il
più possibile, così come Carol, Lily, ma anche
lei stessa
avevano ripetuto più di una volta.
Non significava niente aver visto e sentito tutta la scena
perfettamente. Proprio niente.
*
Carol prese Nara per un braccio nonostante fossero sedute.
L’amica stava tremando.
“Avanti, Lily!” stava dicendo da parecchi minuti.
Quel giorno erano scese a colazione molto presto, infatti le quattro
tavolate della Sala Grande erano ancora semideserte. In ogni caso, i
Prefetti di ogni casa stavano distribuendo le Pergamene Ufficiali con i
Voti Provvisori di Gennaio.
Quando Evans arrivò dalle due amiche, Nara quasi le
strappò la Pergamena di mano e fece volare quella di Carol.
Quest’ultima e Lily si guardarono, alzando contemporaneamente
gli
occhi ai cielo.
Jackson fece un sospiro, mentre ancora leggeva, Turner raccolse la sua
Pergamena ed Evans si sedette di fronte a loro.
“Allora? Più tranquilla ora?” fece Carol
senza
guardare l’amica e spolverando il foglio con i suoi risultati.
“Si…” rispose semplicemente Nara
“E voi?”
Lily aveva appena arrotolato la sua Pergamena.
“Come al solito.”
“Tutti Eccezionale,
ovviamente!” commentò Jackson.
L’altra le fece una linguaccia, sorridendo.
“Wow!” fece poi Carol leggendo i voti.
“Ci sono anche le valutazioni dei corsi di
potenziamento!”
Lily annuì.
“Buble mi ha dato un Oltre Ogni Previsione, anche se sono
mancata nelle ultime settimane…”
“Sono contenta che tu abbia deciso di tornare al corso,
Carol!” le disse Lily, sorridendo sinceramente.
L’altra ricambiò. Dopo essersi scusata con Remus,
aveva deciso davvero di tornare al corso di Antiche Rune. Dopotutto,
adorava quella disciplina.
“E poi, tutti Eccezionale anche tu?” disse Nara,
amaramente, poggiando le braccia sul tavolo.
Carol allora guardò i risultati
dell’amica. Aveva
ricevuto due Eccezionale, in Incantesimi e Divinazione. Un Oltre Ogni
Previsione, in Storia della Magia. Accettabile invece in
Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure. Lumacorno, infine, le
aveva messo Scadente, tanto per cambiare.
“A me sembra che ti sia andata bene… e ci sono
molti mesi
ancora per recuperare! Comunque, ho avuto Eccezionale soltanto In
Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi e Trasfigurazione!”
rispose Carol, mostrandole i risultati.
Potter, Black, Minus e Lupin erano appena arrivati, e
sistemati
vicino alle ragazze, cominciarono a commentare a loro volta i Voti
Provvisori di Gennaio.
Non era andata affatto male. James aveva ricevuto gli stessi voti di
Carol, Sirius invece aveva un’Eccezionale in più
di
entrambi, Minus invece disse di potersi ritenere fortunato:
Accettabile in tutto. Remus infine, così come Lily, aveva
ricevuto una sfilza di Eccezionale, escludendo Divinazione.
In quest’ultima disciplina, solo Nara aveva ricevuto il voto
massimo e fu per lei motivo di orgoglio.
Quel pensiero felice però, svanì subito quando lo
sguardo
della ragazza si incrociò, due tavoli più in la,
con
quello di Alexandre Crutchfield.
“Io direi di festeggiare!” fece improvvisamente
Carol alzando il suo calice di succo di zucca.
“Tra l’altro, oggi una ragazza speciale compie
diciassette anni!”
Lily abbassò lo sguardo, sorridendo.
“Non ce n’è
bisogno…”
“Almeno un brindisi, no?”
Anche gli altri alzarono i loro calici e li fecero cozzare
l’uno con l’altro.
“Buon compleanno!”
Lily sorrise di nuovo, dolcemente ed emozionata.
“Quindi ci sarà una festa stasera in Sala
Comune?” chiese allegro Black.
“Non credo…” fece sbrigativamente Evans.
“Ma dai, Lily!” si intromise Carol
“Diciassette anni non si compiono tutti i giorni!”
La rossa la guardò, arricciando le labbra, mentre
l’altra la pregava di accettare la sua proposta.
“Va bene… ma una cosa davvero piccola!”
Carol la guardò soddisfatta e poi
l’abbracciò.
“Io credo proprio che non mangierò niente,
allora…” disse Peter, massaggiandosi la pancia e
ricordando ciò che era successo alla festa di Black.
“Penso sia una buona idea…” gli rispose
Remus.
Potter invece non disse nulla, e questo diede molto da pensare a Lily.
Per tre anni consecutivi si era svegliata il giorno del suo compleanno
circondata da fiori di ogni tipo, comparsi misteriosamente nella notte.
Sul comodino, accanto ad una rosa, invece c’era sempre lo
stesso
biglietto, con la stessa frase:
“Vuoi uscire
con me, Lily?”
Quella mattina non erano comparsi fiori, ne tantomeno il biglietto.
Potter si era finalmente arreso? E perché quel pensiero le
sembrava così strano?
James si alzò improvvisamente, fece il giro del tavolo, per
poi
fermarsi dietro Carol, che tirò per un braccio, facendola
alzare.
“Ahia!” fece lei “Che
c’è Potter?”
Lui le passò un braccio dietro la schiena e si
allontanarono, parlottando.
Il gesto non passò inosservato, ma, anche se non lo diede a
vedere, Lily fu la più colpita.
In ogni caso, i due si fermarono accanto a Rich, Looney ed Hanna Hook.
Magari dovevano solo parlare di Quidditch. Forse.
*
La prima settimana di Febbraio fu fredda e molto piovosa.
Una
tregua la si ebbe, fortunatamente, il sabato. Nonostante il sole,
tutt’intorno si potevano ancora osservare le colline
innevate, e
il ghiaccio rendeva i cortili esterni molto scivolosi.
Lily arrivò con sollievo in Biblioteca, si sedette al primo
tavolo, vuoto, e iniziò alcuni compiti di Pozioni. Si
immerse
nella lettura di un libro che il professor Lumacorno le aveva prestato,
lasciando che il tempo passasse senza che potesse rendersene conto.
Improvvisamente strizzò gli occhi per prendersi una pausa, e
si
accorse che, intanto, qualcun altro si era seduto al suo stesso tavolo.
La persona più insospettabile di tutte, che si vedeva
davvero di
rado lì: James Potter.
Riprese a leggere. Era così abituata ad ignorarlo, ormai.
“Smettila di fissarmi…” gli disse a voce
bassa.
Sentiva il suo sguardo addosso, e non era la prima volta che succedeva,
quindi non ci fu neanche bisogno di controllare. Era come se un sesto
senso le dicesse che lo stesse facendo, ed infatti, fu costretta a
smettere di leggere.
Lui le sorrise.
“Non vedo come possa darti fastidio… non ti ho
neanche salutata per non interrompere la tua lettura!”
“Beh… grazie per averlo fatto, ma dovresti essere
qui per studiare, non per guardare me…”
Aveva alzato troppo la voce, forse, infatti Madama Pierce
guardò in quella direzione con ammonimento.
James non rispose, prese invece un pezzo di pergamena dalla sua borsa.
Lily non riuscì a non pensare che fosse tornato tutto alla
normalità. Solo qualche giorno prima aveva avuto la
sensazione
che Potter avesse cominciato ad evitarla apposta, e non capì
effettivamente se quello fu un motivo di sollievo o meno. Lo aveva
semplicemente trovato strano, troppo strano.
Lily notò solo in quel momento che al tavolo di fianco al
loro,
erano sedute sei ragazze che ormai lei conosceva bene perché
facevano parte del James
Potter Fan Club. Due erano di Grifondoro,
del quarto anno, amiche anche di Rita Collins. Tre di Tassorosso e una
di Corvonero. Borbottavano tra loro e guardavano sia James che lei.
Alla fine del tavolo c’era anche il cercatore di Tassorosso,
Katy
Soul, che osservava il gruppo.
Evans si passò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio e
ricominciò a leggere. Avvertì comunque dei
movimenti, il
rumore di un pezzo di carta che si stracciava ed improvvisamente un
bigliettino le volò sopra le pagine del libro di Pozioni.
“Io non ho il
permesso di guardarti mentre studi, ma ovviamente Mocciosus
può farlo!”
Lily si guardò subito intorno. Dall’altra parte
del
corridoio dove si trovava lei, seduto ad un altro tavolo,
c’era
Severus. In pochi secondi successero diverse cose. Voltò lo
sguardo verso la porta, dove stava Potter, il cui sguardo sembrava
essere più che indignato. Il ragazzo si sistemò
meglio la
tracolla della borsa e poi uscì. Le ragazze del fan club lo
seguirono subito, ovviamente, guardando lei in cagnesco.
Lily sospirò. Quella storia non sarebbe mai finita,
pensò
amaramente. Da quanti anni James Potter e Severus avevano, chi in un
modo, chi in un altro, attirato la sua attenzione?
Ogni giorno sperava vivamente che arrivasse il momento in cui avrebbero
smesso. Le dava enormemente fastidio essere coinvolta nei loro continui
litigi.
A pensarci bene, comunque, era da molto che non assisteva ad un
episodio del genere. Ma la competitività tra i due
c’era
ancora. Forse era più silenziosa, era nascosta, ma palese
negli
sguardi, c’era.
Riprese a leggere il libro, ma ad ogni pagina, il pensiero ritornava al
bigliettino di Potter, ormai appallottolato sul tavolo. Non dava mica
lei il permesso a Severus di rimanere a fissarla? E cosa era questa
storia del permesso,
poi?
Sospirò rumorosamente e chiuse il manuale. Non riusciva
più a concentrarsi.
Katy Soul la stava osservando di sottecchi, ma lei se ne
accorse. Cosa voleva anche lei?
Piton invece non era più seduto. Probabilmente era andato
via a sua volta.
Lily mise velocemente libri, penna ed inchiostro nella sua borsa e si
alzò. Incrociò lo sguardo di Madama Pierce e fece
un
cenno di saluto, prima di abbandonare la Biblioteca.
Si sentiva troppo strana. Di solito studiava sempre senza problemi,
tranquillamente. Era una cosa che le riusciva fin troppo bene. Quel
pomeriggio invece si stava rivelando negativo. Aveva troppi pensieri
per la testa.
Girovagò per i corridoi per parecchio tempo, senza una vera
meta. Svoltò un angolo e fu quasi investita da due ragazzi
di
Corvonero.
“Ehi!” esclamò subito.
La borsa le cadde a terra.
“State più attenti!”
I due si scusarono velocemente e poi ripresero a correre.
“Secondo te si stanno dando a botte?” disse uno.
“Beh, io lo farei! Soprattutto dopo tutto quello che Potter
gli
ha detto poco fa!” rispose l’altro correndo
più
velocemente.
Si, quel pomeriggio si stava rivelando peggio di quanto pensasse. Ormai
ne aveva la conferma. Aveva parlato troppo presto. Era in corso una
nuova, e sicuramente non molto felice, discussione tra James e Severus.
Inizialmente, pensò di ignorare tutto e di tornare alla
torre di
Grifondoro, ma poi decise, quasi inconsciamente, di andare a vedere
cosa stesse effettivamente accadendo.
Raccolse velocemente la borsa e si affrettò a raggiungere i
due
ragazzi di prima. Scesero tutte le scalinate, fino alla Sala
d’Ingresso. Uscirono dalla porta principale. Nel cortile non
c’era nessuno e i Corvonero proseguirono, prendendo il
sentiero
che portava al campo di Quidditch. Lily indossò una sciarpa
che
aveva portato nella borsa, e nonostante fosse senza cappotto,
uscì.
Man mano che si avvicinavano, notò che anche altri ragazzi
stavano andando verso la stessa direzione.
“Cavolo, quanta gente che si è
aggiunta!” disse sempre uno dei Corvonero.
Una gran folla era riunita in cerchio e nel mezzo, alcune persone
stavano urlando.
Lily non riuscì a capire molto e notò Nara,
proprio
lì avanti. Quando la raggiunse riuscì a vedere
meglio la
scena. Peter stava mantenendo con fatica Sirius, per le spalle, mentre
Jackson gli diceva di stare calmo. Poco più avanti James
stava
urlando contro Sam Corner.
Dietro Potter, anche la squadra di Grifondoro sembrava alternata, e lo
stesso si poteva dire dell’altra, di Corvonero, dietro il
proprio
capitano.
“Permessi o no, vogliamo allenarci da soli!”
“Sei troppo megalomane, Potter! Non ti serve tutto il campo!
Metà basta per un allenamento!”
“Come fai a sapere cosa serve ai miei allenamenti?”
“Si dia il caso che anche io sia un Capitano, e mi sacrifico per la
mia squadra!”
I Corvonero applaudirono.
“E questo cosa vorrebbe dire?”
“Come ti ho già detto, questo è
l’unico
giorno in cui possiamo allenarci, oltre al nostro incontro
infrasettimanale!”
“Cosa succede?”
Carol arrivò affannata, accanto alle due amiche.
Probabilmente
era velocemente tornata nella Sala Comune per cambiarsi dopo il corso
di Potenziamento di Antiche Rune.
Le amiche non risposero, in ogni caso, lei capì da sola il
motivo di quel litigio.
“Problemi vostri, non miei!” sbottò
ancora Potter.
Lui e Corner erano vicinissimi.
“Infatti, mi riferisco proprio a questo Potter! A te cosa
importa
della squadra? A te interessa solo essere il miglior Cercatore della
scuola, perché ovviamente senza di te loro non sono
niente!”
Questa volta James chiuse la mano destra a pugno e alzò il
braccio verso il Corvonero, pronto a colpirlo.
Carol si fece velocemente tra i due e li separò.
“Fermi! Basta!”
“Dillo al tuo capitano… presuntuoso e violento,
come sempre!”
“JAMES!”
Turner lo prese violentemente per le spalle, per farlo fermare. Dietro
di lui la squadra di Grifondoro stava fischiando contro Sam Corner, ma
Hanna e Margaret stavano comunque trattenendo Looney e Rich. William
McOre invece era stato già fermato da Flowerbed.
“Smettila anche tu Corner! Se continuate ad urlare e ad
offendervi non si arriverà a nulla!” disse sempre
Carol
rivolta al Corvonero, i pugni ancora stretti attorno alla divisa di
Potter, per farlo stare fermo.
“Se il problema è l’allenamento del
sabato allora vuol dire che faremo una settimana a testa!”
James la guardò allucinato.
“Ma cosa ti salta in mente, Turner? La partita è
tra meno di un mese!” sbottò.
“Allora vuol dire che troveremo un altro giorno per
allenarci!
Potremmo chiedere alla professoressa McGrannit e al professor Vitious
di cederci alcune delle loro ore… visto che entrambi tengono
per
le proprie squadre…”
“Questa è una buona idea…”
fece Sam Corner
“Vado immediatamente a parlare con il professor
Vitious!”
“E io vado dalla McGrannit!”
“Lascia fare a me, Ramoso, ci vado io!” disse
Sirius,
guardando James. “Pensate ad allenarvi ora, non perdete altro
tempo…”
Potter annuì.
“Grazie, amico…”
Black si liberò dalla presa di Peter e insieme a Nara
uscì velocemente dal campo.
La discussione non era stata certamente piacevole, ma Lily fu felice di
scoprire che non fosse avvenuta tra Potter e Severus. Non
riuscì
però ad evitare di pensare che l’arrabbiatura del
ragazzo
verso il capitano di Corvonero fosse in gran parte nata a causa di
ciò che era successo poco prima in Biblioteca. Dopotutto si
trattava di dividere il campo. L’avevano fatto nelle
settimane
precedenti, senza lamentarsi più di tanto.
Carol lasciò finalmente le spalle di James, che
però la afferrò per un polso, portandosela in
disparte.
Improvvisamente arrivò un vento forte e gelido che fece
allontanare parecchie persone dal campo. Alcuni si rifugiarono tra gli
spalti. Ma faceva troppo freddo per Lily. Sarebbe stato meglio tornare
nel castello.
*
James si era diretto al centro del campo, la mano ancora
stretta sul polso di Carol, che lo seguiva, interrogata.
“Per quanto mi riguarda, la discussione con Sam Corner
è finita.” disse lei, quando si fermarono.
“Non è di questo che voglio
parlare…” rispose lui immediatamente.
“Va bene, allora di cosa? E fai in fretta, ti ricordo che
Sirius
è andato a parlare con la McGrannit proprio per farci
guadagnare
un po’ di tempo…”
“Si, lo so, è inutile che tu me lo
ricorda!” la interruppe.
Il resto della squadra si avvicinò a loro e Potter li
mandò a fare riscaldamento, diversi metri più in
là.
“Cercherò di essere breve…
forse…” ricominciò il ragazzo.
Era proprio il momento meno adatto, ma sentì di doverglielo
dire.
Carol si cinse i propri fianchi con le mani.
“Ho bisogno di te…”
La ragazza aprì leggermente la bocca, completamente
spiazzata.
“Ho bisogno del tuo aiuto!” precisò
Potter.
Sembrò essere leggermente nervoso.
Carol tossì leggermente.
“Ehm… ok! Riguardo cosa?”
“Riguardo chi…” aggiunse lui.
La ragazza arricciò le labbra e annuì.
“Ho capito… si tratta di Lily!” e
alzò gli
occhi al cielo. “Non vorrai mica chiedermi di convincerla ad
uscire con te?”
James alzò le sopracciglia.
“Perché, lo faresti?”
Carol sbuffò, esasperata.
“Certo che no!”
Questa volta fu Potter a sbuffare.
“Vorrei soltanto che le chiedessi che cosa
c’è in me che non va!”
“Cosa c’è che non va? Non lo sai? Sei
presuntuoso, arrogante, egocentrico…”
“Ehi ehi! Vacci piano!”
“Sto semplicemente citando le sue parole!”
“Ah ecco, perché invece tu non pensi che io sia
tutte quelle cose che hai detto?”
Carol alzò nuovamente gli occhi ai cielo.
“Diciamo che, in realtà qualche volta lo penso
anche io!”
James incrociò le braccia al petto. Sembrava offeso.
“Lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea parlare con te.
Scommetto che più tardi le dirai tutto e insieme riderete
alle
mie spalle!”
Turner dondolò la testa di lato.
“Ridere? No, grazie. Non ci chiamiamo James Potter!”
“A-h-a!” esclamò lui, sarcastico.
Carol guardò verso gli altri membri della squadra di
Grifondoro, che ogni tanto si giravano verso di loro.
“Senti…” fece spazientita
“Io… ho
intenzione di aiutarti, ma credo che dipenda tutto da te!”
“In che senso, scusa? Sono anni che ci provo e ci riprovo e,
certo ho intenzione di farlo ancora!”
I pensieri di Carol ritornarono al loro terzo anno, quando si era presa
una cotta per lui.
“Provochi molta più sofferenza di quanto tu possa
immaginare… Non sai quante ragazze vorrebbero essere al
posto di
Lily!”
“Ma è di lei che mi importa!”
La ragazza cominciò a pensarci su.
“Hai scelto il momento meno adatto per discutere di una
questione del genere…”
Pensò a tutte le volte che aveva visto James chiedere a Lily
di uscire.
“Ti conosco
bene, Potter! E la mia risposta è no!”
aveva detto lei l’anno precedente.
“Ascolta…”
James le prestò subito attenzione.
“E se facessi, che so, una sorta di doppio gioco? Continui a
dimostrarle i tuoi sentimenti, ma senza essere palese e inopportuno.
Anzi, potresti anche ignorarla. Sono sicura che la troverebbe una cosa
strana. E se così non fosse, potrei farglielo notare
io…”
Non seppe neanche come le fosse venuto in mente.
Potter sorrise sornione.
“E’ proprio quello che sto facendo!”
esclamò
allegro “E Sirius, Remus e Peter pensano che sia una buona
idea!”
“Oh, che amici saggi… non c’era bisogno
di interpellarmi, allora!”
“Beh, tu sei un’ amica di Lily… la
conosci sicuramente meglio di tutti e quattro!”
“Se proprio vuoi saperlo… lei ci parla poco delle
sue
questioni personali… e noi non le chiediamo niente. Io e
Nara
siamo sempre state discrete…”
Fecero silenzio, poi Carol montò sulla scopa.
“Ma come ti ho detto prima, ho intenzione di aiutarti,
ovviamente però, non posso assicurarti niente!”
“Quello lo avevo capito!” disse James montando a
sua volta sulla sua Tornado 7.
Entrambi presero il volo e raggiunsero gli amici di Grifondoro.
“Iniziamo con dei passaggi, tutti insieme! Mettetevi in
cerchio!” esclamò il capitano alzando le braccia.
William gli passò la Pluffa.
“Sai cosa ho notato invece?”
Carol gli si era avvicinata di nuovo.
“Cominci ad ignorare Lily e dai un po’
più attenzione a me!”
Lui le fece una linguaccia.
“Non mi sottovalutare! Se vuoi, possiamo tornare ai vecchi
tempi… mi manca un po’ prenderti in
giro!”
Questa volta fu lei a cacciare la lingua, di rimando.
“No, grazie. Ti preferisco più comunicativo e meno
offensivo!”
Scoppiarono a ridere e poi James passò la palla a Rich.
“In realtà…”
continuò lui “Ultimamente sembravi un
po’ depressa…”
Carol quasi mancò la Pluffa che Hanna Hook le aveva lanciato
e che lei passò a William.
“Non è una questione molto
allegra…” fece a voce bassa.
Lui la guardò per un attimo, ma non aggiunse nulla. La
Pluffa era ritornata tra le sue mani.
Turner fu davvero grata a James, poiché non le fece nessuna
domanda. Non sarebbe riuscita a dirgli che era innamorata di uno dei
suoi migliori amici. Da una parte, sentiva il desiderio di dichiararsi,
di rivelare quel segreto custodito da lei e dalle amiche, ma poi
sarebbe stato tutto più difficile e probabilmente sarebbe
stata
ancora più dura di prima.
Si allontanò da Potter. Erano troppo vicini, e loro si
stavano allenando sui passaggi lunghi.
Lui le lanciò un’altra occhiata e poi
urlò a tutti di mettersi in posizione.
“Turner, agli anelli!”
*
Nei sogni di Nara non comparvero più solo Sirius ed
Alexandre.
Questa volta accanto a Black c’era anche Carol, con
l’aria
completamente sconvolta.
Sarebbe dovuta andare assolutamente dalla professoressa Moon. Il libro
delle interpretazioni, così come aveva detto Crutchfield,
quella
volta sembrò davvero non riuscire a darle alcuna risposta.
Solo
l’insegnante avrebbe avuto la competenza giusta per poterle
spiegare il perché di quel sogno. Perché fosse
sempre lo
stesso, identico, ogni notte. Nei gesti, nelle espressioni, nei
soggetti…
Ora era comparsa anche la sua migliore amica…
“Nara, dove stai andando?”
“Verso la Torre Nord.”
“Ma… abbiamo lezione di Divinazione tra
un’ora… adesso c’è la
pausa…”
Nara guardò Carol e notò che infatti Sirius stava
uscendo
nel cortile, insieme ai suoi amici, approfittando della bella giornata.
“Scusa Carol, ma devo parlare con la professoressa
Moon…
cose che riguardano il corso di potenziamento…”
“Ti accompagno?”
Nara si morse un labbro.
“Meglio di no… potrebbe essere una cosa
lunga… ci
vediamo direttamente dopo. E avverti anche Sirius…”
Turner squadrò la sua amica. Lily, accanto a lei stava
facendo lo stesso.
“Nara… è successo qualcosa?”
le chiese, con una punta di preoccupazione.
Doveva aspettarselo. Carol la conosceva bene. Si era resa conto che
qualcosa non andasse per il verso giusto.
Nara tremò leggermente. Questa volta doveva dirglielo. Non
voleva più tenerselo per sé.
“Sto andando dalla professoressa Moon
perché… negli
ultimi tempi… però Carol, Lily, non vi
arrabbiate! Ve lo
avrei detto… volevo solo parlare prima con la professoressa
e
cercare una spiegazione a tutto questo…”
Le due amiche le rivolsero uno sguardo sorpreso e allo stesso tempo
ansioso.
Nara raccontò loro dei sogni, e anche delle due
conversazioni avute con Alexandre Crutchfield.
“Credo che parlare con la professoressa Moon sia la cosa
più giusta da fare…”
commentò subito Lily
“E credo sia meglio parlarne anche con la McGrannit”
“Beh, prima andrò a parlare con la Moon”
rispose Jackson. Stava tremando ancora.
“Sei sicura che non ci sia bisogno che ti
accompagni?”
“Tranquilla Carol… meglio che ci parli da
sola…”
L’amica però non sembrò affatto
rassicurata.
“Non preoccuparti… lo sai che sono sempre stata
molto
portata per la Divinazione… magari sto perfezionando la mia
tecnica…” le strinse una mano.
“E riguardo i sogni?” le chiese invece Lily.
“A volte sono l’espressione del nostro
inconscio…
altre volte tante cose buttate lì a caso…
avvenimenti di
particolare importanza che la tua mente ha elaborato più
lentamente magari…”
Stava cominciando a sentirsi più tranquilla.
Le due amiche annuirono.
“Ci vediamo dopo!” e sorrise loro.
Carol ricambiò subito.
“A dopo!”
Nara si sistemò la tracolla della cartella e
cominciò a
salire le scale. Ad ogni passo si sentì più
serena. Si
era tolta un primo peso. Tra l’altro il castello era anche
illuminato dai raggi del sole che rendevano l’ambiente meno
grigio e noioso. Una volta arrivata all’ingresso della Torre
Nord, aveva pensato già al discorso che avrebbe fatto alla
professoressa Moon. Varcò l’entrata, poi diretta
alla
scala a chiocciola dovette fermarsi.
Come fatto apposta, Alexandre Crutchfield era nella stessa posizione
del loro ultimo incontro.
La ragazza proseguì senza dire niente, ma fu lui a parlare.
“Devo darti ragione…”
Nara cominciò a salire la scala, ignorandolo.
“Noi non abbiamo niente in comune… non sei la
persona che
credevo fossi… non hai alcun talento nella
Divinazione…”
Questa volta Jackson si fermò, affacciandosi verso di lui.
“Ah si?”
Lui sorrideva, soddisfatto.
“Mi piacerebbe proprio sapere perché hai cambiato
idea.”
Si guardarono intensamente. Probabilmente stava solo cercando di
attirare la sua attenzione, se lo sentiva. Quello sarebbe stato un
altro discorso da fare alla professoressa Moon: che cosa pensasse
di Alexandre Crutchfield.
Nara aspettò che lui parlasse di nuovo e che le desse una
risposta ma lui continuò semplicemente a sorridere
soddisfatto.
*
“Cosa hai fatto? Hai invitato Peter alla
festa?”
“Si… Lumacorno aveva bisogno al più
presto di
comunicare i nominativi dei membri del Lumaclub e dei loro partner da
inserire al suo tavolo…così…”
Carol guardò Lily allucinata.
“Ma… ma… sei stata invitata da
più di cinque persone…”
“Si… Peter almeno non mi sbava
dietro…”
Erano quasi arrivate alla Torre Nord.
“Ma… e James?” chiese ancora Carol, a
voce bassa.
Lui e i suoi amici erano proprio dietro di loro.
Lily la guardò con scetticismo.
“Prima cosa, lui non me l’ha chiesto. Seconda cosa,
pensi che io avrei mai accettato?”
“Ma…perché?”
Carol non aveva mai insistito tanto nel voler parlare di Potter, ma
aveva promesso a quest’ultimo di aiutarlo. Proprio il ragazzo
si
mosse velocemente verso di loro.
“Turner?”
Prese Carol per un braccio.
“Ti va di venire alla festa con me?”
Le due ragazze si immobilizzarono contemporaneamente.
“C…cosa?” riuscì a dire la
mora, sconvolta.
“E’ un si, vero?”
James le fece un occhiolino, Carol non riuscì a dire
nient’altro. Era troppo sorpresa.
“Volevi il perché?” le
sussurrò Lily. “Eccotelo!”
La rossa li superò, con nervosismo. Turner non stava capendo
più nulla.
“Potter?!” esclamò vicino al ragazzo che
le sorrise allegramente.
“Si può sapere cosa ti è saltato in
mente? Io non verrò alla festa di San Valentino!”
“Si, certo che verrai! Ti ho appena invitata!”
“Potevi invitare Lily!”
“E poi, il povero Peter dove lo mettiamo?”
Carol allargò le braccia, spazientita.
“Quindi… hai deciso proprio di ignorarla del
tutto?”
James si girò verso Evans, che aveva ormai varcato la soglia
della Torre Nord insieme agli altri alunni del sesto anno e
annuì.
“Senti… io ho accettato di aiutarti, ma non
puoi usarmi!”
disse ancora Carol puntandogli un dito contro.
Lui rise.
“Non ti sto usando! L’hai detto tu stessa che
ultimamente
ti sto dando più attenzioni! Volevo davvero
invitarti!”
Carol scosse la testa.
“Sei molto ambiguo… lo sai?”
James rise ancora più forte ed insieme entrarono a loro
volta nella torre.
“Non mi andava di invitare nessuna del Fan Club…
è solo di una che mi interesso, lo sai.”
“Invitare me non semplifica certo le cose.”
“Si invece… tu sei mia amica… sai che
non è
niente di serio, niente di impegnativo… conosci i
miei piani…”
Carol fece una smorfia. Stava cominciando a pentirsi di aver accettato
di aiutarlo in quello strambo piano conquista Lily.
Anche se, proprio la ragazza, poco prima, era andata via alterata, e
non poco, dopo l’uscita geniale di Potter.
Turner sospirò gravemente. L’adolescenza era
più
incasinata di quanto potesse immaginare. Quell’anno, in modo
particolare, si stava rivelando parecchio complicato.
Quando entrarono nell’aula Carol notò Nara che si
era
già seduta al solito tavolo, il più vicino alla
cattedra
e aveva posizionato la sua sfera di cristallo. Accanto a lei,
c’era anche Lily. Le raggiunse subito dopo aver rivolto una
smorfia a Potter.
La professoressa Moon era affacciata ad una delle finestre
della torre, ed osservava il cielo.
“Buon pomeriggio, cari.” disse distrattamente
continuando a guardare fuori.
Qualcuno rispose a voce bassa.
“Allora, Nara… cosa ti ha detto la professoressa
Moon?”
Carol si sistemò meglio sulla sedia e guardò di
sottecchi Lily, che stava facendo lo stesso.
Jackson rivolse loro uno sguardo radioso, ma non rispose
perché l’insegnate cominciò a parlare.
Quel giorno si sarebbero dovuti esercitare intensamente con la sfera di
cristallo, tanto per cambiare.
La voce della Moon però era molto strana quel giorno,
debole, come se la donna fosse malata.
Nara continuò a sorridere, accarezzando la sua sfera.
Sembrava
davvero serena, quindi lo strano stato dell’insegnante
probabilmente non c’entrava nulla con la storia della
ragazza.
Forse era malata davvero.
Carol sbuffò e cominciò ad osservare anche lei
l’altra sfera presente sul tavolo, che condivideva con Lily.
Non
aveva alcuna voglia di farlo. Anzi, avrebbe preferito sapere cosa la
professoressa avesse detto a Nara, ma la sua amica era ovviamente
troppo presa dall’esercitazione nella sua materia preferita.
Allora si rivolse ad Evans. C’era un’altra
questione da chiarire.
“Io non verrò alla festa
Lily…”
sussurrò “E Potter stava scherzando, ovviamente,
quando mi
ha invitata… lo sai che cercava di attirare la tua
attenzione…”
La rossa non la guardò, ma dopo un sospiro rispose.
“Bene… ancora una volta ha fallito
clamorosamente…”
“Ma… come? Non mi pare che tu abbia ignorato
ciò che ha detto!”
Lily alzò gli occhi al cielo.
“E’ naturale che, se qualcuno ti si fionda davanti,
tu non
possa ignorarlo, ma io mi riferivo ad un’altra maniera del tutto
differente di farsi notare…”
Carol aprì la bocca per rispondere ma la professoressa Moon
arrivò proprio in quel momento al loro tavolo ed entrambe
ritornarono a fissare la sfera. L’insegnante però
non si
fermò a parlare con loro e passò oltre, al tavolo
di
fianco.
Turner ed Evans seguirono con lo sguardo i suoi spostamenti, poi la
prima guardò Nara.
Si stava applicando davvero molto, poiché aveva il viso
praticamente azzeccato alla sfera e gli occhi che lacrimavano.
Lily aveva riportato lo sguardo verso l’altra sfera invece e
quando Carol fece lo stesso ritornò a parlare.
“Devi sapere che Potter è…”
Ma si interruppe poiché Nara aveva fatto un movimento brusco
urtando Carol.
“Nara!” la rimproverò Turner ma subito
si interruppe anche lei e la guardò attentamente.
Jackson aveva chiuso gli occhi, le mani premevano forte contro le
orecchie. Dalla sua bocca fuoriuscirono lamenti e singhiozzi.
“NO!” urlò improvvisamente, cominciando
ad agitarsi sulla sedia.
Carol e Lily si immobilizzarono, spaventate.
Nara continuò a muoversi e ad urlare.
La professoressa Moon sembrò essere ancora più
impaurita degli alunni.
Tutti avevano smesso le loro attività e stavano guardando
Jackson.
“Nara?”
Carol si fece un po’ di coraggio, cercò di
prenderle le
mani, ma l’altra si mosse ancora più
freneticamente.
Fiotti di lacrime uscivano dagli occhi ancora chiusi, altrettanti di
saliva dalla bocca.
Sirius, James e Lupin raggiunsero il tavolo, ma Nara
continuò a muoversi e a piangere, a scalciare, ad urlare.
Carol provò a chiamarla di nuovo ma il terrore si era ormai
impossessato di lei.
Black prese Nara per i fianchi, chiamandola a sua volta, Potter invece
per i polsi, ma la presa della ragazza sembrò essere
più
forte che mai.
“NO! NO!” urlò di nuovo, cercando di
liberarsi.
La Moon non si mosse, nonostante le richieste di aiuto da parte di
tutti i Grifondoro. Passarono diversi minuti, fino a quando Jackson
cacciò un urlo ancora più disperato e
urtò con un
braccio la sua sfera di cristallo che cadde a terra e si
frantumò. A quel punto, gli spasmi terminarono e
Nara si
accasciò, tra le braccia di Sirius, che la fece poi stendere
a
terra.
Carol si inginocchiò a sua volta. Lacrimava, e
sentì Lily fare lo stesso.
“Nara…Nara…” cercò
di dire tra i singhiozzi.
“Dobbiamo portarla in infermeria.” disse fermamente
Lupin.
“Professoressa Moon?” chiamò invece
Black, ma
l’insegnante non li stava guardando. Era invece tornata
accanto
alla finestra, dove l’avevano trovata quando erano entrati.
“Lascia stare…” fece James
“E’ solo una vecchia pazza! Portiamo Nara fuori di
qui!”
La fermezza dei ragazzi fu di grande aiuto in quel momento.
Potter e Black presero Nara per braccia e gambe e si
affrettarono
ad uscire.
“Voi rimanete qui!” ordinò Lily al resto
della classe, riacquistando un pizzico di lucidità.
Tutti, sia i Grifondoro che i Tassorosso sembravano sconvolti quanto
lei.
Carol prese una mano di Nara e cominciò ad accarezzarle la
fronte. Il suo viso era diventato pallidissimo.
“Cosa le è successo?” chiese Black.
Il suo sguardo era serio e fermo, ma la sua voce lo tradì.
Aveva tremato.
Turner singhiozzò forte.
“Non lo so…” disse flebilmente.
Non riusciva a pensare a nient’altro. L’unica
immagine
fissa nella sua mente era quella della sua migliore amica, che urlava,
piangeva, sbavava e che infine si accasciava svenuta, quasi a sembrare
senza vita.
Ai ragazzi fu ordinato di aspettare fuori dall’infermeria,
quando
la professoressa McGrannit e il preside Albus Silente arrivarono, dopo
essere stati avvertiti da Lupin. Fu richiesta anche la presenza della
professoressa Moon ed ad ogni singolo alunno venne chiesto di spiegare
cosa fosse successo. Le loro versioni coincidevano perfettamente. Carol
fu presa dall’ansia, cosa che non le era mai successa in modo
così intenso. Aveva smesso di piangere, ma continuava a
tremare,
abbracciata a Lily che intanto cercava di consolarla e
tranquillizzarla.
Nara si svegliò solo un’ora dopo e insieme agli
amici, in
infermeria entrarono anche il professor Vitious e la professoressa
Gaiamens. Probabilmente la notizia aveva fatto già il giro
di
tutta la scuola.
Jackson era ancora pallidissima, come se fosse malata, gli occhi aperti
e lucidi.
Quando si girò verso gli amici però, successe
qualcosa
che nessuno si sarebbe aspettato. Cominciò ad urlare di
nuovo, a
muoversi nervosamente.
“VOI NO!”
Le lacrimarono gli occhi. Intanto però aveva stretto un
braccio di Carol e le impediva di allontanarsi.
I ragazzi furono costretti ad uscire di nuovo, mentre Turner, gli
insegnanti e Madama Chips tentarono di calmare nuovamente Nara.
Carol cercò di raccogliere tutta la forza che
aveva per
riuscire a combattere ansia e paura e strinse a sua volta
l’amica
che improvvisamente la riconobbe e la chiamò.
“Carol… Carol…”
“Sono qui… calmati…”
Nara l’abbracciò.
“I Potter saranno i primi…” le
sussurrò ad un orecchio. “I
Potter…”
I Potter? A
chi e cosa si riferiva?
Turner cercò di chiederglielo, ma l’altra
continuò.
“E poi anche Sirius… e Minus e Lupin e
noi… lo so. So quando
accadrà…”
Scoppiò a piangere nuovamente e si staccò da
Carol.
“NO! NO!” urlò mettendo le mani sulle
orecchie, come aveva fatto durante la lezione di Divinazione.
“Signorina Jackson…”
“La testa… mi scoppia!” si
lamentò ancora Nara.
“Signorina Jackson…prenda
questo…”
La professoressa McGrannit e la professoressa Gaiamens avevano la
bacchetta puntata verso la ragazza, le cui mani finalmente si
staccarono dalle orecchie e Madama Chips le ficcò un
cucchiaio
in bocca che conteneva probabilmente un sedativo. Il preside e il
professor Vitious erano intenti ad osservare la scena attentamente. La
Moon era più distante, e non guardava.
Carol rimase immobile, cercando di ragionare sulle parole che
l’amica le aveva appena detto, ma non riuscì
davvero a
pensare a nulla, a trovare una spiegazione a quello che stava
succedendo.
“Signorina Turner…”
Si lasciò prendere per un braccio dalla professoressa
McGrannit
e si allontanò da Nara, ora sul punto di assopirsi.
“Può tornare in Sala Comune
oppure…”
“Voglio restare qui…” rispose subito
Carol quasi inconsciamente.
Voleva stare con la sua migliore amica. Voleva capire. La situazione le
sembrava ancora così surreale.
L’insegnante guardò la Gaiamens e poi
annuì, facendo sedere la ragazza su una sedia accanto al
letto.
Nara si era ormai addormentata.
Passarono molte ore, Carol sempre seduta di fianco all’amica,
ogni tanto anche sul punto di assopirsi a sua volta.
L’infermeria
si svuotò. Uno dopo l’altro gli insegnanti
uscirono ed
infine anche la luce si fece più debole, segno che ormai
stava
calando la sera.
“Signorina Turner…”
Carol sobbalzò. Il preside Silente era di fronte a lei,
dall’altra parte del letto. Non si era neanche accorto che
fosse
entrato. Madama Chips stava agitando la bacchetta, qualche metro
più in la e stava cambiando delle lenzuola.
“E’ stata qui tutto il pomeriggio, la vedo molto
stanca… credo che sia meglio che torni in Sala Comune, tra
l’altro ha anche saltato la cena…”
“Preside.” Fece subito lei, quasi interrompendolo.
“Lei ha idea di…”
“So cosa sta per chiedermi, Caroline. Credo però
che lei
abbia abbastanza cervello per poterci arrivare da
sola…”
La ragazza si girò distrattamente verso l’amica.
“Ha avuto una fortissima crisi di nervi…”
“Qualcosa di molto più grave,
temo…” aggiunse subito Silente.
Carol si stropicciò gli occhi, cercando di trattenere le
lacrime.
“Come se la sua mente si fosse sforzata molto più
di
quanto le sue stesse energie potessero permettere…”
“Ma… come?”
Il preside le rivolse un sorriso sincero.
“Credo che questo lo sappia solo la signorina
Jackson…
visto che nessuno, né lei né i suoi amici ha
notato
qualcosa di strano nel suo comportamento oggi…”
Carol guardò di nuovo Nara, profondamente addormentata e
sospirò gravemente.
“Lei ha bisogno di una bella dormita, signorina
Turner?” continuò Silente, sorridendo rassicurante.
In infermeria erano entrate di nuovo la professoressa McGrannit e la
Gaiamens.
Turner si alzò. Desiderava rimanere lì tutta la
notte,
non le andava proprio di tornare in Sala Comune dove tutti
l’avrebbero sicuramente bombardata di domande.
“Non potrei… ehm… rimanere? ”
Tutti la guardarono, ma i loro sguardi non erano sorpresi, anzi, molto
serveri.
“Se lo ritiene necessario, non vedo perché non
potrebbe…” rispose sempre Silente, guardando poi
prima
Madama Chips, poi la Mcgrannit, che annuì.
L’infermiera
sembrò leggermente contrariata ma poi annuì a sua
volta
dopodichè la direttrice di Grifondoro trasfigurò
la sedia
dove stava Carol in una poltroncina. Nessuno disse più
nulla,
almeno verso la ragazza. Silente invece parlò a quattrocchi
con
tutti gli insegnanti, ed una alla volta andarono via.
Madama Chips portò un paio di coperte a Carol.
“Mi raccomando…”
Furono le sue ultime parole. Le ultime pronunciate in infermeria quella
sera.
Il giorno seguente, Lily si svegliò molto presto. Non era
riuscita a riposare come si deve a causa di quello che era successo il
pomeriggio precedente e del fatto che Carol fosse rimasta in infermeria.
Si lavò e vestì in fretta e decise di raggiungere
le due prima di colazione.
Quando arrivò davanti la porta, si fermò per
respirare,
visto che era salita quasi di corsa e qualcuno la urtò.
“Ahia!”
“Oh… scusa Lily!”
La persona con cui si era scontrata fu proprio Caroline.
“Dove stai andando così di fretta?”
“Dalla professoressa Moon.”
Turner riprese a camminare.
“Dalla… ma come sta Nara?”
A quel punto Carol fu costretta a fermarsi di nuovo, sospirando e
guardando l’amica seriamente.
“Non lo so… ieri le hanno dato un sedativo molto
forte… che la terrà a riposo per ventiquattro ore
circa… si sveglierà nel
pomeriggio…”
Fecero silenzio.
“Mi accompagni?” chiese poi la mora a Lily.
Quest’ultima guardò di sfuggita la porta
dell’infermeria, poi, raggiunse Carol.
“La professoressa sa cosa è successo?”
“Non so niente… Ieri tutti i professori hanno
parlato con
il preside, ma lui mi ha detto solo che è come se Nara
avesse
eccessivamente sforzato la sua mente…”
Svoltarono un angolo. In pochi minuti avrebbero raggiunto la Torre Nord.
“Ma… lei si è sempre impegnata molto
durante le
esercitazioni di Divinazione… e ieri non ha fatto nulla di
così diverso o particolare…”
Lily si interruppe, ricordando il momento. Lei e Carol erano state
impegnate tutto il tempo in una conversazione su Potter. Anche Turner
si rese conto della stessa cosa. Loro due avevano ignorato
Nara e
a sua volta Nara aveva ignorato loro.
Attraversarono un altro corridoio, illuminate flebilmente dai raggi
pallidi del sole e varcarono la soglia della torre.
“In realtà…”
ricominciò Carol
fermandosi. “Non voglio parlarle
dell’incidente…” fece una pausa
guardando la porta
al di sopra della scala a chiocciola.
“Ricordi cosa ci disse Nara ieri prima della lezione? E che
ne avrebbe parlato con la Moon?”
“Credi che c’entri qualcosa? E che sia coinvolto
anche Crutchfield?”
Carol si morse un labbro.
“Ancora una volta non lo so… ma… Nara
non mi aveva
mai nascosto nulla prima d’ora… probabilmente
questa cosa
ha pesato in lei molto più di quanto si rendesse
effettivamente
conto…”
Carol cominciò a salire le scale. Lily la seguì,
più lentamente, cominciando a pensare.
“Se quello che credi c’entra davvero qualcosa non
pensi che
la professoressa abbia già informato il preside?”
“E perché allora lui non l’ha detto a
me?”
Turner cominciò a tremare leggermente. Lily allora le mise
una
mano sulla spalla. Erano ormai arrivate davanti la porta
dell’aula.
“Per non darti ulteriori preoccupazioni o procurarti altro
stress, immagino. O magari, si tratta di qualcosa di cui non dobbiamo
preoccuparci…”
Carol non era del tutto convinta, ma non aggiunse nulla e
bussò
alla porta. Ci vollero parecchi minuti prima di vedere comparire la
professoressa Moon. Per diversi secondi nessuno disse niente e si
guardarono, poi l’insegnante si strinse addosso il suo
scialle
scucito e annuì.
“Lo sapevo… me lo sentivo…”
disse con un filo
di voce, tornando indietro, cominciando ad attraversare la stanza.
Lasciò la porta aperta e le due ragazze lo presero come un
invito ad entrare e così fecero.
La Moon si fermò solo dopo aver raggiunto la sua cattedra e
Carol e Lily fecero lo stesso.
“Cosa sapeva?” le chiese subito Turner.
“Che sarebbe successo?”
E’ ovvio che si riferisse all’incidente del
pomeriggio precedente.
La donna le guardò, profondamente addolorata e
annuì di nuovo.
Carol sgranò gli occhi.
“Lo sapeva?? E perché non ha detto e fatto
nulla?” quasi urlò.
“Non puoi cambiare ciò che è previsto
debba succedere… Non puoi cambiare il
destino…”
Carol sgranò gli occhi, completamente sbalordita. Lily
cercò di calmarla.
La professoressa Moon spostò il suo sguardo verso la solita
finestra, oltre le colline
“Professoressa, non siamo venute per parlare di
ciò che
è successo…” fece Evans, stringendo
sempre Carol a
sé. Forse sarebbe stato meglio se fosse stata lei a parlare.
L’insegnante allora dedicò loro attenzione.
“Ieri pomeriggio, prima della sua lezione, Nara è
salita
qui per parlarle di alcune cose accadute ultimamente. Dei suoi incontri
con Alexandre Crutchfield di Serpeverde, di
quella…”
“La signorina Jackson è salita qualche minuto
prima di voi
due e del resto della classe…. non mi ha detto
proprio
nulla. ” la interruppe la Moon.
Questa volta fu Lily a sgranare gli occhi.
“Non le ha parlato? Non le ha veramente mai detto nulla della
sua
visione nella sfera di cristallo in compagnia di Alexandre
Crutchfield…?”
La donna scosse lentamente la testa.
“Assolutamente nulla.”
Non era possibile. Stava mentendo, non potevano esserci altre
spiegazioni.
Le due amiche si guardarono sconcertate, senza sapere cosa aggiungere.
“Alexandre Crutichield… eh?” riprese poi
la Moon e le ragazze si voltarono di nuovo.
“Non ho mai visto un ragazzo allo stesso tempo
così devoto
alla Divinazione quando il contrario…” fece una
pausa
“Non ha mai ascoltato i miei consigli, non ha mai consultato
un
solo libro. Ha sempre fatto di testa sua, eppure, è sempre
stato
incredibilmente portato. L’anno scorso mi obbligò
a dargli
lezioni extra, ma a metà dell’anno se ne
andò… Non mi piace… non mi piace per
niente! Non
mi è mai piaciuto! State alla larga da lui, se
potete…”
Carol e Lily erano completamente spiazzate, sorprese, demoralizzate da
non riuscire ad aggiungere altro.
“Vorrei davvero augurare alla signorina Jackson una veloce
guarigione… ma… temo di non poterlo
farlo… sento
di non poterlo fare…”
Quelle furono le parole di congedo della Moon, poiché si
allontanò, scomparendo dietro la grossa tenda rossa che
portava
al suo alloggio.
Turner e Jackson rimasero immobili per mezzo minuto e poi, in silenzio,
uscirono dall’aula e scesero la scalinata.
“Nara non le ha detto niente…”
commentò Carol
con un filo di voce. “Non le ha detto niente… non
è
proprio andata da lei… cosa ha fatto allora?”
Quella verità era stata davvero troppo inaspettata, e ora
stava diventando anche spaventosa.
“Io lo so!”
Le due ragazze sobbalzarono per la sorpresa e guardarono proprio nella
direzione da cui era venuta la voce che aveva pronunciato quelle parole.
Si sarebbe detta una coincidenza. No, era troppo strano che proprio il
quel momento comparisse l’argomento delle loro
preoccupazioni:
Alexandre Crutchfield.
Dopo un attimo di sorpresa l’atteggiamento di Carol
cambiò. Da sorpreso passò ad alterato.
“Certo che lo sai! Scommetto che è venuta proprio
a
parlare con te! Che cosa le hai detto? Che cosa le hai
-fatto-?”
Fu un gesto quasi inconscio. Carol prese la bacchetta e la
puntò contro il ragazzo che non sembrò colpito.
“Certo che sei molto più sveglia di quanto tu non
sembra… soprattutto quando perdi tempo in quel campo di
Quidditch!”
Carol strizzò gli occhi e alzò ancora di
più la sua bacchetta.
“Rispondi Crutchfield…” si intromise
Lily, con
più calma “Sono un Prefetto e
potrei…”
“Non mi interessano le tue minacce, Evans! Ma sono contento
di vederti!”
Il ragazzo sorrise e le due si guardarono, completamente sconcertate. I
sospetti che avevano sempre avuto su quel ragazzo cominciavano a
dimostrarsi giusti. Quella situazione stava diventando molto ambigua.
“Si può sapere cosa cerchi? Mary McDonald
è
diventata uno straccio a causa tua e Nara è in infermeria in
stato confusionale! Se lo fai per divertimento stai sicuro che non la
passerai liscia!”
Alexandre sorrise di nuovo.
“Se credete che non ammetterò ciò che
ho fatto o non ho fatto, vi sbagliate!” rispose
tranquillamente.
Le due attesero.
“Pensate che ciò che sia accaduto alla vostra
amica Nara
Jackson sia tragico e sbagliato… ma non è
così!...
Io le ho detto la verità. Io l’ho
aiutata!”
“AIUTATA?” urlò Carol
“E’ per questo che
adesso si trova in quelle condizioni? Costretta ad essere
-sedata-?”
“Non c’era altra scelta… questo era il
suo destino…”
Le ragazze erano ormai più sconvolte che mai.
“C’era bisogno di qualcuno che la
guidasse… che la aiutasse a vedere il futuro!”
Quella frase, così simile a quelle che di solito pronunciava
la Moon, suonò alquanto sinistra e folle.
“Lei… lei… cosa?”
Carol cominciò a lacrimare. Il respiro di Lily era diventato
pesante.
“Ma certo… come facevate ad accorgervi che stesse
succedendo… tra l’altro eravate così
impegnate in
quella conversazione…”
“Come fai a saperlo? Tu non eri lì!”
Carol lo disse
a fatica ma improvvisamente le ritornò in mente un pensiero.
Lei
aveva creduto si fosse trattato di un sogno quando quella mattina si
era svegliata. Aveva ricordato quando la sfera di cristallo
dell’amica si era rotta e aveva visto un grosso pezzo volare
fino
alla tenda rossa che separava l’aula dall’alloggio
della
professoressa Moon. E proprio lì, aveva intravisto qualcuno
nascosto, aveva visto delle scarpe, e forse un occhio, ma si era
rigirata subito, mettendo da parte quella sensazione, pensando si
trattasse solo di suggestione.
Era vero invece.
“Non mi va di guardare una stupida ragazzina
piangere!”
esclamò il ragazzo. Il suo tono era diventato
improvvisamente
sprezzante.
“Va via Turner… e non ti succederà
niente!”
Né Carol, né Lily compresero il senso di quella
frase.
Alexandre lanciò verso di loro un libricino dalla copertina
scura.
Carol lo riconobbe subito. Era il diario dei Signori della Luna Piena
che Nara aveva detto di aver perso diversi giorni prima.
“Pensavo di poterci trovare qualcosa di
interessante… invece…” disse nuovamente
il ragazzo.
Turner si inginocchiò per prenderlo, ma si accorse in tempo
di
una scintilla rossa uscita dalla bacchetta di Crutchfield. Non ebbe
tempo per indugiare. Allargò il braccio dove teneva la sua
verso
Lily. Lo scudo di luce difese Evans ma non lei e
l’incantesimo la
colpì in pieno. Il suo corpo fu scaraventato sulla scalinata
a
chiocciola, rotolando poi fino al termine di essa.
“CAROL!” urlò Lily estraendo a sua volta
la bacchetta e raggiungendo l’amica.
Alexandre rise forte.
“Tipico dei Grifondoro! Immolarsi per difendere un
amico!”
Lily stava piangendo, cercando di far rinsavire Carol e non lo
ascoltò. L’amica era immobile, non reagiva.
“Non sentirti in colpa, dunque…”
continuò lui
solennemente “Tanto non importa…”
terminò
duramente e lanciando un’altra scintilla che però
Lily
bloccò.
“Se ti arrendi ora, ti risparmierò la tortura,
Evans!” esclamò acidamente il ragazzo.
“CHE COSA VUOI?” urlò Lily con rabbia.
Si era asciugata le lacrime e si sentì pronta ad affrontarlo.
“Che succede qui? Si gioca?”
Senza nessun preavviso e in modo assolutamente inaspettato, nella Torre
Nord comparvero James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus.
“Oho! Sono arrivati i rinforzi!”
commentò
sarcasticamente Crutchfield. Avevano tutti e quattro le bacchette
puntate verso di lui.
“Non importa quanti siete…”
Il Serpeverde disarmò Peter, ma dovette subito schivare due
incantesimi lanciati da James e Sirius. Quest’ultimo poi si
fece
davanti a Minus per proteggerlo. Remus intanto aveva raggiunto Lily e
il corpo di Carol, ancora immobile.
“A me invece importa tantissimo!” rispose
Potter
“Ho la certezza che -l’unione faccia la
forza-!”
Entrambi alzarono le loro bacchette, ma non ci fu più tempo
per gli incantesimi.
“Ho visto abbastanza…” fece
un’altra voce ancora.
La bacchetta di Alexandre volò via, nonostante nessuno dei
ragazzi avesse fatto qualcosa, poi il Serpeverde si irrigidì
completamente e si accasciò a terra.
Sulla soglia della Torre Nord c’era Albus Silente.
I ragazzi rimasero immobili, presi alla sprovvista. Nello stesso
istante, la professoressa Moon uscì dall’aula e
guardò la scena, sconvolta.
“Sono desolato…” fu la prima cosa che il
preside disse avvicinandosi a Lily, Remus e Carol.
James e Sirius abbassarono le loro bacchette e Peter andò a
recuperare la sua.
“Avrei potuto evitare che accadesse…”
Si inginocchiò accanto a Turner. Lily stava già
controllando se la ragazza respirasse.
“Cosa…”
“E’ stata schiantata!” disse Lupin.
Silente annuì e puntò la bacchetta verso Turner,
sussurrando alcune parole incomprensibili.
Potter, Black e Minus si avvicinarono a loro volta, preoccupati.
Non appena il preside ebbe finito, Carol tossì forte e
aprì gli occhi.
L’amica sospirò sorridendo e stringendole una
mano. Anche i ragazzi sorrisero.
“Ottimo. E’ tutto apposto.”
commentò ancora il
preside e lasciò che i ragazzi aiutassero Carol a mettersi
in
piedi.
“Scommetto che non si sentirà affatto bene,
però.
Vertigini, nausea, immagino…” fece verso la
ragazza che si
guardò intorno, confusa. Poi annuì.
“La sensazione è quella…”
rispose.
Tutti lo presero come un segno positivo.
“Signorina Evans… mi racconti con esattezza e
dall’inizio che cosa è successo.”
riprese Silente
verso Lily, che si fece di nuovo seria, e cercò di ritornare
in
sé. Ormai il peggio era passato.
Raccontò tutto quello che lei e Carol avevano fatto quella
mattina. La conversazione con la professoressa Moon, che era ancora
sull’uscio della sua aula. I dubbi di Turner, e poi
l’incontro con Crutchfield, il fatto che lui avesse ammesso
di
aver stregato Nara, di essersi impossessato della sua mente, e poi lo
Schiantesimo contro Carol e l’arrivo dei ragazzi.
Silente la ascoltò con molta attenzione e non la interruppe
neanche una volta. Al termine del racconto, annuì.
“Preside… perché Crutchfield ci ha
attaccate?
Perché ha fatto tutto questo? E’
follia?” gli chiese
Lily, ancora leggermente confusa.
Lui assunse un’aria molto grave.
“Vede… “ rispose con calma
“Sono diversi anni
che tutto il corpo docente, io e il professor Lumacorno in particolare,
tiene sotto controllo questo ragazzo. Sospettavamo, ed oggi ne abbiamo
avuto conferma, che fosse in qualche modo in contatto con qualche
grande personalità oscura…”
Tutti lo guardarono con attenzione.
“Intende…” cominciò Potter ma
Silente lo interruppe.
“Non è da escludere…
d’altronde ha attaccato tre ragazze
Mezzosangue…”
Quella tesi sembrò confermare molte cose, ma la situazione
non
sembrò ancora del tutto chiara. Probabilmente erano ancora
un
po’ scossi.
Carol barcollò su sé stessa andando poi a
scontrarsi con
Lily che subito la sostenne aiutata da Remus che si trovava
dall’altro lato.
“Credo che sia importante che la signorina Turner si
riprenda, ora.”
Silente spostò il suo sguardo in su e si rivolse alla
professoressa Moon.
“Letitia… prepari un bel the al miele per la
signorina Turner.” esclamò appassionatamente.
“Non sarebbe meglio portarla in infermeria?” fece
Lily.
“Sono sicuro che una tazza di the basti.” rispose
l’uomo, sicuro.
I ragazzi sembrarono perplessi.
“Sono sicuro che la signorina Turner sia forte e si
riprenderà molto presto.”
Carol fece un mezzo sorriso, anche se le girava la testa e il preside
proseguì.
“Non c’è motivo di
preoccuparsi… il signor
Crutchfield era l’unico elemento a poter causare possibili
disturbi all’interno di tutta Hogwarts. Ora non lo
sarà
più.”
Fece una pausa.
“Signorina Evans, signor Lupin, voi due fate compagnia alla
signorina Turner. Voi tre invece aiutatemi a portare il signor
Crutchfield fuori di qui.”
James e Sirius annuirono. Il primo poi guardò di sfuggita le
due ragazze.
Se solo poco prima non avesse indugiato mentre guardava la Mappa Del
Malandrino, sarebbero arrivati in tempo, e Carol non sarebbe stata
schiantata. E se al posto di Turner ci sarebbe stata Lily?
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Carol cominciò a lamentare dei dolori su tutto il corpo.
Dalle
braccia, alle ginocchia, alle spalle, alle caviglie. Lily le
spiegò che era scivolata giù dalla scala a
chiocciola
quando le era stato lanciato lo Shiantesimo.
“Cosa?” fece Remus sorpreso, visto che Evans non
aveva
parlato di quella caduta e stringendo il braccio della ragazza mora con
cui la stava sostenendo.
“Ahia!” fece Carol, tra l’altro
leggermente imbarazzata.
Lupin si scusò.
"Ma come avete fatto a trovarci?" riprese Lily, rivolgendosi al
ragazzo. "Non avevamo lezione di Divinazione stamattina..."
Remus non la guardò.
"Chiedilo a James. E' lui che ti trova sempre..." rispose semplicemente.
A Carol girava ancora la testa, e nonostante non sapesse effettivamente
come avevano fatto i ragazzi a trovarle fece un mezzo sorriso sornione
guardando di sottecchi Lupin che stava sorridendo a sua volta,
guardando sempre avanti a se. Lily si zittì improvvisamente
fissando la porta dell'aula di Divinazione.
*
Alexandre Crutchfield fu espulso da Hogwarts, ed ovviamente
la
notizia fece il giro di tutta la scuola. Senza tutti i dettagli,
però.
Carol si riprese dopo poche ore ma per tutto il giorno ebbe le
vertigini e dovette anche saltare la visita a Nara. Per tutta la
settimana, il morale e l’atmosfera, soprattutto tra i
Grifondoro,
divennero molto tristi e cupi, caratteristiche non molto differenti da
quelle del tempo metereologico. Nonostante ciò,
l’avvicinarsi della festa di San Valentino
rinvigorì gli
animi e i corridoi furono invasi nuovamente da ragazzine eccitate e
ragazzi in cerca di una persona che li accompagnasse.
Carol passò ogni colazione, pranzo, cena e notte in
infermeria
insieme alla sua migliore amica, la cui salute non sembrò
affatto migliorare man mano che passavano i giorni. Non riconosceva
sempre Madama Chips o gli insegnanti che venivano a farle visita,
né tantomeno voleva sentir parlare dei suoi amici, a parte
Carol. Aveva ancora quelle crisi di urla e pianto, e spesso mentre
parlava di un argomento passava subito ad un altro, come se non si
fosse neanche interrotta. Carol era ormai abituata ad entrare in
infermeria con il battito accelerato, e con un peso fastidioso sullo
stomaco.
Quella non era più Nara Jackson, eppure allo stesso tempo lo
era. Rimaneva però la sua migliore amica, e sarebbe stata
con
lei fino a quando ce ne sarebbe stato bisogno.
I signori Jackson erano arrivati ad Hogwarts il mercoledì
successivo, due giorni dopo l’accaduto. Troppo poco pensare
che
fossero sconvolti, ma lasciarono che la figlia rimanesse
ancora
nell’infermeria, dopo che il preside Silente ebbe detto loro
che
probabilmente la medicina “babbana” non sarebbe
stata di
alcun aiuto in quel caso.
Il giorno di San Valentino fu gelido, ma senza neve.
L’atmosfera
all’interno del castello però era incredibilmente
calda e
le pareti di pietra apparivano stranamente più rosa. Carol
evitò volutamente di fermarsi nei corridoi e
parlò il
meno possibile con gli amici.
Lo shock iniziale era stato ormai superato, ma c’era
ovviamente
ancora un senso di tristezza ed incredulità che rendeva quel
giorno squallidamente e inopportunamente troppo frivolo.
Quando quella sera salì in infermeria,
sentì
indistintamente della musica provenire dal basso, probabilmente dalla
Sala Grande. Pensò con un po’ di malinconia alla
festa, ma
poi affrettò il passo e salì l’ultima
rampa di
scale.
Madama Chips fu sorpresa di vederla.
“Signorina Turner! Che cosa ci fa lei qui? Credevo
fosse…”
“Non ci andrò… preferisco stare
qui...”
rispose subito lei e Nara girò il viso verso di lei,
notandola e
salutandola con la mano.
“Ehi…” fece Carol, avvicinandosi
“Come stai stasera?”
Turner andò a sedersi sulla solita poltrona accanto al letto
dell’amica.
Nara fece un verso strano.
“Potrei stare meglio…” rispose.
L’altra fece un sorriso divertito. Si sentiva sollevata
quando
Nara dava risposte del genere. Sembrava più cosciente,
più in sé.
“Ti fa male da qualche parte?” azzardò
comunque.
Jackson annuì.
“La testa… sempre la testa…”
“Non preoccuparti, tra un po’ ti darò un
po’
di quella pozione all’essenza di lavanda che
calmerà il
mal di testa.” si intromise Madama Chips.
“Vorrà dire quel sedativo a cui
aggiungete un pizzico di essenza di lavanda solo per confonderne il
sapore?” rispose Nara, tranquillamente.
Carol e l’infermiera si guardarono gravemente. Quella sera la
ragazza era molto più cosciente del solito.
“Crede di poter rimanere senza di me per qualche minuto,
signorina Turner?” disse la donna.
La ragazza guardò prima Nara che aveva chiuso gli
occhi, poi annuì.
“Non si preoccupi, va bene…”
Madama Chips annuì velocemente.
“Non dovrei metterci molto…”
Poi si allontanò uscendo dall’infermeria e
chiudendosi la porta alle spalle.
Nella sala calò il silenzio.
Nara rimase immobile, con gli occhi ancora chiusi, e Carol si
guardò intorno pensando ad un argomento da tirar fuori per
chiacchierare un po’ (Madama Chips e il Preside avevano detto
che
parlare molto era momentaneamente la migliore terapia). La si doveva
tenere occupata, la si doveva coinvolgere il più possibile
nella
vita quotidiana. Doveva abituarsi di nuovo al mondo di cui faceva parte.
Carol sospirò, agitando la sua bacchetta ed accendendo una
candela che si era spenta, sul comodino accanto a lei.
“Perché non sei andata alla festa di San
Valentino?”
Fece improvvisamente Nara e l’amica infatti
sobbalzò.
“Ehm… preferisco stare qui con
te…” si affrettò comunque a rispondere.
Jackson scosse la testa facendo una piccola risata.
“Non è vero… lo sai
che…” cercò di rispondere l'altra ma
Nara la interruppe.
“E’ vero invece. In queste settimane hai cercato
disperatamente di dimostrare il contrario ma vuoi andarci
invece…”
Carol la squadrò per qualche secondo. Sì, quella
sera
Nara era decisamente più lucida del solito. Si
schiarì la
voce.
“Si, probabilmente vorrei andarci ma…”
“Vuoi evitare di vedere Lupin e Rita
Collins…”
Turner sospirò nuovamente. Quella settimana si era
così
dedicata a lei da aver ignorato tutto il resto, persino Remus. La
tristezza si impossessò di lei, come se si fosse appena
svegliata da diversi giorni di letargo.
“Già…” fece prendendo poi una
mano di Nara
“Per questo preferisco restare qui con
te…”
L’altra alzò le sopracciglia, con scetticismo.
“E’ così divertente stare con
me!”
Carol si accigliò.
“E quando sarò stata sedata o addormentata cosa
farai? Resterai a fissare il soffitto?”
Turner aprì la bocca ma non riuscì a dire nulla.
Nara
intanto aveva rivolto lo sguardo altrove, gli occhi ben aperti che si
muovevano velocemente, come se stesse osservando qualcosa che stesse
andando a sinistra e a destra freneticamente. Carol infatti
cercò di vedere la fonte che stava provocando quel
movimento,
magari un insetto, ma non c’era nulla.
“Faresti meglio ad andare…”
proseguì di nuovo Nara e il suo tono divenne improvvisamente
serio.
“Ma… Nara, l’ho deciso più di
un mese fa che…”
“Tu non capisci!”
Questa volta Jackson urlò e Carol si zittì
improvvisamente.
“Il nostro destino non sarà insieme…
quello di… tutto noi.”
“Tutti? A chi…”
“Il nostro… e quello dei nostri amici…
e tu stai perdendo tempo!”
“Essere con te non è una perdita di
tempo!”
“Non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te, Carol!
VIVI IL PRESENTE. VAI A QUELLA FESTA!”
Aveva stretto i pugni sulle tempie premendole e aveva chiuso gli occhi.
“Nara…”
“ESCI! VAI VIA DI QUI! VA VIA!”
Carol si alzò di scatto spaventata, e nello stesso istante
entrò Madama Chips.
“Cosa è successo?” chiese allarmata,
raggiungendole.
“Io… noi stavamo parlando, ma
poi…”
Nara continuò a minacciare l’amica di uscire e fu
presa anche da un attacco di risate.
“ESCI FUORI DA QUESTA STANZA!”
A Carol scappò una lacrima. Nell’infermeria
entrò il custode della scuola e il guardiacaccia Hagrid.
Madama Chips la fece allontanare e le prese le spalle.
“Credo che sia meglio che vada via, signorina
Turner… Scenda alla festa, si distragga un
po’.”
“Ma…”
L’infermiera la portò velocemente fuori.
“Mi dispiace…” fu l’ultima
cosa che disse prima di chiudere le porte e di lasciarla sola.
Sentiva ancora le urla e le risate dell’amica e
contemporaneamente la musica provenire dalla Sala Grande. Si
asciugò le lacrime dal viso e fece un bel respiro. Una mano
le
si posò sul capo.
Si girò immediatamente. Era il preside Albus Silente.
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