Pool of blood

di Acid Sylvia
(/viewuser.php?uid=135517)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Pool of blood

Sembrava passata un’eternità da quando si eravamo riavvicinati, forse lo era davvero era passato quasi un anno. Un anno in cui lui, loro non avevano contatti così stretti, così intimi, così innamorati o almeno lui lo credeva.

Credeva davvero di essere ritornato nel passato, di poter toccare il cielo con un dito ancora. Lui credeva troppo cose.

Cose che per lui assumevano dipendenza per l’altro occlusione.

Lui lo amava. L’altro si sentiva alla strette, soffocato da quel sentimento che in realtà non stava provando.

Era stato uno sbaglio tornare da lui.

Era umiliante amarlo, era umiliante essere offeso per lui, per una persona che davvero non la meritava. Frankie non era la persona più bella del mondo e lo sapeva, lo ammetteva ma le offese fioccavano, venivano lanciare contro di lui come frecce infuocate e cazzo se facevano male.

Di minchiate nella vita ne aveva fatte, si era rovinato braccia, pancia, dita, continuava a farsi male per ammazzare il dolore che ronzava attorno al cuore e nella mente. Lo ammazzava col dolore fisico e funzionava. Eccome se funzionava.

Certo quello non era il modo migliore per uscirne dal dolore, non era la via d’uscita di nulla ma era un affossarsi, un uccidersi in modo volontario e ci stava riuscendo.

Si stava spegnendo pian piano, vedendo sempre più sfocato.

Sentendo svuotarsi del proprio sangue, sentendosi freddo, scomodo, molle.

Si stava lasciando morire nello scantinato di casa, dove nessuno si sarebbe mai sprecato di andare a vedere. Voleva andare verso la fine, e ci era quasi.

Era al limite.

Nero. Basta. La vita era finita.

Era arrivato alla fine. Morto.

La sua mossa era stata da idiota, lui era un idiota. Lui era la vittima di se stesso.

Rimaneva quel silenzio tombale, quel vuoto immenso delle persone che non si sprecavano ad andare a vedere come realmente stava. Con quel odore stomachevole di sangue, che si asciugava all’aria.

Triste la vita a volte.

 

Note:

E’ una storia macabra, il mio inconscio mi ispira a scrivere cose demenziali, orribile, rivoltanti e tristi da morire. Credo proprio sia nel sangue.

Grazie a chi abbia letto questa one-shot. Grazie a chi abbia avuto la forza di leggere fin qua. Grazie a chi la recensirà.

Non sono una scrittrice perfetta, scrivo per sfogarmi, scrivo per sfogarmi dai pensieri che mi offuscano la giornata.

Xo xo Silvia.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=911807