About. 1 A sort of - Irony can be such a good friend, sometimes.
Vol.1 A sort of.
Irony
can be such a good friend, sometimes.
« Such a lonely day
Shouldn’t exist
It’s a day that I’ll never miss
Such a lonely day
And it’s mine
The most lonely day of
my life
And if you go, I wanna
go with you
And if you die, I
wanna die with you »
(Lonely day, System of
a Down)
Meggie. Capelli rossi e un sorriso che avrebbe fatto
sciogliere anche una statua di marmo.
Aveva frequentato la stessa scuola elementare di Rob per due
anni nei quali non avevano fatto in tempo quasi nemmeno a parlarsi, poi lei si
era trasferita. A quel tempo suo padre aveva uno di quei lavori che ti
costringono a cambiare città una volta ogni due anni o anche di meno se ti va
male. Poi era tornata, cinque o sei anni dopo. Dopo che i genitori avevano
divorziato era tornata lì con la madre, e stavano dalla sorella maggiore di
quest’ultima. Avendo degli amici, o amici di amici, in comune, finirono per
uscire insieme qualche volta, scoprendo di avere un botto di cose in comune.
Si scambiarono i numeri di telefono, e iniziarono a sentirsi
e vedersi sempre più spesso, un periodo.
Rob era anche molto amico di un certo Ronnie, suo compagno
di banco nonché fedelissimo compagno di cazzeggio dalle medie. Erano
inseparabili quei due, già da prima che subentrasse Meggie. Poi Ronnie decise
che ne aveva le palle piene e mollò la scuola, mentre Rob continuò, ma la loro
amicizia non fu intaccata da questo.
Per forza di cose, Ronnie e Meggie finirono per conoscersi,
e scoprirono anche loro di avere tutto in comune, diventando ben presto molto
intimi, prima che chiunque, tra cui Rob, se ne rendesse conto.
C’era poi il ragazzo di Ronnie (sì, esatto, Ronnie non faceva
distinzioni di sesso), un tale James. Un tipo in gamba, a posto, con cui Rob
legò molto fin da subito. Nel giro di un paio di giorni erano culo e camicia
anche loro.
Sì, Rob era timido da pisciarsi sotto all’idea di conoscere
gente nuova, ma se trovava qualcuno che riteneva alla sua altezza bastavano due
ore per diventare come amici di una vita. Ci si affezionava e basta. Nessuno
poteva farci niente, era come se fiutasse una preda. E da allora instaurava un
rapporto del tutto simile a quello tra fratelli, tra madre e figlio, o tra Rob
e i suoi gatti. Una cosa seria insomma.
Gatti…Rob ne aveva quattro che vivevano con lui e i suoi.
Sua madre non impazziva all’idea a dire il vero, quella donna non impazziva per
gli animali, tra l’altro aveva da sempre un’assurda fobia per i cani di grossa
taglia, e gli uccelli. Traumi infantili si suppone…ma non si sa, Rob non indagò
mai a riguardo. Il padre invece ne era entusiasta. Quattro come dicevo, due,
fratello e sorella, lui nero come la pece e lei arancione. Amore e Psiche si
chiamavano, li aveva battezzati lui. Erano poco più che due cuccioli. Poi c’era
Emma, una gattona bianca e panciuta, un po’ anziana dall’età indefinita, la
quale era comparsa da sola da quelle parti e se l’erano ritrovata in casa senza
che nessuno sapesse da dove era sbucata. La tennero comunque, dato che
probabilmente era randagia. Poi saltò fuori Box, il cucciolo più vivace che
avessero mai visto. E di gatti se ne intendevano! Accadeva che da poco Emma
avesse partorito, ma è una storia triste, dei suoi cuccioli non ne sopravvisse
uno. Tempo due giorni dopo, il padre si presentò a casa con Box tra le braccia:
una piccola palla di pelo isterica bianca e nera. Emma lo adottò. La cosa fu
davvero sorprendente, ma di una tenerezza tale che perfino la madre di Rob non
si lamentò.
Tornando a noi. Era un’allegra e spensierata banda di
sedicenni affiatatissimi, nessuno avrebbe dubitato che sarebbero andati nella
tomba ancora amici come allora, ma la realtà riesce sempre a sorprendere le
aspettative.
Le cose da mesi tra Ronnie e James non andavano affatto
bene. Solite cose, gelosie, “non è più come prima”, “chi era quella?!”…la
storia tra loro finì, e non bene.
Ronnie non voleva più saperne di James, lo accusava di
essere uno stronzo, un gran figlio di puttana e sperava che finisse sotto un
camion col rimorchio, e cose così.
James, da parte sua, era ancora innamoratissimo. Non che
anche lui non avesse fatto la sua parte in quanto a cazzate in quella storia,
ma non se lo meritava proprio secondo Rob.
Cadde in depressione, una cosa bruttissima, e toccò a Rob
consolarlo. Sebbene stesse cadendo in depressione anche lui a forza di patire i
suoi piagnistei, fu grato che James e Ronnie fossero stati insieme in ogni caso.
O non avrebbe avuto occasione di conoscere quella persona che lui riteneva
fantastica, e non riusciva davvero a capire come Ronnie avesse potuto stancarsi
di lui o quel che era. Davvero, uno così non si incontrava tutti i giorni,
fosse stato al suo posto se lo sarebbe ammanettato al polso pur di non farlo
scappare, ma ehi! lui non c’era
dentro, e non credeva assolutamente di saperne più di loro. Prese semplicemente
le cose così come venivano, e cercò di convincere James a fare altrettanto. La
cosa non fu facile per nessuno. Tanto poi che Rob era sempre stato convinto che
quei due non si sarebbero mai lasciati, e che nel loro gruppo perfetto sarebbe
rimasto sempre lo stesso perfetto equilibrio. Fu come assistere ad un divorzio.
Orribile.
Dopo quei fatti, pur avendo cercato di restare il più
possibile neutrale e imparziale, la sua più grande paura di quel periodo si
avverò: sbilanciarsi e finire per amare
l’uno e odiare l’altro.
Non arrivò a tanto logicamente…ma finì davvero per
allontanarsi da Ronnie, e ne soffrirono davvero molto entrambi.
Ma cosa poteva farci? A sentire le storie dei modi orribili
in cui aveva trattato James, e ogni volta che si incontravano, il che accadeva
decisamente molto meno spesso di prima, lo sentiva usare quel tono di disprezzo
nel chiedere notizie dell’altro e ogni volta si sentiva rispondere “tsk, fa solo la vittima, come ha sempre
fatto” e cose così. Non poteva sopportarlo, specie perché sapeva benissimo che
James era davvero innamorato di Ronnie, e ancora di più perché aveva sempre
saputo che tipo di persona davvero speciale Ronnie fosse. Solo Meggie ne era al
corrente, ma a suo tempo anche Rob aveva preso una sbandata assurda per Ronnie.
Poi, questo apparte, perché gli passò nel giro di una decina di mesi, aveva
sempre idolatrato Ronnie. Per anni era stato la persona più importante della
sua vita, e da qualche parte nel suo cuore, lo era ancora. Solo aveva imparato
a cavarsela anche senza di lui, poi aveva altri amici molto importanti ora,
quindi non si sentiva più solo quando Ronnie non era lì o non rispondeva al
telefono.
Il ruolo di Meggie in tutto questo fu a suo modo
fondamentale. Già da prima che tutto questo casino cominciasse, (da quando si
era iniziato a fiutare fumo nell’aria anche se l’incendio era ancora un
fiammifero, diciamo) Rob si era attaccato tantissimo a lei, era un punto di
appoggio, un faro, oltre che un ottimo riparo dove tornare sempre quando tutto
in torno si faceva cupo e irritante.
Stando con lei tutto il resto spariva, o perdeva
consistenza, importanza, perdeva il senso delle distanze e delle proporzioni.
Staccava la spina, almeno per un po’.
Quella donna era per lui come una cazzo di droga. Inutile
dire che ne era innamorato perso. La cosa andava avanti da più di un anno,
anche se se chiedeste a lui vi direbbe che lei gli era sempre piaciuta fin
dalla prima volta che l’aveva vista. Era un tipo romantico Rob.
Lei era diversa da lui in moltissime cose. Tanto per cominciare
era una tipa assurda.
Era la persona più paziente che avesse mai incontrato. Lui
era irascibile, irritabile e sfiorava l’isteria. Anche in quanto a paranoia non
scherzava. Lei vedeva tutto in modo semplice invece.
La sua visione così semplicistica della vita lo affascinò,
col tempo iniziò pure ad irritarlo, ma apprese ad adottarla anche lui a suo
modo. Per tutto il resto erano due fottute gocce d’acqua. Amava parlare con lei
di ogni genere di cose, e si sorprendeva sempre quando scopriva una nuova cosa sul
quale la pensavano allo stesso modo. Per lui era anche una sorta di hobby, si
stava facendo una sorta di collezione mentale di quelle stronzate. Alla lunga
però gli fotterono Pat, senza contare
che lo convinsero sempre di più che lei doveva essere la donna della sua vita.
Dire che ne era straconvinto sarebbe un eufemismo bello e buono.
A quei tempi era solito riferirsi al proprio cervello col
nome di Pat, diminutivo più gentile
di Pattumiera, e ne parlava come se
si trattasse di un entità separata da lui, con la quale era quasi sempre in
disaccordo e con cui discuteva ad alta voce, inquietando gli altri, anche se
tra di loro ormai non se ne stupivano più. Anzi, erano soliti domandargli “oggi
Pat?” e lui rispondeva “è in vacanza” o “l’ho lasciato a casa” o “Ssh dorme!”. Diceva
anche “Il buon vecchio Pat mi ha suggerito un idea!”, “Pat ha rotto le palle
sta sera”, e “Cazzo, Pat non mi da tregua!” e tutte stronzate di questo tipo.
Dicevo, allora Pat cercava di fargli capire che tutte quelle
paranoie non erano buone per lui, ma era più forte di tutto, non riusciva
proprio a piantarla.
E venne quel giorno in cui ci fu una sorta di inghippo.
Aveva sentito per telefono Meggie, avevano parlato di quanto
si stessero annoiando, e lui le disse di star studiando, ricordando anche a lei
che doveva farlo, e la telefonata si concluse così.
Dunque, Rob sapeva che quel pomeriggio Meggie doveva vedersi
con Ronnie, li aveva sentiti mentre ne parlavano qualche giorno prima. Non si
sentì tutta via di chiedere se poteva venire anche lui, non amava
autoinvitarsi, mai, in nessun caso. Aspettava perciò che fosse Meggie ad
invitarlo.
Ebbene, non lo fece.
Rob stette a casa aspettando una telefonata che non arrivò,
e la cosa lo depresse molto.
Il giorno dopo incontrò Ronnie, che gli riferì ciò che
Meggie gli aveva detto quando aveva chiesto di lui: “Rob è a casa, deve
studiare tutto il pomeriggio, non può venire”. La cosa non aveva senso, dato
che dalla loro telefonata era impossibile che Meggie l’avesse frainteso, ma
Ronnie non seppe fornirgli altre spiegazioni. Sentì più tardi James (a
proposito, di quei tempi James sembrava stare davvero meglio, ormai della sua
depressione era rimasta solo l’ombra, e il vizio di fumarsi qualche sigaretta
in più) e gli raccontò i fatti. Non seppe cosa risponderli, anche lui era
sinceramente sorpreso. Capitò per caso che non ebbero possibilità di vedersi per
un bel po’proprio in quei giorni.
Era assurda come cosa…era incredibile a
pensarci bene, cioè, sarebbe stata interessante da studiare, pensò Rob “dovrebbero
farci ricerche su cavie umane, e corsi di riabilitazione, come con l'alcol e la
droga o quel che è.”
Era incredibile come bastasse
che si rendesse conto che in quel dato giorno non l’ avrebbe vista perché iniziassero
a formarsi i peggiori pensieri, tipo "chissà che starà facendo, magari
oggi gli sto sui coglioni e non mi vuole tra le palle" o "ecco, oggi
non può uscire e non si sforza di trovare una soluzione, si vede che non gliene
frega proprio niente" o "avrà messo una scusa perché ha di meglio da
fare, magari si vede con uno...chissà a chi sta pensando ora...".
Sono come delle bollicine
d'aria che si formano piano piano, una ad una e ti invadono la testa, poi
esplodono di botto tutte insieme e BAM!
non ci capisci più un cazzo, sai solo che è una giornata di merda, e che
qualsiasi tempo faccia, qualsiasi cosa ti accada o ti dicano, che mangi o che
bevi, non cambierà il fatto che è una giornata del cazzo e che avresti
preferito non esserti alzato affatto.
E stette così per giorni.
Nausea e costante voglia di
spaccare tutto.
Erano come gli effetti di un
astinenza da una qualche droga strana. Solo che lui non ne assumeva. Cioè, si
era fatto una canna qualche volta, ma non c’entrava un emerito cazzo.
Lui amava quella donna, ma
lei si limitava a dire “saresti il ragazzo ideale, magari fossero tutti come
te!”. Ma non accadeva mai un fottuto cazzo di niente.
Una sorta di scherzo del cazzo, ecco cos’era quella situazione.
Eh, sì- concluse -a vita è
una gran burlona. Fa tutti questi scherzi e si crede tanto divertente, lei…evidentemente pensa che sennò ci
annoieremmo.
La sua sottile ironia fu ciò
che lo salvò dal suicidio nella maggior parte dei casi.
Note:
Miei cari…era da un bel po’ che non
scrivevo, eh? Ma forse era meglio così…anche se questa stronzata che ho tirato
fuori dalla mia testa mi piace pure, in qualche modo.
O non l’avrei scritta,
semplice.
Che diavolo è “About Rob”?
Beh, è una cazzata tanto per cominciare. E’ ideata per concludersi nel giro di
due o tre capitoli (anche perché vorrei approfondire meglio alcuni dei
personaggi), ma potrebbe anche diventare una long-molto-molto-long (cosa che spero vivamente che non accada) o concludersi
qui, restando una shot.
E’ cosa di più autobiografico abbia scritto, sebbene abbia cambiato tanti di quei
dettagli che se non lo sapessi direi che con la mia vita non c’entra un cazzo.
Il perché dei System?
Boh…ultimamente sono la mia colonna sonora in pratica, e quella canzone ci sta
da dio con tutta la faccenda, a parer mio. E c’è solo il mio di parere, dato che la faccenda è mia.
Ad ogni modo…quanto sono
scurrile! °-°
Devo smettere di dire le
parolacce, porca merda! è-é
…
Culo! Chiappe! Cazzo! Stronzate! Puttana!
…
Ok, basta davvero.
Ci sentiamo quando ci sentiamo, dato che sono
talmente altalenante che potremmo non vederci per mesi…o potrei postare altri 5
capitoli tra un ora. Bu’h!
Adieu.
…
…CULO! 8D
♥Daruku
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