Le parole del serpente
Snake camminava lungo le tende del Noah’s Ark,
dando qua e là un’occhiata agli apprendisti che si
muovevano impacciati. Per sua grande fortuna, si ritrovava spesso a
pensare, quel lavoro lui non doveva impararlo: ce l’aveva nel
sangue.
«Snake!»
Il ragazzo si volse, lo sguardo serio come al solito. Ma
Wilde sapeva che lui era contento di incontrare Beast, che gli veniva
incontro veloce nonostante la sua gamba fittizia, così il
serpente si snodò fuori dal suo abito, si
aggrappò alla sua spalla e sibilò in segno di
saluto. «Ciao – dice Wilde», disse Snake
mantenendo un tono neutro e un viso uguale.
La ragazza si avvicinò e osservò per un
attimo il serpente, incerta, poi distolse lo sguardo.
«Ascolta Snake, domani sera dopo lo spettacolo dobbiamo
uscire io e gli altri, abbiamo degli affari in città. Che ne
dici se ti lasciamo il comando del Noah? Dì cosa fare ai
nuovi arrivati, e loro di sicuro lo faranno. Ti va bene, no?»
«D’accordo, non c’è
problema, dice Keats.»
Beast fece un sorriso pallido e guardò il serpente
che si stava arrotolando lungo la sottile vita di Snake, poi si rivolse
direttamente a lui. «Perché i serpenti dicono
tutto questo al tuo posto?»
Snake mosse la labbra, ma era rimasto tanto basito dalla
domanda che non emesse un suono. Era da anni che usava
quell’espediente per comunicare, e anche se sapeva di essere
strano non ci aveva badato, nessuno gli aveva mai chiesto il motivo di
quel suo modo di comportarsi, e alla fine tutti ci avevano fatto
l’abitudine.
Da quando era arrivato al Noah’s Ark, con due
serpenti soli, i pochi ragazzi del circo lo avevano accolto con
più calore di quello che Snake aveva ricevuto da mille
persone in una vita. Loro non guardavano il suo aspetto, quelle macchie
che aveva ovunque, che altro non erano che una malattia che faceva
diventare la sua pelle squamata e talvolta la faceva anche spaccare
dalla secchezza, loro non lo vedevano come uno strano, e con il
tempo anche Snake stesso aveva smesso di considerarsi così.
Nonostante questo non si era mai sentito completamente uno di loro.
Anche se aveva un tenda tutta per sé e per i suoi
serpenti, anche se era uno di quelli più in vista al
Noah’s Ark, era sempre stato separato da loro. Il gruppo
principale, i fondatori del circo. A volte sparivano e non si sapeva
dove fossero andati, parlavano di cose segrete, si recavano ad incontri
misteriosi. All’inizio Snake pensava che un giorno lo
avrebbero incluso dentro questa loro fratellanza, ma non era mai
successo, così il ragazzo si limitava a rubare ogni attimo
che poteva passare in loro compagnia come un tesoro prezioso.
Perché parlava tramite i serpenti? Lo faceva
sentire più sicuro, in un certo senso in quel modo non era
del tutto colpa sua se diceva qualcosa di sbagliato.
Beast sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
«Scommetto che tu sai dire cose molto più belle di
quelle che dicono loro.» E così dicendo la ragazza
se andò.
Guardandola allontanarsi lo sguardo di Snake si
addolcì, e il ragazzo fece una piccola carezza al serpente
che gli passava lungo una spalla. «Wordsworth, anche se tu
gli altri per la verità non dite mai niente di
comprensibile, non è vero che non siano cose belle. Forse un
giorno potrei dirlo io di persona a tutti quanti.»
Fine
I personaggi di questo
racconto non mi appartengono, ne detiene i diritti Yana Toboso, autrice
di “Kuroshitsuji”. Questa storia non è
stata scritta a fini di lucro.
Buonsalve!
Allora, questa
è una minuscola OS su un personaggio che mi è
sempre piaciuto molto, trovo che Snake sia carissimo e fargli dire
qualcosa senza che fossero i suoi serpenti a parlare è stato
bello! Sì, be', non lo sente nessuno, ma chi se ne importa?
xD Immagino che Snake sia un appassionato di letteratura, ce lo vedo
bene a leggere a lume di candela. Altrimenti da dove li tirava fuori
tutti quei nomi per i suoi serpenti?
Non c'è
scritto da nessuna parte Snake che ha la dermatite (una malattia della
pelle che rende il tessuto epidermico molto sensibile e causa
irritazione, pelle secca e altri disturbi), però me lo sono
inventato io come spiegazione per la sua pelle serpentesca, immaginando
che sembrasse secca vista da vicino.
A parte questo, non so
bene cosa dire, questa One Shot è venuta su da sola, quasi
non mi sembra vero di averla scritta. Comunque spero che vi sia
piaciuta, anche se è piccina picciò, e se volete
lasciate una recensione, adieu!
Patrizia
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