Aren't you afraid to die?

di rui
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_Un po' di normalità, se così si può chiamare.
 
-Come sei venuta qui?-
-Con il tram.-
-Vieni, ti do un passaggio.-
Fu così che mi ritrovai a sfrecciare per le strade di Los Angeles sulla moto di Mello. Ero felice, davvero felice dopo tanto tempo: gioivo di averlo ritrovato e di essermi confidata con lui. Avevo deciso di lasciarmi i dubbi alle spalle e di vivere a pieno quel momento.
-Ti dispiace se stasera vengo?- mi chiese quando arrivammo.
-L'entrata è libera: se vuoi venire, vieni; basta che non porti pistole.- assottigliai lo sguardo guardandolo male.
-Ahah, okay! Hai combattimenti in programma?-
-Non programmo mai lotte, anche se stasera non ho proprio voglia di combattere.- sospirai -Sono stanca.-
-...Allora ti porto al cinema.-
-Che?!-
-Ti vengo a prendere alle 21.30.- detto questo, si rimise il casco e partì, lasciandomi interdetta. A parte il fatto che quando io ero stanca, mi buttavo sul divano e da lì non mi muovevo, ma il punto non era questo... Che aveva detto?!
Ma che cazzo?!
Rientrai straluntata.
-Rui! Dov'eri finita?- chiese Joe.
-...In giro. Sono un po' stanca, vado in camera.-
Mi mossi svelta e sicura verso la mia stanza e, una volta entratavi, mi buttai a pancia in giù sul letto, lasciando che la faccia sprofondasse nel cuscino e, per qualche secondo, fosse libera dai pensieri. Non funzionò troppo bene. Tante cose era successe quell'oggi: avevo lottato contro Mello, avevo recuperato la fotografia (che mi ero impiegata a nascondere in un posto più sicuro), avevo fatto pace con il biondo, ritrovato il mio amico e, per finire in bellezza, avevo un appuntamento con lui.
Appuntamento... Lui lo vedrà come un'uscita fra amici... era un pensiero stupido, stupidissimo in quel momento eppure mi rendeva triste e non capivo il perché.
Ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta e senza attendere una risposta entrò Boris.
-Ciao.-
-Ciao.-
Si sedette sul letto, mentre io lo sbirciavo con la faccia che andava diventando un tutt'uno con il cuscino. Restò in silenzio, come al solito, in attesa che fossi io a parlare: perché lui sapeva che avevo qualcosa da dire. Non capivo come, ma lui lo sapeva.
Oppressa da quel silenzio, affondai ancora di più la faccia nel cuscino.
-Mi sento un'idiota!-
Mi scostai un poco, in modo che il ragazzo si sdraiasse di fianco a me.
-Perché saresti un'idiota?-
-Perché non capisco più cosa sta succedendo! Mi sembra tutto così... strano, sbagliato in un certo senso! Prima mi minaccia, poi vuole parlare, quindi mi punta addosso una pistola, poi lui torna nella modalità amico, io lo perdono per tutto e ora ho un appuntamento con lui e I SUOI CAZZO DI PANTALONI SONO UNA FONTE COSTANTE DI DISTRAZIONE! CHE CAZZO, PERCHÉ DEVI AVERE DEI LACCI ?! UNA ZIP, MAGARI! NO, DEI LACCI!! DEI CAZZO DI LACCI CHE CI VUOLE UN NIENTE PER TOGLIERE!!!- mi afferrai la testa con le mani e mi contorsi in pose totalmente innaturali, presa da quel terribile dilemma esistenziale.
-... ... ... Eh?-
Guardai Boris e notai il suo sguardo cambiare: dal perplesso, allo stralunato al preoccupato, probabilmente per la mia sanità mentale.
Mi sciolsi la coda, lasciando che i capelli mi cadessero sul viso; gli sorrisi e con molta più calma gli raccontai tutto.
-Ecco perché eri così strana in questi giorni.- commentò alla fine.
Pure lui? Che c'è, si è messo d'accordo con Sean?
-Già, il problema della foto mi ha proprio arrovellato il cervello!- dissi.
Con un gesto, Boris mi fece voltare verso di lui, prendendomi la mano e stringendola. Facevamo così fin da quando eravamo bambini.
 
Avevo sette anni. Era notte fonda e non riuscivo a dormire: quella sera avevamo guardato "Moster & Co." e temevo che da un armadio potesse sbucare fuori un mostro e spaventarmi. Fatto sta che mi alzai dal letto per prendere un biccher d'acqua. Camminavo per i corridoi silenziosi del Phantom e regnava un'atmosfera alquanto sinistra: autosoggezione a go go! Passai accanto alla porta di Boris, un bambino arrivato da poco: stava sempre sulle sue, io e Sean avevamo provato a parlarci, ma sembrava restio alle conversazioni. Vi era uno spiraglio sulla soglia e da esso provenivano dei mormorii. Entrai in punta di piedi e mi avvicinai al letto, dove il bambino stava tremando e singhiozzando.
-Boris?- sussurrai, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Ecco, quello non era il gesto migliore da fare di notte fonda a un bambino di otto anni. Di fatti ebbe un sussulto, che sarebbe sfociato in un grido se non mi fossi affrettata ad aggiungere: -Tranquillo! Sono io! ... -
All'epoca non usavo ancora il nominativo Rui, ma non è mia intenzione svelare il mio vero nome, per ora.
-Fatti un po' più in là!- dissi e senza troppi complimenti mi sdraiai accanto a lui -Che succede?-
Rimase in silenzio, evitando il mio sguardo.
-Non ti piace parlare con la gente, vero?-
Non ebbi ancora risposta, così mi spazientii: gli afferrai la mano, facendogli spalancare gli occhi dalla sorpresa. Beh, perlomeno ora mi guardava.
-Sentimi bene, non mi frega niente se tu non mi vuoi parlare: sono tua sorella adesso ed ESIGO di sapere che hai!-
Mi fissò per un attimo, sostenendo il mio sguardo deciso attraverso l'oscurità, poi mormorò: -Ho paura dei mostri.-
Iniziammo a parlare e diventammo presto molto uniti: quando dovevamo aprire il nostro cuore all'altro, facevamo quella specie di rito.
 
-Rui, il problema non sono le foto, ma Mello.-
Spalancai gli occhi: -Ma che dici? Io...-
-Sappiamo entrambi quello che puoi fare per proteggere la famiglia, ma con lui hai agito in modo diverso.-
-Con lui bisogna sempre andare con i piedi di piombo: non sapevo come si sarebbe comportato.- cercai di giustificarmi.
-Inoltre, - continuò senza cagarmi -hai un conflitto interiore per cui non sai se credergli o no. Di norma non lo faresti, ma in questo caso c'è una parte di te che vuole farlo. Ne sente il bisogno.-
-Ma...- 
-Rui, perché sei così sconvolta per l'appuntamento?-
E mi fai parlare??
-Sconvolta? Io non sono affatto sconvolta, semplicemente non me l'aspettavo!- mi stava ponendo una domanda dietro l'altra, non riuscivo a ragionare più di tanto, non in quelle condizioni, e rispondevo d'istinto. Lui voleva quello.
-Cito le tue parole: "Ma sicuramente lui lo vedrà solo come un'uscita fra amici". Ti sei resa conto del tuo tono? Era triste, rammaricato quasi!-
Abbassai lo sguardo. Sia Sean che Boris avevano colto nel mio comportamento qualcosa di strano: io, però, non riuscivo a capire cos'era.
-Tu cosa provi per Mello?- chiese a bruciapelo, per poi alzarsi e fare per uscire -Quando tu lo capirai, ti apparirà tutto più chiaro e saprai cosa fare. Ma lo devi scoprire da sola.-
Se ne andò, lasciandomi sola con quella domanda  che mi rimbombava in testa.
Gia, io cosa provo per Mello?
 
Ero in piedi a guardare l'armadio, alle prese con uno dei problemi esistenziali di tutte le adolescenti.
Che cosa mi metto?
Era strano. Il mondo, caduto in mano ad un pazzo omicida, stava precipitando sempre più nell'oblio e io, che non facevo che lavorare al caso dei Baroni nascosti, ora uscivo al cinema. Con Mello, per di più!
Mi sedetti contro il letto portandomi una mano alla testa: per anni, la mia vita era stata scandita da lotte, combattimenti, estorsioni di informazioni e rielaborazione di dati. Dopo tanto tempo, stavo per passare una serata in modo normale: nessuna preoccupazione, nessun problema ad ossessionarmi il cervello. Stasera sarei stata una comune ragazza e con me anche Mello. Sorrisi al pensiero: sicuramente anche lui aveva trascorso questi anni in modo precario.
La mia attenzione tornò all'armadio: per qualche strana ragione, avevo l'ardente desiderio di vestirmi bene, di far risaltare il mio corpo, di ricevere complimenti. Questo mi fece tornare a pensare alla domanda di Boris, a cui non avevo ancora dato una risposta precisa.
Ciò che provo per Mello? Non so dirlo: tutto quello che voglio è stargli vicino e aiutarlo a non mettersi nei guiai. Non rispondeva minimamente al quesito.
Posai gli occhi nell'armadio.
Trovato.
 
Sbirciando dalla porta del corridoio, vidi Mello entrare: ebbi un sussulto. Manco a farlo apposta, passò Boris: mi guardò spiare la sala principale e sorrise. 
Joe andò incontro al biondo.
-Cosa ci fai qui? Ti ha mandato Los?-
Serrai le labbra: mi ero dimenticata che l'ultima volta Mello era venuto qui in veste di mafioso.
Il biondo per tutta risposta, si sedette su un divanetto e guardò Joe, incurante di quello che aveva appena detto.
-Non sono in possesso di pistole, quindi non ho armi per minacciarvi. Sono qui per un altro motivo.-
-Esci. Non voglio mafiosi al Phantom.-
-Joe!- uscii dal mio nascondiglio, sotto il suo sguardo penetrante.
Arrossii un poco, senza darlo a vedere e mi mossi sicura mentre la gonna che mi ero messa si muoveva seguendo il mio corpo: nera e a balze, arrivava a circa metà coscia ed era decorata da due cinture rosse, posizionate simmetricamente ai lati, dando l'effetto "bretelle slacciate". Portavo una canotta scura su cui sembrava esserci stata buttata della vernice cremisi, lasciando comunque la sagoma sbavata di un cuore. Infine guanti di pelle a mezze dita e stivali neri completavano l'opera. Apparivo più dark di quanto fossi.
-Lascialo stare: è qui in veste di mio amico.-
Mio padre mi guardò come se fossi impazzita di tutto punto e mi venne vicino, per poi sussurrarmi: -Ti sei dimenticata che è un uomo di Los?-
-È una storia lunga, te la racconto dopo.- lo sorpassai e mi avvicinai a Mello -Andiamo?-
Restò immobile per qualche secondo, fissandomi, poi si alzò e andò verso Joe, sussurrandogli qualcosa, infine tornò da me: -Andiamo.-
Mi precedette fino alla moto poi mi porse il secondo casco: -Che film vuoi andare a vedere?-
-Ho sentito che è uscito Tekken.-
Perchè non sfruttare un film di picchiaduro per registrare nuove mosse?
Mello mi fissò per un istante: -Tekken?-
Feci spallucce: -Da piccola giocavo al videogioco. Che c'è, preferivi andare a vedere una commedia strappalacrime?-
Sogghignò e si mise il casco, mentre io già gongolavo al pensiero di imparare nuove tecniche.
 
Uscii dalla sala euforica.
-È stato bellissimo!!-
Mello sorrise e annuì.
Mi fermai davanti a lui: -Non ti è piaciuto?-
-Solo perché non salto in giro e lo urlo al mondo non significa che non mi sia piaciuto.- mi sfottè.
Gli feci la linguaccia poi gli voltai le spalle: -Era da tanto che non andavo al cinema.-
-Lo stesso vale per me..-
Rimanemmo in silenzio, sorseggiando gli ultimi gocci di coca cola.
Ad un tratto Mello mi prese per mano: -Vieni.-
Scattò verso l'uscita come se avesse il diavolo alle calcagna.
Ci fermammo solo una volta arrivati alla moto.
-Quel è il perché di questa fuga?- feci ridendo.
-Mi è venuta un'idea.-
-Devo avere paura?-
Salimmo sul mezzo e schizzammo nel traffico: non sapevo la nostra destinazione, ma a me andava bene anche stare aggrappata alla schiena di Mello. Mi chiesi il perché e di nuovo mi tornò in mente la domanda di Boris. Qualcosa mi diceva che ero sempre più vicina alla risposta. Ci fermammo e finalmente vidi la nostra meta: il parco. A causa dell'ora tarda, non c'era nessuno in giro: regnava una tranquilla quiete e un leggero venticello muoveva le fronde degli alberi, mentre la luce della luna si andava ad unire a quella dei lampioni.
Ci sedemmo su una panchina e restammo in silenzio, ascoltando il respiro reciproco, godendo di quell'effimera pace.
-Cosa hai fatto quando sei andato via dalla Wammy's?- chiesi dopo un po'.
-Ho girato per alcune città, guadagnando abbastanza per potermi permettere il volo per l'America. Là ho dormito in alcuni posti molto squallidi. Poi ho realizzato che andando avanti in quel modo non avrei mai catturato Kira, quindi...-
-Hai fatto fuori quel boss e sei entrato nella banda di Rodd.- conclusi.
Scartò una tavoletta di cioccolata e iniziò a mangiarla: -Tu invece? Immagino che i primi tempi siano stati duri.-
-Molto. Non riuscivo a non pensare a quello che era successo a Meg e questo ebbe una ripercussione sulla mia vita alla Wammy's: le mie rendite crollarono e io non avevo la forza nè tanto meno la voglia per tirarle su. Roger attribuì il tutto al Phantom, sostenendo che ci passavo troppo tempo e per alcuni mesi fui confinata nell'orfanotrofio; inoltre il nostro caro vecchietto si faceva sempre più asfissiante: il cielo solo sa quanto abbia cercato di farmi cambiare idea riguardo alla successione! Col passare dei mesi uscii pian piano dalla depressione e iniziare ad investigare con gli altri sui Baroni, andando contro gli ordini di Roger. Scoprimmo che usavano un piano specifico per i loro movimenti. Decidemmo di andare in un posto più sicuro, in modo che non ci disturbassero per un po': una sorta di garanzia. Scegliemmo Los Angeles, perché vi erano appena stati.-
Mello rimase in silenzio, poi si passò una mano fra i capelli: -Mi spiace che ti sia dovuto capitare tutto questo.-
-Nessuno lo poteva prevedere.- gli sorrisi -Piuttosto grazie per avermi dato una sera di pausa: ne avevo bisogno.-
-Credevo ti piacesse stare al Phantom.-
Salii con i piedi sulla panchina e mi misi a sedere sullo schienale: -Certo che mi piace! Solo che, quando sei sempre circondata dal rumore e dal movimento, ti nasce la necessità di staccare e stare... così.-
Si sedette come me: -Si sta bene, vero?-
Annuii e il suo sguardo catturò il mio. Rimanemmo così parecchi istanti.
Tu cosa provi per Mello?
La domanda di Boris tornò a galla nella mia mente e, finalmente, capii tutto: il mio desiderio di stargli accanto, il risentimento perché mi aveva trattato come una qualunque, la confusione che mi causava... Mi tornò in mente il "fastidio" che provavo quando ero con lui alla Wammy's. Ma quanto ero stata cieca? Accettare, però, la consapevolezza di ciò che provavo mi metteva in una condizione precaria: sarei riuscita a fare scelte razionali pur sapendo che io... ero innamorata di lui?
Il mio sguardo si intristì: in questo momento desideravo con tutta me stessa una vita normale in cui non ci fossero nè assassini nè mafia, solo io e lui. Vivere in una casa in centro, Mello che ogni mattina esce per andare a lavorare mentre io mi occupo della casa e vado a fare la spesa... Sarebbe mai potuto succedere? Più che un probabile futuro mi sembrava un sogno, un meraviglioso sogno impossibile per essere reale. Di una cosa ero sicura: Kira e i Baroni erano un ostacolo a questo. E poi, non ero neanche sicura che Mello ricambiasse. Mi imposi di pensarci oggettivamente: alla Wammy's ero certa che mi volesse bene, in un modo o nell'altro, ma adesso non lo ero più. Il sospetto che stesse solo recitando una parte non mi abbandonava.
Però...
Ebbi un flash: fu un attimo e vidi ciò che avevo pensato prima. Mello seduto sul tavolo di una cucina che leggeva il giornale, mentre io preparavo il caffè. Ci guardavamo e sorridevamo, senza alcuna preoccupazione che riguardasse serial killer.
Questa visione, però, la sentii familiare.
Che fosse...
Varie volte, da piccola come adesso, avevo sognato i miei genitori, quale poteva essere la loro possibile vita. Ora, al posto di personaggi senza volto quali erano quelli, c'eravamo io e Mello. Quel sogno era rimasto stanziato nel mio subconscio per moltissimo tempo, ma non l'aveva mai lasciato: segretamente (e in un certo senso inconsciamente) avevo sempre desiderato fare una vita come quella.
-Tutto bene?-
La voce di Mello mi riportò alla realtà: dovevo aver fatto una faccia alquanto affranta.
-Sì, tranquillo, non c'è nessuno problema.-
-A me sembravi triste.-
Abbassai lo sguardo: -Non è nulla, solo un brutto pensiero.-
-Non avrei dovuto tornare sull'argomento di Meg, vero?-
Lo guardai e scossi la testa sorridendo: -Non c'entri, tranquillo: non è quello.-
-E allora cos'è?- notando il mio silenzio aggiunse -Voglio solo aiutarti.-
Lo disse in un sussurro e quelle parole soffocate mi fecero sciogliere, tanto che a malapena mi accorsi che il ragazzo si stava facendo sempre più vicino. Che stesse per...
-LASCIAMI!!!- un urlo disperato ci fece voltare di scatto verso una ragazza: terrorizzata, era stata presa da un uomo per un braccio e un altro di stava avvicinando con qualcosa in mano, mentre questa gridava aiuto.
Scattai in piedi, ma venni prontamente fermata da Mello.
-Dove credi di andare?-
-Dobbiamo aiutarla!-
-Non abbiamo armi, Rui! E loro hanno dei coltelli.-
-E dovrei abbandonare quella ragazza per codardia?- con un movimento brusco, mi liberai dalla presa del ragazzo e mi avviai a passo deciso verso i tre.
-Ehi! Lasciatela stare.-
I due uomini si scambiarono un'occhiata e uno ridacchiò: -Ma che giornata fortunata!-
L'altro mi guardò sprezzante: -Chi credi di essere per darci degli ordini? Vattene. Anzi no, resta: ci divertiamo anche con te.-
Mi si avvicinò, brandendo il coltello, mentre il compagno si occupava dell'altra ragazza. Non pensai e agii. Corsi verso di lui, schivando le mani che cercavano di prendermi e, con una piccola rincorsa, saltai sopra di lui ruotando su me stessa e aprendo le gambe in modo tale da afferrargli una spalle, esattamente come aveva fatto Jin contro Brian nel film che avevo appena visto. Cademmo a terra, io sopra di lui. Mi alzai veloce, il piede premuto nella sua pancia e il cellulare in mano.
-Devo chiamare la polizia o mettere direttamente lo vostre foto su Internet?-
Odiavo usare il giochino "vi faccio uccidere da Kira" ma purtroppo dovevo considerare che funzionava alquanto bene con i criminali.
L'altro uomo mollò immediatamente la ragazza e si allontanò correndo, imitato, una volta che gli fui scesa di dosso, dall'amico.
Mi avvicinai all'importunata.
-Tutto bene?-
Lei annuì scossa e mi ringraziò quelle due-trecento volte prima che riuscissi a convincerla che non era niente di che. Le chiesi se voleva essere accompagnata a casa, ma declinò l'offerta. Quando mi fui accertata che fosse andata in una strada illuminata e abbastanza affollata, tornai da Mello che era rimasto poco distante, pronto ad intervenire. Il suo sguardo era affilato come il coltello di prima. Mi immaginavo già la rimbeccata: "Che ti passava per la testa?! Era pericoloso!"
Invece disse: -Come sei riuscita ad imitare alla perfezione la mossa del protagonista di Tekken?-
Sgranai gli occhi e mi morsi la lingua: ero fottuta.

Il video del combattimento Jin vs Brian è qui: http://www.youtube.com/watch?v=IopD9G5Y9v4&feature=fvst e la mossa è al minuto 2:35.

****angolo autrice****
Salve.... *respiro profondissimo* Chiedo scusissima per non aver postato negli scorsi mesi, ma in questo periodo in generale ho una specie di blocco che mi impedisce di scrivere: mi è passata l'ispirazione, si può dire. Ho molti, troppi pensieri per la testa e finché non farò un po' di ordine non credo che tornerò a scrivere. Mi dispiace moltissimo. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, e vi sarei grata se lasciaste un commento. Un sentito ringraziamento a chi mi ha seguito fin qui! Siete grandi!
Baci, rui
 




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