Ecco la
città, immersa nella luce di un altro tramonto. Poco importa
che le
finestre si aprano sui suoi riflessi invernali – gli
appartamenti
sono intrappolati in reti di Natale, di auguri, di piccoli garbugli
quotidiani, senza curarsi della sera che scende oltre la discarica.
Tuttavia,
gli spettacoli che le finestre offrono al mondo esterno non sono meno
vari né meno affascinanti. Al primo piano, un bambino si
aggrappa alla
cornetta per salutare gli zii lontani; solo qualche passo d'ascensore
più in su, una vecchia nonna promette una torta al nipotino,
e a
fianco una giovane fidanzata annoda le dita al cavo, mandando sorrisi
invisibili al suo amore. Dall'altra parte della città,
invece, c'è
tensione – in un palazzo scarno, i centralini della polizia
tacciono, aspettando che il primo degli squilli annunci l'inizio di
una lunga notte di caos.
Tanti,
in
questa città di marciapiedi affollati e di silenzi
sconcertanti, si
affidano ai telefoni per tenere insieme i propri legami. I loro sogni
corrono lontani, al di là dei confini della periferia, in
cerca di
qualcosa che forse non troveranno mai. A volte vorrebbero essere
all'altro capo del filo, ad abbracciare qualcuno che manca, a godersi
la vista di un luogo amato. Mai una volta, in quei momenti, si
accorgono del canto giocondo del fuoco o dei colori caldi del tappeto
ai loro piedi.
Desiderano
ciò che non vedono – così sono gli
uomini. Ed ora, la cornetta
appoggiata all'orecchio, attendono delusi, ascoltando i propri
desideri ardere al di là dell'imperterrito silenzio della
linea.
I
reclami
non gioveranno; non farà differenza se, fino all'alba, la
compagnia
telefonica ricercherà un guasto inesistente in punti sempre
diversi.
Questa notte, per una notte soltanto, i cavi abbracceranno la vita di
qualcun altro.
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