Spazio della traduttrice: Mi
sono davvero impegnata a tradurre questa storia, probabilmente
perché credevo veramente
valesse la pena che fosse letta da tutte le belldommer. I
capitoli sono sette, ed io cercherò di pubblicarne uno
almeno a settimana. Sono stra-orgogliosa.
Vorrei
ringraziare DI CUORE Marina, la splendida scrittrice di questa
splendida opera: you're great!
Beh,
ora vi lascio leggere, sperando di aver fatto un buon lavoro (decente,
perlomeno)
Ciao!
PS:
le recensioni sono amore per me, ma sopratutto per l'autrice e per la
storia, condividete le vostre sensazioni, i vostri pensieri, tutto!
Wires
- capitolo primo.
Ti
stanno nutrendo con un tubo. Prima non potevano nutrirti con nulla
perché il tuo corpo non lo accettava, ma ora possono con un
tubo nel tuo braccio. Credono sia meglio? Sembri ancora esangue, e non
posso farne a meno, ma sono arrabbiato. È colpa tua se sei
in questo stato; non voglio sembrare pessimista, ma non posso neanche
incolpare il ragazzo che ti ha ridotto così. È
solo tutta colpa tua, te che non puoi neanche difenderti.
L’unico segno che suggerisce che sei vivo è Il
leggero bip
pulsante
del tuo cuore sul monitor.
Ricordo
ancora il giorno in cui accadde. Posso ancora sentire il nodo nella mia
gola e il pungere di lacrime nei miei occhi. Posso ancora sentire la
tua mano, debole e fredda nella mia, quando le labbra del dottore hanno
formato le parole che non avrei mai voluto udire. Riesco a vedere
ancora la tua profonda vulnerabilità, sapendo che anche
prima il più piccolo colpo poteva mandarti
all’ospedale - diavolo, poteva ucciderti.
Riesco
ancora sentire la rabbia che sto provando proprio ora.
È
colpa tua, Matt.
Vengo
a trovarti ancora ogni giorno, ma tu lo sai, perché ti
parlo. Stringo la tua morta, fredda mano e ti parlo di tutte le
più piccole cose, cose che tu ovviamente non vuoi sentire. A
te non interessa degli avvenimenti più insignificanti, ma
non so cos’altro dire. Dio, Matt, sembri così
malato. Non ho mai visto qualcuno perdere la propria
vitalità ed essere ancora vivo, e questo mi spaventa.
“Sono
molto dispiaciuto di dirvi che il collasso del signor Bellamy
è stato causato dall’AIDS”
“Sono
molto dispiaciuto di dirvi che vostra figlia non è
sopravissuta all’operazione”
“Sono
molto dispiaciuto di dirvi che è morto nelle prime ore del
mattino”
“Sono
molto dispiaciuto di dirvi che non siamo riusciti a salvare vostro
padre”.
L’ultima
l’ho già sentita prima.
Il
dottore l’ha detto a me per primo. Poi l’ha detto a
Chris e Tom. Poi ai tuoi genitori e a tuo fratello. Infine
l’ha saputo il resto del mondo, ma quello è stato
un incidente. Tu non sai nemmeno che “loro” lo
sanno. Tu giaci lì nel letto ed io non neanche la forza di
dirti che l’intero mondo lo sa. L’hanno saputo
perché dovevano
saperlo,
perché sarebbe stato crudele tenerli all’oscuro;
ma io vorrei non l’avessero saputo. Questo è
qualcosa che tu
dovresti
avere il coraggio di dire a tutti. Alla fine, però, Chris ha
dovuto farlo.
“Lo
scorso sabato, il collasso di Matt durante un concerto a Berlino era
una conseguenza di una sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Apprezzeremmo che la stampa abbia il più poco possibile a
che fare con Matthew durante il ricovero. Grazie per
l’attenzione. Nessun’altra domanda”.
“Dom?”
Sei
sveglio, ora. Dovrei chiamare l’infermiera, ma non lo faccio.
“Ehi,
Matt” sussurro, e prendo la tua mano nella mia sorridendo.
“Come ti senti?”
“Malato”
gracchi, sbattendo via l’indesiderato sonno dai tuoi occhi.
“Vuoi
bere?”
Fai
cenno di sì, quindi prendo il mio bicchiere e lo premo sulle
tue labbra. Mi fissi, protestando con gli occhi.
Cosa
stai facendo Dom? Posso farlo da solo. Non sono stupido, stai
dicendo con lo sguardo. Ma sei troppo debole. Ti guardavo, prima di
quel concerto a Berlino. Reggevi a malapena la tua chitarra.
“Bevilo
e basta, Matt” sospiro.
E
tu bevi.
Posso
vedere il tuo pomo d’Adamo fare su e giù, la
pallida colonna della tua gola tesa quando allunghi il tuo collo per
ingoiare.
“Grazie”
dici, e alzi la tua mano per spingere via il bicchiere. Solo dopo mi
colpisce quanto tu sia freddo. Quanto sembri colpevole.
E
così ho deciso, ora è il momento migliore per
chiedere.
“Perché
non me l’hai detto, Matt?” domando, piano,
poggiando il bicchiere sul comodino dietro di te.
“Perché
non lo sapevo”
Oh,
Matt. Mi stai mentendo, vero? Lo sapevi; certo che lo sapevi.
Quindi
ti guardo, e tu guardi me.
“...perché
ero spaventato” dici.
“Matt...”
Stringo
la tua fragile piccola mano e sento le tue ossa aderire al mio palmo.
Sobbalzo.
“Matt,
pensavo ne avessimo già discusso. Non devi aver mai paura di
dirmi qualcosa. Sei il mio miglior amico”
“Già”
fai una pausa per tossire delicatamente “ma questo genere di
cose non valgono più tanto quando hai l’AIDS,
no?”
Sento
le lacrime sgorgare, e cadere ancora, e bagnare la tua mano che deterge
le lacrime dalla mia guancia.
La
tua risata è ingiustificata, ma mi rende felice comunque.
“Per
cosa stai piangendo, stupido segaiolo?”
La
tue dita strofinano la mia pelle in un pizzicotto imbarazzato; quando
alzo gli occhi e ti guardo tu stai sorridendo come se ti avessi appena
dato tutti i soldi del mondo.
“Grazie
per essere qui, Dom” dici, poggiando la tua mano sul mio
braccio. Poi il tuo sorriso svanisce “Qualcuno lo
sa?”
“Ti
mandano il loro amore”
La
tua bocca è storta e contratta, e sembri così
vuoto che mi ferisce star seduto al tuo fianco. Ti guardo rimuovere
lentamente la tua mano dal mio braccio, giacendo sui cuscini e
lasciandoti scappare un sospiro.
“Dom”
mi dici ad occhi chiusi “potresti per piacere
andartene?”
Ti
guardo, fragile e piccolo e esile e pallido, e guardo i tuoi capelli
trasandati, marrone-topo, e guardo le tue mani chiuse perdutamente sul
tuo stomaco, e...sembri come se fossi già morto.
“Ci
vediamo più tardi, Matt”
“Se
proprio devi...”
*
È
più
tardi,
ora. Sto al bar con una vodka e cola, Tom da un lato, Chris
dall’altro. Kelly è sparita nel bagno, e se riesco
a convicermi che anche tu lo sei, allora starò bene. Non
parliamo di te da circa 15 minuti, ora, e la mia grandiosa idea di
pretendere che tu sia andato a pisciare sta funzionando bene, grazie
tante. So che probabilmente è crudele dimenticarsi di te in
questo modo, quando sei a 10 minuti di viaggio, steso su un letto
d’ospedale con solo un monitor e un tubo per nutrirti a farti
compagnia, piccolo e patetico e assolutamente sobrio, ma è
tutto quello che posso fare.
Tuo
padre mi ha chiamato stamane presto, proprio dopo il mio ritorno a
casa. Mi ha chiesto come stavi andando, e gli ho detto che
t’eri svegliato. È sembrato sollevato, come se
tutto ad’un tratto “svegliatosi”
significasse “guarito completamente”. Non ho voluto
dire nient’altro che potesse rompere la sua piccola bolla.
Tu
sei il mio migliore amico; tu sei suo figlio. È diverso.
“Dom,
noi andiamo a trovare Matt domani. Vuoi venire?” domanda
Chris, e il mio isolamento contro di te è improvvisamente
penetrato, disperso e volato via col vento.
“No”
dico.
“Sono
sicuro che ti vorrebbe lì, amico”
“Ma
non voglio andarci”
L’ho
deciso adesso, Matt, che non verrò a trovarti
finché non esci dall’ospedale. Lo odio.
È così pulito, e puzza di antisettico e morte, ed
ora anche tu puzzi di antisettico e morte.
Il
sorriso di Chris è qualcosa di forzato. Mi da una pacca
sulla spalla e ride della sua grande fragorosa risata.
“Seriamente,
Dom...”
“Seriamente,
chris. È fottutamente ridicolo, lì. Sono stato al
suo fianco per due cazzo di settimane e tutto ciò che ho
ricevuto quando s’è svegliato è stato
‘Dom, per piacere, vattene via’. Non mi vuole
lì, Chris, e perdipiù, neanche io ci voglio
stare”.
Chris
sembra titubante “Se ne sei sicuro...”
“Sì,
Chris credo di essere alquanto sicuro. Sai quando dico di non volerlo
vedere, significa generalmente che non lo voglio vedere”
“Dom
smettila di fare il bastardo. Il tuo migliore amico è in
ospedale...”
“È
colpa sua, cazzo, Chris! Perché nessuno lo
capisce?”
“Come
è colpa sua? Spiegami come dovrebbe essere colpa sua se sta
per...”
“Sta
per cosa? Sta per morire?
Già, Chris, giusto. Potrebbe morire. Ma non
c’è niente che possiamo fare, quindi siediti qui e
bevi la tua birra immaginando d’essere felice,
perché è quello che sto cercando di fare, e stava
funzionando così fottutamente bene finché tu ti
sei girato e hai detto il suo stupido nome”
Faccio
finta di non vederlo, ma quando guardo Chris, lui piega in basso la
testa ed una lacrima cade nella sua birra.
*
Ho
cercato di resistere dal venire a trovarti per 3 giorni. Ho telefonato
Kelly per essere sicuro che nessun’altro stesse andando. Lei
vuole venire con me per prima. Io voglio andare per conto mio. Questa
è la mia battaglia da combattere.
Quando
sono passato all’ospedale ed ho chiesto di vederti, la
giovane carina receptionist ha detto che sei stato dimesso. Ha detto
che un signore più vecchio - tuo padre - è
passato a prenderti. Ho cercato il numero di tuo padre senza neanche
pensarci. Mentre cammino fuori dall’ospedale e cerco la mia
macchina nel parcheggio, George risponde.
“Pronto?”
“Pronto,
sono Dom. C’è Matt lì?”
“Grazie
a Dio” George sussurra, ed è qui che inizio a
preoccuparmi “Dom, devi venire; non vuole parlarmi, dice che
vuole parlare solo con te. Dom...io”
“Ehi”
dico gentilmente “Sto arrivando, ok? Niente panico. Che
è successo?”
“Bene.
Ok. Perfetto, Dom.” C’è un battibecco
dall’altro lato del telefono e poi lo sento parlare
gentilmente “Torno fra un minuto, figliolo.” Capto
dei passi e poi lo sento di nuovo parlare. “Mi hanno chiamato
questa mattina per portarlo a casa e lui non m’ha voluto
guardare per tutto il tragitto verso il suo appartamento. Non
l’ho visto in faccia, non una sola volta. È uscito
dall’auto ed è andato dritto dentro, io
l’ho seguito e lui ha detto che sarebbe stato bene, che
potevo andarmene. Certamente, non potevo lasciarlo solo, quindi gli ho
chiesto se voleva una tazza di tè e sono andato in
cucina...Lui stava all’entrata, potevo sentirlo fissarmi.
Quindi mi sono girato e lui c’era. Lacrime ovunque, poggiato
al telaio della porta perché non riusciva a stare in piedi,
con questo assurdo grande livido viola sulla guancia. Non so
cos’ho fatto; sono solo rimasto lì a fissarlo.
Dovevo sembrare davvero, non so, spaventato o qualcosa del genere, come
se fossi terrorizzato dalla...cosa
sulla
sua faccia. È scivolato sulle mattonelle, schiantando la sua
anca sul pavimento, ed è rimasto lì, piangendo,
senza guardarmi. Ha detto solo che voleva parlare con te.”
“Oh.”
Ora
sono in piedi con la mano sulla porta macchina. Dovrei aprirla, ma
l’intenzione è stata succhiata via dalle circa 200
parole dette da tuo padre.
Grande
livido viola.
So
cos’è. Ho sentito il dottore parlarne centinaia di
volte. Ha detto che ne avevi sul tuo petto, sulle tue gambe, sulle tue
anche, ma non ne avevo mai visto uno prima. Ed ora
c’è ne uno sulla tua faccia. Una lesione.
“Dom?
Ci sei ancora?”
“Dì
a Matt che sto arrivando”.
*
George
va via per farci un tè. Sono seduto sul divano con la tua
testa sulla mia spalla, e i tuoi singhiozzi sono diventati ansimi che
sono diventati tossiti che sono diventati silenzio.
“Sono
così brutto” sussurri, e il mio cuore si spezza.
Ti
guardo e tu strofini la mia mano contro la tua guancia.
“Matt,
sei così lontano dall’essere brutto”
sussurro in risposta, e tu sorridi.
“Yeah?”
“Yeah.”
Mi fermo, il mio naso premuto leggermente contro il tuo “Sei
bellissimo, Matt. Non importa che diavolo c’è
sulla tua faccia, o ovunque sul tuo corpo. Sei bellissimo”.
Non
avevo mai visto i tuoi occhi. Non così. Non quando si stanno
lentamente riempendo di lacrime. Tu sbatti le palpebre, facendo
scivolare le lacrime via, ma loro semplicemente continuano a tornare,
cadendo sulle tue guancie, via dal tuo naso, nella tua bocca e
giù fino al mento; sembri un disastro, Matt, e sei ancora
bellissimo.
Sei
sempre bellissimo.
“Cosa
succederà con la band?” domandi, sistemandoti
accanto a me con un lungo sospiro e alzando la mano scheletrica a
coprire i tuoi occhi.
“Stiamo
annullando tour, concerti e interviste, cose così, fino a
che non starai meglio”.
“Oh”
non sembri molto felice.
“Che
c’è, Matt?
Giocherelli
con un lembo della t-shirt, un pallido pezzo di pelle del tuo ventre
visibile per un secondo mentre si tira il tessuto. Ti agiti, muovendoti
sul divano, cercando di trovare una posizione comoda, poi tiri su col
naso “E se non sto meglio?”
“Starai
meglio” lo dico perché voglio crederci. Davvero.
Sei
il mio migliore amico, Matt. Tu mi interrompi e mi lanci cose e ridi con
me, e discuti con me, e non puoi lasciare che questa cosa diventi
più grande di te. Non puoi andare alla deriva; lasciarti
distruggere dall’interno. Non puoi morire.
Non
lo farai.
Ridi
leggermente, inclinando il tuo collo per guardarmi.
“Tu
eri sempre per il bicchiere mezzo pieno, eh?”
“Cosa
vorrebbe dire?” domando indignato, solamente
perché non voglio che tu smetta di parlare.
“Dom,
io ho l’AIDS, cazzo. Come puoi essere ottimista su questo,
non lo saprò mai. Ma lo sei, ed è
bello.”
Mi
rivolgi quel
sorriso,
quello che non rivolgi mai a nessun’altro, ed anche se la tua
faccia è smunta ed emaciata, e se pure il tuo corpo si sta
rivoltando contro te stesso, e anche se non c’è
assolutamente nessuna speranza in te, è ancora lo stesso.
È lo stesso sorriso che mantiene il mio bicchiere mezzo
pieno e la mia finestra socchiusa. È ancora lo stesso
sorriso che mi fa sorridere di rimando.
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