Prologo
Rientrare
a casa quella sera fu veramente piacevole. Un sole debole, ma
sufficientemente fastidioso, aveva illuminato Dublino per tutta la
giornata. Era ormai tardi quando avevo finalmente smesso di lavorare
e calcolare dati di fisica e avevo chiuso il laboratorio per tornare
a casa.
Adoravo
il buio e la calma che scendeva su villa McGregor al calar del sole.
Infilai la chiave nella toppa e la girai un paio di volte. Osservai
accigliato l'enorme portone: era arrivata l'ora di cambiare la
vecchia serratura con qualcosa di più moderno e sofisticato.
In America si parlava di nuovissimi rilevatori di impronte digitali
che magari avrei potuto modificare personalmente. Sarebbe stato
comodo usare il proprio pollice come chiave; senza dubbio non si
correva il rischio di restare chiusi fuori.
«Ciao,
amore» sussurrò Maryon che era stata attirata dal suono
delle chiavi e mi aveva accolto sull'uscio. Mi baciò
delicatamente. «Hai fatto tardi questa sera» sussurrò,
lasciando un'occhiata alla pendola in ingresso.
Appoggiai
le chiavi sul tavolo e mi levai la giacca. «Sto finendo di
lavorare ad un progetto» risposi, facendo il sorrisetto a metà
che le piaceva tanto. Maryon indossava una camicia da notte bianca,
tirata sul ventre. Appoggiai delicatamente il palmo della mano sul
suo pancione e un sorriso spontaneo mi si disegnò sulle
labbra. Fra meno di un mese sarei diventato padre. Il bimbo si mosse
e scalciò proprio mentre accarezzavo con dolcezza il ventre di
Maryon.
«L'hai
sentito muoversi?» mi domandò con un sorriso, che non
potei non ricambiare.
«Sì,
è forte il nostro piccolino» risposi.
«O
piccolina» mi corresse Maryon. Avevamo deciso di non chiedere
il sesso del bimbo, perché fosse una sorpresa alla sua
nascita. Ma io sapevo che era un maschio. E l'avevo detto
parecchie volte anche a Maryon. «Sei così cocciuto. E
dire che sei un genio... dovresti saperlo che il sesso si determina
in modo casuale. Vedrai che sarà una femmina».
«Fidati,
è un maschio. Quasi mille anni di dinastia McGregor e tutti i
primogeniti sono maschi» risposi, pur sapendo che questa non
era una prova scientificamente valida per sostenere la mia tesi. Poi
pensai che fosse giunto il momento di leggere a mia moglie la vita
del mio capostipite, sir Gregory di Scozia.
«Ti
va di sentire una storia?» le chiesi dirigendomi in salotto,
verso la biblioteca.
Maryon
mi guardò perplessa, poi decise di seguirmi e ripeté
incuriosita: «Una storia?»
Presi
dal quarto scaffale un libro rilegato con una copertina di velluto
rosso. «Sì, una storia. Quella di sir Gregory di Scozia.
In realtà il manoscritto originale è in latino ed è
del mille e cento, per questo si trova nella biblioteca di Dublino.
Ma questa è la traduzione modernizzata che ne avevo fatto una
decina di anni fa» risposi sedendomi sul divano e aprendo il
libro.
Maryon
si accoccolò al mio fianco, con la testa sulla mia spalla e le
mani che cingevano dolcemente il grembo. «Leggi, ti ascolto»
sussurrò con un sorriso.
Così
cominciai il racconto.
Queste
sono le memorie di Sir Gregory di Scozia, un uomo di singolare
intelligenza e di grandissimo onore.
Le
narrerò così come lui me le raccontò sul letto
di morte e come io stesso le vidi con i miei occhi, affinché
anche i posteri abbiano memoria di questo grande cavaliere.
Cormac,
il chierico
Bonjour
a tutti! Eccoci qui con la storia che inaugura la mia nuova serie
fantasy che prenderà il nome di “Ciclo di Faerie”.
Attenzione
al personaggio di Christopher Alfred McGregor perché qui
compare poco, ma presto o tardi lo vedrete all'azione! È uno
dei miei primi personaggi originali (il primo racconto di questa
serie, “I segreti rubati”-presto su questi schermi- è
del lontano 2006!), nonché il mio preferito. Questa storia in
particolare è dedicata al capostipite della sua famiglia...
pieno medioevo, vecchie biblioteche, intrighi di corte e strane
leggende. Spero che vi piaccia!
A
martedì prossimo,
Beatrix
B.
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