Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Eight years without youOk
gente, so che ci siete rimasti parecchio male dalla fine dell'altra FF
e che vi aspettavate ben altro...Quindi spero di cambiare un po' le
vostre opinioni sul mio modo di scrivere eccetera.
Come prima cosa,
questa sara' una FF raccontata non piu' al presente ma al passato e un
pezzo della trama rappresenta una storia VERA... che ho
sentito
raccontare qualche giorno fa. Ovviamente prendo solo i fatti principali
e cambio un po' tutto..pero' comunque resta una cosa che ai giorni
d'oggi capita molto spesso..
Scoprirete presto di cosa parla, vi anticipo solo che è uno
sguardo in avanti, al 2020.. xD
Ringrazio mia sorella Flavia per avermi aiutata con la trama fino alle
due di notte ç_ç E Rosaria. Il titolo della FF
è praticamente suo.
*
Questa FF la dedico a *rullo di tamburi*:
Salvo, affinchè possa FINALMENTE trovare l'amore della sua
vita.. perchè se lo merita..
Ma anche a Rosaria <3 ti voglio bene :3
Buona lettura.
P.S: Ci tengo a questa storia eh, quindi recensitemi, se avete
l'account :D :D
-Ma'...
Capitolo uno
Pov Kristen
"Io
sono Kristen, Kristen Jaymes Stewart.. una ragazza come tante...o una
come poche. Una ragazza ferita, che dopo fottuti otto anni e mezzo
porta ancora graffi e lividi sul cuore.. Una ragazza che per qualche
stupido motivo ha smesso di credere alla forza piu' potente del mondo: L'amore"
7
Giugno 2020.. Mi
sedetti nuovamente sul sedile dell'aereo e accoccolai la mia borsa
sulle cosce scoperte, aprendola pian piano per non fare troppo rumore e
cercai insistentemente gli occhiali, finchè non mi capito'
tra le mani
una foto. Quella foto. Cosa ci faceva li?
Quanto tempo era passato?
Otto anni, otto fottuti anni e mezzo.
La scrutai ben bene, osservando i visi allegri miei e di Robert sul set
di 'let me love you'...
e mi meravigliai di quanto le cose in una manciata di secondi possono
ribaltarsi e cambiare, i sorrisi trasformarsi in lacrime, l'amore in
odio.
Le cose perfette, in un completo disastro..
Era andata proprio così tra di noi..
tutto cambiato per un semplice gesto.. tutti quei sei anni insieme,
mandati a puttane per una semplice voglia stupida.. Quella di tradire.
Continuavo
insistentemente a chiedermi perchè e a chiedermi se avessi
mai potuto
interrompere e ostacolare quello che stava per accadere.
Il rumore del carrellino della hostess mi distrasse dai pensieri,
riportandomi alla realta'..
"Vuole qualcosa da mangiare, signorina Stewart?".. si giro' verso di me
e sorrise, cercando di essere gentile..anche se non lo sembrava affatto.
"No, grazie" risposi. Avrei voluto aggiungere non ho fame, ma
quella frase mi sembrava un tantino scortese al momento..e con quel
sorriso a trentadue denti..
Quella foto mi aveva chiuso lo stomaco. E le arterie.
Sorrise nuovamente e passo' avanti, quando notai gli occhi di tutti
scrutare il mio viso scocciato..
"Robert, non voglio far
sapere al mondo che stiamo insieme.." gli dissi..
"Ma
che ti importa? Tanto la gente ti guardera' sempre e comunque.."
sorrise e continuo'.."Sei un'attrice, amore"
La gente mi avrebbe notato comunque...
Ed è stato proprio così..
Mi
sono sempre stupita di come tutti hanno imparato ad amarmi e mi amano
ancora ora, nonostante non reciti piu' da quando rimasi...
La voce all'altoparlante mi distrasse ancora una volta..
"Fase di atterraggio, aeroporto di Londra.. tenere le cinture ben
allacciate".
Mi voltai verso la sicura scrollando le spalle per cercare di far
passare le immagini della mia vita passata e la strinsi ulteriormente
attorno al mio bacino.
Lasciai la foto che avevo ancora tra le mani nella borsa quando
finalmente
trovai gli occhiali da sole. Li indossai e mi sistemai per scendere
dall'aereo, di li a poco.
La fase di atterraggio finì. Mi tolsi la sicura e presi la
borsa, mettendola a tracolla. Scesi dalla scalinata e velocemente
riuscì a ritrovare i miei bagagli. Mi guardai intorno e
rimasi a
bocca aperta, felice di notare che in questi otto anni e mezzo non era
cambiato assolutamente niente, almeno qui. Ogni cosa era al suo posto:
le piste di decollo e quelle di atterraggio. I muri avevano gli stessi
colori e c'era lo stesso caos di sempre..anche al mio interno.
Sorrisi al pensiero, trascinai il mio bagaglio poggiandolo a terra e mi
guardai intorno ancora un po' ..
Una ciocca di capelli biondi attiro' la mia attenzione facendo battere
all'impazzata il mio cuore e iniziai a correre, come un'adolescente.
Mi buttai addosso a Ruth, la mia agente.. Il suo viso in tutto questo
tempo era cambiato poco e niente: Un po' nei
lineamenti e sembrava una donna matura e responsabile, gia' da primo
impatto.
"Come sei diventata bella..sembri una diciannovenne ancora" disse e mi
abbraccio'. Ricambiai subito l'abbraccio piu' caloroso degli ultimi
tempi e mi scostai, tornando a osservare il suo viso.
"Grazie.. come stai, Ruth?"
"Io..bene.. tu piuttosto? E' da un po' che non ti sento"
"Sto bene" sussurrai..
Fece un'espressione fredda mentre mi aiutava a prendere le valigie da
terra e si guardo' attorno, prima di tornare su di me..
"E........Robert?"
Una fitta mi colpì il cuore e lo stomaco mentre il respiro
si spezzo' per un po'..
"Chi è?". Le feci un occhiolino e l'aiutai a caricare i miei
stessi bagagli nel retro della sua volvo nera scura. Non avevo voglia
di parlarne, non ne avevo nessuna voglia.. Non avevo voglia di
rivederlo, nè lui nè quella stronza di Lindsey.
Non avevo
voglia di averci ancora a che fare. Non avevo piu' voglia di riempire
sani cuscini con le lacrime, nè di rigare nuovamente il
viso..
Mi impadronì subito della radiolina all'interno dell'auto,
cambiando frequenza ogni due minuti e suvito dopo appiccicai la fronte
al finestrino, senza dare troppa attenzione realmente a quello che mi
passava avanti agli occhi.
Tutto mi provocava ricordi, tutto faceva male.
Tutto era vuoto, persino le cose che prima per me significavano
qualcosa.. Amore..amicizia.
La macchina si blocco' avanti l'Empire
Hotel. Non avevo nessuna intenzione di tornare
a casa mia. O almeno non ora..
Troppi ricordi. Troppe immagini.
Di nuovo.
Incerta aprì dapprima il finestrino e guardai in cielo e poi
mi portai fuori e continuai a osservare la facciata color panna
dell'hotel.
Pensavo ai mille e mille alberghi girati per le varie premiere in tutto
il mondo: Roma, Mosca, Hollywood. Ogni volta un nuovo hotel. Ogni volta
una nuova storia da appuntare su un taccuino, ogni volta baci rubati
dietro le tende spesse che ci dividevano da una folla scalmanata... e
poi tutto da cancellare.
Ruth mi strattono' velocemente, obbligandomi a muovere qualche passo e
a riprendermi..
"Senti...ti dispiace se ci vediamo... piu' tardi? Le cinque ore di fuso
mi hanno sballata un po'.." dissi per cercare di nascondere la
tristezza che poco a poco mi stava riempiendo il cuore..
"Non ci sei piu' abituata, eh?" scoppio' a ridere e mi congedo' con una
pacca sulla spalla, come se in un certo senso avesse capito cosa mi
passava per la testa..
Sorrisi e misi piede in quell'hotel, portandomi velocemente alla hall
con le valigie che strisciavano a terra..
Mi riconobbero subito e uno dei camerieri seduto dietro il bancone si
avvicinò, sfoggiandomi un inchino perfetto...
"Benvenuta, signorina Stewart" sussurrò ancora chino.. "Dia
pure a me".
Velocemente mi tolse le valigie e quant'altro avessi nelle mani e
iniziò a camminare. L'ascensore si divarico' di fronte ai
nostri occhi ed entrammo, in silenzio..fin quando non si blocco'
all'ultimo piano..
"Ora se vuole puo' andare..". Mi porse le chiavi e mi lascio' il numero
della hall
nel caso ne avessi mai avuto bisogno..
Forse mi sarebbe servito davvero.. o forse no.
Era la prima volta che ero in albergo da sola.. e non sapevo affatto
come comportarmi..
Provai semplicemente ad essere.... mh.. Normale? Per quanto potessi
esserlo dopo che il cuore mi era stato praticamente strappato dal petto
a mani nude..e dopo otto anni non era ancora tornato nulla al suo
posto. Continuavo a chiedermi se quel miracolo sarebbe mai successo..
ma in realta' non ci credevo piu'. Non credevo piu' a NIENTE.
Inizialmente non credevo neanche piu' in me stessa.. così
scappai.
Infilai le chiavi nella toppa e fecero un rumore assordante..
L'aria calda della stanza mi si riverso' completamente in piena faccia.
Successivamente rimasi pressocchè a bocca aperta.. Le tende
erano immacolate. La luce risaltava i colori fiochi delle pareti
azzurre e blu e un letto sorgeva al centro della stanza,
sopra il parquet..
Poggiai le valigie a terra in un angolo di quello spazio enorme a mia
disposizione e mi appoggiai sul letto, chiudendo gli occhi per
concentrarmi sugli aspetti di quel posto. La stanza era priva di
rumori. Nessun suono. Nessuno tranne il mio respiro che si faceva
spazio al suo interno.
Per un secondo mi sembro' che il mio cuore si fosse alleggerito, per un
secondo sentìì completamente assenza di dolore.
Fisico e morale.
Subito dopo i sensi di colpa e tutte le immagini mi passarono avanti
come una scheggia..
"Su amore, tra meno di
tre ore abbiamo la conferenza da Jay Leno..alzati.." mi sussurro'
all'orecchio accarezzandomi l'addome scoperto, fuori dalle lenzuola..
Feci uno sguardo dolce e lo guardai dritto negli occhi..
"Possiamo rimanere a letto per sempre?" sibilai mordendogli
l'orecchio..
Fece uno sguardo sconcertato, tentato dall'accontentarmi.. ma il dovere
ci chiamava. Anche quella volta..
Quattro ore dopo eravamo seduti avanti a tutto quel pubblico. Ci
guardavamo come se in realta' fossimo insieme da sempre...
Si accorse del mio fiatone e della mia agitazione quasi
subito..così confondendosi, avvicino' il microfono alle
labbra e lo distacco' subito...
"Andra' tutto bene, vedrai.."
E avrei voluto davvero che fosse stato così..non solo quella
sera..
Ogni tanto, in questi anni mi sono trovata a ripensarlo nuovamente.
La verita' era che non riuscivo neanche piu' a capire cosa volevo.
Provavo ad ascoltare i battiti del mio cuore, ma non sentivo nulla..
non sentivo cio' che avrei voluto sentire. Non sentivo un minimo di
coraggio sfiorarmi le vene per ritornare.
La sua immagine continuava a lacerarmi ogni singolo strato di tessuto.
Ogni organo.
Mi spezzava. Mi schiaffeggiava.
Provai a respirare un tantino e per un attimo
sentìì il suo profumo e il suo fiato ansimare sul
mio collo.
Mi spaventai.. perchè non era cio' che volevo.. e neanche
cio' che mi aspettavo.
Iniziai a spaventarmi davvero e a credere che quel viaggio era stato
uno sbaglio sin dall'inizio. Tornare in quel luogo, a meno di
cento chilometri da lui era straziante.
Provai a ricordare di nuovo, ma quella volta non
sentìì ne vidi niente. Era come se ogni ricordo
fosse svanito..
Provavo rabbia, dolore.. e un calore al petto insormontabile..
Fisso.
Le mie mani iniziarono a contrarsi e a tremare..
Decisi di 'lottare' e mi alzai ad abbassare la tapparella, prima di
buttarmi sul letto, Iniziai a sbattere le ciglia altre due o tre volte
per il bruciore improvviso agli occhi e li chiusi definitivamente,
osservando l'unica cosa che volevo davvero ci fosse: buio.
Mi alzai qualche ora dopo, tutta frastornata..
Portai le braccia al cielo per stiracchiarmi e mi alzai di scatto,
senza far passare troppo tempo..
Mi portai in bagno e mi sciacquai la faccia con l'acqua gelida, che
contrastava la temperatura quasi cocente dell'aria.. Alzai il busto,
con gli occhi ancora bagnati e mi asciugai, notando con gioia lo strato
opaco che si era creato sulla superficie del vetro liscio.. Portai
istintivamente il dito su di esso e ci scrissi sopra.. 'You are my one in six Billion'...
E poi ci passai velocemente la mano, per scacciare il ricordo legato a
quella frase così sciocca.
Tornai di nuovo nella vera e propria stanza e
aprìì la valigia, buttando gran parte delle cose
che mi ero portata sul parquet.. Mi sedetti con il sedere a terra e
frugai tra tutto quel casino. Alla fine optai per le solite converse
nere, un altro paio di shorts
carini e una canottina azzurra, non troppo scollata.
Non era quello che cercavo..ma lo misi lo stesso, perchè
tanto non faceva la differenza..
Mi stesi e afferrai la borsa, anch'essa buttata a terra e la trascinai
a me. Cercando di evitare di posare lo sguardo sulla foto presi la
matita nera e quella azzurra, contornando leggermente gli occhi. Buttai
la testa in avanti e sentìì la schiena fare un
rumore strano.. e senza farci troppo caso raccolsi i capelli in un
pugno e li legai, con un elastico blu notte.
Incrociai le gambe e mi alzai eretta..Afferrai borsa e chiavi da terra
e uscii velocemente da quella stanza soffocante, se pur spaziosa per
una persona sola..
Con due forse no.
A quel pensiero mi portai la mano alla faccia, rendendomi conto di
quanto lui
fosse nei miei pensieri piu' di quanto abbia fatto di recente.. In
realta' piu' di quanto si meritasse davvero.
Sospirai e sorrisi leggermente pensando a quanto i luoghi condizionano
il pensiero..
L'ascensore si aprì nuovamente di fronte ai miei occhi, vi
entrai e aspettai che si bloccasse a braccia conserte..
Il tempo, da quando avevo messo piede qui è sembrato
fermarsi, o almeno trascorrere lentamente.. troppo.
Sai quando sembra che manchi qualcosa? E' esattamente così.
Mancava qualcosa.. e io sapevo bene cosa.. Anzi, chi.
E sapevo anche che non volevo affatto che si piazzasse nella mia testa
ancora a lungo, come se fosse stata casa sua...
Io lo odiavo.. lo odiavo piu' di quanto avessi mai odiato in
vita mia..o almeno avrei dovuto farlo dopo tutti gli schiaffi al cuore
ricevuti..
In quel momento mi resi conto che l'ascensore aveva compiuto un
piccolissimo saltello e si era spalancato. I miei occhi erano ancora
persi nel vuoto e riuscii ad accorgermi in tempo che era il momento di
uscire, prima di rifarmi in viaggio in salita..
Erano le sette e trenta spaccate, e avevo bisogno di staccare..
Ma, ahimè.. non pensai al fatto che piu' avrei camminato,
piu' avrei ricordato.. Le immagini continuavano a scorrere avanti la
mia vista, e io immediatamente non ci pensai due volte a scrollare la
testa per scacciarli.. così decisi di allungare strada e di
chiamare Ruth.. l'unica persona di quale potevo davvero fidarmi...
Presi il telefono e notai con gioia due chiamate perse da parte sua,
così richiamai..
Squillo' a lungo.. senza che nessuno rispondesse.. Staccai il cellulare
dall'orecchio, quando sentii la sua vocina dolce squittire..
"Kristen? Kristen?"
Riportai il telefono dov'era prima e respirai, cercando di ricompormi..
"Oh.. eccomi.."
"Hai voglia di fare un giro con me?"
Non ci pensai su due volte. A Boston non uscivo mai.
"Si, preparati.. sono vicino casa" sussurrai facendo un sorriso
sghembo..
Mi meravigliavo di come ricordassi tutte le strade, le scorciatoie che
avevo imparato a prendere, nonostante fossero passati tantissimi
giorni...mesi, stagioni e anni.
Attaccai e mi sedetti alla panchina, quando due minuti dopo la sua
figura fioca e lontana, dai contorni non definiti bene mi si piazzo'
avanti sfoggiando un sorriso bellissimo, brillante..
Non potei fare a meno di sentire il cuore strapparsi.. Non ero capace
piu' di sorridere.. e me ne accorsi solamente in quel momento.. La mia
espressione dev'essere cambiata notevolmente in una frazione di
secondo..
Ruth mi prese il mento e lo sollevo' verso il suo viso, obbligandomi a
guardare con profondita' nei suoi occhi luminosi e brillanti, anche
quelli..
"Che hai?"... sorrise e si sedette vicino a me, che invece mi alzai di
scatto, trascinandola per la mano..
"Non voglio stare seduta.." dissi leggermente acida..
Tra i nostri corpi per un po' di tempo ci fu solamente aria fresca e
niente piu', tranne qualche sorriso sfuggito ogni tanto da parte sua.
Non ce la facevo a parlare. Mi aveva sempre fatto schifo mostrarmi
debole, anche se la persona avanti a me era debole quanto me, se non il
doppio.
A un certo punto si blocco' avanti a me, bloccando la mia camminata
insicura e lenta..
Sbuffai portando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto e
iniziai a sputare tutto quello che serviva alla mia anima per
depurarsi, in qualche modo.
"Lo vedo dappertutto"
Reagì esattamente come mi aspettavo: Abbassò il
volto e sussurro' qualcosa sottovoce che non afferrai.. Il suo' sguardo
divenne scuro e si accigliò, come se fosse quasi
colpa sua..
"Ruth" sospirai.."Cosa c'è di male? L'ho amato per
così tanto tempo..".
Era vero. Lo avevo amato per troppo tempo. Quello forse era l'unico
motivo per il quale non riuscivo a cacciarlo via..
Era l'equazione di ogni problema, il fazzoletto per ogni
lacrima.. Con lui avevo avuto la mia prima volta..e un tempo avrei
pensato anche l'ultima..
Iniziai a respirare lentamente, mentre lei farfugliava tra
sè e sè. Avrei tanto voluto capire cosa le
passava per la testa, ma non ci riuscii.
"Niente..". Abbozzo' un sorriso finto e continuo' a parlare in modo
solare, sviando l'argomento Robert. Tutto accade per qualche
motivo. Solo che non ci è concesso mai sapere qual
è davvero, quel motivo.
Bloccai il suo parlare frenetico e le chiesi di piu, anche se lei
continuava a sbuffare.
"Devi dirmi cosa sai, Ruth. Ti prego... ne sto uscendo pazza"
"Kristen NON LO SO!" Alzò la voce perdendo la pazienza e il
mio cuore cominciò a sgranarsi di nuovo.
Mi chiedevo spesso quante volte avrebbe mantenuto ancora a tutte quelle
lame, prima di cedere completamente.. e sinceramente speravo in un
collasso..o che qualcosa mi cadesse in testa, così
velocemente da farmi perdere la memoria e farmi condurre una vita
finalmente normale. E felice.
Aspettavo qualcosa che mi facesse respirare. Infondo avevo appena
compiuto ventinove anni, e credevo davvero di meritarmelo, anche se
forse non era così.
I miei sbagli continuavano ad accumularsi e non potevo fare a meno di
notare che tutto cio che succedeva veniva attratto da me. Attraevo la
sfiga..
Da quel momento in poi chiusi la bocca e mi feci altre due o tre seghe
mentali su come sarebbe andata se fossi restata. L'atmosfera da due ore
prima, era completamente stravolta. Cambiata.
C'era freddo, tanto freddo..nonostante quei venticinque gradi..
Avrei scommesso che se avessi scavato in profondità, la
temperatura effettiva dentro di me sarebbe calata intorno ai due gradi,
tenuti in vita da un po' di alcool che girava ancora nelle mie vene.
La serata era
proseguita abbastanza bene, nonostante quelle
incomprensioni.
Le mani di Ruth fecero leva sul mio bacino, bloccandomi.
In quel momento non riuscii a capire cosa stava succedendo. Potevo
sentire solamente le mani di Ruth 'modellarmi' e imprigionarmi,
così che potessi guardarla in faccia.
Guardava oltre la mia testa e aveva uno sguardo disperato e buio, quasi
irriconoscibile.
"Ruth, cazzo... LASCIAMI STARE!" Alzai la voce, facendo girare un bel
po' di persone, anche se lei non si decideva a mollare la presa dal mio
corpo minuto.
"NO!" ringhio' tra i denti..
Rabbrividì, scossi la testa e alzai gli occhi al cielo
muovendomi. Mi liberai in un millesimo di secondi e sentì
fare uno scatto alle ossa del mio collo, che mi provocarono dolore.
Ma fu niente rispetto al dolore che sentii nel petto appena mi girai. Lui era
lì. Con Lindsey.
Dopo 2920 giorni e passa.
E immezzo a loro una bambina, che tendeva le
mani a tutti e due, facendosi sollevare da terra.
La riconobbi subito.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata, come non aveva mai
fatto prima.. Per un secondo credetti che stesse per cedere, ma -per
mia sfortuna- non lo fece. Non lo fece di nuovo.
Bruciava tutto dentro.
Bruciava tutto fuori.
Se fossi andata veramente a fuoco avrebbe bruciato di meno..
L'incendio dentro di me continuava ad alimentarsi dei loro sorrisi, e
lo sentivo accrescersi dentro sempre di piu.. Faceva sempre piu' caldo.
La gola era sempre piu' secca e improvvisamente sentì sete
di vendetta. Una sete spietata.
"Mamma, perchè quella signora ci sta fissando?"
sibilò la bambina..
Era la mia bambina.
Chiamava mamma, una
madre non sua. Ma infondo, non potevo aspettarmi altro...
Le mie gambe iniziarono a tremare, e il mio sangue si riempì
di abbastanza coraggio da fare esattamente quello che dovevo fare, e
che avrei completato a secondi.
Iniziai a scattare e a correre, per ricoprire lo spazio tra di noi. Mi
sentii completamente attratta dai suoi occhioni misti tra il marrone
degli occhi di suo padre e il verde chiaro, come quelli di sua madre. I
miei.
Rob mi guardava esterrefatto, come se avessi mandato in fumo quello che
aveva fatto per otto anni e mezzo, come se avessi distrutto il muro che
aveva messo tra me e mia figlia e Lindsey con odio, quello che provavo
per lei da anni.
Mi inginocchiai di fronte a mia figlia e una lacrima mi rigò
il viso.. che divenne un fiume quando le mie dita toccarono la sua
pelle abbastanza soffice e delicata da poterci sprofondare dentro..
L'abbracciai per la prima volta, dopo averla messa al mondo e le
annusai i capelli. Avevano lo stesso profumo di Robert.
Per un momento mi pentii di essere scappata dai problemi otto anni fa e
di averla lasciata tra le grinfie di Robert e Lindsey..
Mi pentii di non averla portata con me a Boston, lasciando disperare
Rob.
Mi pentii di tutto, solamente guardandola negli occhi.
I rimorsi si accanirono su di me nuovamente. Come avevo fatto a
mettere al mondo il fagotto che avevo portato nove mesi dentro di me e
averla abbandonata? Per uno stupido capriccio?
Avevo paura, paura di star male. Soffrivo.. e la cosa peggiore era che
l'unica persona che era in grado di cullarmi mi stava facendo versare
fiumi di lacrime..
Mi guardò negli occhi per un attimo e poi
risollevò il suo viso verso quello di Linds.
Quel viso che avrei tanto voluto sfregiare con le mie stesse mani. E in
realtà, non so neanche come ho fatto a mantenermi.
"Mamma, allora? Mi spieghi chi è?"
Mia figlia non sapeva neanche che esistessi. Non gli aveva neanche
parlato di me.
Mi sentì morire.
E la cosa peggiore...era che non potevo porre fine a tutto e subito.
Non ne avevo la forza.
Nè la voglia.
Pov Robert
Kristen scattò immediatamente in piedi, facendo muovere
velocemente le braccia.
Mi sferrò un pugno in pieno naso e scappò.
Per la prima volta in vita mia, sentì il cuore spezzarsi.
Sentì anche piu' dolore di quando rientrai a casa con la nostra bambina e
non ce la trovai, ad aspettarci.
Faceva male. Troppo.
Si fermò a qualche metro di distanza da me e mi
lanciò
con gli occhi bagnati un'occhiata famelica, meschina e carica di dolore
e soprattutto odio.
Quello che per lei io non ero mai riuscito a provare come avrei dovuto
fare realmente.
Mia figlia Stephanie mi tirò il bordo della maglietta
spaventata, costringendomi a chinarmi.
Mi abbassai, flettendo le gambe sulle ginocchia e le presi la mano.
"Papà.. lei era l'attrice che ha recitato con te?"
"Si, amore"le sussurrai all'orecchio. La sollevai da terra, ingorando i
grugniti di Linds al mio fianco e le dissi che ci saremmo visti
l'indomani.
Avevo qualche questione da chiarire, e forse dopo otto anni, finalmente
era giunto il momento.
Nessuno poteva sparire e ricomparire mille e mille giorni dopo,
pretendendo di ricevere un abbraccio. Nessuno.
Niente valeva quella tortura, neanche tutto l'amore che ho provato per
lei in sei anni.
Ero forte, e un attimo dopo non lo ero gia piu'..
Spiegai a mia figlia che Kristen era una mia amica, e che avevamo
litigato. Non sapeva niente di noi, ma in realtà non sapevo
niente neanche io.
Cosa si puo' dire a una bambina di otto anni e mezzo?
La caricai in macchina gia' mezza addormentata, mentre i pensieri
continuavano a martellarmi il cervello colmo e offuscato e mi sistemai
avanti. Misi in moto la macchina e non misi piede sull'acceleratore.
Tutto il nervosismo non avrebbe portato a niente di buono..e non volevo
che succedesse altro. Non per colpa sua. Avevo rischiato anche troppo,
per quanto mi riguarda.
Presi il telefono e composi il numero di mia sorella Lizzy piu' volte.
Nessuna risposta.
Finalmente riuscì a rintracciare Victoria, la mia seconda
sorella..
"Vic, mi serve un favore"
"Rob, se vuoi sapere di Tom è qui a casa".
Il mio migliore amico che se la spassava a casa mia senza di me.
Sorrisi e sghignazzai nella cornetta..
"Va beh, no. Volevo che mi teneste Steph per stanotte"
La sentì sospirare..
"Scordat..."
"E' tornata Kristen"
Lei la adorava, e so che l'adora ancora.
"Va bene, va bene. Mando Tom giu tra cinque minuti, fatti trovare"
Scoccai un bacio impercettibile e chiusi la comunicazione.
Cinque minuti quasi esatti dopo ero sotto casa mia. Ad aspettarmi
c'erano mia madre Claire e Tom... Presero dolcemente Steph tra le
braccia e salirono i gradini in giardino, coprendola sebbene facesse
ancora caldo.
Tornai in macchina e mi piazzai sotto casa di Ruth, attaccandomi al
campanello con forza..
Un tempo anche noi eravamo amiche.. poi è sparita anche lei,
come la sua amica.
Scese con gli occhi appiccicati e stanchi e la matita sbavata.
"Che cazzo vuoi, razza di coglione?"
"Che tono simpatico". Sghignazzai tra i denti... e mi resi conto che
non scherzava affatto.
Ci misi mezz'ora per convincerla a dirmi dov'era la donna che avevo
amato piu' di me stesso... ma alla fine ci riuscì.
Un'altra mezz'ora dopo ero dentro il suo hotel, a lottare con il
cameriere che non voleva farmi entrare.
"La signorina Stewart ha detto che.."
BLA. BLA. BLA.
Cacciai venti dollari dalla tasca e glieli poggiai sul biancone.
"Devo farlo" sussurrai piano..
Acconsentì e iniziai a fare le scale a piedi, tutti e sette
i piani.
Arrivato in cima non fu difficile trovare la sua camera. Mi accasciai a
terra, poggiando fiacco e senza fiato la schiena contro il muro e
pensai a cosa dire, a cosa fare. Senza arrivare ad una vera e propria
conclusione.
Poi mi alzai lentamente e bussai..
La sentii imprecare dietro il portone e non potei fare a meno di
sorridere silenziosamente, ricordando a quante me ne ha dette in
passato.
"Robert, sei un
coglione. UN COGLIONE! Ma che cazzo fai? Perchè ti fai
scappare certe frasi dalla bocca?"
"Ho detto la verità alla stampa. Ti amo. Cosa c'è
di male?"
"Sei un coglione!!" mi urlò in faccia tirandomi pugni quasi
impercettibili sullo stomaco. Poi mi diede le spalle. Le presi il
braccio e la bloccai, attirandola a me e le stampai un bacio dolce
sulle labbra.. inizialmente stette ferma, e dopo ricambiò il
bacio.
Finalmente.
La porta si spalancò di fronte a me,
mostrandomi la sua
immagine con ancora gli occhi gonfi e rossi e i capelli ingrifati sulla
sua testa...
"Cosa cazzo vuoi?" sibilò a dentri stretti..
"You should let me love
you let me
be the one to give you everything you want and need"
Lascia che io ti ami, lascia che io sia l'unico che ti da
tutto cio' di cui tu hai bisogno"...
Avevo bevuto prima. E anche parecchio. Ero sicuro di non amarlo piu',
ero sicuro di odiarla..
Eppure qualcosa dentro mi bloccava a contatto con i suoi occhi verdi e
profondi.
Lì dentro ho rischiato di perdermi un sacco di volte.
Sbuffò portando gli occhi al cielo e si girò..
chiudendomi la porta in faccia..come aveva fatto tante volte.
Perchè era in hotel, quando aveva una casa enorme a Londra?
Non me lo spiegavo.
Lasciai stare quel pensiero e cominciai a bussare violentemente,
fregandomene dell'ora e del casino che stavo combinando.
"LASCIAMI STARE!"
"NO!"
Due minuti dopo si presentò di fronte a me nelle stesse
condizioni di prima.
"Entri, solo perchè mi fai troppo schifo in questo stato e
non
voglio essere sbattuta fuori di qui a calci in culo per colpa di un
essere viscido e schifoso".
Ora ne ero sicuro : era tornata.
*
Ma questa Kristen che scappa da Londra il giorno dopo aver messo alla
luce una bambina?
Cosa sara' mai successo a questa coppia prima?
Non vi è ancora molto chiaro ... pero' lo
scoprirete solo andando avanti e leggendo.
Vi tocchera' il cuore questa storia, proprio come ha fatto con me.
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo. In tal caso, fatemelo sapere.