Titolo:
Fix You
Summary:
Quel giorno il dottore
era proprio strano.
Pairing:
SherlocK/John
Rating:
Giallo
Words:
615
Disclaimers:
Non miei e “blablablabla!
Lascia stare! Abbiamo detto queste cose centinaia di volte!”
Notes:
Per la Maritombola (#39: What
if?)
Fix
you
“Lights
will guide you home,
and
ignite your bones.
And
I will try to fix you.”
(Coldplay)
Pioveva a dirotto quel
giorno, a Londra.
Mrs Hudson andò
ad aprire la porta e trovò John completamente bagnato sotto la
pioggia.
«Oh, ragazzo
mio!» esclamò facendolo entrare «Ma cosa fai lì
senza neanche un ombrello?»
Lui rimase in silenzio,
salendo le scale.
«John.» lo
chiamò, ma non ottenne risposta.
Quel giorno il dottore
era proprio strano.
John spalancò la
porta e poi la chiuse, alla ricerca silenziosa di Sherlock. Lo trovò
in cucina, alle prese con uno dei suoi soliti esperimenti.
«Eccoti!»
esclamò ancora accanto al microscopio «Allora?»
Si voltò a
guardarlo e il sorriso gli sparì dal volto. Aveva capito.
«Che è
successo?»
John sostenne il suo
sguardo senza dire una parola.
«Quale delle
due?» domandò, sperando che John rispondesse. Il suo
silenzio lo stava uccidendo.
«La bambina.»
disse atono, la voce rauca di chi non ha parlato per un po'. O di chi
ha urlato troppo.
Sherlock sospirò.
Gli si avvicinò e gli prese il viso tra le mani, tolse i
capelli bagnati dalla fronte e poi vi premette le labbra contro.
John era fermo. Il
dolore l'aveva immobilizzato completamente. E Sherlock non sapeva
quanto ancora ne avrebbe potuto sopportare.
Appoggiò la
fronte alla sua e sospirò ancora. «Mi dispiace.»
Vide John chiudere gli
occhi. Non sapeva cosa fare per farlo stare meglio, solo un po'.
«Vedila così,
sarebbe potuta andarti peggio.» disse
John si staccò
da lui e lo guardò, gli occhi azzurri spalancati.
«Come,
esattamente, sarebbe potuta andare peggio di così?»
La vocina interiore,
che ogni tanto somigliava a quella di Mycroft, gli disse di tacere.
Ma dato che somigliava a quella di Mycroft non la ascoltò.
«Sarebbe potuto
succedere fra qualche anno e nel frattempo ti saresti affezionato a
lei.»
Era perfettamente
logico.
«Invece adesso
potrebbe anche non fregarmi un cazzo, giusto?»
Aveva gli occhi stretti
a due fessure adesso, e lo guardava con disprezzo. Sherlock chiuse
gli occhi, e sospirò. Era un idiota. «John...»
Lui si voltò e
si allontanò a grandi passi. Sherlock lo inseguì.
Scesero le scale,
velocemente.
«John. Per
favore, fermati.» lo chiamava, ma lui lo ignorava.
Uscì in strada,
sotto la pioggia. Sherlock non pensò neanche per un momento di
portare l'ombrello.
«John!»
urlò attraversando la strada. Sperava che la sua voce
superasse il rumore incessante della pioggia.
All'angolo della strada
riuscì a raggiungerlo e a prendergli il braccio.
«John, mi
dispiace. Io-»
«TU SEI UN
IDIOTA!» gli sbraitò in faccia strattonandolo «LEI
E' MORTA E TU MI DICI CHE POTEVA ANDARE PEGGIO!»
«Mi dispiace...»
«SEI UN IDIOTA,
MA PIU' IDIOTA SONO IO CHE VENGO DA TE PER FARMI CONSOLARE! E LEI E'
MORTA! ED ERA MIA FIGLIA!»
John smise di lottare,
smise di gridare. Prima si aggrappò alle maniche della giacca
di Sherlock. Già, aveva scordato anche il cappotto.
«Era mia
figlia...» disse John, forse più a se stesso che a
Sherlock. Si morse il labbro e strizzò gli occhi. Ci stava
provando in tutti i modi, ma alla fine le lacrime cominciarono a
cadere. Prima silenziose, poi sempre più accompagnate da
singhiozzi. John si lasciò andare e Sherlock lo prese. Lo
strinse forte a sé. Sotto la pioggia. John mormorava parole
incomprensibili, ma tra loro non c'era bisogno di parole. Tenne
stretto il viso di John al petto, lasciando che si sfogasse. Si
aggrappava a lui come se fosse il suo unico appiglio, l'unica cosa
vera della sua vita. E lui lo teneva come se fosse l'unica cosa che
volesse salvare.
John lo guardò.
«Non lasciarmi
andare.»
Sherlock non riusciva a
distinguere le sue lacrime dalla pioggia.
«Sono qui. Ti
tengo io.» (*)
Lo guardò negli
occhi per qualche secondo, e poi lo baciò.
Qualsiasi cosa sarebbe
successa, l'avrebbe aggiustato lui.
L'avrebbe aggiustato
lui.
Notes,
again:
Ma
salve! Lo so che è triste, non ci posso fare niente. Mi va
così!
Allora,
non ho inserito il testo perché mi sono accorta che ho narrato
esattamente quello che succede nella canzone (Quando
ottieni quello che vuoi/ ma non quello di cui hai bisogno/ [...]
Quando le lacrime si versano sul tuo viso/ quando perdi qualcosa che
non puoi rimpiazzare/ quando ami qualcuno ma va tutto perduto/
potrebbe essere peggio? […] Quando sei troppo innamorato/ per
lasciar andar via tutto)
Entrambi
sono troppo innamorati per lasciarlo andare. Anche se Sherlock è
sensibile quanto un cactus -andiamo! Lo conoscete! Ricordate la
1xo1??- e l'amore di John va tutto perduto. John ha quello che vuole,
una moglie, una casa per conto suo, un lavoro tranquillo, ma non è
quello di cui ha bisogno.
Mi
sembrava brutto ripetere qualcosa che già c'era.
Vi
segnalo solo (*) dal film La donna che visse due volte
(Vertigo
in originale, dato che sono una perfezionista): «Don't let me
go.» «I'm here. I've got you.» ♥ Una delle
poche storie d'amore che AMO e su cui non faccio mai battute. Ma
forse solo perché è Hitchcock.
Grazie
a Sonia per la veloce e notturna correzione! ♥
E
questo è quanto! A presto!
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