Erika si
svegliò con un forte mal di testa. Non sapeva
dov’era e non si ricordava cosa fosse successo.
Nell’oscurità
della stanza riuscì ad intravedere solo la sagoma di un
ragazzo – “sembra carino”
pensò – che stava parlando con
un’infermiera. Poi tutto si fece buio e si
riaddormentò.
Quando si
svegliò, la mattina dopo, non aprì neanche gli
occhi, che subito inizio a parlare: “Arianna non puoi
immaginare cosa ho sognato stanotte: ero in un letto
d’ospedale, forse, era tutto buio, quindi non ho visto bene,
ma ne sono abbastanza certa perché c’era un
ragazzo, tra l’altro molto carino, che parlava con
un’infermiera; quindi o quella era una festa in maschera e io
ero ubriaca, o ero proprio in ospedale. Sta di fatto che il ragazzo era
molto carino”.
Qualcuno nella stanza
soffocò una risata, che però, si accorse Erika,
non era quella di Arianna, ma assomigliava molto al bisbiglio che aveva
sentito nel sogno, quindi, presumibilmente, la voce era di…
“Finalmente
ti sei svegliata. Ero preoccupato; avresti dovuto svegliarti due giorni
fa” a parlare era stato un ragazzo dai lineamenti tipicamente
americani, i capelli castano scuro, corti e ben pettinati in una
piccola cresta, gli occhi grandi e di un penetrante marrone scuro, il
tutto corredato di uno smagliante sorriso.
“Dove…
Tu chi sei?!”
“Io sono
Logan e … grazie per il complimento”
“Oh…
scusa” Erika cercò di abbassare lo sguardo e
sembrare dispiaciuta, ma non ci riuscì, perché il
sorriso, che sembrava quasi timido, come se avesse paura di fare
capolino sulle labbra di quel ragazzo, l’aveva stregata e i
suoi penetranti occhi marroni avevano rapito i suoi.
“Non ti
preoccupare, mi ha fatto piacere”
“Comunque
ciao Logan, io sono Erika… credo…”
“Piacere di
conoscerti Erika… credo…” disse ridendo
e la sua risata, questa volta non più soffocata,
riempì la stanza, tanto che anche Erika cominciò
a ridere.
“Mi fa
piacere che io ti faccia ridere, ma sapresti dirmi dove sono?”
“Scusa, non
volevo prenderti in giro. Comunque sei in ospedale perché
hai avuto un brutto incidente…”
“Che tipo di
incidente?”
“Sei stata
investita. Hai attraversato la strada hai perso le cuffiette
dell’mp3. Quando te ne sei accorta sei tornata indietro, ma
non hai visto che stava arrivando una macchina; purtroppo sei stata
troppo lenta e quindi…”
“Ovviamente
quello stupido è scappato e mi ha lasciato lì
agonizzante, vero?!”
“In
verità quello stupido e i suoi amici hanno chiamato
l’ambulanza, ti hanno accompagnato all’ospedale e
ti hanno tenuto compagnia per tutta la settimana in cui sei stata
qui” disse ridendo, anche se si sentiva una punta di
risentimento.
“O mio dio,
è qui?! Dimmi chi è! Voglio picchiarlo!”
Un’altra
risata riecheggiò nella stanza assolata e Logan le porse,
quasi divertito, un braccio, dicendole tranquillamente:
“Fammi tutto il male che vuoi, ma ti conviene aspettare di
recuperare le energie e dovresti sapere che hai anche
un’altra cosa da recuperare… la memoria”
“Cosa?! Sei
stato tu?! Ecco perché sei qui… E io che pensavo
che fossi qui perché sei il mio ragazzo… Va
bè sarà per un’altra volta…
Però mi sembra di ricordare abbastanza bene la mia
vita… So come mi chiamo, so dove abito, quanti anni
ho… Mi pare di non aver dimenticato niente,
giusto?!”
“Che giorno
è oggi?” chiese Logan a bruciapelo.
“Hai detto
che sono stata incosciente per una settimana, quindi dovrebbe
essere… Il 16 settembre.”
Logan
guardò incuriosito la ragazza: “Ne sei sicura?
Perché oggi è il 9 novembre”
così dicendo le mostrò il cellulare che, in
effetti, mostrava la data del suddetto giorno.
“Oh, ecco
cosa intendevi con perdita di memoria… Comunque io e te ci
conosciamo, perché mi pare di averti già
visto”
“No, non ci
conosciamo, ma mi fa piacere averti conosciuto; magari in altre
circostanze sarebbe stato più piacevole, ma io non mi
lamento”
“Tu…
Comunque ero sicura di averti già visto”
“No, no. Non
ci conosciamo”
Erika tacque, ma
sapeva che quel ragazzo lo aveva già visto da qualche parte.
Ad un certo punto
Logan ruppe il silenzio e riprese a parlare: “Comunque sono
molto dispiaciuto. Sono stato molto in pensiero per te e, se non lo
avessi ancora capito mi dispiace davvero tanto. Senti io avrei bisogno
di qualcosa da bere, tu vuoi qualcosa?”
“Sì,
grazie. Prendo un cappuccino con doppio caramello”
Lui sgranò
gli occhi e la guardò con una aria di ammirazione mista a
incredulità: “Cappuccino con doppio caramello? Sei
proprio sicura?”
“Lo so
può sembrare strano, ma è abbastanza buono.
Dovresti provarlo, sai?”
“Non
è che può sembrare strano, è strano!
È lo stesso tipo che bevo anch’io”
“Wow, sei la
prima persona che conosco che lo beve! A tutte le mie amiche non
piace…”
“Davvero?!
Neanche ai miei amici! Vado subito a prenderli!”
Il ragazzo
uscì di corsa dalla stanza, che subito sembrò
triste agli occhi di Erika, come se il sole fosse meno luminoso senza
il ragazzo.
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