Atto di fede.
#084.
72 hours.
Failure has to be an option. In art and exploration,
failure has to be an option. Because it is a leap of faith.
{James
Cameron}
Sei una
donna dalla mentalità aperta. Lo sei sempre stata, con gran disappunto di tua
madre.
Lo sei
sempre stata, e in fondo è per questo motivo che tu e David vi siete
innamorati.
C’è chi
sostiene che il matrimonio, in fondo, non sia che un grandioso atto di fede:
sposi qualcuno, e dal momento in cui accade, rinunci a capirlo. Lo accetti per
quello che è, e basta.
In
fondo, è quello che hai sempre tentato di fare con David, anche prima di
sposarlo: accettarlo, senza tentare di capirlo. Non che sia stato un compito
facile, specialmente se sei una ragazza piena di insicurezze che ha sposato il
supergenio più dotato del MIT.
È
quello che stai cercando di fare anche adesso, chiusa in uno stanzino dell’Area
51, a decine di metri sotto terra. Stai cercando di accettare che le sue labbra
siano premute sulle tue, anche se i documenti dicono che non siete più sposati
da trentasei mesi.
Buffo,
però. Tre anni di divorzio, e improvvisamente lui ripiomba nella tua vita
dicendo di aver decodificato un messaggio alieno. Ma tu lo accetti, senza
cercare di capirlo, perché David è David: non è mai stato il marito perfetto,
ma conosce il suo mestiere. Se lui ti guarda in faccia e ti dice che esistono
altre forme di vita nell’universo, e che una di esse ha appena puntato il
mirino sulla Terra e sta per fare fuoco, tu gli credi anche senza chiedere
prove, perché Dave è Dave, e non mentirebbe su una cosa così importante.
È anche
per la sua sincerità che ti sei innamorata di lui, in fondo: vi siete conosciuti
al primo anno di università, e non avete potuto fare a meno di finire insieme.
Eppure nessuno credeva in voi, all’inizio: come poteva una ex-cheerleader
vicepresidente del consiglio studentesco fare coppia con un secchione ebreo
trincerato dietro un paio di enormi occhiali da vista? Eppure ce l’avevate
fatta, in qualche modo. Cerchi di ricordati com’è successo, cerchi di riportare
alla mente l’istante preciso in cui hai iniziato ad amarlo. Non ci
riesci. È come se la vostra relazione non avesse avuto un inizio. Se credessi
nel destino, forse diresti che il vostro amore era parte di un disegno più
grande. Ma tu, oh, tu non hai mai creduto nel destino. Sei una mente
scientifica, come lui. Beh, forse un po’ meno di lui.
Ti
sforzi ancora un po’, e cerchi di ricordare l’istante in cui hai smesso di
amarlo. Impossibile stabilirlo. Ci dispiace, l’informazione non è
disponibile. Senti le sue dita scendere nel buio, accarezzare parti di te che
nemmeno ricordavi di avere. Ti lasci sfuggire un sospiro, vi guardate. Ti
coglie l’illuminazione: non hai mai smesso di amarlo. Ti blocchi, immobile, con
le braccia attorno al suo collo e il petto che si alza e si abbassa
convulsamente per riprendere fiato.
“Va
tutto bene?”
La sua
voce. Quanto ti è mancata la sua voce, in questi tre anni? Adesso ricordi
l’istante in cui hai iniziato ad amarlo: dev’essere stato quando ti ha rivolto
la parola per la prima volta. Cercava lo studio del suo professore di
informatica, e distratto come sempre era finito nel dormitorio femminile. Deve
essere quello, deve essere quello l’istante in cui ti sei innamorata di lui.
Non gli
rispondi, la gola secca per l’emozione. Resti lì a guardarlo, come in trance, e
non riesci a evitare il ricordo di voi due insieme, di voi due sposati.
Improvvisamente, ti torna alla mente com’era condividere il tavolo della
colazione, mettere ordine tra i suoi calzini, guardarlo stringere la matita tra
i denti ed elaborare i suoi progetti da cervellone, comprare il detersivo in
confezioni industriali per risparmiare qualche dollaro, addormentarsi sui libri
di marketing la sera e svegliarsi accanto a lui il mattino dopo, stringersi al
suo petto durante un temporale, serrando i denti per non strillare di paura. Il
cuore ti batte forte come i primi tempi della vostra relazione, e dunque cerchi
di non ripensare al suo modo di fare l’amore, mai uguale eppure sempre
rassicurante e soddisfacente, così diverso da come te lo eri aspettato –
insomma, lui era un secchione. Non ci si aspettava tanta intraprendenza, da un
secchione.
E tu hai
sempre accettato ogni parte di lui, l’hai sempre accettato a scatola chiusa, così
com’era, perché David è sempre stato David, in ogni momento della giornata.
Sempre il solito, sempre lo stesso. E ora che ti sporgi in avanti e sei tu a
baciare lui, scopri che forse nemmeno tu sei mai cambiata, nonostante tre
anni di lontananza e i tailleur grigi che indossi ogni giorno. Sei sempre la
sua ragazza, sempre la stessa giovane che è arrossita nel vederlo
inginocchiarsi davanti a te, davanti a tutti, il giorno della laurea,
chiedendoti in moglie. Sei sempre la stessa, e sei ancora sua, adesso
più che mai, adesso che le sue mani scivolano lungo la tua schiena, adesso che
si fermano sulle cosce, adesso che il suo bacino preme contro il tuo, facendoti
sentire il suo desiderio di te – uguale a un tempo, forse ancora più di allora.
Rinunci
alla logica, rinunci a capire come sia possibile amarti ancora,
nonostante un divorzio e tre anni lontani. Accetti il fatto che lui ti
ami ancora, sei pronta ad accettarlo senza prove, sei pronta a fidarti di
lui come non ti sei mai fidata di nessuno.
Sorridi
nella penombra, ricordandoti di quante volte vi siete amati così, in fretta, di
nascosto, ai tempi dell’università, quando si dimenticava i vostri appuntamenti
e andavi a cercarlo nel laboratorio di informatica, o come quando bussava alla
tua camera, a notte fonda, insonne e stanco, arenato su un esperimento che non
voleva saperne di riuscire. Hai sempre creduto in lui, anche senza prove.
Perché hai creduto che il tempo avesse cambiato qualcosa? Siete cresciuti, e ti
sei erroneamente convinta che le vostre strade si fossero divise. Balle. Dave è
rimasto lo stesso, sì. Dave è rimasto lo stesso del giorno in cui l’hai
conosciuto, e tu hai sentito il bisogno di proclamarti diversa. Ma perché, poi?
Forse perché invidiavi la sua capacità di non rinnegare se stesso, la sua
capacità di diventare lo scienziato che aveva sempre sognato di essere. O forse
ti faceva male vederlo buttare via il proprio genio in un laboratorio di
terz’ordine, sapendo che con la sua testa avrebbe potuto convincere le leggi
dell’universo a cambiare.
Le sue
labbra bruciano sulla tua pelle, e quando il suo corpo torna a completare il
tuo, come non succedeva da troppo tempo, capisci che tutto il tempo passato
senza di lui è stato semplicemente tempo sprecato. Il tuo corpo ha sempre
accettato il suo, senza cambiare e senza domandare a lui di farlo. Perché la
tua testa ha sentito il bisogno di complicare le cose? Perché non sei stata in
grado di continuare ad accettarlo, perché non sei riuscita a continuare
a fidarti di lui? Vorresti averlo fatto. Adesso che hai passato tre anni
senza di lui, adesso che sai cosa vuol dire vivere senza David,
non intendi separarti da lui per più di un giorno.
Consumate
le vostre energie e l’ossigeno dello stanzino, finché entrambi non vi sentite
di nuovo completi, vivi come un tempo. Restate a guardarvi per un tempo
infinito, ancora aggrappati l’uno all’altra, incapaci di dire qualsiasi cosa.
Buffo, però. Ci sono voluti tre anni per tentare di dimenticarlo, e meno
di tre giorni per ricordarsi di amarlo. Ma anche questo fa parte di
Dave. Non puoi fare a meno di accettare di amarlo, e basta.
L’altoparlante
nel corridoio, pochi metri oltre la porta sbarrata dello stanzino, inizia a
gracchiare: “Il dottor Levinson è atteso in laboratorio. Il dottor Levinson è
atteso in laboratorio. Meno due ore all’inizio della missione.”
David
scivola via da te, e improvvisamente ti rendi conto di quanto siano stati vuoti
e freddi questi tre anni senza di lui. Ti risistemi e cerchi di farti vento con
le mani, per allontanare il rossore che di certo ti imporpora le guance. Lo
guardi riallacciarsi i pantaloni e girare per il verso giusto le maniche della
camicia, e senti il bisogno di dire qualcosa. Qualsiasi cosa.
“Io non
ho mai avuto una relazione con Whitmore.”
Solleva
lo sguardo su di te, sorpreso. Riabbassa gli occhi. “Lo so. Non ho mai creduto davvero
che avessi una relazione con lui.” Smetti di agitarti le mani davanti al volto,
e rimani ferma a fissarlo. In questo momento vorresti non amarlo così tanto,
così potresti picchiarlo e non sentirti in colpa. Si accorge del tuo sguardo, e
infilandosi la camicia confessa il proprio crimine: “Avevo solo bisogno di una
scusa per allontanarti, credo. Non eri felice, e io volevo che lo fossi.”
“Io ero
felice, Dave.”
“A me
non sembrava.”
“Lo
ero, sul serio. Forse ero troppo impegnata per dimostrartelo, ma lo ero. Ti
amavo, Dave.”
“Com’è
possibile? Come sei riuscita a innamorati di… di uno come me?”
Ti
stringi nelle spalle, come una bambina. “Non lo so. Ho rinunciato a capire il
perché di tante cose. Mi limitavo ad accettare il fatto che ti amassi.”
“Un
atto di fede.”
“Sì,
più o meno.”
“Non è
da te.”
“Lo
so.”
Rimani
a guardarlo, e lui resta a guardare te, di nuovo a distanza di sicurezza, come
se questo breve intermezzo di passione fosse stato soltanto il frutto
dell’immaginazione di entrambi. “Io… dovrei andare. Devo finire di istruire
Steve su alcuni… particolari di… guida.” Deglutisce, nervoso, e vedi il pomo
d’Adamo muoversi su e giù come quando era ragazzo. “Connie, io tra due ore
andrò lassù.”
“Sì, lo
so. Lo accetto. Davvero.”
“No, lo
so, non è questo che volevo dire. Io… abbiamo buone probabilità di riuscita,
ma… potremmo anche non… fallire.”
“Lo
so.”
“Bene.
Ok.” Si avvicina alla porta, ma prima di aprirla torna a guardarti. “C’è la
possibilità che la missione riesca, ma che io e Steve non torniamo indietro. In
quel caso, per favore, ti prenderesti cura di mio padre?”
Non
riesci a promettergli che sarà così. Non sei così forte. Ti avvicini a passo
spedito, e lo baci ancora. “Io mi fido di te, Dave. Mi fido ciecamente
di te.”
Note dell’Autrice
Stavo cercando un pairing
da abbinare a questo prompt, quando mi sono ricordata che questo film si svolge
essenzialmente in tre giorni (due, tre, quattro luglio),
in totale settantadue
ore. Di qui, poi mi sono resa conto che Connie e David, durante questi tre
giorni, imparano a conoscersi di nuovo, e ad amarsi di nuovo.
Non potevo lasciarmi
sfuggire l’occasione.
[E poi, io ho una cotta
incalcolabile per Jeff Goldblum.]