Una notte d’inverno uno sconosciuto
“Allora, vediamo cos’ abbiamo
qui!”
Gli occhi neri del giovane uomo
scrutarono Dale; il ragazzo era seduto a terra con le mani legate dietro la
schiena e la testa china; i capelli castani nascondevano gli occhi ma erano
troppo corti per celare la smorfia dolorante che aveva dipinta in volto.
“Mi sembri ancora tutto interno,
no?” Proseguì abbassandosi per guardarlo meglio in viso ed afferrargli il mento
con due dita, sollevandolo di poco; nonostante la poca luce all’interno della
baracca riuscì a notare il livido violaceo, che si stava allargando sullo
zigomo, e il labbro spaccato dal quale il sangue aveva da poco smesso di uscire.
“Cosa vuoi da me?” Sibilò a
denti stretti il prigioniero, e una lieve condensa gli uscì fuori dalle labbra.
L’eco di quelle poche parole sovrastò per un attimo il respiro, ancora lievemente
affannoso, di Dale che si bloccò alla vista del ghigno sul volto dell’altro.
“Come se io ne sapessi qualcosa!
Mi sei semplicemente capitato tra capo e collo. Secondo te me ne starei qui a
controllare che uno sconosciuto qualunque abbia tutti gli arti al proprio posto
di mia spontanea volontà?” Una lieve e fredda risata risuonò tutt’intorno prima
che il volto dell’uomo ritornasse serio “Non è un piacere per me essere qui, e
vorrei restarci il meno possibile dato il freddo boia che c’è. Dimmi solo qual è
il tuo nome così potrò tornarmene indietro!”
“Avete l’abitudine di
sequestrare le persone solo per fare la loro conoscenza? Alquanto bizzarra come
abitudine.” Nonostante la frase fosse stata sussurrata, il sarcasmo nella voce
di Dale si percepì distintamente e i due colossi che fino a quel momento erano
rimasti immobili e in silenzio alle spalle dell’altro, dovettero trattenere gli
sghignazzi.
“Noto con piacere che hai ancora
il senso dell’umorismo!” si ritrovò a sputar fuori il moro, a denti stretti,
prima di afferrarlo per la camicia candida e strattonarlo per riuscire a
guardarlo negli occhi. Un brivido inatteso gli attraversò la spina dorsale
quando le iridi nocciola incontrarono le sue; lo sguardo accigliato e frustrato
del ragazzo lo irrigidì sul posto per qualche istante prima che riuscisse a
scuotere vigorosamente la testa.
“Ragazzi, potete andar via, qui
non c’è più nulla da fare!” il tono di voce era pacato ma risoluto.
“Ma, Ray, non avevi detto…?”
“Dimentica quello che ho detto e
lasciatemi solo! Chiudete la porta quando uscite.” Aggiunse senza guardarli.
I due si fissarono con aria
dubbiosa prima di alzare le spalle e allontanarsi. “Ci si vede allora.”
“Sì, certo, ci si vede…” Mormorò
Ray senza particolare entusiasmo rimanendo in silenzio fin quando non sentì un
rumore secco, seguito da pochi cigolii metallici e dal rombo di un auto.
Socchiuse gli occhi con un lieve
sospiro e si passò una mano sugli occhi, massaggiandoli delicatamente, prima di
ritornare con lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui.
Dale non aveva proferito più
parola, in compenso i suoi occhi erano rimasti a fissarle l’uomo con astio.
Ray avvicinò una mano al livido
violaceo sfiorandolo appena; le sue labbra si incresparono in un mezzo ghigno
quando il viso dell’altro tradì la sofferenza provata e con movimenti cauti
abbassò la mano fino al collo, percorrendo la strada invisibile che conduceva al
primo bottone della camicia.
“Cosa stai facendo?” Chiese Dale
con una punta d’apprensione, ma il moro non rispose, cominciando a sbottonare
l’indumento per poi rimanere a fissare la parte di pelle lasciata nuda.
L’uomo socchiuse le labbra
avvicinandosi al volto del ragazzo per poi inclinare leggermente la testa
soffiandogli fiato caldo sul collo.
“Ti ho chiesto cosa diavolo stai
facendo!” riprovò Dale tentando di scostarsi per quanto glielo permettessero le
braccia e le gambe legate.
“Un po’ di pazienza…” Gli
sussurrò Ray all’orecchio, con voce arrochita, mentre una mano si faceva strada
sull’addome in tensione raggiungendo un capezzolo e facendo sussultare il
giovane.
“No! Non mi… lasciami stare…”
protestò vivamente, iniziando a contorcersi, senza però riuscire a liberarsi
delle grandi mani che continuavano a toccarlo e ad accarezzarlo con decisione.
Dale spalancò gli occhi quando
la lingua dell’altro gli percorse il collo e l’addome, lasciando una scia calda
ed umida, impossessandosi poi di un capezzolo, iniziando a succhiarlo lentamente
e riuscendo a mandare in confusione il ragazzo, che non riuscì a trattenere un
lieve gemito.
“Smettila! Non tocca… non
toccarmi…” il tono di Dale perdeva determinazione ad ogni ansito involontario;
le mani di Ray continuavano a percorrere il suo torace massaggiando e
accarezzando ogni parte di pelle lasciata scoperta dalla camicia sbottonata e
riuscendo a farlo rabbrividire piacevolmente con quella lenta tortura.
Con un movimento improvviso una
delle mani si avventurò oltre lo stomaco, sfiorando i pantaloni scuri del
ragazzo e toccando il rigonfiamento che tendeva la stoffa.
Il gemito soffocato che seguì
l’atto spinse Ray a ritrarre la mano per continuare a dedicarsi al petto
dell’altro per qualche secondo prima di sbottonargli con qualche difficoltà i
pantaloni ed insinuarsi sotto l’elastico dei boxer.
“NO!” gridò di colpo Dale che, a
quel contatto, aveva spalancato gli occhi, sbigottito.
Con un colpo di reni riuscì a
spostare l’altro da sé, finendo disteso a terra. “Che diamine ti salta in mente,
dannazione!” Urlò, leggermente affannato, cercando di strisciare supino,
mettendo fra lui e il moro quanta più distanza possibile.
Ray non si scompose e lo
raggiunse facilmente mettendosi cavalcioni sul suo stomaco e abbassandosi fino a
raggiungere il volto nervoso e paonazzo. Avvicinò le labbra ad un orecchio “Non
mi sembra, però, che il tuo corpo rifiuti le mie attenzioni…” sussurrò
mollemente prima di mordergli il lobo.
“Ma cosa accidenti blateri?”
Dale continuò a divincolarsi inutilmente mentre l’altro aveva ripreso a far
correre le dita sul petto raggiungendo velocemente l’intimo del ragazzo con
l’intenzione di proseguire da dove interrotto.
“Sei solo un fottuto
pervertito!” Sibilò Dale prima di chiudere gli occhi lasciando andare indietro
la testa e mordendo forte il labbro per frenare il gemito che gli affiorò alla
gola quando le dita dell’altro strinsero la sua eccitazione.
“Maledizione…” riuscì a
biascicare fra un ansito e l’altro, inarcando la schiena, bramando maggior
contatto con la pelle dell’uomo e con quelle labbra che continuavo indisturbate
a percorrergli il petto.
Più la mano aumentava il
movimento ritmico più la mente del giovane si annebbiava; la squallida baracca
in cui si trovava si dissolse e lo sconosciuto che gli stava regalando suo
malgrado quelle intense emozioni non era più un nemico da temere ma l’amante
perfetto per quel momento di totale pace dei sensi.
Strinse i denti nell’estremo
tentativo di non urlare quando un brivido gli percorse la spina dorsale e con un
sussulto lasciò che i muscoli del basso ventre si liberassero da ogni tensione.
Dale rimase a respirare
affannosamente per alcuni minuti, con la testa abbandonata sul pavimento, e
un’espressione esausta ma in qualche modo appagata in viso.
Sembrò ritornare in sé e
prendere pienamente coscienza di ciò che era accaduto solo quando Ray si
sollevò, allontanandosi dal suo corpo e lasciandolo improvvisamente al freddo.
“Bastardo…” sputò fuori con
rabbia, spostando lo sguardo sul soffitto scuro “Perché cazzo l’hai fatto? Sei
sempre così sadico con tutti i malcapitati che hanno la sfiga di incrociare il
tuo cammino? Porca puttana!” La sua voce si spense e i passi dell’uomo
riecheggiarono prepotentemente fra le quattro mura prima di fermarsi. Dale
avvertì nuovamente la presenza dell’altro vicino a sé e chiuse gli occhi, con
l’intenzione di ignorarlo ma, suo malgrado, si ritrovò ad alzare lo sguardo su
Ray quando gli passò una mano sul viso, scostandogli i capelli umidi dalla
fronte. Rimase per qualche secondo a fissare gli occhi neri stupendosi di come
non sapesse neanche che volto avesse la persona che gli aveva fatto appena
provare quelle forti emozioni, contro la propria volontà, naturalmente, ma non
poteva negare a se stesso di aver provato un certo piacere; il perché, poi,
neanche lui sapeva spiegarselo. Dale rimase in silenzio anche quando l’altro gli
abbottonò rapidamente la camicia ormai stropicciata coprendolo con qualcosa che
ricordava una vecchia coperta e che puzzava di muffa.
“Non ce ne facciamo nulla di un
morto assiderato.” Borbottò solamente Ray, prima di uscire dalla bettola,
richiudendosi la porta alle spalle.
“Stronzo…” si lasciò scivolare
via fra le labbra Dale prima di sospirare e chiudere gli occhi, abbandonandosi
completamente sul pavimento gelido.
“Perché sei ancora qui?” chiese
Dale quasi ringhiando e per tutta risposta Ray gli morse lievemente il collo,
fissandolo poi con un mezzo ghigno.
“Perché continui a comportarti
in questo fottutissimo modo? E perché dopo due giorni sono ancora chiuso in
questo cazzo di posto?”
L’uomo seguì i contorni del
volto con un dito “Sei la nostra merce…” sussurrò appena e il viso gli si
rabbuiò un attimo prima che ritornasse velocemente a sfiorare il collo del
giovane con le labbra, godendo dei brividi che riusciva a provocargli. “E, per
inciso, non sono affari tuoi!” Senza attendere oltre corse con la mano lungo il
corpo fino a raggiungere e superare i boxer.
“Da… danna… ah… ba-bastardo!”
Dale lasciò andare la testa contro il muro alla sue spalle, e chiuse gli occhi,
abbandonandosi alle sensazioni provate.
La porta si aprì di scatto,
richiudendosi altrettanto violentemente.
Con poche falcate Ray fu di
fronte al ragazzo e lo afferrò bruscamente per le spalle, avventandosi sulla sua
bocca senza dargli il tempo di dir nulla.
Era completamente fradicio ma la
cosa non sembrava causargli problemi.
Si allontanò solo per poter
riprendere fiato, a pochi centimetri dal volto di Dale, prima di ritornare
prepotentemente sulle labbra rosee, insinuando la lingua fra di esse.
Le mani che artigliavano le
spalle del ragazzo si mossero velocemente lungo il suo collo, strattonando con
poco riguardo l’indumento del giovane e riuscendo a far saltare completamente i
bottoni ancorati ad esso.
Un mugolio sommesso scosse Ray,
facendogli interrompere quello che era diventato un bacio famelico e
ricordandogli che i polmoni di entrambi avevo un disperato bisogno d’ossigeno.
“Perché hai… come…” Dale tentò
di parlare nonostante fosse ancora in riserva d’aria ma l’altro lo anticipò
avvicinandosi all’orecchio per morderlo e sussurrare “Perché ti sto baciando
dopo tutti questi giorni?” Ray gli scoprì le braccia e cominciò ad armeggiare
con la fune che le teneva immobilizzate dietro la schiena, con il viso premuto
contro il collo del giovane.
“Sì, era più o meno questo che
volevo chiedere.” Sussurrò Dale prima che l’altro ritornasse ad appropriarsi
delle sue labbra, rubandogli ancora il respiro.
“Non mi sembrava il caso…”
rispose Ray alzandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
“La tua è una risposta del
cazzo, lo sai?”
Sul viso dell’uomo spuntò un
lieve sorriso “Probabile…” sussurrò e, con un ultimo strattone, riuscì a
liberare le braccia di Dale e, con le mani, andò subito ad esplorare quel corpo
ormai familiare ma di cui non riusciva ancora a saziarsi.
Il giovane aspettò che gli arti
riprendessero la loro normale mobilità prima di provare a muoverli. La lingua
dell’uomo stava esplorando la sua bocca per l’ennesima volta, annebbiando i suoi
sensi e impedendogli di ragionare con lucidità. Alzò le braccia, aggrappandosi
al maglione fradicio e annullando la distanza fra i loro corpi prima di iniziare
a sfilare l’indumento che appesantiva Ray; l’altro si allontanò con riluttanza,
ma una volta privo di maglia si lasciò sfuggire un mugolio di soddisfazione.
Era la prima volta che Dale
poteva toccarlo e si sorprese a pensare come avesse desiderato farlo più di una
volta negli ultimi giorni. Le sua dita disegnarono cerchi immaginari sulla pelle
umida di pioggia di Ray prima di accarezzarla lentamente e avidamente. Alzò
improvvisamente un sopracciglio e socchiuse le labbra “Cosa…?” le labbra
dell’uomo iniziarono a tormentargli un capezzolo impedendogli di formulare la
domanda, e facendolo inarcare e socchiudere gli occhi. Senza attendere oltre Ray
lo spinse su pavimento, distendendosi su di lui e provocandogli un gemito
involontario quando la sua gamba toccò volutamente la sua eccitazione. L’uomo si
morse un labbro, rimanendo qualche secondo a fissare il volto arrossato del
giovane, con i capelli spettinati che ricadevano disordinatamente sulla fronte e
gli occhi nocciola che in quel momento lo fissavano con desiderio.
Le mani tiepide di Dale avevano
smesso di muoversi senza sosta ed ora se ne stavano aggrappate alla sua schiena,
in una fiduciosa attesa.
Si abbassò a baciarlo prima di
posargli una mano sul fianco mentre l’altra già si avventurava oltre gli
indumenti e il giovane non si prese tanta pena per nascondere le proprie
emozioni facendo sorridere Ray che continuò a dedicarsi avidamente alle sue
labbra aumentando i movimenti al basso ventre.
Avvertiva l’alzarsi e
l’abbassarsi frenetico del petto di Dale, i sussulti del suo addome caldo e
imperlato di sudore; si sorprese a desiderare che quel momento non finisse
troppo in fretta quando le unghie del giovane graffiarono prepotentemente la sua
schiena e gli ansiti si fecero più frequenti fino a quando Dale non si rilassò
completamente sotto di lui, rimanendo immobile.
Ray si limitò a liberargli la
fronte dai capelli sudati e rimase a guardarlo in silenzio fin quando l’altro
non riaprì gli occhi sussurrando “Hai camminato sotto la pioggia, vero?” come se
in quel momento fosse una constatazione di estrema importanza.
“Non che la cosa mi importi…”
Il giovane annuì solamente
spostando lo sguardo sul soffitto “Hai delle cicatrici davvero bizzarre!”
Un lieve sghignazzo “Grazie per
aver evidenziato l’ovvio… di nuovo!” Ray sospirò, facendo leva sulle braccia per
sollevarsi dal corpo di Dale e carezzandogli lentamente un fianco, rimase a
fissare il vuoto.
L’altro si accigliò di colpo e,
con uno scatto, afferrò l’uomo per le spalle, inchiodandolo a terra.
“Cosa ti salta in mente?” Ray
sembrava sorpreso.
“Sta zitto e non muoverti.”
intimò Dale facendogli scorrere le mani sul petto e agganciando subito i
pantaloni zuppi per slacciarli.
Ray sospirò senza dire nulla,
lasciando che l’altro si prendesse cura del suo corpo, come lui aveva fatto con
quello di Dale negli ultimi giorni.
Le dita accarezzarono più e più
volte le cicatrici ben evidenti sull’addome e sulle braccia, come a voler lenire
un dolore passato da tempo; la bocca del giovane percorse il petto di Ray senza
mai fermarsi, mordendo e stuzzicando, quasi prendendoci gusto mentre avvertiva
l’uomo contorcesi e mugugnare di piacere.
Non riuscì a trattenere un
ghigno soddisfatto quando il moro inarcò la schiena prima di abbandonarsi sul
pavimento, con il respiro ancora irregolare.
“Sei strano…” sussurrò Ray
mentre recuperava ossigeno, con gli occhi piacevolmente socchiusi.
“Tu sequestri un perfetto
sconosciuto senza sapere il motivo ed io sarei quello strano?” ribatté Dale con
tono stizzito, suscitando l’ilarità dell’altro che, però, si spense di colpo.
Si tirò a sedere con uno scatto
improvviso “Dobbiamo andare!” Sbottò allungandosi per raggiungere la fune che
ancora teneva legate le caviglie del giovane.
“Eh? Do-dove?” L’improvvisa
urgenza preoccupò Dale che rimase a fissare l’uomo, in attesa di una risposta.
Ray scosse la testa “Qualcuno ha
commesso un fottuto errore! Sei la persona sbagliata…” Fece una pausa, alzando
lo sguardo sull’altro “Mi hanno mandato qui per eliminare le prove.”
Dale socchiuse le labbra “Stai
dicendo che hai intenzione di farmi fuori?” La voce prese una nota più acuta
“Sei venuto qui per piantarmi uno stramaledetto colpo di pistola in bocca dopo
aver…” Deglutì alzandosi in piedi “Fottuto bastardo! Ti avevo detto che non
c’entravo nulla con questa storia! Che non sapevo cosa cazzo volessero da me
degli stronzi come voi!” Non si trattenne dal gridare, stringendo i pugni con
rabbia e cercando con lo sguardo una via di fuga.
Ray non si scompose davanti alla
reazione dell’altro e raccolse da terra il maglione, cominciando a rimetterlo
“Cerca di calmarti, e rivestiti. Nessuno ti ha visto bene in faccia a parte me e
non sarà difficile riprendere una vita quasi normale se sparirai dai dintorni.”
“Che cosa? Tu ti sei
completamente bevuto il cervello! Pensi sul serio che mi accontenti di vivere
come un fuggiasco senza far nulla?”
Ray gli lanciò un’occhiataccia
“E chi pensi di denunciare? Me? E con quale nome?”
Dale rimase a fissarlo per
qualche secondo, senza riuscire a trovare una risposta adeguata; il sospiro
dell’altro lo fece irrigidire senza un motivo apparente.
“Resta un secondo qui, vado
a prenderti un maglione!”
La pioggia battente rendeva difficoltosa la guida e l’azione
continua dei tergicristalli facilitava solo in minima parte il compito del
guidatore.
L’oscurità della strada sterrata
venne dissolta per pochi secondi dai fari dell’auto che camminava a velocità
sostenuta.
Dale fissava con aria accigliata
le gocce che disegnavano infinite scie sul vetro lievemente annebbiato; sfiorò
il maglione sformato e scolorito che poco prima gli era stato lanciato da Ray e
strinse con forza i pugni prima di domandare, irritato “Dove stiamo andando?”
“Meno sai e meglio sarà per
tutti!”
La voce atona dell’uomo gli fece
montare ancora di più la rabbia; avvertì il sangue ribollirgli nelle vene
“Certo, come se l’avermi sequestrato, fatto passare un inferno in questi giorni
e probabilmente rovinato la vita per sempre non contasse nulla, porca puttana!”
Colpì con forza lo sportello dell’auto “Perché devo essere l’unico a rimanere
fregato dall’errore di qualche stronzo che neanche conosco?”
“Non farla tanta lunga, e
ritieniti fortunato!” rispose l’altro con aria pacata, continuando a guardare la
strada.
“Ah! Fortunato! Ma ascoltati
quando parli e renditi conto della cazzate che spari…” Inspirò violentemente,
non riuscendo a controllare il tremito nervoso delle mani “Essere molestato ogni
notte da un fottuto sconosciuto dovrei considerarla pura fortuna, vero?” Sbottò
con un ghigno irritato “Ma che cazzo dico, è così ovvio! Molestare tutti i
malcapitati che non ti fanno troppo schifo dev’essere ormai un’abitudine…
maledizione, come ho potuto dimenticarlo! Solo che ho avuto la fottuta fortuna
di beccarti nel giorno migliore e quindi non ritroveranno il mio cadavere in
fondo ad un pozzo, cazzo!”
L’auto inchiodò di colpo, e Ray
spense il motore, afferrando Dale per il maglione, spingendolo con forza contro
il sedile. “Modera il linguaggio, stronzetto, non sai neanche di che cazzo stai
parlando!” Sussurrò a pochi centimetri dal viso. L’espressione furiosa
dell’altro però non accennò a cambiare e l’uomo strinse di più la stretta
sull’indumento “Non sputare sentenze come cazzo ti pare e piace… e non
azzardarti più a parlarmi in questo modo, dannato ragazzino! Non sono un fottuto
maniaco, intesi?” Le mani di Ray aumentarono ancora di più la pressione sul
corpo del giovane che si ritrovò a boccheggiare per qualche attimo prima che
l’altro allentasse di colpo la presa. “Non ho mai toccato una persona
sequestrata… o almeno non in quel senso.” Il tono di voce era tornato pacato ma
gli occhi neri continuavano a fissare Dale “E se la prima notte può esser anche
stata una molestia, la mia, non sarei stato tanto sadico da perseverare se tutto
quello che ho fatto avesse scatenato in te solo ribrezzo.” La voce diventò un
sussurro “E non mi sembra che ciò sia accaduto, o sbaglio?”
Il giovane distolse lo sguardo
salvo poi riportarlo sull’uomo quando questi riprese lentamente a parlare “Non
pensare che per me sia una passeggiata tutta questa storia. Potrei finire nella
merda e tutto solo per salvarti il culo, forse ancora non te ne sei reso conto,
stupido rompicoglioni!”
Dale socchiuse le labbra, ma non
riuscì a dire nulla e rimase imbambolato a fissare il volto di Ray
nell’oscurità, prima di accigliarsi e sibilare “In fondo nessuno ti ha chiesto
nulla, no? Stai facendo tutto da solo.”
L’altro si ritrovò a
sghignazzare di fronte a quell’ennesimo tentativo di fargli saltare i nervi “Sei
assurdo, maledizione…” Si avvicinò all’orecchio dell’altro per morderlo
delicatamente prima di lasciare con la lingua una scia umida sul collo, salendo
poi sulla mandibola. Si scostò di poco dal viso del giovane solo per poterne
seguire i contorni con un dito, più e più volte afferrandogli infine il mento
per baciarlo con trasporto. Le mani corsero sotto il maglione troppo grande,
accarezzando la pelle calda del torace.
Dale ansimò sulle labbra
dell’uomo socchiudendo gli occhi e sollevando le braccia, per aggrapparsi
all’indumento dell’altro, avvicinandolo a sé; a quel gesto Ray interruppe un
attimo il bacio, sorridendo al mugolio di dissenso che si lasciò scappare il
ragazzo, e accostandogli le labbra all’orecchio sussurrò “Mi piaci, giovane
sconosciuto.”
“Cosa…?” chiese Dale, un po’
spiazzato.
“Lo so, è una cazzo di
fregatura, ma ormai è tardi.” Fece spallucce, andando a succhiargli lentamente
la base del collo, prima di aggiungere “E tu, cos’hai da dire, invece?”
Lo sguardo di Dale vagò nel
vuoto per qualche attimo; l’unico rumore era quello del temporale, che
continuava ad imperversare fuori dall’abitacolo, fin quando la sua voce ruppe il
breve silenzio “Non mi fai ribrezzo.” Mormorò prima che gli si dipingesse un
ghigno divertito in volto.
“Stronzo…” Si limitò a
sussurrare Ray con un sorriso, baciandogli lievemente le labbra e rimettendo in
moto l’auto.
Fine
Note
Il titolo è ispirato a quello del romanzo “Se una notte
d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.
Un ringraziamento speciale alla mia imouto-chan per le dritte e
per aver apprezzato la storia nonostante io sia decisamente una dilettante nel
genere yaoi.
E grazie ai lettori che sono arrivati fin qui.
Baci baci
Prue
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