Cani

di Mendori
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Ho molti cani, ma non ricordo quando li ho presi.
Forse c'è stato un passato in cui erano cuccioli e ci ho giocato insieme, eppure non ne ho memoria.
Adesso sono grossi come lupi, e sentono la catastrofe che nascondo dietro le costole nello stesso modo in cui avvertono i terremoti o gli uragani. Corrono senza posa per casa, con lo sguardo sgranato dei cavalli imbizzarriti. Devastano tutto.
Se li mando fuori non risolvo niente: allora girano in cerchio, schioccano le mascelle al cielo, scavalcano le recinzioni e rubano i bambini, e sai, la paura li rende cattivi.
Poi recuperarli è un casino. Quando li chiamo leggono nel braille della mia voce una parola che mi fa tremare, e che spaventa anche loro, tanto che sono costretta ad attirarli con la carne. Allora uggiolano combattuti tra il desiderio di scappare e l'istinto antico della fame, e mi fanno pietà, per questo prometto sempre di non farli scappare più.
Capisci, per questo li tengo con me, devo.
Vedi, per questo gli lascio distruggere tutto quello che ho.









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