01 Janpu
Ringrazio tutte le persone che leggono
le mie storie … buona lettura!
Sanae78
“Janpu”
di
Sanae78
Ichiro stava
lavorando nel suo studio ed era completamente concentrato su una tela, che
avrebbe dovuto consegnare la settimana successiva.
“Accidenti,
non va ancora bene … in quel punto ci vuole un po’ più di luce …”
Lavorava con
la porta aperta e, senza che se ne accorgesse, Yotaro era entrato con passo
felpato, sedendosi proprio di fianco a lui, alla sua sinistra.
Il gatto
amava guardare Ichiro dipingere e trovava, quella stanza, un ottimo posto per
fare qualche bel pisolino.
Il padre del
suo amico Taro, era così assorto da quello che stava facendo, che non aveva
nemmeno percepito il suo arrivo.
Yotaro non
capiva come gli essere umani potessero essere così avventati, ignoravano forse
il fatto che un pericolo poteva essere sempre in agguato.
I gatti erano
decisamente più furbi, e, soprattutto, più vigili, anche quando ronfavano
beatamente.
“Yotaro … che
ci fai qui?”
Finalmente
Ichiro si era accorto di non essere solo … era
ora!
“Che ti
prende Yotaro? Perché mi fissi a quel modo?”
Le pupille
del micio erano completamente dilatate, con lo sguardo fisso su Ichiro, cosa
che un po’ aveva inquietato l’ uomo.
“Sei strano
Yotaro, sai?”
Ichiro non
sapeva cosa volesse dire avere un animale domestico, sebbene da un po’ avesse
iniziato a considerare quel micetto, a cui suo figlio era così tanto affezionato,
in modo diverso.
Mentre il
signor Misaki pronunciava quelle parole, Yotaro era balzato da terra, giungendo
sulle spalle dell’ uomo, che stavolta si era spaventato per davvero.
“Ma che fai
Yotaro?”
Il gatto si
muoveva sinuosamente intorno al suo collo, e, poi, senza preavviso, aveva
strofinato il proprio musetto contro il viso di Ichiro.
“Ehii … ehiii
… fermati!”
Possibile che
Ichiro non capisse di quale grande onore il gatto lo stesse omaggiando.
Yotaro un po’
sconsolato si era disteso sulle spalle dell’ uomo, con la testa ciondolante.
“Presto, Taro
vieni! Aiuto!”
Ichiro
gridava, ma Yotaro non intendeva spostarsi nemmeno di un millimetro da dove si
trovava, anzi stava seriamente pensando di addormentarsi lì.
Quella
schiena era proprio comoda e, forse, avrebbe dovuto solo sistemarsi un po’ più
comodamente.
“Ma che
succede?”
Taro era
corso dal salotto, allarmato dalle grida del padre, temendo che gli stesse
accadendo qualcosa di brutto.
“Ma …”
Vedendo
quella scena, Taro era scoppiato a ridere, lasciando ancora più frastornato suo
padre.
“Per favore
Taro, toglimelo … ho paura che mi graffi … ma lo sai che è saltato dal
pavimento fin quassù?”
“Si, certo!”
Taro si era
avvicinato a suo padre, indicando con un segno della mano al gatto di saltare
sulle sue spalle.
Yotaro l’
aveva guardato, come a dire: devo
proprio?
“Dai vieni
Yotaro! Devi aver pazienza … papà non è ancora abituato a questo tipo di cose.”
Un po’ di
malavoglia il micio si era sollevato passando sulle spalle di Taro, che l’
aveva subito salutato con una carezza.
Ichiro era
sbalordito: “Taro, ma quel gatto è ammaestrato?”
“No, ma che
dici papà! I gatti non si lasciano addomesticare … è solo che io e lui siamo
amici e quindi ci capiamo.”
“Capisco
Taro, ma perché ha fatto così con me? Voleva forse attaccarmi?”
Yotaro dalla
suo posto privilegiato seguiva con attenzione tutto quello che stava accadendo
tra i due umani.
“No, voleva
solo salutarti da amico?”
“Salutarmi da
amico?”
“Si. I gatti,
quando sono amici, si salutano, strofinandosi testa contro testa Però noi
uomini siamo un bel più grossi di loro,
ragion per cui, devono ingegnarsi. La maggior parte lo fa strofinando la
propria testa contro le gambe del proprio amico umano, mentre i gatti,
particolarmente affettuosi, come Yotaro, ti saltano direttamente in spalla. In
cambio chiedono solo qualche carezza.”
Ichiro era
senza parole ed un po’ dispiaciuto per non aver compreso.
Senza
pensarci due volte aveva allungato la sua mano destra, facendo qualche gattino
sotto il collo di Yotaro.
“Perdonami
Yotaro! Prometto di non spaventarmi più … io non sapevo …”
“Non
preoccuparti papà … ad essere sincero, la prima volta che lo ha fatto con me,
mi sono un po’ spaventato pure io …”
I due uomini
erano scoppiati a ridere, mentre Yotaro tra sé pensava. ma che hanno da ridere questi due?
“Bene papà,
adesso ti porto via questo birbante e ti lascio lavorare un po’ tranquillo.”
“Grazie
Taro!”
“Forza, vieni
con me Yotaro!” per tutta risposta il micio aveva emesso uno squillante ‘Mao!’ ed insieme, ancora in quella
posizione, se ne erano usciti, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Ichiro non
sapeva che fare, doveva finire un quadro, ma gli era venuta una gran voglia di
dipingerne uno diverso: Yotaro stava davvero a mo di sciarpa sulle spalle del
suo amato Taro.
Era un
artista ed era istintivo, quindi non poteva fare a meno di seguire un’
ispirazione.
Frettolosamente
aveva spostato la tela a cui stava lavorando, prendendone un’ altra tutta
bianca.
“Bene ed ora
disegniamo!”
Fine
Disclaimer
I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
Note
- Yotaro è un personaggio di Yoichi Takahashi ed
appare in una piccola vignetta del volume. 25 di ‘Capitan Tsubasa’ in cui
dice ‘Salve, sono Yotaro Misaki!’
- Yotaro era anche l’ amato gatto di Yoichi
Takahashi, e, l’ autore, al termine di ‘Capitan Tsubasa World Youth’
scrive ‘Infine, dopo undici anni di
vita insieme, proprio nel periodo in cui finivo questo lavoro, è spirato
il mio amato gatto Yotaro, possa riposare in pace …’, Yoichi Takahashi
ottobre 1997
- ‘Janpu’ significa ‘salto' in giapponese
- Questa storia mi è stata ispirata dal mio caro amico
Sampei, meglio conosciuto come il ‘gatto saltatore’
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