Il velo di Alia

di Cathy Earnshaw
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Eppure doveva essere là! La bambola di pezza di Hermione doveva essere rimasta in cucina. Alcesti sapeva che se mamma e papà la avessero scoperta fuori del letto a quell’ora l’avrebbero picchiata, ma la sua sorellina non riusciva proprio ad addormentarsi senza la sua bambola. Purtroppo però al buio non la trovava, le ombre si prendevano gioco di lei. Immersa nella ricerca, ma le orecchie tese a carpire il minimo rumore, fu velocissima a nascondersi nel mobile intarsiato accanto al bancone non appena si rese conto dei passi che si avvicinavano. Si aspettava di veder comparire la madre incinta, solita muoversi di notte per la casa cercando di ingannare il senso di nausea, perciò si lasciò quasi tradire da un sussulto vedendo varcare la soglia Re Uther accompagnato da suo padre. Si sedettero al bancone proprio accanto a lei. Temeva potessero udire il battito frenetico del suo cuore. Il Re parlò:
- Qual è il motivo di tanta urgenza, Sir Merthin?-
- Le mie ricerche, Sire, mi hanno spinto a chiedervi udienza questa notte. Ho trovato degli antichi documenti che testimoniano l’esistenza di una città, chiamata Alia, dedita all’uso della magia! Non ho scoperto le esatte coordinate, che sono state criptate, ma ho capito in che direzione dirigermi-.
- Che cosa volete dunque da me?- domandò il Re, a metà tra il sarcastico e lo sdegnato.
- L’autorizzazione a lasciare la città, e 10 dei vostri migliori cavalieri-.
- Voi siete pazzo! La leggenda di questa città ricompare periodicamente da generazioni, e moltissimi uomini sono partiti alla ricerca delle sue arcane arti, ma non uno, NON UNO è tornato indietro!-
- Ma Sire, se io la trovassi potremmo contrastare gli assalti dei druidi con la magia! I nostri problemi sarebbero definitivamente risolti!-
- Quella città non esiste! Non manderò i miei cavalieri incontro a morte certa! Voi siete folle!-
Il Re se ne andò sbattendo la porta. Sir Merthin, per nulla scoraggiato, rifletté per qualche minuto, e infine, con sguardo determinato, uscì dalla stanza.
Alcesti, affascinata da ciò che aveva appena udito, tornò silenziosamente a letto, senza la bambola ma con molto materiale su cui sognare.
La mattina dopo, Sir Merthin era scomparso senza lasciare traccia. Non una parola alla moglie, non un bacio alle sue bambine, non un congedo dagli altri cavalieri. Alcesti sola sapeva dove era diretto il padre, ma se avesse parlato, la punizione del re sarebbe stata esemplare. Uther aveva ragione: non tornò mai. 




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