1.
Harry
passa davanti a quel bar come ogni
mattina e, come ogni mattina, guarda dentro dalla vetrata fantasticando
sulla
vita di tutta quella gente che non è lui.
Rallenta
il suo passo come ogni mattina e la cerca tra i tavoli, dietro al
bancone,
nascosta tra tutta quella gente.
Poi
la vede.
Seduta
al lato del banco, aspettando qualcuno che abbia bisogno di lei.
Il
grembiule bianco torbido scomposto sopra le gambe, chiuse come le
labbra.
Harry
corre a cercarle il viso con lo sguardo, sapendo già
l’espressione che vi
troverà dipinta sopra.
Un
cocktail di sonno e sopportazione malcelato dietro ad un sorriso sempre
gentile; il tutto servito con due occhi che sa guarderanno da
un’altra parte,
ci cui Harry non ha ancora capito il colore.
Il
cartellino che porta al petto dice “Allyson” e
Harry annuisce riprendendo a
camminare verso la macchina.
Le
sorride ormai distante.
Lui
le è passato davanti, come ogni mattina; il ragazzo riccio
dagli occhi verdi
che sembrano spaccare la vetrata che li separa.
Lui la cerca e lei si lascia trovare, lui la legge e lei
non glielo
permette, mantenendo lo sguardo sempre altrove, guardandolo riflesso da
qualche
parte, sorridendo dentro.
Entrambi
sanno che si vedranno la mattina seguente, entrambi sanno che
basterebbe uscire
dalla porta posta sempre tra loro, entrambi sanno che nessuno dei due
lo farà
mai.
__
Alzare
il volume della radio e battere il tempo sul volante, abbassare il
finestrino e
sorridere difronte alla primavera che arriva anche a Londra.
Niall
decelera in prossimità di un semaforo, ma scatta in avanti
quando questo
diventa verde.
Tutto
un ballo fra i tre pedali, il volante e la frizione.
Il
telefono gli vibra ripetutamente nella tasca davanti dei pantaloni
beige, ma
lui non stacca gli occhi dalla strada.
Il
Dj passa, con voce squillante, la linea ad una certa Sarabeth,
ascoltatrice che
chiama da chissà dove per chiedere una canzone da dedicare a
chissà chi.
Niall
è affascinato da tutto ciò che non conosce, che
potrebbe essere una variabile.
“Ciao
a tutti” inizia Sarabeth storpiata dal telefono e dalla radio
contemporaneamente, un omicidio alla voce naturale. “Volevo
sentire What makes
you beautiful dei One Direction.”
“Perfetto
Sarabeth, a chi la vorresti dedicare?” la incalza il Dj,
proprietario di una
voce suadente e dieci volte più naturale di quella di lei.
“Oh,
beh…”
Se
Niall potesse vederla saprebbe che si sta mordendo le labbra, lottando
mentre
cerca di trovare le chiavi di casa.
“La
vorrei dedicare a Niall, che forse non sa quante cose lo rendono bello,
che
forse non sa quante persone lui rende belle, che vorrei tanto sentisse
questo.”
Niall
guarda la radio cercando di darle un volto.
Si
sente bene dentro, in fondo, nel profondo, grazie a quelle poche
parole.
Sorride
ulteriormente.
E
se lo vedessero ora si potrebbe creare un’intera
costellazione di sorrisi.
“Ma
ho smesso di credere nei miracoli.” Lei finisce, sospira,
chiude la chiamata e
parte la canzone.
E
il sorriso sul volto di Niall si spegne e con esso tutte le sue
ipotetiche
terminazioni, i suoi satelliti.
Sono
le 09.32 e lui nel giro di cinque minuti è cambiato tre
volte.
__
“Puoi
anche evitare di dirmi tutto un’altra volta, guarda che ti ho
capito!”
La
voce al limite tra il parlato e l’urlato.
“No,
Louis, tu non hai capito proprio un caz*o!”
Lei
si passa una mano tra i capelli, stanca e arrabbiata.
Stanca
di essere arrabbiata, arrabbiata di essere stanca.
“Samantha”
si chiamano ogni due frasi per ricordare all’altro che si
ricordano ancora il
suo nome.
“Samantha,
perché non mi credi?”
“L’ho
letto, Louis! Che ti hanno visto con una e che…”
“No,
Samantha, non voglio sentire tutto di nuovo, voglio solo capire
perché non ti
fidi di me.”
Fa
una pausa, mentre dentro sta franando sempre di più.
“Lou,
io l’ho letto; perché vuoi continuare a
mentirmi?”
Le
labbra secche.
Lui
che si sente un innocente a cui
stanno per dare la sedia elettrica.
“Io
non ti sto mentendo, è questo il punto!”
Lei
gli sbatte il giornale sul tavolo, lo spiana violentemente con la mano.
“Ti
credevo una persona migliore, Louis.”
Nessun
“addio”, solo la sua figura che si allontana.
Louis
alza il giornale e punta gli occhi, per la prima volta, sulla pagina
incriminata.
La
foto c’è. C’è
e lui scoppia a
piangere.
Sono
due pagine che hanno distrutto la fiducia che lei nutriva per lui, il
loro rapporto,
che gli hanno tagliato i collegamenti con l’amore.
Louis
continua a leggere, continua a farsi del male.
Il
telefono squilla lontano. La porta per la salvezza.
Appoggia
nuovamente la rivista, la foto sotto la luce.
Lui
e Gemma, la sorella di Harry, fotografati più volte mentre
entrano in casa di
lei.
Ridono
e Louis riuscirebbe anche a ripetere il perché.
Stava
andando a casa di Harry per andare poi con lui dagli altri, lo stava
passando a
prendere quando aveva incrociato Gemma per la strada che tornava a casa.
Si
erano incamminati assieme ed erano stati immortalati da più
fotografie
destinate poi a rovinare il suo mondo così perfetto.
L’apocalisse.
Che
ve ne pare? Spero sia stato un buon inizio.
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