Autore
Martina
Giovannini
Nickname
EFP
Martyx1988
Titolo
Il
tempo tra le mani
Personaggi
Pandora,
altri
Rating
Verde
Genere
Introspettivo
Note
One-Shot
Informazioni
Partecipante
al Contest
“Profumo di Stelle” indetto da Violet Aquarius
Prompt
Calla/Pandora-Venere/Sabbia
Il
tempo tra le mani
Dramma
in quattro atti
1°
atto
La
montagnola bianca sul fondo di quello strano cilindro che suo padre
aveva chiamato clessidra
diventava sempre più alta man mano che i secondi passavano.
Serviva
proprio a quello, la clessidra. Gliel'aveva detto suo padre quando
l'avevano trovata all'interno della confezione del gioco di
società
che le era stato regalato per il suo compleanno. Era il mezzo usato
dagli antichi per misurare il tempo, quando gli orologi non
esistevano ancora o non erano diffusi come nell'epoca moderna.
Pandora la trovò un'idea bizzarra e al contempo geniale,
quella di
racchiudere il tempo in un oggetto così piccolo. Prese la
clessidra
in mano, tenendo sempre gli occhi sui granelli di sabbia che
cadevano. Era una bella sensazione quella di avere il tempo tra le
mani, e quello a disposizione di suo padre per disegnare la parola
scritta sul cartoncino plastificato stava per finire.
“Stop!”
dichiarò quando l'ultimo granello bianco
attraversò il
restringimento al centro della clessidra.
Suo
padre le mostrò cosa era riuscito a creare in quei pochi
secondi.
Accidenti, come disegnava male! Tuttavia, in quel pastrocchio di
linee tremolanti, Pandora riuscì a riconoscere una
carrozzina con un
bimbo dentro e una bambina che, a giudicare dal colore scuro dei
lunghi capelli, doveva essere lei. Una freccia indicava il neonato
nella carrozzella. Pandora sorrise e disse la risposta.
“È il mio
fratellino!”
“Esatto,
Pandora! Brava!” si complimentò suo padre, mentre
faceva per
mettere via il foglio di carta.
“Ma
aspetta, hai sbagliato” gli disse la bambina, prendendogli il
foglio dalle mani. “Il mio fratellino non sarà
così”
“E
come sarà, allora?” le chiese l'uomo incuriosito.
“Sarà
un cielo pieno di stelle” rispose lei, sicura.
“Un
cielo pieno di stelle?” ripeté il padre, stupito
dalla fervida
fantasia della figlia.
“Sì!
L'ho visto proprio ieri, quando ho toccato la pancia della mamma per
dargli la buonanotte. Il mio fratellino sarà un universo
pieno di
stelle”
2°
atto
Gli
ultimi raggi del sole al tramonto arrivavano a stento a scaldare
quell'anfratto tra le rocce nel quale la piccola Pandora attendeva, e
anche la sabbia su cui poggiava i piedini nudi era fredda. O forse
era solo lei che, da quel giorno, percepiva tutto
freddo.
Guardò il fagotto tra le sue braccia, leggero e pesante al
tempo
stesso. Il suo fratellino. Il suo universo pieno di stelle. L'anima
del Signore degli Inferi Hades, le avevano detto i due gemelli usciti
dalla scatola. Un'anima che reclamava il corpo più puro
sulla faccia
della Terra e, finalmente, l'aveva trovato.
Un'altra
coppia di fratelli sostava su quella stessa spiaggia, baciati dal
caldo sole calante. Il bimbo più piccolo, seduto tra le
gambe del
fratello maggiore, stava giocando con la sabbia, di cui aveva appena
scoperto l'esistenza. La guardava scorrere tra le mani, la lanciava
in aria, la osservava ondeggiare in aria in balia della lieve brezza
marina e rideva. E suo fratello con lui.
Pandora
sapeva non avrebbe mai sentito ridere così allegramente suo
fratello, né lei avrebbe mai potuto fare lo stesso. Mosse un
passo e
poggiò il piede su una striscia di sabbia tinta del rosso
del
tramonto, ma anche quella era fredda, proprio come aveva previsto.
Un
sorriso amaro, esplicativo di un'altrettanto amara consapevolezza, le
increspò il giovane viso. Guardò il suo
fratellino e il fratellino
di quell'altro, dal cuore puro come l'acqua. Dopo
tanto
cercare, aveva trovato l'essere immacolato che avrebbe ospitato il
Sommo Hades dentro di sé. E, da quel momento in poi, la
sabbia
sarebbe stata fredda per chiunque.
3°
atto
I
dodici fuochi della Meridiana dello Zodiaco, quando accesi, erano ben
visibili da ogni parte del Santuario. Un altro modo interessante per
scandire il tempo, pensò Pandora, ma non tanto quanto le
clessidre.
Esse ti permettono di vedere ogni singolo secondo scorrere via,
perduto per sempre. Ti danno la possibilità di quantificare
il tempo
trascorso e quello ancora a tua disposizione. Ti fanno sembrare un
semplice granello di sabbia la cosa più preziosa del mondo,
quando
il tempo è poco e le cose da fare tante.
Una
volta compiuta la missione, però, Pandora non avrebbe
più dovuto
temere lo scorrere delle sabbie del tempo. L'immortalità era
il
premio che Hades aveva messo in palio per la riuscita di
quell'impresa.
Tuttavia,
di lì a poco, il tempo avrebbe iniziato a correre. Non tanto
per
lei, quanto per i sei redivivi Specter a cui la missione era stata
affidata. Dodici ore erano a loro disposizione per prendere la testa
di Atena. 'Chissà a quanti granelli di sabbia
corrispondono?' si
chiese Pandora, pizzicando distrattamente una corda della sua arpa.
Dal
suo castello la Meridiana non si vedeva. Avrebbe percepito l'inizio
della missione, e con essa della Guerra Sacra, grazie ai poteri che
suo fratello Hades le aveva concesso dopo averla nominata Comandante
delle sue truppe. Sentiva, però, il bisogno di vedere il
tempo dei
sei traditori scorrere, ma ancora di più sentiva il bisogno
di
averlo tra le mani, di possederlo, nell'illusione di poter essere
totalmente padrona del loro destino.
Il
suo desiderio venne esaudito poco dopo, quando Zelos di Frog, viscido
Specter della Stella della Terra Abnorme, entrò nella stanza
con la grossa clessidra in spalla, perfettamente dritta e con la
montagnola di fine sabbia bianca accumulata nella sua parte
inferiore.
Pandora
sorrise e si alzò dallo sgabello imbottito.
“Alla
buon'ora, Zelos. Un tuo ritardo non sarebbe mai stato perdonato, ne
sei consapevole?” domandò minacciosa al suo
sottoposto.
“Certo,
mia signora, per questo ho fatto più in fretta che ho
potuto”
rispose lo Specter, disgustosamente zelante. “Ecco l'oggetto
del
vostro desiderio, anche se non ne capisco
l'utilità”
“Non
sei qui per capire, ma per eseguire” precisò
Pandora, mentre
prendeva la clessidra dalle lunghe dita di Zelos.
Osservò
con reverenza ogni riflesso del vetro, ogni intarsio della struttura
in legno, ogni singolo granello di sabbia. Ne servivano davvero molti
per ottenere dodici ore di tempo.
Pandora
sorrise. Come da bambina, l'ebbrezza di avere il tempo tra le mani
dava quasi alla testa. Soltanto che, questa volta, non c'era in palio
un'effimera vittoria in un insulso gioco di società. Quel
tempo
dentro la clessidra sarebbe servito per uno scopo ben più
alto che
disegnare qualcosa su un foglio di carta. Questa volta, alla caduta
dell'ultimo granello, avrebbe dovuto avere la testa di Atena, e il
suo signore Hades sarebbe stato libero di portare gli Inferi sulla
Terra.
Dodici
fuochi si accesero nella sua mente e, automaticamente, Pandora
girò
la clessidra. La striscia di sabbia prese a scorrere sotto i suoi
occhi viola. Il tempo dei traditori era iniziato a scorrere.
4°
atto
Ora
anche io sento il mio tempo scorrere. Avevo creduto nella promessa
dell'immortalità e non me ne ero mai preoccupata, ma adesso
che
l'Armata degli Inferi è sconfitta e che quei quattro uomini
hanno
raggiunto l'Elisio, anche la mia clessidra è stata girata, e
in essa
la sabbia scorre più in fretta che per chiunque altro.
Perché io,
Pandora, ho fallito la missione affidatami dagli dei gemelli, ed essi
non perdonano un fallimento. Thanatos è lontano, ma sento la
sua
presenza opprimente sul mio cuore in affanno, nella mia gola riarsa,
nelle mie membra sempre più dolenti. Ma davanti ai miei
occhi ci sei
tu, come quella volta, alla spiaggia, quando volevo rubarti l'unica
tua ragione di vita. Ora che tutto sta per finire, mi accorgo che
volevo farlo non solo per risvegliare Hades, ma anche perché
ero
invidiosa. Invidiosa di te, che potevi ridere insieme a Shun, quando
io non ho fatto altro che piangere dalla nascita di mio fratello.
Invidiosa di entrambi e del resto del mondo, che poteva percepire il
calore della sabbia baciata dal sole.
Ma
alla fine non ce l'ho fatta, hai visto? Alla fine è a me che
hanno
rubato quei pochi motivi che mi erano rimasti per continuare a
vivere. E adesso che un dio ha tra le mani la mia clessidra, e con
essa il poco tempo a mia disposizione, è giunto il momento
di dare
un senso alla mia esistenza. A te, Ikki di Phoenix, voglio donare il
mio ultimo granello di sabbia.
|