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Episodio 207 - Vol. 26
Era
quasi il
tramonto quando Sonoko arrivò all’agenzia
investigativa Mori.
Ad
aprirle
venne un Kogoro piuttosto fuori di sé che, borbottando frasi
sconnesse,
l’accolse con un’occhiata furente.
Ran
le venne
incontro, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori, sorriso che
sembrò sul
punto di scemare quando intercettò lo sguardo gelido del
padre.
«Sonoko forse
è meglio se mi segui in camera
mia» esclamò, lanciandole un’occhiata
allusiva e trascinandola
nell’appartamento sopra l’ufficio.
Chiuse
la porta
a chiave, attirandosi gli sguardi interrogativi dell’amica:
«Non
dirmi
che è ancora arrabbiato?»
«Già!
E da
dopo la recita che non mi rivolge la parola; e quando prima gli ho
detto di stasera è
esploso! Ha detto che se lui osa
solo sfiorarmi gli fa rimpiangere
di essere tornato!» concluse arrossendo
«Povero
Kudo! E pensare che è stato davvero coraggioso da parte sua
osare tanto! Non me
lo sarei davvero aspettato da lui!»
«Sonoko!
Non
dovresti prenderlo in giro! E poi non sarà niente di
formale, anche se non
capisco ancora il perché di questo
invito … »
«Certo
che a
volte sei proprio scema! Ma questa volta non ti dirò nulla:
ho promesso di
aiutarti e lo farò ma il resto lo lascio a te!»
concluse ammiccandole maliziosa
E
detto
questo, dopo averla caricata di qualche dozzina di vestiti e buste,
afferrò il
necessario che si era portata dietro e la trascinò in bagno.
«E
ora
lascia fare alla grande Sonoko! Ti prometto che quando uscirai di qui
Kudo
cadrà ai tuoi piedi!» esclamò,
ridacchiando divertita tra le proteste
imbarazzate della diretta interessata.
Dopo
aver
inutilmente tentato di farle indossare uno dei suoi abiti
più succinti, optò
per un vestito turchese che accontentò entrambe: semplice ed
elegante al punto
giusto.
Le
lasciò i
capelli sciolti lungo la schiena, e procedette con il trucco,
chiacchierando per
ingannare l’attesa.
Ran
chiuse
gli occhi tentando di rilassarsi anche se non poté fare a
meno di pensare al fatto
che quella sera avrebbe rivisto quello sciocco detective che aspettava
da
tanto, e che in quel momento si trovava nella sua stessa situazione.
O
quasi.
•••
Lo
squillo
del telefono di casa Kudo riecheggiò a lungo tra le stanze
della grande villa,
fino a quando l’unico suo abitante non si decise a
rispondere, dirigendosi
controvoglia verso lo spazioso soggiorno.
«Pronto?»
«Shin-chan!!»
esclamò una raggiante Yukiko facendo sobbalzare il ragazzo
«Mamma!
Mi
spieghi cos’hai da urlare tanto! »
esclamò lui infastidito
«Ma
come
caro, stasera finalmente passerai una serata super romantica con Ran e
non dici
niente alla tua mammina?»
Shinichi
allontanò la cornetta lanciando un’occhiata
assassina in direzione della casa
del suo vicino, il Professor Agasa, tentando al contempo di reprimere
l’istinto
di andare lì e strozzarlo.
«Tesoro
ci
sei ancora? Scusa se ti chiamo solo adesso ma quell’idiota di
tuo padre ha
detto di non ricordarsi più il nome del ristorante,
così è toccato a me
chiamare e organizzare tutto quanto!»
«Allora
è
stato papà a dirtelo! Ma aspetta un attimo … vuoi
dirmi che hai già prenotato?»
esclamò dopo aver riacquistato lucidità e un
colorito più normale.
«Certo
che
sì sciocchino! Ero così felice quando ho letto la
mail che hai inviato a
Yusaku! Ahhh ma certo che sei davvero un romanticone! Ran è
davvero fortunata!
Però dichiarati come si deve, non fare come
quell’idiota di tuo padre che mi ha
spiattellato il tutto in una manciata di secondi! Non sai che faccia ho
fatto!
E poi-»
«Senti
mamma
adesso devo proprio scappare, ci sentiamo un’altra volta,
ok?» esclamò il
giovane detective spazientito
«Ah
aspetta!
Ricordati che il completo che cercavi è
nell’armadio di Yusaku: in alto a
destra! Usa pure la nostra carta di credito! E divertitevi!
Baciii» concluse maliziosa
Shinichi
era
ormai più che abituato ai modi e al carattere di sua madre,
ma quando
cominciava a intromettersi nel suo rapporto con Ran ogni tentativo di
portar
pazienza svaniva di fronte all’urgenza di farla smettere.
Sbuffò
sonoramente, dirigendosi controvoglia verso la camera da letto dei suoi
genitori;
Si
vestì
velocemente e dopo aver gettato un’occhiata impaziente
sospirò rendendosi conto
solo allora di essere in anticipo di più di un’ora.
Sconfortato,
cominciò a vagare senza metà per la villa
deserta, tentando di evitare di
prestare ascolto a quella domanda che da ore, o meglio, da anni lo
assillava:
Che
cosa le dirò?
E
mentre
pensava a questo quasi non si era accorto di essere capitato nella sua
amata
biblioteca, proprio di fronte a quei volumi che da sempre lo avevano
affascinato.
Ma
questa
volta Holmes non poteva proprio aiutarlo.
•••
Si
guardò un
ultima volta allo specchio, presa dall’ennesimo ripensamento;
«Oh
insomma
Ran! Stai calma! Stai benissimo e se non ti muovi rischiamo di restare
a piedi!»
concluse eloquente Sonoko indicandole l’orologio con un gesto
sbrigativo
«Arrivo!
Tu
scendi pure: sarà meglio che avverta mio padre prima
… »
E
detto
questo scese quei pochi scalini che la separavano
dall’ufficio e aperta con
cautela la porta, entrò circospetta;
Kogoro
era
stravaccato sul divano, l’immancabile lattina di birra in
mano e lo sguardo
incollato alla televisione; gettò un rapido sguardo alla
figlia prima di
tornare a fissare la sua idol preferita.
«Bè,
che
cosa vuoi?» proruppe fissandola imbronciato
«Volevo
solo
dirti che mi accompagna Sonoko al ristorante e che ti ho prenotato la
cena da
Poirot … » disse lei a disagio fissandosi i
sandali nuovi che già le davano
fastidio
«C’è
altro?»
borbottò il detective, tentando di mantenere un tono neutro
e distaccato
«Al
ritorno
potresti venire a prendermi tu? Sempre se ti va … »
«Uhm»
«Bè
allora
io vado! A dopo papà!» concluse, voltandogli le
spalle
«Ran!!»
strillò
l’uomo non riuscendo più a trattenersi
«Promettimi che se quel detective da
quattro soldi osa fare qualcosa di sconveniente lo atterrerai con una
mossa di
karate!»
«M-ma
certo»
rispose lei imbarazzata, tentando di rassicurarlo
Quando
sentì
la porta richiudersi alla sue spalle Kogoro scoppiò in un
pianto dirotto
biascicando parole come “la mia
bambina”,”farabutto pervertito” e
“giuro che lo
ammazzo”, ma l’inizio del programma della sua cara
Yoko lo distrasse,
tranquillizzandolo del tutto.
•••
Si
sistemò la cravatta per l’ennesima volta,
osservando il suo viso
preoccupato, nel riflesso di una vetrina.
Era
riuscito, forse per la prima volta nella sua vita, ad arrivare puntuale
ad un appuntamento ed ora stava pagando la sua premura a caro prezzo ,
dato che
la sua testa era sul punto di scoppiare dal nervosismo.
Stava
per controllare di nuovo che ore fossero, quando udì
distintamente il suo nome, pronunciato da una ragazza che lui conosceva
piuttosto bene:
«Ran!»
«Scusa
il ritardo, ma c’era un traffico pazzesco e Sonoko si
è pure
messa a flirtare con il tassista e … »
Shinichi
annuì distrattamente, mentre un sorriso sempre
più grande si
allargava sul suo viso, ormai privo di qualsiasi traccia di
preoccupazione o
ansia.
Anche
quelle domande che poche ore prima lo avevano tormentato erano
svanite insieme ad ogni dubbio.
Non
importava che cosa le avrebbe detto, in fondo aveva aspettato
talmente tempo per poterle stare accanto che quello che si sarebbero
detti non
aveva importanza.
Aveva
ripetuto quelle parole dentro di sé talmente tante volte che
qualsiasi cosa sarebbe successo non avrebbe permesso più a
niente, o a nessuno
di ostacolarlo.
Erano
destinati a stare assieme e un giorno o l’altro quel futuro
che
avevano troppe volte rimandato si sarebbe finalmente concretizzato.
Non ci si può
opporre al destino.
E questo lo avrebbero scoperto
entrambi
quella stessa sera.
•P.S•
Eccomi qua con una nuova raccolta incentrata sulla mia coppia preferita
in assoluto, e ne arriveranno presto altre!
Questa
la dedico al mio caro Dany il mio prof di latino e greco che mi ha
ispirato questa oneshot mentre spiegava Callimaco!
E
soprattutto ringrazio Sara Kudo del DC Forum per avermi ispirato da una
sua immagine la storia che vedete!
Un
bacione!
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