DEDICATO ALLA MIA NONNY GIULY WEASLEY, ALLA MIA ZIA FUNKIA E ALLA MIA GEM DAISY05
Learning To Breathe
- SUO
Second Ground -
1.
I feel like I'm falling
Falling through time
Slipping through cracks
I'm buried alive
It's pulling me under
I'm sinking so fast
It's so hard to breathe
With this all on my back
Full Blown Rose – The Longest Day
“El aspetta, non ce la
faccio più!” ansimò Andrew
gettando la borsa di libri a terra, stremato dalla lunga corsa per i corridoi
pressoché deserti di Hogwarts.
Elly si fermò un attimo, rivolgendo lo sguardo dietro
di sé fino ad arrivare ad uno sfiancato Andrew
Lupin che si teneva il fianco semi accasciato contro
il muro e con la divisa tutta sgualcita.
Sbuffò, cercando di camuffare una risatina.
“Siamo in ritardo, Andy, se
a mia madre arriva un altro gufo di richiamo per la condotta ha giurato che
viene direttamente di persona al posto di mandarmi la solita strillettera!” disse lei ricominciando a camminare a
passo spedito. Andrew emise un gemito di disappunto
e, riacchiappando la borsa, ricominciò a correrle dietro tentando di
accostarla.
“Rallenta, ti prego! Abbiamo visto Vitious
passare poco fa di fronte alla Sala Grande, come puoi anche solo pensare che
arrivi prima di noi?!”
“Sta zitto e cammina!” replicò stizzita
la ragazza, portandosi un ciuffo più ribelle degli altri dietro
l’orecchio. Andrew le lanciò
un’occhiataccia.
“Non trattarmi come se…se…”
“Se?!” o incitò
lei divertita, mentre vedeva i suoi capelli diventare bordeaux
“Come se fossi il tuo schiavo! Non sono hai tuoi comandi, sai?” disse lui smettendo
all’improvviso di camminare e incrociando le braccia, indispettito.
Elly alzò gli occhi al cielo.
“Andy per favore, non
è il momento! Ti prometto che litighiamo più tardi! Ora
però andiamo…” il ragazzo rimase fermo dov’era.
“No”
“Andrew ci farai passare un
guaio!” disse lei strattonandolo per la manica. I capelli di Andrew diventarono verde acido, mentre lei cercava
inutilmente di schiodarlo dalla sua postazione.
“Guarda un po’ chi c’è! Litigate piccioncini? Cosa c’è Senzaforma,
la Mezzosangue
non ci vuole venire con te?” esclamò strafottente una terza voce
che sia Andrew che Elly conoscevano fin troppo bene.
Poco lontano da loro, infatti, Rex
Malfoy e la sua molto poco
amichevole fidanzata, Morgan Torres, Serpeverde del sesto anno, si stavano avvicinando con un
ghigno maligno stampato sulla faccia.
“Togliti dalle palle Malfoy”
mormorò Andrew tra i denti, frapponendosi tra
lui e Elly che gli rifilò un’occhiataccia e gli si rimise accanto.
Rex fece qualche passo avanti, fronteggiandoli.
“Non osare parlarmi con quel tono Senzaforma…solo
perché sei divertente da guardare non vuol dire che anche tu non sia un
lurido Sanguesporco come la tua amica qui…dovete
portami rispetto” Andrew strinse i pugni e fece
un altro passo verso di lui, pronto a colpirlo, ma Elly lo bloccò in
tempo, spingendolo leggermente verso di lei.
“Andiamo Andy, lascia
stare…” mormorò lei continuando a scambiarsi sguardi
rabbiosi con Morgan che continuava a ghignare
giocando con una ciocca scura.
Rex le rivolse un
sguardo di puro disgusto e le afferrò il braccio con violenza.
“Non osare intrometterti tu…non sono affari che
ti riguardano” disse lui sdegnato strattonandola brutalmente da un lato,
facendola cadere.
Andrew s’infiammò di
rabbia, facendo inconsciamente diventare i suoi capelli nero
pece e scatenando l’ilarità dei due Serpeverde.
“Ti stai per caso arrabbiando
Senzaforma? Cos’è, ora cambi anche forma
delle orecchie?!” esclamò Rex ridendo, mentre Morgan faceva
capitare in maniera apparentemente casuale il suo piede sulla gonna di Elly,
che cercava di rialzarsi.
“Non giocare con il fuoco Malfoy…i
pugni li possono sferrare anche i Mutaforma” Rex gli rivolse uno sguardo, minimamente scalfito dalla
minaccia.
“Mi conforta pensare che almeno per la lotta potete
essere sfruttati, voi Mezzosangue!” Andrew lo
prese istantaneamente per il colletto, mentre Morgan
si staccava repentinamente da Rex, guardandosi in
giro in cerca di un nascondiglio adatto in caso di rissa.
“Signor Lupin, non si fa!
Metta giù il Signor Malfoy, coraggio!”
una vocina amichevole arrivò alle loro orecchie, un
attimo prima che Rex muovesse il braccio per
colpire Andrew in pieno viso.
A qualche metro di distanza da loro, il tondo ectoplasma di
un ormai defunto Professor Lumacorno ondeggiava in
tutta la sua massa, per raggiungere il gruppetto. Andrew
lasciò Rex istantaneamente, mentre Elly, ormai
in piedi, gli si rimetteva accanto.
“Qualcuno di voi può gentilmente spiegarmi cosa
sta succedendo qui?” chiese lui agitando i lunghi baffoni da tricheco ad
ogni parola, mentre tentava di infilare le manone
nelle piccole tasche del solito panciotto cremisi, ora inconsistente e
pressoché trasparente.
“Mi sembra tutto alquanto ovvio
professore…” mormorò Morgan con un
lieve accento spagnolo, facendo un piccolo passo avanti, dando sfogo a tutte le
sue capacità teatrali. Lumacorno le rivolse
uno sguardo, con aria indifferente.
“…Lupin ha aggredito
con indicibile violenza il povero Signor Malfoy senza
alcuna ragione, né preavviso e…”
“Suvvia Miss Torres…non crederà davvero
che io mi beva che un ragazzo così gentile come Lupin
sia capace di una cosa simile!” interruppe Lumacorno
ridacchiando e rivolgendo uno sguardo allegro a Andrew,
che fece diventare i suoi capelli blu elettrico. Il professore fece un piccolo
saltino sul posto, ridendo con le guancione tutte
rosse.
“Adoro quando lo fa!” Rex si passò una mano sugli occhi, vedendo il
professore saltellare contento come un enorme
bambino che va allo zoo per la prima volta.
“Lupin,
caro…perché mai stavi per picchiare il Signor Malfoy,
così indifeso e puro di cuore agli occhi di Miss
Torres?” chiese Lumacorno una
volta calmato l’entusiasmo dei capelli cambiacolore,
allisciandosi un baffo. Andrew
raccontò dettagliatamente l’accaduto lasciando il professore
scandalizzato.
“Signor Malfoy che brutte
cose da dire ad una signorina così graziosa come la Weasley…”
disse lui scuotendo la testa. “…Sapete tutti che due delle mie migliori
allieve erano Mezzosangue? Nulla da invidiare ai Purosangue, parola mia!”
Elly ridacchiò.
“Una di loro è mia madre
professore…Hermione Granger”
le guanciotte di Lumacorno
si tinsero di rosso.
“Dici seriamente?! Merlino, dille che mi manca tanto quando la senti! Di ragazze come
lei ormai se ne trovano sempre di meno…” disse lui nostalgico e con
gli occhi sognanti rivolti al grande finestrone sopra
di loro, parlando più a se stesso che altri.
“Lo farò certamente!” disse lei con
indicibile gentilezza, guadagnandosi le occhiatacce di Rex
e Morgan.
“Bene, bene…” disse lui cominciando a
camminare “Ora tornate a lezione, da bravi…e non bisticciate
più!” i ragazzi presero a camminare e Rex
cominciò quasi a correre trascinando Morgan
per il braccio.
“Ah, Signor Malfoy?”
disse all’improvviso Lumacorno arrestandosi.
“Sì, professore?” l’uomo gli
rivolse un sorriso.
“Venti punti in meno a Serpeverde.
Buona giornata!” Andrew e Elly si scambiarono
uno sguardo raggiante, vedendo Rex che se ne andava
via borbottando con Morgan al seguito, e
ricominciarono a correre alla volta dell’aula di incantesimi.
*
Cosa si fa, in una classe, quando il professore non
c’è o ha le gambine troppo corte per
arrivare in tempo? Si possono fare tante cose. Leggere
un giornale, studiare per la lezione dopo o spettegolare sull’ultimo
flirt di qualche sconosciuto, ad esempio.
Sophie Weasley,
invece, litiga con il fidanzato.
“Smettilà di fare cossì!” esclamò Sophie
all’apice dell’ennesimo litigio.
“E tu smettila di far finta di avere l’accento
francese, visto
che sei nata e cresciuta qui!” urlò William Darcy,
bel Corvonero del settimo anno, dai capelli neri e
brillanti occhi azzurri. Sophie sbuffò.
“Ecco, questo è quello che non sopporto di
te…sei così…così realista!
Cosa c’è di male a cambiare qualcosa di sé?!”
“Non divagare, Sophie, non
ho voglia di starti a sentire per ore persa nei tuoi
inutili sproloqui sulla moda!” la ragazza ridusse gli occhi a due
fessure.
“Ma si può sapere cosa m’è saltato
in mente quando ho deciso di stare con te?! Non ti
sopporto più, sei peggio di peggio di mio zio Percy!
Che poi non vedo cosa ci sia di male nell’accento francese…”
“Non c’è nulla di male nell’accento
francese, ma se ci parli tu sei ridicola e passi per stupida!”
“Quante sciocchezze! Ti sei mai domandato
perché non ti chiedono mai consigli sulla moda?!
Perché sei assolutamente l’opposto di me! Io detto
legge qui a Hogwarts, se io ti lascio ritorni ad essere il prefetto sfigato che da una mano
con i compiti!”
“Sempre meglio questo che il ragazzo di una pazza
egocentrica!” Sophie stava aprendo la bocca per
ribattere l’ennesima cattiveria, quando nei banchi dietro il loro si
sedettero Elly e Andrew.
“Te lo avevo detto che non era ancora arrivato!”
sbottò il ragazzo accasciandosi sul banco col fiatone e lanciando
un’occhiataccia a Elly. Lei gli fece un sorrisone
di scusa.
“Che dicevate di bello?” chiese lei tentando di
deviare il discorso e ignorando bellamente i borbottii di Andrew
vicino a lei. Sophie e Will
si scambiarono uno sguardo, sprezzanti.
“Ribattevo alle sue sciocchezze!” disse Sophie lanciando l’ennesima occhiataccia.
“Lei dice assurdità! Io cercavo di farla
rinsavire!” esclamò invece Will,
incrociando le braccia al petto, scuro in volto. Elly si grattò svogliatamente
una tempia, vedendoli ricominciare a bisticciare come due bambini. Lei era
certa di non aver mai visto in tutta la sua vita una coppia peggio assortita di
loro.
Sophie, bella e sostanzialmente
antipatica, era la regina incontrastata di tutta Hogwarts.
Poteva avere qualsiasi cosa desiderasse con un
semplice gesto della mano, sfruttando la sua bellezza in maniera
pressoché totale, poiché veniva riconosciuta oggettivamente da
chiunque.
Will, il ragazzo della porta accanto, carino e gentile sempre e comunque e un
po’ maniaco dell’ordine. Prefetto e decisamente
negato per il Quidditch, ma innamorato dello sport in
generale.
Elly decise saggiamente di occuparsi in qualche altro modo,
per evitare di essere coinvolta nel litigio.
Qualche minuto e una decina di insulti dopo, il professor Vitious fece il suo ingresso nella stanza, cominciando a
borbottare qualcosa di imprecisato contro le rampe mobili, mentre sistemava la
solita dozzina di libroni che gli permettevano di farsi vedere dalla classe,
sedando la discussione.
Alla fine della lezione, ormai ora di pranzo, Sophie e Will si ignoravano
bellamente, camminando vicini senza calcolarsi a vicenda.
Elly e Andrew rivolsero loro uno
sguardo, tentando in tutti i modi di capire come mai stessero ancora insieme,
nonostante la situazione fosse ormai invivibile sia
per loro che per le persone che gli stavano accanto.
Una volta usciti tutti
dall’aula, una concitatissima Jolie Weasley, sorella minore di Sophie,
venne loro addosso, iniziando a coprirli di chiacchiere.
Dopo appena cinque minuti Elly e Andrew si guardarono, persi.
“…e allora io gli ho detto ‘prova ancora a
ripeterlo e ti trasformo in uno schiopodo!’ e
lui a quel punto mi ha spinto! Ti rendi conto, mi ha spinto! Se non ci fosse stata la Sprite
a quest’ora quell’idiota sarebbe in
infermeria!…”
“Jo…quell’idiota chi?” interruppe allora
Elly, cercando almeno di capire di chi stesse
parlando. Jolie la guardò male.
“Quello stupido imbecille di Chris
Bennet, ovviamente! È l’essere
più insulso e borioso che esista sulla faccia della terra!”
“Jo…è un Serpeverde! È una loro prerogativa essere insulsi e
boriosi!” disse Elly ironica, mentre Jolie si
rinchiudeva in un meditabondo – e ahimé breve – silenzio.
“Credo tu abbia ragione…” disse infine,
annuendo soprappensiero. Andrew ridacchiò.
“Assurdo, El, sei riuscita a
zittire Jolie per quasi un minuto…è
un’impresa non da poco!” commentò lui scherzoso, facendo
ridere Elly. Jolie sorrise leggermente, arrossendo di
botto e allontanandosi con la scusa di dover raggiungere Sophie
e Will, che ora si stavano guardando in cagnesco.
Andrew le rivolse uno sguardo.
“Non è che si è offesa, vero?”
chiese lui preoccupato, mentre la vedeva nella grinfie
della sorella maggiore, che la stava sgridando per le unghie mal curate.
Elly si strinse nelle spalle.
“Non credo…io la tratto molto peggio a
volte!”
“Questo perché sei cattiva e antipatica!”
disse Andrew pensieroso, guardando dalla parte dove
era appena scomparsa Jolie.
Elly lo fulminò.
“Non sono antipatica! Ho un umorismo sottile e
raffinato” corresse lei sorpassandolo, con finta altezzosità. Andrew rise, dandole un buffetto sulla testa riccioluta.
“Dai, andiamo a mangiare…”
“Sì…ho fame!”
“Non avevo dubbi, El”
*
I'd rather be with you
Because I love the way
You scream my name
And there's no other man
That gives me what I want
And makes me feel this way
I'd rather be with you because
You hustle hard to take care of me
I'd rather be with you
Boy I'd rather be with you
Beyoncé Knowles – Be with you
Ron uscì dal bagno,
maledicendosi per la sua stupidità.
Non che non ci fosse abituato
ormai, ma quando si accorgeva di aver dimenticato l’accappatoio
nell’altra stanza quando il pericolo
era in vista, diventava sempre piuttosto irritabile. Asciugò alla bene e meglio il corpo, lanciando di tanto in tanto
qualche imprecazione, e si coprì con il primo asciugamano che gli
capitò sotto gli occhi.
Aprì furtivo la porticina del piccolo bagno e si
guardò intorno.
Nessuno in vista.
Si avviò velocemente fuori, e corse verso la stanza
da letto, tenendosi scompostamente l’asciugamano sulla vita.
Chiuse rumorosamente la porta dietro di sé e vi si
lasciò andare contro, facendosi sfuggire un
piccolo sospiro di sollievo.
L’aveva scampata anche
stavolta.
In quei giorni i genitori di Hermione
piombavano inaspettatamente in casa quasi a tutte le ore, e Ron
preferiva non far sapere ai suoi suoceri, della sua singolare abitudine di girare nudo per casa dopo aver fatto la
doccia.
Qualcuno si schiarì la voce, facendolo sobbalzare.
In fondo alla stanza, e con tanto di grembiulino verde mela
e biancheria pulita alla mano, Hermione lo guardava
divertita. Lui non riuscì a trattenersi dal sorridere sornione. La
adorava in versione casalinga.
“Paura che papà Granger
ti becchi nell’attuare le tue particolari abitudini quotidiane?”
chiese lei con occhi ridenti, poggiando i panni sul cassettone e avvicinandosi
al ragazzo.
“Non dovrei averne? L’altro giorno mi ha
lanciato un’occhiataccia per averti abbracciata, immagina cosa potrebbe
fare se mi vedesse circuire la sua dolce figliola in questa
maniera…” mormorò con sguardo giocoso avvicinandosi anche
lui. Hermione ridacchiò ormai contro le sue
labbra.
“Sta solo cercando di salvaguardare sua figlia dai
cattivi soggetti come te…”
“Poteva pensarci un po’ prima che tu partorissi
il quarto figlio, tu non credi?” soffiò lui ridendo, mentre lei
gli circondava il collo con le braccia.
Lei sorrise apertamente e prendendolo per la nuca lo
baciò con foga.
“Come mai così audaci oggi?”
chiese Ron staccandosi un attimo, piacevolmente
sorpreso da quella novità. Hermione sorrise
contro le sue labbra, accarezzandogli il collo, per poi scendere sulle spalle,
ancora leggermente bagnate. Un mugolio d’approvazione uscì dalle
labbra di lui.
“Ti
dispiace, forse?” ghignò lei tra un bacio e l’altro, mentre
si cominciavano a muovere verso il grande letto alle spalle della ragazza.
“Dov’è David?” gemette lui, ad un
certo punto, staccandosi di mala voglia dalle labbra della moglie. Lei sorrise
maliziosa.
“Guarda i cartoni…per due ore almeno avrà
da fare…” disse abbassando una mano fino a raggiungere
l’asciugamano che Ron aveva intorno alla vita.
Il ragazzo sorrise sornione.
“Cosa ti prende oggi, si può sapere?!” rise lui, mentre l’asciugamano volava da
qualche parte sul parquet.
“è da quasi due settimane che non stiamo un
po’ insieme…io e te…mi
manchi…” mormorò lei strusciandoglisi
contro continuando a baciarlo, mentre si buttavano sul letto ridacchiando.
“Adoro quando ti manco con
così tanta intensità”
disse Ron, sospirando compiaciuto, vedendola
mettersi a cavalcioni su di lui.
Hermione si tolse sorridendo il
grembiulino verde mela e lo gettò poco lontano dall’asciugamano
intonso.
In quell’istante, la porticina
bianca della camera da letto si aprì rivelando un bimbetto dal visino
spruzzato di lentiggini e dai capelli di un rosso quasi accecante.
David Weasley.
“Mamma?” a Ron e
Hermione si gelò il sangue. La ragazza scese
repentinamente da lui, che cercò più velocemente possibile
qualcosa con cui coprirsi, guardando con rimpianto l’asciugamano, gettato
a tre metri dal letto.
“David!” esordì Hermione
con una risatina isterica di sottofondo, mentre Ron
si copriva con un cuscino, guardando nervosamente il figlio che li fissava
straniti.
“Che stavate facendo?” chiese lui facendo
qualche passo avanti, puntando i suoi grandi occhi azzurri prima sul padre che
tentava la fuga, e poi sulla madre, che lo bloccava tenendolo per il cuscino.
Hermione spalancò gli occhi
con aria quasi inquietante.
“Che stavamo facendo,
chiedi…noi…stavamo…” guardò Ron
in cerca d’aiuto.
“Ehm…noi…stavamo…la mamma mi stava
facendo il solletico!”
esclamò lui quasi urlando. Hermione gli
rivolse un’occhiata omicida. David corrucciò la fronte.
“E perché sei nudo?” Ron
divenne color aragosta.
“Sono nudo perché…non sono
vestito!” Hermione si passò una mano
sugli occhi.
“Non mi sembra soddisfacente come risposta…Non
è che mi state facendo un altro fratellino vero?” mormorò
David alzando il sopracciglio.
Hermione ingoiò il vuoto,
mentre il suo occhio aveva inevitabilmente un tic nervoso.
“Cosa ti viene in mente?!”
disse Ron con una vocina isterica. Hermione guardava il figlio con occhi cerchiati, paonazza.
“Tesoro, per un altro fratellino bisogna aspettare
l’arrivo della cicogna, lo sai!” David guardò la madre.
“Guarda che lo so che non arriva la cicogna che ti
credi! E non abbiamo neanche i cavoli! Sono grande, ho capito benissimo il meccanismo!”
Ron e Hermione
lo guardarono con gli occhi spalancati.
“COSA HAI CAPITO?!”
“Tutto, tutto! L’ho visto prima in un
cartone!” Ron corrucciò la fronte.
“Ma che cartoni vedi tu?!”
David alzò le spalle.
“Me li ha dati la mamma” Ron
si girò verso Hermione.
“Cosa miseriaccia gli fai vedere?!”
lei si strinse nelle spalle.
“Quelli che vedevo io quando
ero piccola! E ti assicuro non c’è nulla a proposito del…bhè…di quello!”
“E allora come te lo spieghi?”
“Non me lo spiego!”
“Tu spieghi sempre tutto! È la tua
natura!” Hermione lo guardò con
sufficienza.
“Papy non urlare alla mamma!
Anche voi due lo fate sempre in giro per casa!” I due si girarono
repentinamente verso di lui, arrossendo violentemente.
“Quante volte ci hai visto?!”
David rimase qualche secondo in silenzio, pensieroso.
“Non so di preciso…ma tante! Lo fate tutti i
giorni!” Hermione corrucciò la fronte.
C’era sicuramente qualcosa che non andava.
“Davie…e cosa facciamo
di solito?” Ron la guardò come se fosse
pazza.
“Ma sei impazzita?! Vuoi
anche i dettagli?!” Hermione
lo ignorò, continuando a fissare il figlio, che ora sospirava
meditabondo.
“Bhè…vi date
tanti bacini! Non è così che si fanno i bambini?” Ron e Hermione tirarono un
sospiro di sollievo, ricominciando a ridacchiare.
“Allora?! Non è così?” insistette
il bambino, curioso. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, con occhi
divertiti.
“CERTO!”
*
Small town homecoming queen
She's the star in this scene
There's no way to deny she's lovely
Perfect skin, perfect hair
Perfumed hearts everywhere
Tell myself that inside she's ugly
Maybe I'm just jealous
I can't help but hate her
Secretly I wonder
If my boyfriend wants to date her
Saving Jane
– Girl Next Door
“Perchè come dicevo a Tiffany
l’altro giorno, non è importante se tu sia intelligente, per
trovare un lavoro molto redditizio, l’importante è soprattutto
essere simpatica al capo!”
gracchiò Venus Malfoy,
tutta presa in uno dei suoi assurdi discorsi che teneva in Sala Grande quasi
tutti pomeriggi. Intorno a lei, un gruppetto di ragazzine con lo smalto
favolosamente rosa, i capelli perfettamente pettinati e le lunghe ciglia
imbrattate di mascara, ascoltavano avidamente quello che insegnava loro
l’unica erede dei Malfoy ad essere accasata a Tassorosso.
“…Nulla impedirà agli altri di soffiarvi
il posto nella vita se siete delle perdenti! Quindi fate come me: se non
ottenete quello che volete con gentilezza…prendetevelo con la
forza!” le ragazzine annuirono estasiate, seguendo con lo sguardo le
ciocche dorate di Venus che si spostavano
elegantemente sulle sue spalle.
In quel momento accanto alla tavolata Tassorosso,
sopra cui era appollaiato il gruppetto di ragazze,
passò la squadra Serpeverde di Quidditch diretta all’allenamento, con Rex Malfoy in testa. Venus scese con un saltino dal
tavolo, quando vide Chris Bennet
poco dietro il fratello.
Si avvicinò e bloccò con mala grazie
l’intero gruppo, saltando al collo di un più che disgustato Rex, per attirare l’attenzione di Chris.
“Rexy! Vai agli allenamenti?
Posso venirvi a vedere? Ti prego, prometto di non dire una parola!”
chiese lei strattonandogli il braccio. Il fratello si staccò duramente
da lei, rivolgendole un’occhiata glaciale e non degnandosi neanche di
risponderle.
Venus abbassò lo sguardo amareggiata.
“Non trattarmi come se ti vergognassi di me, Rex…” mormorò lei sfiorandogli
leggermente l’avambraccio, senza avere il coraggio di guardarlo negli
occhi. Il ragazzo la guardò con indifferenza.
“Io mi
vergogno di te, Venus. Non mi sento neanche il dovere
di nascondertelo” mormorò lui, mentre i componenti della squadra
cominciavano a scambiarsi sguardi tesi notando la piccola lacrima che
rigò il bel viso di lei.
Rex si liberò in maniera
decisa dalla sua presa e ricominciò a camminare con il gruppo al
seguito, in un silenzio ora un po’ nervoso.
La ragazza rivolse un ultimo sguardo alla squadra e vide Chris rivolgerle un piccolo sorriso, poco prima di
scomparire oltre il grande portone di mogano.
Sorrise al pensiero che, forse, l’ennesima umiliazione
subita dal fratello, questa volta aveva sortito gli
effetti desiderati.
Poco lontano dal gruppo, Sylvie Weasley, sorella minore di Sophie
e Jolie, aveva spiato tutta la scena con finta
indifferenza.
Sospirò, accasciandosi contro un muro.
Doveva decisamente smetterla di provare quella malsana
passione per Chris Bennet.
È un Serpeverde, è cattivo.
Continuava a ripetersi giorno per giorno, quando la sua
mente, ancora prima dei suoi occhi, andavano in cerca della sua figura.
Tutto inutile.
Sylvie era cotta di Chris. Lei ormai se n’era accorta
ed aveva quasi accettato l’idea, ma proprio non riusciva a trovare il
coraggio di dirlo alle sue sorelle, a cui mai aveva nascosto qualcosa.
Scosse leggermente la testa come a scacciare quei brutti pensieri. Si sentiva
sporca sapendo di mentire al suo sangue, ma non era proprio il caso di far
sapere a Jolie che la sua sorellina aveva una cotta
per il suo peggior nemico.
“No, non è decisamente una bella
mossa…” si disse ad alta voce, sospirando pesantemente e
riprendendo a camminare alla volta della sala comune Tassorosso.
Completamente persa nei suoi pensieri, non si accorse di
andare addosso a qualcuno, che inciampò e cadde nel massimo della
goffaggine.
Sylvie guardò in basso. Robin Paciock era davanti a lei,
tutto rosso in faccia e gli occhi spalancati posati su di lei.
“Robin!” disse lei
cercando di aiutarlo ad alzarsi. Lui si ritrasse, rossissimo, trattenendo a
stento un urletto quando lei gli prese le mani per farlo reggere.
“Sy-Sylvie! Scusa!
I-Io…”
“Robin tranquillo, ti sono
venuto addosso io! Mi dispiace moltissimo, è
solo che…”
“N-non fa nulla
davvero…” mormorò lui annuendo aritmicamente con la testa,
cominciando a raccogliere i libri che gli erano caduti di mano. Sylvie si chinò per aiutarlo.
“Che fai?” chiese lui, arrossendo violentemente,
guardandola adoperarsi tanto per lui. Sylvie gli
rivolse uno sguardo confuso, portandosi una ciocca biondissima dietro
l’orecchio.
“Ti aiuto a raccogliere i libri! Ti ho fatto cadere,
mi sembra il minimo!” lui arrossì ancora di più e
rivolgendole un sorriso timido, prese in fretta e furia i suoi libri e
alzandosi la ringraziò in maniera appena udibile, per poi eclissarsi
dietro l’angolo.
Sylvie guardò il punto dove
era appena scomparso il ragazzo, dubbiosa. Il suo sguardo poi si posò su
un blocco dall’aria decisamente vissuta, con la copertina marrone scuro.
Lo prese in mano e lo studiò per un attimo,
fissandolo attentamente. Lo aprì cautamente, non potendo fare a meno di
sorridere sorpresa a ciò che le si presentò
davanti agli occhi. Sfogliò per qualche secondo le pagine e poi richiuse
il quaderno e, alzandosi, riprese a camminare alla volta della sua sala comune,
con un sorriso particolare sulle labbra.
*
“Ho prenotato prima io il campo, vattene Malfoy!” urlò Ben Weasley
sbuffando alterato, scambiandosi uno sguardo irritato con Rex
Malfoy.
“Guardati intorno nano, non credo che i tuoi
piccoli amici ti possano aiutare se per caso io e i miei compagni ti
cominciassimo a fare male…” mormorò Rex
rabbioso, mentre Chris gli si metteva al fianco,
sogghignando.
Ben ridusse gli occhi a due fessure, mentre, imitando Chris, James Potter
si affiancava all’amico, scambiandosi sguardi cattivi con un membro molto
brufoloso della squadra Serpeverde.
Rex guardò sprezzante James, per poi ricominciare a parlare con Ben.
“Cos’è, sarebbe lui il tuo aiuto? Se
volessi potrei schiacciarvi sotto le mie scarpe firmate, stupidi
mocciosi…”
“Sempre che tu riesca a prenderli!” una vocina
femminile e dal tono saccente arrivò alle loro orecchie, facendo girare
le due squadre.
Poco lontano, Emily Paciock, dall’alto dei suoi 160 centimetri
d’altezza, lanciava occhiatacce a tutti i Serpeverde
presenti.
Rex rise.
“Cosa vuoi tu, piccola
rompiscatole?!” Emily lo guardò con
indifferenza, camminando lentamente, facendo ondeggiare la sua gonnella a
pieghe, fino ad arrivare ai suoi compagni di casa.
“Nulla Malfoy…ma mi
faceva piacere farti notare che questi mocciosi
che tu tanto sminuisci ti hanno battuto diverse volte quest’anno…e
quale umiliazione peggiore per te, farti battere da un gruppetto di ragazzini
mezzosangue e per di più Grifondoro, non ti
pare?” Rex la guardò come se stesse
pensando di ucciderla in quel preciso momento, nel peggiore dei modi.
I Serpeverde stavano pensando ad
una maniera per ribattere decentemente, ma tutti rimasero in silenzio,
decisamente innervositi.
Chris sbuffò, stringendo le
labbra nervosamente.
“Forza andiamo…” mormorò lui
tirando Rex per la divisa, mentre i restanti membri,
cominciavano a camminare alla volta del grande portone del castello.
Quando anche Rex e Chris se ne furono andati, continuando a masticare
improperi contro qualsiasi cosa capitasse loro sotto gli occhi, James si lasciò sfuggire un
sospiro di sollievo, rivolgendo un sorrisone a Emily
che arrossì leggermente.
Ben le rivolse un’occhiataccia.
“Grazie tante!” ringhiò lui, gettando la
scopa a terra, continuando a borbottare. Emily lo
guardò senza capire.
“Come prego?!” Ben la
guardò rabbioso.
“Sei contenta adesso?! Ora
quegli idioti penseranno che io abbia bisogno di una femmina per difendermi!” Emily
ridusse gli occhi a due fessure.
“Beh, è vero! Sei solo un ragazzino immaturo,
non sei neanche capace di rispondere a tono!”
“Frena la lingua, nessuno ha chiesto
l’intervento di Super Emily! Me la sarei potuto cavare benissimo da solo!” Emily sbuffò, cercando di camuffare una risata
nervosa.
“Sappiamo entrambi che non è vero! Ammettilo,
se non fossi arrivata io, a quest’ora Malfoy e
i suoi stupidi amici starebbero svolazzando sul campo mentre tu e la squadra
stareste borbottando diretti in sala comune!” James
guardò preoccupato, il viso livido di Ben, che si stava avvicinando
minaccioso alla ragazza.
“Non.Ti.Impicciare.”
ringhiò lui, puntandole un dito contro, rabbioso. Emily
riuscì a stento a sostenere il suo sguardo. Ben raccolse la scopa,
dirigendosi verso gli spogliatoi, mentre James
tentava inutilmente di richiamarlo.
Emily con lo sguardo fisso per
terra, tentava in tutti i modi di non piangere. James
le si avvicinò, incerto.
“Em…scusalo…lo
sai come è fatto no? È un idiota!” Emily
alzò lo sguardo su di lui, mentre una lacrima sfuggiva dai suoi occhi
cristallini. Sorrise, arrossendo leggermente.
“Già…Ora…ora è meglio che
vada…” mormorò lei cominciando a camminare, dirigendosi
verso il castello, mentre James la seguiva
mortificato con lo sguardo.
*
Rex Malfoy
non era un tipo paziente. Si arrabbiava con poco ed era decisamente una persona
violenta e poco amichevole.
Ogni volta che qualcuno lo vedeva camminare
con il suo cipiglio più minaccioso stampato in faccia per i corridoi di Hogwarts, gli studenti trovavano tutte le scappatoie
possibili per eclissarsi il prima possibile, ben consci del pericolo che
correvano se le loro strade e quella di lui si fossero incrociate.
Quel giorno la piccola Lily Potter,
non sembrò accorgersi del pericolo che stava correndo. Camminava
tranquilla appena tornata dalla biblioteca, con qualche libro tenuto
disordinatamente in mano e i lunghi capelli rossicci leggermente scombinati
dalle ore di studio.
Quando i suoi occhi si incontrarono
con quelli glaciali di lui, il respiro le si mozzò in gola.
Sulle labbra sottili di Rex, si
disegnò un ghigno quasi inumano.
“Sono proprio costretto ad avere a che fare con voi
piccoli mocciosi in qualsiasi istante, vero?” disse Rex
vedendo la ragazzina che ora cominciava ad indietreggiare, in preda al panico,
maledicendosi per essersi trattenuta in biblioteca anche durante la cena.
“I-io…” il
ghigno di Rex si allargò maggiormente,
vedendola tremare e stringersi contro il petto i libri che aveva in mano.
“Hai paura per caso, piccola Potter?
Cos’è, la spavalderia del tuo odioso padre se l’è
presa tutta il fratellino?” Lily scosse terrorizzata la testa, quando
vide lui avvicinarsi minacciosamente.
“T-ti
prego…n-no…” Rex rise, prendendola
rudemente per le spalle e facendole cadere a terra tutti
i libri. Lily cominciò ad essere scossa da incontrollabili singulti.
“No cosa,
piccola, dolce, Lily? Non ti ho ancora fatto niente! Risparmia le suppliche per quando comincerò a picchiarti…” dalla
bocca di Lily uscì un singhiozzò terrorizzato, che fece ridere Rex.
“Sai, credevo che questa fosse veramente una brutta
giornata…” esordì lui con sguardo allegro, cominciando a
trascinarla verso un’aula vuota, mentre lei tentava inutilmente di
liberarsi dalla sua presa “…insomma, prima la tua stupida cugina
Mezzosangue che mi fa perdere venti punti…poi l’altro tuo stupido cugino Mezzosangue, insieme al tuo
fratellino e alla loro piccola paladina della giustizia non mi fanno allenare
la squadra…una giornata orribile! Poi, però…sei arrivata
tu” disse lui ridendo, cercando di aprire un’aula chiusa a chiave.
Ricominciò a camminare in cerca di una stanza che non
fosse costretto a forzare.
“…Sai quanto sarebbe meraviglioso per me vedere
le loro facce distrutte nel vederti piena di lividi e ferite profonde e dolorose, distesa su un letto dell’infermeria?! Vedere
i loro occhi cerchiati, fissare il tuo corpo violentato privo di sensi, con la
consapevolezza di essere stati loro la causa del tuo martirio?!”
Lily ormai singhiozzava apertamente, pregandolo inutilmente di lasciarla
andare.
“Piccola Lily questo è un grande giorno per
te” disse lui sorridendole e accarezzandole amorevolmente le ciocche ramate,
mentre lei continuava a tremare nel suo abbraccio violento.
“T-ti pre-prego…no…”
Rex rise asciugandole le guance bagnate di lacrime
con le dita callose.
“Dovresti essere onorata bambina…”
mormorò dandole un primo schiaffo, che la fece cadere a terra come fosse
stata una bambola di pezza.
“…Molte ragazze desiderano avere le mie mani sui
loro corpi lo sai?” mormorò strattonandola verso di lui e
schiaffeggiandola un’altra volta.
“Perché non picchi loro, al posto suo
allora?” una voce arrivò alle spalle di lui, che si arrestò
dal colpire un’altra volta la piccola Lily.
Rex si girò, ben conscio di
chi avesse parlato.
“Vuoi prendere tu il suo posto Mezzosangue? Godrei
ancora di più a sentirti urlare di dolore!” disse lui ghignando divertito
strattonando Lily verso di sé e accarezzandole la guancia con forza.
“Lei è così carina…così
pura e innocente…è eccitante, la piccina! Saresti disposta a far
cambio, per salvare l’anima candida della ragazzina?”
“Non ho intenzione di far cambio” Elly Weasley si eresse in tutta la sua statura, avvicinandosi
velocemente a Rex e Lily che ormai non emetteva
più neanche un suono.
Rex la guardò con
curiosità, lo sguardo vitreo.
“Non si fa così Weasley…la tua madre Sanguesporco non ti
ha insegnato le buone maniere? Io do una cosa a te, tu ne
dai una a te! Io non dono nulla per pura bontà d’animo!”
Elly lo guardò con disgusto, prendendo la mano tremante di Lily e
trascinandola verso di sé. Rex la
lasciò andare, con un sorriso maligno sulla faccia.
“Va via” mormorò la ragazza a Lily che
tremò un attimo girandosi verso di lei.
“Cosa?! Non ti lascio qui da sola con lui! El vieni via con me!”
“Va via ho detto” ordinò lei senza mezzi
termini, con durezza nella voce.
“Elly…”
“VAI!” Lily tremò
quando incontrò lo sguardo della ragazza. Indietreggiò di
qualche passò.
“Chiamerò aiuto…i-io…”
mormorò lei subito prima di cominciare a correre in cerca di qualcuno
che potesse aiutare la ragazza.
Ora il corridoio era deserto fatta eccezione per due
persone.
Elly cominciò a sentirsi nervosa
quando i suoi occhi incontrarono quelli di Rex,
che la fissavano giocosi.
“Allora Weasley,
cos’hai da offrirmi?” mormorò lui avvicinandosi, mentre lei
continuava a guardare fissa davanti a sé.
Quando Rex le sfiorò la
guancia con la mano, lei si spostò, come se qualcosa l’avesse
scottata all’improvviso.
“Non toccarmi Malfoy”
mormorò lei decisa. Rex scoppiò in una
risata argentina.
“Hai paura che io mi approfitti di te? Oppure sotto sotto lo speri Weasley?…Sotto
sotto speri che io ti tocchi…che ti faccia
sentire il mio corpo sopra al tuo?”
“Mi fai schifo” disse lei dura, guardandolo con
odio.
“Non meriti il mio rispetto, né tanto meno
qualcosa da parte mia….mi fai pena”
il ghigno di Rex si oscurò di colpo per
lasciare spazio ad un’espressione furente.
“Sta attenta a come parli Mezzosangue…nulla mi
impedisce di ucciderti in questo stesso corridoio!” Elly rise sarcastica.
“Ma davvero?! E
dimmi…credi sul serio che il tuo paparino possa riuscire a tirarti fuori da Azkaban?
Lascia che te lo dica, tuo padre conta meno di un sassolino in una scarpa
all’interno del Ministero” gli occhi di Rex
lampeggiarono di rabbia.
“…e sappi che nulla mi impedisce questa notte di
andare a dire tutto quello che sta accadendo in questo corridoio alla Preside.
Come pensi reagirebbe papino se venisse a sapere che
suo figlio è stato espulso per aver picchiato una Mezzosangue?” Rex rimase in
silenzio, rabbioso.
“Me la pagherai, Mezzosangue…sappilo” Elly
sorrise, girando sui tacchi e cominciando a camminare verso la Sala Grande.
“Buona serata Malfoy”
*
Draco Malfoy
sospirò pesantemente leggendo la lettera che suo figlio Rex gli aveva appena spedito. Accanto a lui, Lavanda si
metteva la crema all’olio di baobab per rendere la sua pelle ancora
più morbida ed elastica di quanto già non fosse.
“Che dice il mio
cucciolo?” chiese lei sistemandosi per bene il babydoll fucsia che
indossava. Il ragazzo le rivolse uno sguardo di preghiera
quando sentì il nomignolo che lei aveva appena affibbiato al
figlio.
“Per l’amor del cielo! Smetti
di chiamare mio figlio
Cucciolo!” Lavanda lo guardò con il broncio.
“Ok…Rexy?”
“No!”
“Passerottino?”
“Lavanda, smettila”
“Patatino croccantino?”
“Ma sei pazza?!”
“Amorino batuffoloso?”
l’occhio di Draco ebbe un tic nervoso.
“Come ti sentiresti tu, se ti chiamassi Vanda in pubblico?!”
Lavanda fece per parlare, ma si zittì all’improvviso incrociando
le braccia al petto, piccata.
“Non sei per nulla carino, amorino mio...Pensare che
eravamo così felici appena sposati!” Draco
la guardò stressato, mettersi la vestaglietta rosa di pail, con aria stizzita.
“Ma se mia madre ci ha
costretto a sposarci perché eri incinta! Non facevi altro che inveire
contro chiunque i primi mesi…”
“Ero nel periodo degli sbalzi d’umore, è
normale che io abbia inveito contro qualsiasi cosa mi capitasse a tiro in quei
mesi, cucciolotto…sennò lo sai che zuccherino di ragazza che sono! Cissy lo dice sempre, che
non avresti potuto desiderare di meglio!”
“Ti prego smettila di chiamare mia madre Cissy…”
Lavanda sbuffò, prendendo dalle mani di lui la
lettera di Rex.
“Comincio a pensare che tu abbia qualcosa contro i
soprannomi…”
“Dopo diciassette anni, ora cominci?!” Lavanda lo ignorò.
“Uh! Il mio amore ha preso E al compito di
Trasfigurazione!” squittì lei tutta
contenta.
“Sì! E ha anche
picchiato la Potter! Sono orgoglioso del mio
figliolo!” Lavanda
scorse velocemente la lettera, ignorando l’ultimo commento del marito,
per poi fare un sospiro sognante.
Draco si girò stranito
verso di lei, che ora stringeva la lettera al petto e fissava fuori dalla finestra con un sorriso più ebete del
solito sulla faccia.
“Che ti prende?!”
Lavanda si girò verso di lui, continuando a sorridere.
“Il mio cucciolotto coccoloso si è innamorato!” Draco provò ad ignorare il nuovo soprannome,
concentrandosi sul resto della frase.
Dopo qualche secondo si rese conto del reale significato di
quelle parole.
“COSA?!” Lavanda
ridacchiò.
“Sì! Lo dice chiaramente nella lettera!” Draco strappò la lettera dalle mani
di lei, rileggendola velocemente.
“Qui non dice nulla!” Lavanda lo guardò
con espressione vuota.
“Sì, invece!”
“Vanda, scusa, ma…” lei gli rifilò
un’occhiataccia “…qui dice che
è andato bene il compito, che il piccolo Weasley
non gli ha fatto allenare la squadra e che quella stupida, idiota di una Mezzosangue di Eleanor
Weasley
gli ha rovinato la giornata più di tutte le altre con la sua stupida e inutile presenza sulla faccia
della terra! Non parla di nessun innamoramento” Lavanda
rise.
“Certo che sei proprio stupidotto
cucciolo mio…è ovvio che
è innamorato!” il sopracciglio di Draco
s’inarcò inconsciamente, leggendo anche il p.s.
dove diceva di aver picchiato Lily Potter.
“Ovvio?”
“Sì amore!”
“E sentiamo, di chi sarebbe
innamorato il mio unico erede sano?”
“Della figlia di Ron e Hermy naturalmente!”
Draco si lasciò andare sul puff
rosa di Lavanda, completamente sotto shock.
“Stai bene cucciolino?” lui la guardò con
occhi cerchiati.
“NO CHE NON STO BENE! Sei impazzita forse?! Vuoi farmi morire a trentasei anni?!”
Lavanda lo guardò senza capire.
“E perché il fatto che
il nostro Rexy sia innamorato della Weasley dovrebbe ucciderti? Va bene, magari Hermy non sarà il massimo della simpatia e
francamente tenerla come consuocera non mi piacerebbe
per niente, ma nonostante questo, e che i capelli di quella povera ragazza sono
veramente orribili, non ci trovo nulla di male!” Draco
la guardò, sull’orlo
dell’esaurimento nervoso.
“Lavanda...quella...quella
è Mezzosangue! E mai, un Malfoy si unirà in qualche modo ai Sanguesporco!” lei scoppiò a ridere.
“Ma com’è
sciocchino il mio amore? Sempre a scherzare stai!”
disse ancora ridendo, cominciandosi ad infilare a letto. Draco la guardò con gli occhi cerchiati.
“Vanda, non sto scherzando”
“Certo che sì, invece! Guarda noi! Io sono Messosangue amore mio
adorato, eppure siamo felici come il primo giorno!” lui sentì un
dolore al cuore, accompagnato da un preoccupante tic alla guancia.
Sarebbe morto ora, lì, ne era
certo.
“T-tu s-sta-i sche-scherzando vero?!”
chiese lui, isterico, una volta che fu sicuro che l’infarto che lo stava
per colpire gli stava lasciando ancora un po’ di tempo prima di ucciderlo
definitivamente.
Lavanda lo guardò tranquilla.
“No, amorino. Ora forza, vieni a letto, hai una brutta cera stasera!” Draco
fissò la moquet fucsia dell’angolo della
stanza di Lavanda, ancora accasciato sul puff rosa.
“Arrivo fra un attimino
Vanda…”
La mattina dopo, Lavanda ritrovò Draco
nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato la sera prima.
Oddio…ci sono
riuscita!!!! *gigia si commuove* Ragazzi…ho finalmente iniziato il sequel! (e che qualcuno ci salvi
ora, perché sono inarrestabile! Wuahuahauah!).
Ditemi
cosa ne pensate, mi
raccomando, spero tanto che vi sia piaciuto questo primo capitolo! So che i
personaggi sono tanti, ma presentandoveli a poco a poco sono sicura che alla
fine li ricorderete tutti! (spero almeno .__________.
)
A presto!
Baciotti potti! ^^