Dhialya
D di
Delusione
~ When
the heart is
broken ~
[Past]
Cammini
velocemente e a testa bassa per la via trafficata della
città, non badando al sole che hai contro e che ti sta
lentamente uccidendo gli occhi.
Ti tieni vicino al fianco la borsa a
tracolla che porti, torturandone i bordi quando ti senti messa in
soggezione o devi oltrepassare gruppi di ragazzi pressoché
coetanei.
Ti morsichi un labbro, nervosa, mentre procedi spedita
superando un ennesimo trio di questi.
Lo sai, che cos'hai.
Lo psicologo
te lo ho fatto notare in una delle tante sedute, che a parer tuo non
sono servite a nulla.
Parlavi, parlavi e parlavi, lui ti guardava e
scriveva qualcosa, ma tu non ci ricavavi nulla se non un momentaneo
sollievo.
Destinato a finire, come tutto ciò che fa parte
della tua vita.
Traffichi fintamente interessata cercando qualcosa
nella borsa, mentre cerchi di tenere la mente occupata e distratta.
Distratta da quegli occhi che ti sembra stiano osservando solo te.
Distratta da quel senso di panico ed inquietudine che ti prende ogni
volta che ti trovi, da sola, in mezzo a tanti altri. Quando capisci che
tu sei completamente
sola, in quel grande mare che è la
vita, mentre loro no.
Fobia sociale. Ansia.
Attacchi di panico.
Hai un
lieve accenno di fobia sociale, contornata da attacchi di panico.
Sorridi di scherno impercettibilmente, al ricordo.
Hai passato di
peggio, vero?
Questa è solo l'ultima frase della lunga lista
di eventi.
Cosa sarà mai, il senso di ansia che ti prende
ogni volta che devi andare a scuola o in luoghi affollati, contro il
dolore della perdita, della delusione,
del sapere che la strada che hai
preso non ti condurrà da nessuna parte?
Cosa
potrà mai toccarti ancora?
E' stata la goccia che ha fatto
traboccare il vaso, costringendolo ad aprirsi.
Ti senti diversa.
Forse
perché sei
diversa?
Una parte di te se ne è
andata quando eri piccola, seguita da un altro pezzettino un anno e
mezzo dopo.
E quello, il secondo, fu
straziante. Avevi l'età
per capire che non sarebbe più tornato.
Ricordi tutto.
Precisamente.
Gli ospedali con i loro giardini dall'aria fintamente
tranquilla, la carrozzella, il sapore della cioccolata presa dalla
macchinetta nei pomeriggi d'ottobre...
Scuoti la testa, cercando di
scacciare quei ricordi che però si annidano li, davanti agli
occhi come ad invitarti ad andare avanti a rivivere quei momenti.
Fanno
parte di te, non puoi farne a meno.
Ricordi di un passato
macchiato di
ombre e sangue rappreso che vanno ad incrostare il cuore.
Gli occhi si
strizzano per cercare di ricordare più particolari
possibili, nonostante tutto.
Un solo anno e mezzo prima, invece, avevi
preso l'altra notizia come un gioco, non ci volevi credere.
Perchè era impossibile, non poteva capitare a te. Quegli
eventi capitano agli altri.
Da non credere come si
cambia in un anno,
vero?
Svolti un angolo per poter prendere una strada meno affollata, ma
che ti porterà lo stesso dove vuoi arrivare, incurante delle
case abbandonate e dall'aria tetra.
Ti piace, l'aria tetra; ti fa
sentire una presenza viva in mezzo a tante ombre.
Stropicci gli occhi
ringraziando il buio che ti fanno i tetti ravvicinati, cercando di
mettere a fuoco ciò che sta davanti a te, mentre maledici il
sole così forte che ti fa venire anche mal di testa, e
ripiombi nei ricordi.
Ci fu, durante il periodo delle elementari,
l'altra famiglia.
Li adoravi, non è così? Certo
che li adoravi.
Stravedevi per loro, che ti trattavano come se fossi
una loro parente veramente.
I figli che consideri, ancora dopo tutti
questi anni in cui non li senti, come i fratelli che non hai mai avuto,
la compagnia di amici che hai desiderato ma che non sei stata in grado
di crearti.
Stavi bene quando eri con loro, ti sentivi realmente a
casa. Più che con coloro che sono legati a te con il sangue.
Non puoi dire che hai passato ogni giorno d'inferno, hai anche dei
teneri ricordi della tua infanzia, che se potessi torneresti indietro
per rivivere in ogni attimo, in ogni sorriso, in ogni respiro.
Solo che
sono più quelli tristi che quelli felici.
Ecco,
ciò che ti ha mandato in panne quando te ne sei resa conto
qualche tempo fa.
Il botto di ricordi ed eventi che ti è
scoppiato in testa, creando una grande nube che ti ha ostruito la vista
del presente che stavi vivendo: come continuare, ora che te ne eri resa
conto veramente?
Fare finta di nulla o ribellarsi, farlo pesare su
coloro che ne erano la causa?
Giri l'ennesimo angolo e ti
ritrovi fuori dalla via, con il sole nuovamente contro.
Sospiri
pesantemente, mentre ti chiedi perché stai andando li. Non
ci vai mai, neppure per le feste come Natale o Pasqua.
Pensi che non
serva andarci, tanto loro non torneranno indietro e non verranno ad
aiutarti.
Eppure quella mattina ti sei alzata e la prima cosa che ti
è venuta in mente è stata di andare a fare un
giro.
Un giro fuori casa, ascoltando i rumori di coloro che vivono, una
passeggiata che ti avrebbe condotto senza volerlo in quel luogo.
L'istinto ti ha guidata, e tu lo hai ascoltato, per una volta.
Ancora.
Hai un fremito interno quando ti rendi conto di quello che stai
facendo, e il tuo corpo ha un impulso automatico di girarsi e tornare
indietro.
Per scappare.
Per tornare a casa, nella tua stanza, un luogo
sicuro e chiuso agli altri.
Perchè tanto andare li non
serve.
Tiri un calcio ad un sassolino, annoiata, e ti decidi a
continuare la camminata dopo un pesante sospiro.
Devi farcela, non puoi
andare avanti così: non puoi continuare a scappare, non puoi
continuamente credere di essere messa continuamente sotto tiro dagli
altri; che lo sai
benissimo, hanno decisamente altro a cui pensare.
Continuasti a vivere nel tuo mondo di bambina, nonostante tutto, quello
fantastico e personale, in cui tutto andava bene e tu potevi fare
quello che volevi.
In cui la realtà non era che un effimero
angolo nella tua mente, talmente piccolo da non badarci e non renderti
conto che la vita, quella vera, cruda e spietata, iniziava a chiamarti
a sé.
Che aveva iniziato a girarti intorno continuamente, in
attesa di poterti lambire come il cacciatore con la sua preda.
E quando
tutto il tuo mondo andò in frantumi fu un trauma, una bomba
che si era innescata ed aveva iniziato il conto alla rovescia per poter
scoppiare.
Una mina vagante destinata a scontrarsi prima o poi con
qualcosa.
La vita reale ti aveva richiamato a sé nella
maniera peggiore possibile, di cui continui a portarti le cicatrici
senza che all'inizio te ne rendessi conto.
Niente sarebbe stato
più come prima.
Nemmeno tu.
Hai passato tre anni a continuare come se
niente fosse, mentre i segni bruciavano e i ricordi se ne andavano, per
poi tornare limpidi e chiari.
Ti sei resa conto che in qualche modo non
sei normale, vero? Fin da piccola non lo sei stata, ma non te ne eri
mai resa conto fino a quando non hai dovuto prendere in mano le redini
della tua esistenza, qualche tempo fa.
E ciò non ha fatto
altro che scombussolarti di più la vita che stavi
conducendo, mettendoti davanti ad un muro impenetrabile, circondata da
un nero profondo e cupo che lentamente ti divorava.
Giocava con te,
illuminandoti fiocamente delle strade percorribili per poi mangiarsele,
lasciandoti nel bel mezzo del nulla, ad osservare il vuoto assoluto.
Un
centinaio di metri ti dividono da quel posto, e con sollievo noti che
sei quasi arrivata, mentre percorri l'ultimo pezzo di strada sotto il
sole cocente.
Quanto vorresti un bel grigio uggioso, con quell'aria
fredda che porta il sapore della tempesta, in quel momento...
Sorpassi
il cancello d'entrata, mentre delle occhiate curiose si posano su di te
discretamente, chiedendosi forse cosa ci fa una ragazza come te e della
tua età in un posto simile, invece che essere a casa a
studiare o in giro con gli amici.
Che tu non hai. Quella è una nota che ti sei
segnata per bene nella testa: non hai una vera
compagnia di amici.
Ora sai su chi puoi contare davvero, chi sarebbe li
per te e a discapito dei suoi impegni, a capirti con uno sguardo.
Nessuno.
Nessuno tranne te stessa, presenza che ancora fatichi a
capire.
I sassolini che formano le stradicciole tra le lapidi sotto i
tuoi piedi scricchiolano e si muovono, rendendoti la camminata come al
solito particolarmente instabile, e ti sembra di sprecare moltissime
energie per cercare di non perdere centimetri a causa del fatto che
rotolano via ogni volta che ci posi sopra un piede.
Quando arrivi alle
due solite postazioni ti siedi sul muretto alla tua sinistra e che
divide quella dall'altra corsia, poco più sotto a causa
della forma a scala del cimitero, mentre alla destra l'odore dei vari
fiori ti arriva al naso. Nauseante.
Osservi le foto incastrate sul muro
grigio chiaro, poco nitide a causa dei riflessi che da la luce del sole
alle tue spalle.
Più le vedi, più ti sembrano
sfuocate, sbiadite, dei ricordi destinati ad annullarsi: lo hai notato
anche con le foto di famiglia.
Perché sono, ai tuoi occhi,
così poco nitide?
Il silenzio ti avvolge, e senti
distintamente i battiti del tuo cuore lenti, quasi annoiati; il
suono che fa la tua mente quando i tuoi i pensieri s'intrecciano in
complicate costatazioni, che tu non stai seguendo, per poi sciogliersi
e perdersi nuovamente.
Senti un magone alla bocca dello stomaco che ti
blocca il respiro, un nodo in gola che si forma in automatico e un peso
al cuore che te lo fa cedere in una voragine bollente. Non vorresti, ma
non puoi fare a meno di pensare a loro, a ciò che li ha
aspettati quando hanno chiuso gli occhi.
Loro che mancano, loro che ti
hanno lasciata, loro che ti guardano impassibili da due fotografie ma
non possono aiutarti e sentirti.
Che cosa avranno provato in quel
momento?
Non lo sai, ma continui a torturandoti, chiedendoti cosa ci
sia dopo, se sia veramente così bello come dicono.
Bugiardi.
Un senso di panico ti monta dentro, mandandoti in confusione, a quei
pensieri.
Gli occhi iniziano a bruciare, mentre delle gocce salate
fanno capolino da dentro la te stessa più sconosciuta,
mostrando quel tuo lato che hai costantemente tenuto chiuso a chiave.
Dentro di te hai due personalità opposte, in continua lotta
tra loro: strafottente, allegra, impulsiva e che non si lascia toccare
da niente, quasi da sembrare superficiale, una; insicura, sensibile e
facile da colpire, chiusa nella sua testardaggine l'altra.
Ciò che le unisce, però, sono le lacrime che
entrambe riescono sempre a versare, anche se non vorresti,
l'infiammabilità della parlantina quando parte e la gelosia
nei confronti dei propri pensieri quando qualcuno cerca di capirli.
Piangi?
Le gocce salate che hanno il sapore di amarezza e tristi
ricordi ti bagnano le guance, mentre continuano il loro percorso fino
a scontrarsi con il terreno sotto di te.
Segnano un'ennesima
realtà, che tutto ciò che conoscevi è
cambiato, ha preso la svolta che ognuno, prima o poi, è
chiamato a fare.
Ma tu non la volevi quella svolta che ti ha rotto
l'equilibrio che tanto ti eri costruita intorno dopo l'ultima rottura.
La svolta ti ha rovinato per l'ennesima volta la vita, mandando tutto
all'aria.
Sei delusa da ciò che ti circonda?
Sola.
Sei
restata completamente sola, senza amici e con l'ombra di una famiglia
che sembra tale ma non lo è.
Senza nessuno che ti capisce,
che non riesce ad intuire i tuoi pensieri e che se lo fa non
è mai nel modo in cui tu vorresti, perché manca
sempre quel qualcosa che non riesci a definire.
Il tuo sentirti
costantemente chiusa in un mondo che non è tuo, in una vita
che non ti appartiene, in cui ti sembra di essere una povera stupida
che non capisce nulla.
Sei delusa da come gli eventi hanno movimentato
la tua vita?
E ti chiedi che cosa hai fatto di male per meritarti una
vita simile, domandandoti se le cose sarebbero migliori se i fatti si
fossero svolti in maniera diversa già dai primi anni in cui
hanno iniziato ad incrinarsi.
Perché tu dovevi reagire: se
lo avessi saputo, se avessi avuto un approccio diverso nei confronti
degli eventi passati, qualcosa sarebbe sicuramente andato diversamente.
Magari di poco, ma quella piccola percentuale che riesce a far vedere
le cose in maniera più positiva o negativa.
Se in questo
momento saresti felice, con un obbiettivo ben in testa ma che hai perso
di vista.
Oppure sei Tu stessa, la tua personale
delusione?
Perchè tutto non ha più senso. Forse non lo ha
mai avuto.
Di una cosa, però, sei sicura: è
venuto il momenti di reagire.
***Eccomi
con una
nuova raccolta, ora che ne ho conclusa un'altra. Dunque, l'avevo
già pubblicata qualche mese fa, questa prima shot, quindi
magari qualcuno che l'aveva letta se la ricorderà,
però poi ho deciso di cancellarla e attendere prima
di ripubblicare nuovamente, perché non riuscivo
più a scrivere.
Difatti, ci sono vari progetti che attendono
la pubblicazione negli antri del mio pc, ma aspetto per evitare di
incorrere nel brutto vizio
metti e poi cancella, perché vedere storie li sospese e in
attesa
di aggiornamento mi da fastidio.
Anyway, passiamo ad altro: la raccolta
è composta da sette one-shot, più o meno
introspettive. Le protagoniste di ogni singolo capitolo, - come
già avevo detto, ma fa niente -, possono essere considerate
ogni volta
diverse, per poi mettersi tutte nell'ultima frase dell'ultima shot,
oppure può essere considerata sempre la stessa protagonista
che vive diverse esperienze. A voi libera scelta :)
Per il momento non ho molto da dire, se non che spero di non incorrere
in ritardi negli aggiornamenti a causa degli impegni.
Cercherò di essere regolare, promesso!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per aver
letto.
Love,
D***
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