Cuori di ghiaccio

di sophie97
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Vita quotidiana


 

 
In una fresca mattina di primavera, Luca stava seduto alla sua scrivania lasciandosi accarezzare dai primi raggi del sole che riscaldavano la stanza attraverso la finestra.
Era un ragazzo di appena trent’anni, laureato in giurisprudenza. Da poco aveva aperto quello studio da avvocato ma aveva già le giornate piene di lavoro…era molto in gamba.
Prese l’agenda e controllò gli impegni della giornata: ore 10.00, i coniugi Bianchi per una separazione; ore 14.15, difesa di un imputato in tribunale; ore 16.30, colloquio con il signor Luschini…che giornata! Sospirò; ne aveva passate di peggiori.
Era un bel ragazzo, alto circa 1.80, aveva i capelli corti e ricci, di un nero lucente e gli occhi scuri e sempre attenti sulle persone che lo circondavano.
Aveva un carattere un po’ particolare: era timido e introverso perché aveva sempre avuto paura di essere giudicato in modo negativo dalle altre persone…spesso non diceva le sue opinioni per non contraddire nessuno; aveva pochi amici, era infatti un tipo piuttosto diffidente; tuttavia nel lavoro era molto aperto e solare, si sentiva più sicuro.
Viveva in una graziosa casetta indipendente nel cuore di Firenze ed era orgoglioso della sua abitazione e del suo giardino, dove aveva piantato splendidi alberi da frutto.
La sua caratteristica? La curiosità! Fin da bambino amava ficcare il naso in ogni situazione.
Luca sorrise a quei ricordi lontani e in quel momento qualcuno bussò alla porta dell’ufficio: era la sua segretaria, una donna sulla quarantina perennemente stressata, che disse con la sua voce stridula:«Avvocato, i signori Bianchi sono già arrivati!».
«Come? Ma hanno mezz’ora di anticipo!»commentò Luca per poi uscire dalla stanza.
Era iniziata una giornata come tante altre.
 
 
 
Sophie era in quella piccola stanza di un motel da quattro soldi in pieno centro di Tunisi.
Squillò il telefono: sul display apparve scritto KB…rispose: «Ok Sophie, il tuo bersaglio è lo sceicco Al Kamari, vogliamo un lavoro pulito.». La voce era  di quelle criptate, ormai  Sophie conosceva solo quella di voce, la voce di una persona mai vista che le diceva soltanto “Uccidi”.
 «Va bene capo.».
«Ah Sophie, ricorda: alle 16:30 in punto.».  E poi mise giù.
Sophie guardò l’orologio: erano le  15:00; “ Che fortuna ho un bel po’ di tempo”.
Prese una borsa da sotto il letto e la aprì. Dentro c’erano tutte le armi di cui un assassino aveva bisogno e Sophie le considerava  le sue migliori amiche. Estrasse la Glock, la sua preferita, la portava sempre con lei e quella missione non avrebbe fatto eccezione; mise una M9 nell’altra fondina e poi prese il coltello, anch’esso suo inseparabile amico, e la valigetta contenete il fucile di precisione più caro che ci fosse.
Quelle armi ce le aveva da dieci anni ormai: le sue migliori amiche, spietate e fredde proprio come lei, un angelo della morte. Sophie era bellissima, aveva dei freddi occhi azzurri e morbidi capelli corvini le arrivavano alle spalle; in più anni e anni di allenamento e di uccisioni avevano reso il suo colpo slanciato e statuario, il suo generoso seno contribuiva a renderla una donna fredda e bella, senza scrupoli.
Si guardò allo specchio e raccolse i capelli in una coda di cavallo, mise un po’ di rossetto e pensò: “ Per uccidere bisogna sempre essere bellissime”.
Scese le scale, una volta nell’atrio indossò un paio di occhiali da sole firmati  e uscì con passo deciso: erano le 16:00. Prese un taxi e si fece portare nella parte più ricca di Tunisi, lo sceicco era andato lì con la famiglia prima di partire per le vacanze.
Quando arrivò erano le 16:15: il caldo africano la stava facendo sudare e così sbottonò di poco il corpetto rosso che indossava. Salì sul tetto di un palazzo e inziò a montare il fucile di precisione; fece tutto con estrema calma, pensando a quello che avrebbe fatto con i soldi che le sarebbero stati dati a lavoro fatto e canticchiando una canzone dei “Metallica”, gruppo che lei amava per i testi  delle canzoni così violenti e pazzi.
Quando  il fucile fu montato mise l’occhio vicino al binoccolo dell’arma  e osservò quello che accadeva nella stanza dello sceicco: l’uomo giocava con la figlioletta, mentre la moglie preparava le valige e sorrideva nell’osservare la scena .
Tic-Tic.
“16:30. Sceicco, che bel quadretto comunque”.
Ecco, lo sceicco cadde e a lei scappò un sorriso soddisfatto: ancora una volta aveva fatto il suo lavoro…
…La bella francese aveva colpito ancora.
 
 




Ciao a tutti!
Cominciamo col ringraziare tutte le persone che hanno letto e che leggeranno e ricordate: qualche commentino fa sempre piacere…=P
Cosa possiamo aggiungere? Ci scusiamo per eventuali ritardi negli aggiornamenti, ma scrivere una storia a quattro mani non è semplice, ve lo assicuriamo!
Grazie per l’attenzione!
Sophie97    Pakometallaro





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