Colui
che non è degno
Il
tramonto scivolava nella Savana, illuminando di rosso e
oro la Rupe dei Re. Uru controllava che tutte le leonesse avessero
accanto a loro
i propri cuccioli, sbirciando se, tra di loro, riuscisse a scorgere il
piccolo
Taka; scosse la testa, sospirando, quando si fu accertata della sua
assenza:
dopo quella giornata faticosa, Ahadi non sarebbe stato affatto contento
di
sapere che suo figlio gironzolava ancora per le Terre del Branco, senza
alcun
rispetto per la preoccupazione dei genitori.
Uru, però, non poteva farci niente. Taka si era subito
mostrato come un leone
ribelle, tutto il contrario del fratello Mufasa, che dava segno di
volersi
impegnare per diventare il successore al trono della Savana. La
leonessa lanciò
un ultimo sguardo alla Terre del Branco e vide Ahadi e Mufasa tornare
verso
casa, immersi in una discussione, probabilmente inerente ai problemi di
siccità
che la Savana stava attraversando in quel periodo, ma di Taka ancora
nessuna
traccia. Voltandosi, tuttavia, si trovò faccia a faccia con
il figlio: i suoi
occhi verdi si riflessero in quelli identici di Taka, che mostravano
una
fierezza che alla madre non era mai appartenuta, e il primo pensiero
che
attraversò la mente di Uru non fu di sgridarlo, ma di
leccare il suo muso scuro.
- Sei tornato appena in tempo, – gli disse.
Taka non rispose, ma tenne lo sguardo fisso sulla coppia di padre e
figlio che
lentamente, chiacchierando, tornava alla Rupe dei Re.
Come ogni giorno, Taka vagava per le Terre del Branco alla ricerca di
qualche
divertimento. La criniera nera stava cominciando a spuntargli sul muso
marrone
scuro, incorniciando gli occhi verdi cerchiati di nero: non somigliava
al padre
o al fratello, non dimostrava né l’eleganza
né l’impegno di un membro della
famiglia reale; oltretutto, preferiva passare il tempo sollazzandosi
con tre
iene che aveva preso in simpatia piuttosto che aiutare Ahadi a
risolvere le
questioni che il popolo gli poneva di fronte.
Perché soddisfare quel branco di bestie nullafacenti? Taka
si ritrovava a porsi
sempre più spesso quella domanda: per lui gazzelle, giraffe,
elefanti e il
resto delle specie che popolavano la Savana erano solamente cibo, buono
per se
stesso o per altri leoni, e allora perché Ahadi si impegnava
tanto per
mantenere la loro felicità? Non erano leoni, e di
conseguenza non possedevano,
a suo dire, il diritto di essere difesi.
- Ma chi si vede! – esclamò una voce conosciuta
alle sue spalle.
Taka si voltò lentamente, degnando di uno sguardo annoiato
Shenzi, la iena a
capo del trio.
-
A quanto pare mi avete trovato, – esclamò,
accucciandosi a
terra e leccandosi una zampa. – Che notizie mi portate?
- Pare che il re non sia affatto contento di come
vadano le cose, -
rispose Shenzi.
- Proprio per niente, Taka, - aggiunse Banzai, mentre Ed rideva,
apparentemente
divertito dalla notizia che nelle Terre del Branco imperversava la
siccità.
- Questo lo so, branco di idioti, - si lamentò Taka,
coprendosi gli occhi con
la zampa per non dover ricordare quali compagni avesse scelto. - Vi
siete forse
dimenticati che sono suo figlio?
- Oh, scusa... Per come si stanno mettendo le cose,
cominciavamo a
credere che il suo unico figlio fosse Mufasa!
Shenzi scoppiò a ridere alle proprie parole, subito imitata
dalle altre due
iene; Taka scattò in piedi, irritato, e spinse via con
violenza Banzai, il più
vicino.
- Zitti! - li sgridò. - Solo perché il mio
adorato fratellino non può
fare a meno di leccare le zampe a mio padre non significa che l'erede
sia già
stato scelto!
- Forse no, - rincarò la dose Shenzi, soffiando via il
ciuffo dagli occhi. - ma
devi ammettere che Mufasa ha buone probabilità di prendere
il posto di Ahadi.
Taka si accovacciò a terra, riflettendo: Mufasa era il
figlio maggiore, il suo
aspetto possente era degno di un re, seguiva il padre in qualsiasi
momento… Cos'avrebbe
potuto spingere Ahadi a scegliere il secondogenito? Se si fosse
trattato di
Uru, probabilmente la decisione sarebbe stata un'altra: sua madre aveva
una vera
predilezione per lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso.
Come
avrebbe potuto convincerlo a renderlo suo erede?
- Potresti farlo fuori, - scherzò Shenzi, come se gli avesse
letto nella mente.
- Non dire idiozie: se lo uccidessi, il regno passerebbe comunque nelle
mani di
Mufasa, - sbuffò Taka, senza prenderla sul serio.
- Se uccidessi Ahadi, - precisò la iena.
Mentre il sole tornava ad illuminare di rosso il terreno erboso e gli
arbusti
della Savana, Taka si incamminava verso la Rupe dei Re, cercando di
scacciare
dalla mente le parole di Shenzi. Era impossibile, lui non avrebbe mai
potuto
fare del male volontariamente al fratello: voleva il trono, quello era
vero, ma
toglierlo di mezzo era fuori discussione. Avrebbe trovato un altro modo
per
farsi benvolere dal padre, nonostante tutto ciò minasse il
proprio orgoglio; doveva
solamente mostrarsi disponibile nel risolvere i problemi della Savana,
almeno
finché Ahadi fosse rimasto in vita. Ce l'avrebbe fatta, ne
era certo: poteva
togliersi dalla testa l'idea assurda di uccidere Mufasa.
All’improvviso una folata di vento istigò i sensi
di Taka; il leone si voltò
immediatamente, alla ricerca di un nascondiglio, e corse verso la prima
roccia
che trovò tra gli arbusti.
Rimase in attesa, trepidante, mentre gli occhi verdi si illuminavano
consapevoli di ciò che, entro pochi attimi, avrebbero
ammirato.
La
prima ombra a spuntare fu quella della giovane Sarafina,
che chiacchierando allegramente rivelava la presenza di
un’altra leonessa: come
se Taka non ne avesse già avvertito il profumo.
Sarabi
apparve un istante dopo, nobile e slanciata, il muso
in alto e le orecchie tese per ascoltare i racconti della sua amica.
Taka
rimase per qualche secondo immobile a contemplare le iridi castane
della
leonessa più orgogliosa della Savana, soffermandosi sul pelo
marrone chiaro,
accanto al quale tante notti aveva sognato addormentarsi: Sarabi era
come lui,
una creatura fiera che non avrebbe mai messo nulla davanti al proprio
onore.
Preparando il suo migliore sorriso, leggermente storto,
scivolò fuori dal
nascondiglio e si avvicinò alle due leonesse per mostrare la
sua presenza.
-
Buonasera, signore, - le salutò, fingendosi gentile.
Sarafina
arrossì incontrando gli occhi verdi di Taka,
affascinante come solo lui nelle Terre del Branco poteva essere
– eccetto uno,
ma era meglio non ricordarlo allo stesso Taka –, mentre
Sarabi sollevò un
sopracciglio, diffidente.
-
A cosa dobbiamo questa gentilezza, Taka? – gli chiese.
–
Hai fatto una caccia soddisfacente oggi?
-
E’ quello che sto tentando di fare, - rispose il leone con
un ghigno, camminando intorno a Sarabi senza degnare di un solo sguardo
Sarafina.
-
Ritira gli artigli, principino: non c’è proprio
niente da
cacciare su questo terreno.
-
Credo invece di avere incontrato una delle migliori prede
della Savana, Sarabi, - strascicò il suo nome, soffermandosi
sulla prima
sillaba, alle orecchie della leonessa, che mantenne lo sguardo fiero
dritto
davanti a sé.
-
Se permetti, ora io e Sarafina dobbiamo andare, - disse
Sarabi con tranquillità, un leggero sorriso divertito sul
volto. – A quanto
pare, tuo padre deve fare un discorso importante stasera. Ma forse tu,
abituato
a passare le giornate gironzolando senza pensare ad altri che a te
stesso, non
lo hai nemmeno saputo.
Taka
le rivolse un ghigno. – Ti sbagli, Sarabi, -
mentì. –
Stavo tornando anche io alla Rupe dei Re proprio per assistere al
discorso di
mio padre: immagino che parlerà del modo migliore per
risolvere i problemi del
nostro amato popolo.
Sarabi
sollevò nuovamente un sopracciglio, scettica, nel
sentirlo parlare del suo “amato popolo”, ma
acconsentì alla successiva
richiesta di Taka di tornare dagli altri leoni insieme.
In
cima alla Rupe dei Re, mostrando il migliore sorriso per
l’occasione, Taka attendeva l’arrivo del padre tra
Uru, che gli lanciava fugaci
occhiate d’orgoglio, e Mufasa, stupito della presenza del
fratello: Taka aveva
deciso di mostrarsi più responsabile e il momento
più adatto per cominciare era
quello, durante il discorso che il re Ahadi avrebbe tenuto sul bene
della
Savana. Il sole tramontava dietro le Terre del Branco, proiettando le
lunghe
ombre degli animali riuniti sotto la Rupe dei Re.
Papà sarà fiero di me.
Incontrò
lo sguardo soddisfatto di sua madre, così felice
che il figlio minore avesse deciso di presentarsi in quella importante
occasione, dimostrando di essere consapevole delle proprie
responsabilità.
Sarò il migliore sovrano
che abbia mai regnato sulla Savana.
Il
sorriso di Taka si allargò
soffermandosi sul muso marrone chiaro di Sarabi, sui suoi occhi, e
già il leone
immaginava la magnificenza del proprio regno accanto a una regina come
lei.
Capirà che non sono
più un cucciolo irresponsabile, sempre in cerca
dell’avventura, e allora si
renderà conto di poter amare solo me.
Ahadi
si fece largo tra i leoni e i suoi figli,
rispettosamente, gli fecero spazio, permettendo a lui e ad Uru di
fronteggiare
l’enormità del loro popolo.
-
Il motivo per cui siamo qui…
Non può esistere un re
migliore di me, mi basterà poco tempo per dimostrarlo a mio
padre.
Taka
non ascoltava il discorso di Ahadi, ma continuava a
sorridere riflettendo su come avrebbe mandato avanti il regno, pensando
al
benessere dei propri sudditi, almeno finché fosse rimasto
sotto gli occhi
vigili della famiglia: un giorno Ahadi sarebbe morto, lasciandogli il
posto, e
Mufasa sarebbe diventato un leone solitario, mentre Uru, che amava Taka
profondamente, avrebbe accettato ogni sua scelta riguardante la Savana.
-
I gravi problemi che ci affliggono…
Avrebbe
avuto uno splendido cucciolo da Sarabi, anche due,
tre, quanti più figli la leonessa sarebbe riuscita a
partorire, e sarebbero
stati tutti splendidi, belli come lei e intelligenti come lui, gli
occhi verdi
stagliati sul pelo marrone chiaro, le criniere nere incornicianti i
loro musi
fieri.
-
E’ per questo motivo che ho scelto di avvalermi di un
prezioso aiuto, - concluse Ahadi, voltandosi verso i figli. –
scegliendo già da
ora quale sarà il futuro re da istruire per il bene della
Savana.
Taka
spalancò gli occhi e il suo sorriso vacillò.
Come?
Suo padre aveva già deciso chi sarebbe stato il suo
erede?
No, è impossibile, è
troppo presto… Non ho ancora potuto dimostrargli di cosa
sono capace… E’
presto, è troppo presto per…
-
Popolo della Savana, - continuò Ahadi, facendo un cenno
con il muso al figlio maggiore. – acclamate Mufasa, il mio
degno erede.
Rinoceronti,
giraffe, gazzelle, tutti si inchinarono ai
piedi della Rupe dei Re, mentre Mufasa avanzava lentamente per
raggiungere il
padre. Furono molte le cose che Taka fu in grado di vedere in quel
momento,
mentre, al contrario del fratello, indietreggiava stravolto.
Mufasa
sorrideva educatamente, senza esternare alcuna
emozione, perfettamente consapevole da tempo di essere lui
l’erede designato.
Uru
osservava il figlio maggiore con orgoglio, ignorando
l’infelicità
del minore.
Sarabi
rivolgeva a Mufasa lo sguardo d’amore che Taka aveva
tanto cercato nei suoi occhi castani e la sua fierezza non era
più per se
stessa, ma per il leone che avrebbe preso il posto del re della Savana.
Taka
indietreggiò ancora, gli occhi sbarrati per la
consapevolezza di tutto ciò che prima non aveva voluto
vedere, e fuggì
ricacciando indietro le lacrime.
-
Noi te l’avevamo detto.
Taka
aveva corso fino a raggiungere la tana delle tre iene,
senza sapere perché stesse cercando proprio la loro
compagnia: non lo avevano
incoraggiato, non avevano mai creduto nella sua elezione a re, e allora
perché
Taka era lì, ad ascoltare Shenzi ripetere che loro sapevano
che sarebbe andata
proprio in quel modo?
-
Sta’ zitta! – gridò Taka, facendo
rabbrividire Banzai; per
un istante perfino Ed smise di ridacchiare delle disgrazie del leone.
-
Mufasa ti ha portato via il regno, Taka, - lo ignorò
Shenzi. – E’ naturale che tu sia fuori di te dalla
rabbia.
-
Almeno Uru sarà stata comprensiva, - tentò di
sollevargli
il morale Banzai. – Sei il suo preferito, l’hai
sempre detto.
Taka
scattò in avanti a quelle parole, digrignando i denti
di fronte alla iena, che smise immediatamente di parlare.
-
Non… nominare… mia… madre!
-
D’a…d’accordo, Taka, -
balbettò Banzai, indietreggiando
lentamente.
Mufasa,
il valoroso e possente Mufasa si era portato via
tutto, non solo il regno: sua madre, lo sguardo misto
d’affetto e orgoglio che
aveva sempre riservato a lui, e poi, come se non bastasse…
Lo
sguardo di Sarabi gli invase la mente, appannandogli la
vista.
Mentre
la rabbia montava in lui, arrivando fino agli
artigli, Taka capì perché l’istinto lo
aveva portato dalle iene.
-
Noi te l’avevamo detto, - ripeté Shenzi, mentre un
ghigno
si allargava sul volto della iena.
La
mandria radunata attorno alla piccola pozza cercava di
attingere alla poca acqua rimasta, sopportando a stento il sole cocente
che
bruciava le loro teste; alcuni bufali arrancavano, trascinandosi dietro
i
piccoli sempre più deperiti. Dietro una roccia, Taka e le
iene spiavano la
mandria, attendendo l’arrivo di Ahadi e Mufasa per il
controllo quotidiano. Ed
rideva nervosamente, rischiando di attirare l’attenzione dei
bufali, e Shenzi e
Banzai tentavano di coprirgli la bocca, ma Taka era immobile, in
silenzio, gli
occhi ridotti a fessure rivolti al punto in cui sarebbero presto
apparsi i due
leoni.
-
Ripassiamo il piano, - esclamò dopo qualche minuto e le
tre iene smisero di combattere per ascoltarlo. – Abbiamo
già acceso un piccolo
fuoco qua dietro: appena avvisteremo mio padre e Mufasa, bruceremo le
torce e
correremo intorno ai bufali, dando fuoco al terreno in modo che
l’unica via
d’uscita per la mandria sia correre verso di loro. Saranno
spaventati, non si
renderanno neanche conto di schizzare a tutta velocità verso
il loro sovrano.
-
Quindi hai intenzione di fare fuori anche tuo padre? –
chiese Banzai per l’ennesima volta.
-
Così avrò tutto il regno subito, -
sogghignò Taka. La sua
espressione era di euforia, sembrava che non avesse aspettato altro da
anni: il
dolore per la certezza dell’affetto incrollabile della madre,
per la
possibilità di divenire re della Savana e per la perdita
dell’amore di Sarabi
prima di averlo potuto ottenere, e la consapevolezza che la colpa fosse
tutta di
Mufasa lo rendevano cieco, spingendolo ad uccidere il sangue del suo
sangue.
-
Arrivano! – annunciò, afferrando la propria torcia
e
puntandola sul fuoco, imitato dalle tre iene. Corse intorno ai bufali,
bruciando il terreno già provato dalla siccità,
esaltato.
I
bufali, proprio come Taka aveva previsto, si guardarono
attorno spaventati e cominciarono a correre verso l’unico
punto libero dal
fuoco disponibile; tuttavia, per un errore di calcoli, quel punto non
era
quello in cui si trovavano Ahadi e Mufasa: i bufali puntarono verso
Taka.
Il
leone lasciò andare la torcia e cominciò a
correre, ma
confuso come i bufali non riuscì ad allontanarsi
immediatamente dal fuoco,
accorciando la distanza con la mandria impazzita. Voltandosi, si
accorse che
tre bufali erano vicini, troppo vicini, e lui non aveva più
possibilità di
scampo; si coprì il volto con le zampe, pregando che i
bufali non lo
calpestassero. Prima che potesse accadere altro, avvertì
qualcuno spingerlo
via, allontanandolo dal pericolo della mandria e delle fiamme.
Taka
rimase privo di coscienza per qualche momento; quando
si fu risvegliato, i leoni e tutte le leonesse erano riuniti intorno al
fuoco,
che stavano finendo di domare, mentre accanto a lui si trovava Mufasa,
la zampa
sopra la sua schiena. Taka spalancò gli occhi, incredulo,
guardando il fratello
che respirava faticosamente.
-
Mufasa! – esclamò.
-
Stai bene, Taka? – gli chiese il fratello, abbozzando un
sorriso, il volto dolorante.
-
Io… io…
-
Vieni qui, Mufasa.
Ahadi
si avvicinò al figlio e con l’aiuto di una
leonessa lo
trascinò lontano dal pericolo per le cure necessarie.
L’ultima cosa che Taka
riuscì a vedere fu Sarabi leccare la zampa di Mufasa ferita,
prima che suo
padre gli desse uno schiaffo in pieno volto, con una violenza che da
lui non si
sarebbe mai aspettato.
-
Che cosa ti è saltato in mente? – lo
sgridò Ahadi,
stringendo i denti. – Volevi divertirti con le iene uccidendo
un’intera mandria
di bufali?
No, papà, non è
così,
avrebbe voluto urlare Taka per giustificarsi, per mostrare che non era
tanto
stupido da volersi procurare da mangiare in quel modo, ma come poteva
rivelare
che, in realtà, stava cercando di uccidere lui e suo
fratello per diventare
finalmente re della Savana?
Rimase
in silenzio, mentre suo padre pronunciava le parole
che avrebbero accompagnato Taka per tutta la vita: - Ho fatto bene a
scegliere
Mufasa, tu non vali neanche la metà di lui.
Il
piccolo ruscello rifletteva la realtà di Taka: un volto
percorso da una lunga cicatrice, che si apriva sul suo occhio, il volto
del
perdente. Il leone non avrebbe mai dimenticato quel giorno,
l’umiliazione
subita dal dovere la vita all’odiato fratello.
Sentì
muovere le foglie dietro di lui e si mise sulla
difensiva.
-
Chi è là? – tuonò.
-
Calma, leoncino, - rispose tranquillamente una voce. Dagli
arbusti apparve una giovane leonessa che Taka non conosceva.
– Sei nel mio
territorio, dovrei essere io a farti questa domanda.
Il
suo manto, come i suoi occhi, era dello stesso colore di
quello di Sarabi, ma lo sguardo, ugualmente fiero, rivelava un accenno
di
follia; le palpebre erano circondate di nero, lo stesso nero che
incorniciava gli
occhi di Taka
-
Non ti ho mai vista nelle Terre del Branco.
-
Perché non appartengo a quel posto: sono Zira, una
leonessa solitaria. Posso sapere il tuo nome?
Taka
osservò ancora una volta il proprio riflesso nel
ruscello, mentre gli occhi si illuminavano della stessa follia di Zira,
una
follia mista a malvagità repressa troppo a lungo e che ora
spingeva per uscire.
Guardò la cicatrice che gli solcava il volto.
-
Scar, - rispose con un ghigno.
__________________________________________________________________________________________________________________________
Autore
[ In caso di nick diverso sul forum, comunicare ]: MedusaNoir
Titolo della storia: Colui che non è degno
Personaggio scelto: Scar
Rating: Verde
Genere: Generale, Triste, Romantico (accennato)
Avvertimenti: One-shot, leggero What if?
Introduzione: Taka si accovacciò a
terra,
riflettendo: Mufasa era il figlio maggiore, il suo aspetto possente era
degno
di un re, seguiva il padre in qualsiasi momento… Cos'avrebbe
potuto spingere
Ahadi a scegliere il secondogenito? Se si fosse trattato di Uru,
probabilmente
la decisione sarebbe stata diversa: sua madre aveva una vera
predilezione per
lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso. Come avrebbe potuto
convincerlo a renderlo suo erede?
Note dell'autore [ Se ce ne sono ]: Da leggere dopo la
lettura della
storia, per questo le metto alla fine.
Taka
è il nome originale di Scar, che decide di cambiare in
quel modo proprio dopo essersi fatto la cicatrice; Ahadi e Uru sono i
nomi
canon dei suoi genitori, come Sarafina (la futura madre di Nala).
I
leoni solitari (si dice che Kopa, il fratello di Kiara, se
non è morto è diventato un leone solitario) sono
coloro che scelgono di vivere
da soli lontano dal branco: ho immaginato che Zira fosse
così e che, dopo
l’incontro con Scar, abbiano cominciato a girare insieme.
Nelle
“Sei avventure”, Taka, dopo avere scoperto che il
padre
aveva scelto Mufasa, decide di uccidere il fratello seguendo i consigli
delle
iene ed infuria un bufalo contro di lui; mentre Mufasa di salva, lui
rimane
preda della mandria. Il What if? è riferito al modo in cui
si è fatto la
cicatrice (qui dovuto allo schiaffo del padre) e all’assenza
del bufalo Boma.
Non ho letto l’avventura (solo l’inizio, con
l’arrivo di Rafiki alla Rupe dei
Re), solo il riassunto su Wikipedia.
L’ultimo
“Noi te l’avevamo detto” di Shenzi
è riferito
all’omicidio di Mufasa.
Non
ho immaginato Scar come un leone da sempre crudele, ho
voluto descrivere il modo in cui è diventato cattivo: la
delusione della madre,
che lo aveva sempre preferito e ora si dimostra più
orgogliosa per Mufasa che
triste per Scar (secondo me, lei preferisce davvero il secondo figlio,
ma è una
madre, è naturale che sia felice per l’elezione a
re del primo), l’amore per
Sarabi, “rubatogli” ancora una volta dal fratello,
e infine, soprattutto, la
perdita dell’eredità al trono. Prima di tutto
ciò, Scar era solamente un leone
ribelle, che si interessava poco al popolo e bramava solo il potere
(era
giovane, non un cucciolo, ma la criniera stava appena spuntando); Scar
diventa
cattivo, secondo me, solo quando incontra Zira (non per lei, ma per
tutto ciò
che porta dentro)
L’ultima
frase detta da Ahadi è volutamente ripresa dal
film.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Stile e lessico: 11.85 punti
Il tramonto scivolava nella Savana, illuminando di rosso e oro
la Rupe dei Re.
Non sono molto convinta del verbo “scivolare”,
pensando al tramonto. Io metterei qualcosa tipo “calava sulla
Savana”, per dare l'idea del sole che scende fino a
scomparire.
Uru controllava che tutte le leonesse avessero accanto a
sé
Il soggetto non è in terza persona, quindi il sé
è sbagliato, va sostituito con “loro”.
per la preoccupazione di genitori.
Svista: dei genitori.
Se si fosse trattato di Uru, probabilmente la decisione
sarebbe stata diversa: sua madre aveva una vera
predilezione per lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso.
Ripetizione.
No, è impossibile, è troppo
presto… Non ho ancora potuto dimostrargli di cosa sono
capace… E’ presto, è troppo presto
per…
Io manterrei solo gli ultimi tre punti e sostituirei i primi con una
virgola e i secondi con un punto esclamativo.
e la consapevolezza che la colpa era tutta di Mufasa lo
rendevano cieco
Che la colpa fosse tutta di Mufasa.
Lo stile è molto elaborato e si denota una certa cura per il
lessico, impreziosito da un buon uso di sinonimi e vocabolario. Forse
ripeti un po' troppo i nomi propri, rendendo la lettura pesante in
alcuni tratti, ma nel complesso niente da ridire.
Originalità: 8 punti
La storia è senza dubbio molto originale, sebbene gran parte
del testo sia ripreso da racconti già esistenti. Visto e
considerato che questi racconti sono solo trame e non sono
più di tanto elaborati, il tuo approfondirle le ha rese
più tue, più nuove. Inoltre, anche solo la scelta
di basare una fanfiction su quelle, piuttosto che sul film,
è da lodare. L'aggiunta del rapporto tra Sarabi e Scar
è assolutamente inedita e rende la storia ancora
più particolare.
Caratterizzazione dei personaggi: 9.8 punti
Il punteggio in assoluto più meritato è quella
della caratterizzazione, perché ogni personaggio, e non solo
Scar, è perfettamente in linea con il proprio disegno
originale. Persino le iene, Sarabi e Zira, che appaiono relativamente
poco, sono proprio come ce li si aspetterebbe e questo denota una
grande cura per la storia. L'unica nota dolente è Mufasa, a
mio avviso. Qui appare quasi come un lecchino borioso, sicuro di
sé e del ruolo che andrà a ricoprire. Io ritengo
che Mufasa sia più intenso di così, ma non ho
tolto tanti punti, per il semplice fatto che quando questi elementi
vengono sottolineati è sempre Scar a notarli e potrebbe
essere una sua personale visione, distorta dall'invidia.
Apprezzamento personale: 12 punti
Storia ben scritta, originale e intensa. Mi piace pensare che Scar un
tempo amasse il fratello, che non volesse fargli del male. Inoltre,
trovo incredibilmente intrigante il rapporto Sarabi-Scar e lei
è assolutamente perfetta. Bello il pezzo nel quale lo
schiaffo gli procura la cicatrice, come se dovesse ricordargli per
sempre quel tragico momento di rottura. Complimenti!
Totale: 41.65 punti
|