Titolo:
Raindrops
Serie:
Pandora Hearts
Rating:
Arancione (Warning per un paio di frasi).
WARNINGS:
SPOILERS
SINO AL CAPITOLO 65!
Pairing:
Elliot/Leo. Ovunque.
Credits:
Devo ad AlexielFay e alla sua fanfiction ‘Ritmi
spezzati’
(Twilight) l’idea per le 50 frasi. Leggetela, è
meraviglia pura.
Pandora
Hearts appartiene a Jun Mochizuki; non è intesa violazione
di
copyright.
Note:
Alcune
precisazioni da fare. Diverse frasi portano la dicitura
‘AU’
accanto: sono Alternative Universe che fanno riferimento
perlopiù a
ruolate od altre porcherie del genere che ho avuto con diverse
persone. Fondamentalmente, per ogni AU che rimanderà ad
Hogwarts, si
sappia che Elliot è un Grifondiota, Leo un Serpeverde e sono
rispettivamente Battitore e Cercatore delle loro squadre. Forse prima
o poi scriverò una fanfiction in cui chiarirò per
bene la natura
del loro rapporto in quell’ambito secondo la mia
immaginazione.
Ah, Leo
diventa un Mangiamorte.
Si
fa poi riferimento a dei figli
in alcune AU. Premessa: odio l’mpreg. Lo considero contro
natura e
disgustoso. Secondo la nostra immaginazione (Mia e di una delle mie
partner in role) Elliot e Leo hanno avuto due bambini da una donna
che ha offerto loro l’utero in affitto. Anche su questo,
forse,
prima o poi scriverò una fanfiction.
Elliot e Leo, poi, vivono in
un'altra AU (l'ennesima, scusateci), ovvero quella del liceo cui si fa
riferimento in due AU. Ho terrore della mole di AU che si va ammassando.
Nelle
altre fondamentalmente è comprensibile ciò che
accade.
Solo
sulla frase ‘Proiettile’ non ho intenzione di fare
una
spiegazione: non riuscirei ad essere breve e verrebbe su un papiro,
perciò lascio spazio alla vostra immaginazione.
Buona
lettura, se avete ancora voglia di leggere. :’D
A.
Raindrops
#01
– Sonno
Elliot
non si concedeva spesso momenti in cui la guardia si abbassava, ma
quando Leo si voltò verso di lui lo trovò
accasciato contro il
tronco dell’albero sotto il quale si erano accomodati a
leggere, il
libro aperto sul ventre e il capo penzolante su una spalla rise
piano, si accostò a lui e posò il capo sul suo,
una mano a cercare
quella dell’altro tra le pagine del libro.
#02
– Treno (AU)
Era
la prima volta nella storia di Hogwarts che a una Casa accadeva di
perdere punti poiché un suo componente, appena messo piede
nell’Hogwarts Express, aveva imprecato contro Merlino; e Leo
Baskerville rise sino alle lacrime quando venne a sapere che quel
componente era stato Elliot Nightray, immaginando
l’espressione
congestionata che doveva aver avuto mentre il Capocasa Serpeverde
toglieva venti punti da Grifondoro.
#03
— Fermata (AU)
L’aveva
accompagnato alla fermata dell’autobus in silenzio, le spalle
basse
e le labbra tese in una smorfia nervosa, ma prima di lasciarlo salire
Elliot l’aveva bloccato e, sotto gli occhi di un conducente
scioccato, aveva premuto le labbra contro le sue; Leo si era detto,
mentre prendeva posto, che dopotutto Fulham non era un quartiere
tanto male.
#04
— Ora
Leo
si era detto spesso che avrebbe avuto tempo di spiegare e aggiustare
le cose, ma nel vedere Elliot svegliarsi, gli occhi cisposi di sonno
e le guance arrossate, si disse che il tempo non c’era,
perché
Elliot c’era ora, vivo e
caldo e ignaro della spada di Damocle a pendere sul suo collo, e non
poteva avere la presunzione di sperare che ci sarebbe stato anche
poi;
però si limitò
a sorridergli, e tacere.
#05
— Ritornello
L’aveva
capito troppo
tardi il significato della filastrocca che facevano recitare agli
orfani della Casa di Fianna: la cosa devastante era stata capirlo
dopo che Elliot aveva pronunciato il nome di Humpty Dumpty.
#06
— Cambiare
Leo
aveva pregato, ogni
giorno, tutti gli dei che conosceva, aspettando che uno di loro
rispondesse, aspettando che almeno uno dei suoi richiami angosciati
venisse ascoltato, ma mentre Vincent lo scortava a Lebleux, e lui
intravedeva la sagoma di Oz nella folla, pensò che le cose
non
cambiano, neanche se piangi, se preghi, se muori.
#07
— Pietra
Ad
Elliot piaceva
vincere, questo era indubbio, ma non avrebbe accettato una vittoria
regalata; perciò, mentre Leo lo guardava esultare di genuina
soddisfazione, pensò che non era il caso di dirgli che aveva
lanciato male il sasso di proposito, perché quello di
Elliot,
sull’acqua, facesse più salti.
#08
— Rugiada (AU)
Edgar
credeva ancora,
nonostante i suoi dieci anni suonati, che la rugiada venisse posata
sulle foglie dai folletti notturni, e Leo sorrideva nel vederlo
chinarsi sulle foglie del giardino con occhi eccitati, rivedendo
nelle labbra tese il sorriso di Elliot.
#09
— Vento
Elliot
non aveva mai
riso tanto come quando Leo, durante un picnic, aveva avuto una crisi
nervosa per via dei capelli eccessivamente lunghi che gli
svolazzavano davanti al viso, mossi dalle folate di vento,
impedendogli persino di parlare.
#10
— Sentimenti
Durante
una serata
particolarmente silenziosa, Leo aveva chiesto ad Elliot che cosa
pensasse, lui gli aveva risposto con un sorriso appena accennato e
aveva detto, senza guardarlo, «Cose»;
però gli aveva sfiorato la
mano, e quando Leo si rese conto che stava indugiando
nell’accarezzargli il palmo col pollice, le guance in fiamme,
aveva
capito che non era un gesto casuale.
#11
— Strappo
Una
mattina Vanessa
irruppe nella biblioteca di famiglia urlando ai quattro venti che
c’era un pervertito, tra la servitù, che
puntualmente le rubava le
calze e le restituiva strappate. Elliot arrossì, Leo
sorrise,
nascondendo il naso tra le pagine del libro che teneva di fronte al
viso.
#12
— Desiderio (AU)
Leo
gli aveva spiegato
che ‘desiderare’ voleva dire ‘guardare le
stelle’; per cui
una notte, sulla Torre di Astronomia, si ritrovò a fissare
le stelle
e a desiderare, con quanta forza aveva in corpo, di riuscire, almeno
quell’ultimo maledetto anno, a strappargli un bacio.
#13
— Acqua (AU)
Pioveva
sui suoi occhi
e sulle sue mani mentre le allungava verso il volto di Elliot, umido
e contratto in una smorfia, rigido sotto il Pietrificus che gli aveva
lanciato, pioveva sul mantello scuro e sulle labbra tremanti mentre
lo guardava negli occhi, e piovevano sale e tristezza dai suoi occhi
mentre gli puntava la bacchetta alla tempia e mormorava, cercando di
ignorare il Marchio che bruciava sull’avambraccio, «Oblivion».
#14
— Favola
Senza
che se ne
accorgessero, e con la lentezza silente delle cose che devono finire,
avevano vissuto una favola; quando l’esile castello di
cristallo
che avevano costruito insieme, però, era crollato, si erano
accorti
di aver vissuto in un incubo, e alla fine della loro favola non
c’era
posto per un «E vissero per sempre felici e
contenti».
#15
— Premio
Dopotutto,
pensò
Elliot, forse Leo si meritava un premio per non aver cercato di
uccidere i suoi fratelli quando, dopo una giornata intera passata in
famiglia, Ernest aveva detto, con le guance rubizze per il vino,
«Se
fosse stato una ragazza sarebbe stato passabile».
#16
— Regno (AU)
Se
esistesse un posto
dove vengono ammucchiati tutti i peggiori individui del mondo, Elliot
ne sarebbe il re: Leo lo pensa mordendosi le labbra e arrotolandosi
forsennatamente una ciocca di capelli attorno all’indice,
mentre
gli lancia un’occhiata sottecchi e nota che sta ancora
baciando
Sarah; e se esistesse un posto dove vengono ammucchiati tutti i
peggiori individui inutilmente gelosi, è
costretto a
riconoscerlo, lui stesso vi si porrebbe a capo.
#17
— Delirio
Elliot
l’aveva
guardato con occhi talmente pieni di apprensione che le cameriere
della Pandora l’avevano preso per le spalle e
l’avevano
trascinato fuori dalla stanza, mentre Leo si agitava ancora nel
letto, mormorando frasi sconnesse, spaventose, e
chiudendosi
la porta alle spalle una di queste gli aveva detto: Delira; eppure
qualcosa, dentro di lui, gli sussurrava con voce suadente: Non
è
vero.
#18
— Rana (AU)
Sarebbe
stato un
suicidio dire a Leo che era stato lui a mettergli una cioccorana
nella borsa dei libri, alla fine della lezione di Difesa, come
consolazione perché lui, per la terza volta, aveva fatto
fiasco col
Molliccio.
#19
— Fratello
Sapeva
benissimo che
Elliot soffriva; ma quando guardava la fotografia che lui teneva
sulla scrivania, al fianco del più giovane dei Nightray non
vedeva
un fratello: vedeva un mostro, e, dopotutto, era ciò che
Ernest era
stato.
#20
— Profumo
Dio,
se adorava l’odore
che gli riempiva le narici mentre, stanco, sudato e svuotato,
affondava il viso nel collo di Leo, e accarezzava la linea della
giugulare con le labbra, per sentire se quella pelle bianca aveva un
sapore delizioso almeno quanto lo era il suo profumo.
#21
— Essere
Esisteva;
era quella,
secondo Leo, la tragedia più grande: essere,
perché se non fosse
stato, Elliot avrebbe respirato ancora.
#22
— Ritmo (AU)
Non
l’avrebbe mai
ammesso, ma guardare Leo ballare era una delle cose più
ipnotizzanti
che avesse mai visto: l’unica cosa che stonava era che al
centro di
quella palestra mal addobbata a ballare con Leo non c’era
lui.
#23
— Garanzia
Elliot
gli dava la
sicurezza che, in tutta la sua vita, non aveva praticamente mai
avuto: la sicurezza di una persona accanto, la certezza di essere
amato, la garanzia di vedere, negli occhi di qualcuno, gli stessi
sentimenti che sentiva nei propri.
#24
— Proiettile (AU)
Mentre
gli estraeva il
proiettile dalla spalla Leo rideva; in quel momento, Elliot si era
trovato in bilico tra l’istinto omicida che gli urlava di
sgozzarlo
e la voglia irrazionale di restare ad ascoltarlo per sempre.
#25
— Tentativo
Ci
aveva provato
diverse volte, ma l’altro si era sempre rifiutato
categoricamente
di ascoltarlo: Elliot non capiva perché volesse nascondersi
dal
mondo, perché volesse tenere tanti strati tra sé
e il resto
dell’umanità, ma Leo, ogni volta che Elliot
tentava di persuaderlo
a spogliarsi di quegli inutili orpelli, lo guardava e sorrideva,
senza rispondergli.
#26
— Amanti
Durante
una fiera a
Lebleux Leo aveva insistito perché una vecchia cartomante
leggesse
loro il futuro, ma un Elliot già recalcitrante aveva
sbraitato
contro la vecchia e aveva rivoluto indietro i soldi quando, con un
sorriso tutt’altro che innocente, lei aveva scoperto sotto al
suo
naso il sesto arcano maggiore: gli Amanti.
#27
— Segnale (AU)
Una
volta Oz aveva
chiesto a Leo perché avesse atteso tanto tempo prima di
fidanzarsi
con Elliot, e Leo, guardando verso la fede che cingeva
l’anulare,
aveva borbottato qualcosa a proposito di «Ignorare i
segnali».
#28
— Bandiera
Se
avesse potuto
salvarlo, avrebbe combattuto fino all’ultimo, ma si era reso
conto
di aver alzato bandiera bianca prima ancora di entrare nel campo di
battaglia, e non aveva avuto la facoltà di cambiarla con
un’arma
capace di proteggerlo.
#29
— Stupidità
Elliot
sapeva
comportarsi in maniera molto stupida, nonostante fosse davvero
intelligente, ma il culmine di idiozia lo ebbe quando, vedendo Leo
conversare con una giovane cameriera della Casa di Fianna mentre la
aiutava a sistemare due gemelli particolarmente vivaci, aveva dato di
matto, strillando che in quell’orfanotrofio «Non
c’è più
religione!»
#
30 — Schiaffo
Quel
giorno, Elliot,
dimostrandosi cortese persino con Ada Bezarius, aveva dato uno
schiaffo morale a Leo; ma il suo servitore, sotto sotto, era stato
orgoglioso di vederlo destreggiarsi con una certa disinvoltura tra
gli invitati al ballo, nonostante il rossore sulle sue guance fosse
una costante negli eventi mondani.
#31
— Accendere
Quando,
nel bel mezzo
della notte, Elliot si svegliava di soprassalto, Leo accorreva nel
suo letto, cingendolo con le braccia esili, e accendendo la lampada
sul comodino, sussurrandogli nelle orecchie, come un mantra,
«Non
c’è niente di cui aver paura;
c’è la luce accesa», sapendo che
però, nonostante le ombre venissero ricacciate indietro,
aspettavano
sempre negli angoli e negli anfratti più nascosti, pronte a
scivolare di nuovo sotto le palpebre di Elliot, tormentando quegli
occhi che Leo avrebbe voluto rimanessero sereni il più a
lungo
possibile.
#32
— Velocità (AU)
Mentre
Leo scendeva
dalla scopa guardando Elliot - col fiatone, i capelli scompigliati
dal vento e le guance rosse per il freddo pungente - pensò
che poche
cose eguagliavano l’ebbrezza di una gara di
velocità su tutto il
Lago Nero, e una di quelle era lo sguardo di Elliot mentre,
ricambiando la sua occhiata insistente, arrossiva.
#33
— Collo
Ogni
volta che Elliot
desidera di stringergli le dita attorno al collo per strangolarlo,
Leo riesce, in qualche modo, a trasformare quella presa ferrea in una
carezza leggera.
#34
— Meraviglia
Uno
dei ricordi più
felici che aveva del maniero dei Nightray era la biblioteca, e la
meraviglia che aveva visto sul viso di Leo quando vi era entrato.
#35
— Bambini (AU)
Mentre
sedevano nella
sala d’aspetto e Leo gli stringeva il ginocchio con una
violenza
inumana l’unica cosa che riuscì a pensare fu che
lui non aveva
neanche capito che quando Leo gli aveva detto di volere dei bambini
non scherzava.
#36
— Eclissi (AU)
Certo
era che Leo aveva
gusti davvero strani, pensò Elliot, mentre lo guardava
canticchiare
‘Total Eclipse of the Heart’, seduto sul sedile
anteriore della
propria auto, intento a fissare fuori dal finestrino; lui odiava
Bonnie Tyler.
#37
— Stranezza
Aveva
notato
atteggiamenti strani da parte di Leo; ma il più strano,
forse, era
quel suo guardarlo con una sorta di nostalgia, come se stesse
guardando un vecchio ritratto, o uno spettro.
#38
— Orrore
Non
era l’orrore che
aveva visto a terrorizzarlo, ma la tragedia che si consumava ogni
giorno nei suoi occhi, sempre più stanchi, sempre
più lontani.
#39
— Miseria
C’era
meno miseria
tra i vicoli dei bassifondi di Lebleux che nelle stanze pulite e
ordinate della Casa di Fianna, ma Leo non aveva il cuore di dire ad
Elliot la verità; era egoista, e non voleva perderlo.
#40
— Luce
Si
vergognava a morte,
e avrebbe preferito trafiggersi da solo con un pugnale piuttosto che
ammetterlo, ma il colore che gli occhi di Leo assumevano con le luci
basse delle lampade, la sera, lo faceva impazzire.
#41
— Fine
La
cosa buffa di tutta
quella storia — che ancora gli sembrava solo un incubo
— era che
lui non aveva avuto la facoltà né di scrivervi la
parola ‘Inizio’
né la parola ‘Fine’; era stato solo un
personaggio, forse
secondario, e aveva perso l’unica cosa preziosa che gli
appartenesse.
#42
— Illuminare
Ad
occhi aperti era
facile non pensare a lui: nel sole, i contorni
erano troppo
netti e troppo luminosi per distinguere quello che, nel buio,
diventava il ricordo di Elliot, con tutta la sua luce, che gli feriva
gli occhi e rendeva le ombre ancora più nette; come a
ricordargli,
ancora una volta, la soluzione di continuità tra Leo
Baskerville,
quello strano, ed Elliot Nightray, quello
che non doveva
morire.
#43
— Richiesta (AU)
Il
giorno in cui Elliot
chiese a Leo di sposarlo fu memorabile: primo perché avvenne
in un
luogo pubblico, secondo perché il suddetto luogo pubblico
era un
fast food di mezza tacca, e la risposta, ragionevolmente, fu un secco
no, accompagnato da un sorriso trattenuto a stento che diceva tutto
il contrario.
#44
— Cristallo (AU)
Quel
libro era stato
una sorta di scarpetta di cristallo, ma il suo proprietario non era
esattamente Cenerentola e aveva un gancio destro
piuttosto
potente per essere alto quanto una matricola del liceo; a posteriori,
un inizio più fiabesco per il loro
matrimonio non avrebbe
saputo trovarlo neanche inventandoselo.
#45
— Incubo
Certe
notti era davvero
difficile guardarlo gemere e stringere le lenzuola tanto da far
sbiancare le nocche e convincersi che era Elliot ad avere un incubo,
e non lui, che gli accarezzava i capelli cercando di non lasciarsi
andare al panico mentre premeva le labbra contro la sua fronte nel
tentativo disperato di portargli un po’ di pace.
#46
— Specchio (AU)
Nessuno doveva sapere
quello che vedeva nello specchio; nessuno doveva sapere che il
Marchio sul braccio era la cosa di cui si vergognava di più,
e
l’unica cosa che vedeva oltre la superficie argentea era
quello che
era stato Elliot: un ragazzino imbronciato, rissoso, con la sciarpa
Grifondoro stretta intorno al collo e gli occhi di un azzurro
così
vivo da far male.
#47
— Muro
Dentro l’aula di
musica della Latowidge niente poteva disturbare le loro dita che si
sfioravano sulla tastiera del pianoforte; per contro, tutto
ciò che
accadeva oltre quelle mura non li riguardava: era il loro Paradiso
personale, e non erano mattoni e cemento a tenerlo isolato, ma il
suono leggero delle corde del pianoforte che vibravano, la risata
sardonica di Leo, il suono impercettibile, ma infinito, che
emettevano i loro sorrisi incontrandosi.
#48
— Linea
Aveva tracciato una
linea di confine tra sé e il mondo; si era accorto dopo che
il mondo
era riuscito a entrare lo stesso, e forse non perché era il
mondo, ma perché era destinato a diventare il suo
mondo.
#49
— Impressione
Pochi
detti trovava
davvero veritieri: uno di quelli era «L’abito non
fa il monaco»;
non si spiegava, altrimenti, la bellezza accecante che vedeva in Leo
nonostante gli abiti logori, l’aspetto trasandato e
l’atteggiamento
irritante.
#50
— Particolare
Si
erano impressi nelle
dita, negli occhi, sulle labbra e nel cuore ogni particolare
dell’altro: proprio per questo perdere tutto
quello faceva
male; faceva un male da morire, da morirne.
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