Lettera
Dedico
questa sottospecie di fiction a tre personcine:
La
prima, ha conosciuto questo fandom letteralmente a forza per "colpa"
mia, e la ringrazio tantissimo per l'entusiasmo e l'interesse che ha
provato per quello che scrivo, oltre che avermi inconsciamente aiutato,
mi ha fatto anche molto felice.
Te
la dedico, perchè te l'avevo promesso, e mi sento in vena di
fare qualcosa di carino.
Il
secondo, è il tipo delle faccine sovietiche.
Dai,
che scherzo.
Ti
avevo minacciato di dedicarti un qualcosa, e te lo piazzo qui
-sempre se arriverai a leggerlo, se avrai tempo, se riuscirò
a
contattarti. So che la coppia ti piace, ergo ne approfitto.
La
terza, è la player del mio Feliciano.
Una
persona a dir poco squisita, a cui non ptevo davvero non dedicare
qualcosa. Fra poco, è l'anniversario dei nostri due
piccioncini, e prendi questo come anticipo, si.
Non
è nulla di speciale, ma lo faccio comunque.
Ve
la dedico anche perchè---non so bene come abbiate fatto, ma
in qualche modo me l'avete ispirata.
Note:
Ciò che è scritto nella lettera, può
ovviamente essere sbagliato, e sconnesso. Ne sono consapevole, eh.
Il
tutto è ambientato come prevedibile nella seconda guerra
Mondiale, punto imprecisato della fazione tedesca. Non voglio sviare
troppo sui luoghi o l'anno, semplicemente perchè mi
concentrerò solo sul concetto chiave dei due protagonisti.
Nel titolo: "Der Buchstabe" = La lettera.
Der Buchstabe-
Sbavature
"
A Feliciano.
Ti amo. Ti amo.
Siam--o sotto at-tacco.
Mi trovo al c--entro del cam¬ campo. Sotto terra,
dov-e
ancora posso permettermi di avere qualche momento per me, e
par¬ parlarti.
Perdonami, ma le bom--be là fuori, mi impediscono di
scrivere come s-- si deve.
Non pos---so farlo come vorrei."
Il fischio vibrato in aria
fu
così forte, da far presagire un'impatto di rara
devastazione-
sibilava frenetico, veloce, lacerava l'aria e copriva il rimbombo delle
altre esplosioni, e i bricioli di terra che gli volavano
rapidi
addosso, lo coprivano come per seppellirlo; nemmeno stessero
anticipando l'imminente futuro.
"---
Non sono sicuro, c--che riuscirò a
tornar--e. Tornare per
stringerti a m---me, torna--re anche solo per vederti.
Feliciano, non ho mai vist-to o sentito boa-ti o sc-- scossoni
più forti di questi.
--- - Mi manchi da morire.
Sai ben--e che- che non sono mai st--ato molto bravo né ad
esprim-ermi, né a scr-ive--re. Le due cose unite assiem--e
creeranno sol-o un guazz-zabuglio di pensieri scon--nessi; ma tutti
rivolti a te, Felic-Feliciano. Solamente a te.
Vog-glio averti accanto sino al- alla fine; anche mentre
scaver--ò nella polvere di questi campi. Lo prom--etto, ti
penserò fino a che i m-iei polmoni pomperan--no aria.
E persino quan---do smetteranno di farlo."
Mangiò
la polvere ferrigna,
aspra ed amarognola di sangue e polvere da sparo, acquattandosi e
assottigliando la sua figura sul profilo della collinetta, e
pregò Dio di poter passare indenne quel tratto di cenere e
fuoco, di poter proseguire.
Arrancò gemendo, portandosi dietro di
sè la gamba
inutile e martoriata; torturata fino allo stremo, fino a farle perdere
la sua unica funzione- ed il dolore lo stritolava, saliva a soffocarlo
prima di cingerlo in vita, ed accompagnarlo fedele in quel suo ultimo
disperato gesto.
Ma se la sua condizione umana era ancora così mostruosamente
intatta da fargli digrignare i denti e piangere, allora poteva andare
avanti.
" Se potessi esprimere un de--sid-erio, chieder--ei di poter es---sere
là con te.
N-no n vogli--o arrivare al punto di scordarmi la t-tua voce, nemm-meno
la tua risata, oppure tutte le tue as-s-.urd-e man-ie. V-voglio
regalare ogn-ni mio respi-r-o a--lla speranza d-i poter-ti stare
acc---canto di nuov-o.
--L-la foto che h-ho qui dav---anti a me, è così
rovinata
(E fors--se è sta-ta an-che colpa mia, s--e è
cos-
così. Ap-pena potevo, l'av-avevo fra le mani.) che il tuo
vis-so
si è riem--pito di chiazze bianche, il tuo sorr-r-iso si
vede
ap-pena.
Ma i-io lo ricordo b--ene, il tuo sorr----iso. E' l'unica co-sa che mi
abbia tenuto an--corato al-la vita, fin--o ad ora.
Dio, quanto ti amo."
Teneva
la lettera fra le mani tremanti,
la immergeva in quel fango viscoso senza nemmeno accorgersene e
strisciava, scrisciava veloce- cercando di essere più veloce
della stessa morte, di batterla sul tempo e di poter gioire infine,
quando avrebbe lasciato quel foglio sbavicchiato e stropicciato a chi
poteva finalmente consegnarlo.
Quell'Oscura Signora, non doveva nemmeno provarci, a sfiorarlo. Non
prima che la sua ultima missione fosse compiuta.
Nella mano stretta a pugno, trascinava la busta marrognola e rossastra;
con un unico obiettivo, ed in testa l'unico martellante sorriso.
" Quando pen-so di moll-lare, Fe-Feliciano, tu divent-ti la scarica
elettrica più po-ten--te che c--i sia, dritta dritta
n---ello
s-toma-co. Non so bene come fai.
S--ei l'unica c-osa che i-l mio cervel-lo sia cap-ace di pen-pensare.
Sper--ro che t-t-u riesca a leg-gere ciò che scrivo.
M-mi ricor--do quando, tu m--mi hai detto, un giorno: " Guard--a le
stelle, L-Ludwi--g. G--uarda-le attentamente, non sono m--ai tro-troppo
lonta--ne."
E quel-la frase m--mi ha sveg-gliato così all'improvviso,
c--che
il g-iorno do--po ero dav-anti a c---asa tua con un ma--zzo
di
fi-ori in man-- mano----------- ; lo s--sai, vero, che s-stavo mor-endo
di pa---ura? Mi tr-emavan--no le gam-be, l--le mani sud-ava-no.
E quan-do mi ha-hai aperto, sono rim-asto zitto, ammutolito da te."
Le
bracciate si susseguivano, costanti.
Graffiava disperato il terreno; negli occhi preservava una malata
tenacia dettata dalla voglia di farsi sentire vivo in mezzo a quel
campo di morti, di lasciare una sua testimonianza ed un qualcosa di
fatto prima che fosse troppo tardi.
Voleva urlare a quel mondo morto, che mentre i potenti si uccidevano e
sopivano la stessa umanità, lui digrignava nella polvere
portanto il messaggio più importante e potente che potesse
concepire.
Doveva far sapere a Feliciano che lo amava, anche se non avrebbe
più potuto farlo.
" Fel-iciano, Feliciano mio.
N-non esi--tare ad us--are i m--iei averi, nei momenti che verr---ranno
difficili; ven---di quello che puoi. G-uai se ti fa-rai scrupo-li in
futuro, t--ieni solo c-iò che è importante.
E fu--ggi, fuggi da--lla Ger-ma-mania.
T--i prego, fa ci--ò che t-ti dico.
S--ento g-gli scop-pi farsi più vic-cini.
N-non ne ho ma--i senti-ti di co-sì for--ti. C-cominci--a a
trem-mare d-di tu--tutt-to; l-a git-tata dell-e armi si deve ess-sere
fat---ta pi---ù lung-a, il boato m-mi asso-rda.
Riu-scirò a scriv-vere?
Fe--licia-no, ti pr-ego di prega-re per me."
Forse, avrebbe dovuto aggiungere delle
parole alla fine- dopotutto era il suo ultimo messaggio, ma non aveva
certo avuto tempo di rivederlo.
La prima battitura, poteva andare bene.
Ora era lui, che arrancava nella polvere rossastra- e gli appestava il
viso, entrava in bocca e negli occhi accecandolo pure, assieme a quella
terra che saltava come impazzita sotto le esplosioni, urlava e
strepitava nel silente terrore.
Ah! Eccolo, eccolo il corriere! Poco più lontano, nascosto
dietro ad una collinetta, ranicchiato e ridotto ad una pallina umana.
Finalmente, quella poca speranza -che pareva così nera,
così morta ancor prima che si iniziasse a pensare solamente
di
sperare- ma ora era arrivato, mancavano pochi passi, poche bracciate
raso-terra tenendo stretto stretto quel preziosissimo foglietto.
Quella busta che nella sua mano, in quel momento ardeva con un tizzone,
e chiedeva di essere alzata in quell'aria ferrigna.
Eccolo, eccolo il corriere! Così vicino, che alzando una
mano, si sarebbe certamente accorto della sua presenza.
E lui, quel messaggero, l'avrebbe visto a scavare nella
cenere?
" S--uona l'a-llarme, ora.
De-vo sbrigar-rmi.
T-i amo tan-tantissimo. Sei la co--sa più prez-iosa che
abb-bia,
ciò c--he mi permett-e di resp-pirare, e di bu-uttarmi
sott-o le
a---rmi da fu-o-co senza rimpianti.
M-mi hai res---o una per-persona completa, ch-e mi perm--ette di poter
dire di aver vi--s-suto veramente.
S--ei la mia v-vita. E vi-vi, vivi per entramb--i, non
ferm--arti con m-e!
R-idi d-i nuovo, sii quella bell-lissima person-a di cui m-mi sono
inn-namorato fino a che potrai; e non ramm-maricar-ti, Feli-ciano.
S--sei sta-to il m-mio salvato-re. H-ai fatto così tanto per
me, c-che nemmeno puoi immaginare.
I-infine, m-mi avrai se-sempre con te.
Ti star---ò eternamente acc-canto, qualunque co-sa acc-cada;
imp-arerò ad es-sere una d--i quelle st-----elle, che al-la
fin-e '...Non s--ono mai tro--ppo lon-tane.'
Ti a-amo, non smet--terò mai di dirtelo anc--che quan--do
non potrò.
Per sem--pre tuo, Ludwig. "
▦
▬▬▬▬▬▬
▦
Il soldato aveva premuto il tasto del campanello 5 minuti prima.
Il suono -quel trillo acuto, che in quella casa non era più
solito sostare; e aveva rimbombato libero per i corridoi vuoti, spogli-
l'aveva spaventato, a tal punto che quella sua anima morta si era
ritrovata a fare un sobbalzo spaventata, resuscitando improvvisamente e
guardandosi intorno spaurita.
Era stata costretta, suo malgrado, a spremersi fino allo stremo per
ottenere poche e misere gocce di vitalità, subito sfociate
nel tonfo sordo della preoccupazione.
In quel momento, Feliciano si trascinava a dietro un mattone pesante,
radicato direttamente nello stomaco- che faceva partire il suo
avvinghiante filo spinato; esso si arrampicava, giungeva a stritolare
il cuore e spingere verso l'alto il groppo che resisteva ancora in gola.
Gli stava davanti un semplice corriere, un ragazzotto più
sconvolto che altro- e probabilmente sarebbe ritornato a casa in quei
stessi giorni, dicendo fiero che aveva imbrogliato la morte. In
realtà forse nemmeno aveva combattuto, si era dilettato al
lavoro più impegnativo e nobile in quel campi mninati di
uomini e armi: sopravvivere.
Ma quel giovanotto aveva ancora il viso sporco di terra, i vestiti
laceri e degli occhi così grandi che parevano voler uscire
dalle orbite. Quello sconosciuto, in guerra per la sua patria (davvero?
Si poteva seriamnente parlare di ciò?) ci era andato. Lui
invece, era segregato fra le stampelle, e le 4 mura.
- Signor Feliciano Vargas? Questa lettera, è per lei.-
Quasi, gli venne da ridere.
Stava ritto in piè davanti a lui, tratteneva il fiatone a
stento -si, come per voler fare una bella figura- e gli tendeva sicuro
un...foglio. O almeno, quello che era stato un pezzo di carta.
In quel momento pareva più un pezzo di carbone.
Si intravedevano delle chiazze biancastre, la tipica chiusura di una
busta (nemmeno sigillata a dovere, essendo franchi) e gli angoli tutti
arricciati e stropicciati.
Come potevano trattare a quel modo uno scritto?
Senza dire nulla, prese la "lettera", sussurrando un ringraziamento di
circostanza appena accennato dalle sua labbra ormai ridotte ad una
fessura. Girò il foglio stropicciato, cercò di
togliere quel fastidioso fango e allontanare il l'odore acre
dell'acciaio e ferro.
Intravide un indirizzo scritto frettolosamente, con un tratto veloce ed
una calligrafia inconfondibile.
Ludwig.
Sorrise, sorrise spontaneamente, quando il suo pensiero gli
attraversò la mente, quando le sue notizie gli arrivavano
anche da una simil-lettera. La rigirò con cura fra le mani,
l'accarezzò come ammaliato, prima di aprirla.
Conoscendo Ludwig, quello, era un inizio assai inconsueto per una
normale lettera.
Strano.
Eppure, riusciva sempre a sorprenderlo.
"
A Feliciano.
Ti amo. Ti amo. "
Blacket's Time:
Allora....emh.
Aiutatemi a
definire questa cosa.
Innanzutitto:
non so se sono riuscita a dire ciò che volevo, a
trasmettere quello che desideravo darvi. Nel caso ci fossi riuscita, mi
sentirò in pace con me stessa a vita.
Okay. Ho finito a
questa maniera, censurando volutamente la reazione di Feliciano.
Oltre a questo,
non dovrei avere altri commenti intelligenti per la storia, se non i
tanti grazie per essere arrivati fino a qui, a leggere.
Grazie a chi
aggiungerà a preferiti, seguite, ricordate; a chi
recensirà (Ow---non mi dispiacerebbe affatto, ecco ;3; ) e
chi semplicemente vorrà leggere ed esprimerà un
giudizio.
Baci,
Blacket.
|