Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean.
Rating: Pg15.
Beta: nessuna,
causa tempo tiranno /0
Genere: Erotico,
Introspettivo, Romantico.
Warning:
Pomiciate (?), Slash, Wing!p0rn.
Words: 1857 (fiumidiparole).
Summary: A Dean
spuntano le ali e Castiel le trova irresistibili.
Note: Scritta sul
prompt A
Dean spuntano le ali. Tutti sono molto confusi, perché
– WHAT? – non dovrebbe essere solo Castiel quello con le ali? E quando dico
tutti, intendo tutti tranne Castiel.
Castiel, infatti, scopre che questo cambiamento gli piaceva più di quanto
poteva sospettare di chibi_saru11 per la Festa a
Sorpresa di destiel_italia.
Il titolo è una strofa di Gabriel
di Lamb (LOL, sì, lo so, è molto Sabriel questa
canzone XD).
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
Angel’s Wings Carried Him to Me
Dean non era certo di come fosse cominciato. La schiena aveva
iniziato a fargli un gran male quella mattina, mentre rientravano al motel, ma
aveva dato la colpa al fatto che lui e Sam avessero
passato la notte a dissotterrare ben tre tombe – un’intera famiglia fantasma, wow! –, e aveva pensato che qualche ora
di riposo avrebbe risolto la situazione. Solo che non era riuscito a prendere
sonno e, alla fine, dopo ore di
tormento, si era visto costretto a prendere un paio di aspirine. Ma nemmeno quelle avevano funzionato.
E poi… e poi, be’, francamente Dean non aveva idea di cosa
fosse successo, perché era semplicemente
svenuto dal dolore.
Quando riprese i sensi, scoprì di essere steso a pancia in
giù su un letto, ma non quello del motel dove lui e Sam alloggiavano. Dopo un
breve esame della camera, si rese conto di essere al piano superiore della casa
di Bobby, e questi, suo fratello e perfino il suo angelo sfigato
erano tutti accalcati attorno al suo capezzale.
«Che succede?» cercò di chiedere, ma gli venne fuori solo
una specie di gracidio. Si sentiva la lingua ruvida come carta vetrata e la
schiena gli faceva male da morire. Provò a tirarsi su, puntellandosi sui gomiti
e, all’improvviso, si rese conto che quella che gli pesava sulla schiena e lo
aveva coperto fino a quel momento non era affatto una coperta.
«Sta calmo, Dean» cercò di placarlo Sam, ma lui lo sentì
solo in parte, perché era troppo distratto dalle ali – delle
cazzo di fottutissime, enormi e piumose ali
bianche – che gli spuntavano da dietro le scapole.
«Cosa diavolo-» cominciò.
«Non sappiamo come sia successo» lo precedette suo fratello «Sei svenuto e ho fatto appena in tempo a caricarti in
macchina che quelle ti sono esplose
da dietro la schiena» spiegò «Allora ho chiamato Cas e abbiamo deciso di
portarti in un posto sicuro».
Il maggiore dei Winchester spostò
lo sguardo sull’angelo – l’unico vero
angelo nella stanza, cioè – e scoprì che questi gli stava fissando la schiena
con aria rapita.
«Cas, che diavolo è questa storia?» gli domandò
esterrefatto. Cercò di muovere un braccio per acchiappare un lembo del suo
trench ed attirare la sua attenzione, ma a spostarsi
fu una delle ali, che quasi decapitò Bobby e si strusciò su Castiel in una
lunga carezza.
«Uoh! Vacci piano con quelle,
ragazzo» lo riprese il vecchio cacciatore.
«Lo farei, se solo sapessi come cazzo pilotarle!» sbraitò l’interpellato, vagamente isterico.
«Mi dispiace, Dean» disse finalmente l’angelo, riscuotendosi
«Non ho idea di cosa significhi, ma sono…» si schiarì la gola e sfiorò
delicatamente un paio di piume che gli stavano solleticando il viso «… molto
belle» concluse con voce roca – be’, più del solito, si intende.
A quel tocco, lui sentì la forza nelle braccia mancargli e
ricadde sul letto, senza fiato. Era stato… era stato come se Cas gli avesse
accarezzato un qualche punto molto intimo e sensibile, tipo il retro delle
ginocchia.
Sam spostò il peso da un piede
all’altro, aggrottando la fronte sotto quei suoi stupidi capelli scintillanti. «Senti,
Bobby ed io andiamo di sotto per fare qualche ricerca e cercare di capirci
qualcosa» propose «Cas resterà con te. Potrebbe darti…
uhm… qualche lezione?»
«Fantastico, davvero fantastico. Cos’è, serve una specie di
patente angelica, per imparare ad usarle?» ringhiò
Dean, cercando di toccarle. Tirò appena una piuma e finì a farsi un male cane,
come se si fosse strappato i peli da un braccio. Okay, erano decisamente
più delicate di quanto sembrassero.
«No, non così» lo istruì Castiel, prendendo la sua mano. La
scostò e lisciò gentilmente le penne arruffate, provocando una lunga cascata di
brividi caldissimi lungo la sua schiena.
«Cristo» ansò il
cacciatore, attirando l’attenzione degli altri due uomini, che grazie a qualche
misericordia divina non fecero domande e si affrettarono a lasciare la stanza.
Con un tocco leggero, l’angelo fece scomparire la sua
maglietta a brandelli ed il sangue secco che gli
imbrattava la schiena e le ali. Il suo potere sfrigolò sulle piume come la Coca-Cola sulla lingua.
«Oddio, ti prego,
smettila di palparmi» gemette Dean, affondando la faccia arrossata nel cuscino.
«È una bella sensazione?» chiese curioso Castiel, passando
in modo quasi impercettibile i polpastrelli sull’attaccatura delle ali, vicino
alle scapole.
Il ragazzo singhiozzò e, sconvolto, sentì il cavallo dei
pantaloni diventare improvvisamente stretto. «È… è questo che fate voi
gallinacei, quando pomiciate?» domandò senza fiato.
L’amico strinse le labbra e distolse lo sguardo. «Non saprei dirti. Sai che non ho… molta esperienza» rispose dopo un momento.
Be’, immagino non ci
resti altro che scoprirlo insieme, pensò Dean, riuscendo con uno sforzo
cosciente a muovere un’ala ed usarla per circondare il
corpo di Castiel, tirandolo più vicino a sé. Ogni superficie che le penne
toccano gli trasmetteva sensazioni diverse, che sembravano arrivargli dritte al
cervello, tutte invariabilmente deliziose.
Castiel poggiò un ginocchio sul materasso per non cadergli
addosso ed osservò ammaliato le piume che lo
abbracciano. «Sono così… belle»
sospirò, affondandovi le mani in mezzo, quasi fosse incapace di resistere
oltre. E Dean si ritrovò a tanto così dal gridare e venire nelle mutande come
un adolescente.
Si sentiva ubriaco ed il fatto che
a fargli quello fosse un uomo – be’, un angelo,
tecnicamente, ma pur sempre nel corpo di un uomo –, ma soprattutto fosse Cas, quell’incorreggibile moccioso
imbranato, al momento non sembrava avere nessuna rilevanza. Quindi, sì, Dean
era decisamente
ubriaco, anche se non sapeva bene di cosa, ma scoprì che non poteva
importargliene meno, quando il suddetto moccioso strusciò una guancia contro le
sue ali – cazzo, le sue ali! – e
l’ombra di barba che gli sporcava il viso lo solleticò come dei gratini sulla pancia.
«Gesù…» ansimò Dean, poi lo afferrò per i fianchi e lo
ribaltò sul letto.
Un’ombra enorme oscurò il lampadario della camera e soltanto
in un secondo momento lui si rese conto che a causarla erano
le sue ali, che si erano spalancate come un arco sopra la sua testa, e se ne
accorse solo perché Castiel non riusciva a togliere loro gli occhi di dosso.
Potrei quasi essere
geloso, pensò, ma un momento dopo il suo cervello andò in totale blackout,
perché dalla labbra del suo angelo era appena sfuggito
qualcosa a metà tra un gemito ed un ringhio.
«Ho bisogno di toccarle» asserì Castiel e poi con le mani
s’impossessò della sua schiena nuda e dolorante, dalle spalle alle reni e
viceversa, attardandosi sulle scapole, là dove la pelle – per qualche mistero
della natura o della fede – si tramutava in piume.
Dean chinò il capo, cercando di riprendere fiato, ma il suo
respiro suonava come lo sbuffo di un treno e le dita curiose di Castiel
continuavano ad esplorare quei nuovi arti
supplementari, azzerandogli la salivazione. La zip dei
jeans che premeva sul suo uccello era una tortura che nemmeno i cinesi erano
riusciti ad ideare.
Dopo un momento, riuscì a trovare abbastanza coordinazione per puntellarsi sulle ginocchia e portarsi seduto sopra i
fianchi dell’amico, e allora si accorse che i suoi pantaloni non erano gli
unici ad essere divenuti stretti. Avrebbe dovuto essere una sensazione aliena e
spaventosa, e lo era, ma era anche fottutamente elettrizzante. Era riuscito a
far eccitare Mr. Scopa nel Culo.
Castiel intrecciò le dita alle sue piume, facendole scorrere
tra di esse come lui avrebbe potuto fare con i suoi capelli, e Dean gettò
indietro la testa e spinse inconsciamente i fianchi sui suoi.
«F-fammi capire…» smozzicò, deglutendo a fatica «… qualcuno
ha appena realizzato il tuo sogno nel cassetto?» domandò, colpito da
un’intuizione improvvisa.
L’angelo boccheggiò. «P-perché dici
questo, Dean?»
Già, perché lo stava dicendo? Dovette fermarsi sul serio a
pensarci e per farlo fu costretto a districare le mani di Castiel dalle sue
ali. Gli intrappolò i polsi ai lati della testa, perché inconsciamente quel
moccioso stava facendo resistenza.
«Una volta hai detto che noi abbiamo un legame più profondo ed io non ti ho corretto, né ho
negato» osservò il cacciatore, ma stava più che altro riflettendo a voce alta «Hai fatto tanto per me e lo capisco solo in parte. Voglio
dire: la faccenda dell’Apocalisse giustifica le tue azioni
solo fino ad un certo punto».
«L’ho fatto per te, Dean» sussurrò Castiel, cercando di
seguire il suo ragionamento.
«Già, ma perché?»
insistette il ragazzo.
L’angelo si accigliò e riuscì ad
inclinare la testa malgrado fosse steso su un letto e bloccato sotto il suo
corpo. E, no, decisamente era meglio che lui non
riflettesse sull’equivocità – per nulla equivoca, in effetti, e molto chiara
nel suo intento – della posizione.
«Perché sei Dean» rispose Cas, come
se avesse perfettamente senso.
Per lui non ne aveva nemmeno un po’. «Non ti seguo» ammise.
L’amico strinse le labbra. «Sei il
mio protetto. No, questo era l’inizio» si corresse «Sei…»
e poi disse qualcosa che lui non capì, ma che suonava come enochiano; Dean
l’aveva sentito abbastanza volte negli incantesimi per riconoscerlo.
«Eh?» fece perplesso.
«Non sono certo che esista un’equivalente nella tua lingua»
si scusò Castiel, abbassando lo sguardo, come se fosse imbarazzato dalla sua
mancanza. «Potrebbe suonare come il
centro del mondo o la luce del sole,
ma è una sola parola e significa molto di più» tentò di spiegare, accigliandosi
un po’ per la difficoltà.
Dean rimase immobile, cercando di assorbire l’impatto di
quella dichiarazione, e perdendo di vista l’argomento da cui era partita quella
discussione, poi gli occhi dell’angelo tornarono su qualcosa dietro di lui ed il cacciatore sentì i muscoli delle proprie spalle
tremare. La luce tornò, quando le sue ali si spostarono più in basso, quasi non
riuscissero più a mantenere la posizione elevata.
«Desideravi che avessi un paio di queste?» chiese allora il
ragazzo; la voce gli venne fuori strana, in qualche modo suonava lontana, come
se non venisse veramente dalla sua bocca, ma da qualcosa che stava più
all’interno.
Castiel sbatté le ciglia e non rispose subito, prendendosi
il tempo di riflettere sulle sue parole. «Non credo.
Forse. Non in modo cosciente. Suppongo sia normale desiderare che qualcuno sia
più… simile a ciò che siamo, perché riesca a capirci meglio. Come io ho dovuto
trovarmi un corpo umano per parlare con te» rifletté.
«E queste
dovrebbero aiutarmi a capirti meglio?» replicò il
cacciatore.
«Tu pensi che in qualche modo sia colpa mia» dedusse
l’angelo.
Dean aggrottò la fronte. «No» rispose dopo un momento «Ma
credo che la situazione ti piaccia».
Castiel parve imbarazzato. «Sono
preoccupato per te. So che questo non è naturale, per un umano» disse, allora,
cercando di fargli capire che voleva davvero aiutarlo «Però… sonno
proprio belle» aggiunse in un mormorio.
A lui venne quasi da ridere. «Cos’è,
all’improvviso sono l’equivalente di una donna in topless? Non riesci a
togliermi gli occhi, o le mani,» calcò di più i suoi
polsi sul letto «di dosso».
L’angelo si agitò sotto di lui, nervoso, ma non disse nulla,
si limitò a riabbassare lo sguardo, e Dean all’improvviso fu colpito allo
stomaco da un’ondata soffocante di… tenerezza.
Che cazzo mi prende?
Tra poco mi spunterà una vagina, altro che un paio di ali!, gridò nella propria testa, ma si
stava già chinando su Castiel. Sfiorò le sue labbra con le proprie, poi
sussurrò malizioso «Ehi, moccioso, io ti faccio toccare le mie se tu mi fai
toccare le tue», prima di prendere con attenzione il suo labbro inferiore tra i
denti.
FINE.