You're my soulmate, Vee. di Pwhore (/viewuser.php?uid=112194)
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-Allora,
che si fa?- mi domandò Zacky. Alzai lo sguardo dal giornale
e lo guardai, alzando un sopracciglio.
-E
che cazzo ne so?- replicai, tornando a leggere la sezione dello sport.
Zacky sbuffò e cominciò a appoggiarsi e
allontanarsi dal muro, picchiettando le dita sull'intonaco bianco.
-Zacky,
la smetti? Sei irritante-
borbottai, sfogliando il quotidiano. Baker roteò gli occhi,
scocciato, e mi venne accanto.
-Dai, andiamo fuori, sto morendo di noia- piagnucolò,
cercando
di trascinarmi via dalla sedia. Sospirai rassegnato e posai il giornale
sul tavolo accanto a me, alzandomi. Quando Zacky voleva una cosa, la
otteneva. Vuoi per i suoi occhi da cucciolo, vuoi per il suo
viso
angelico, ma facevo sempre quello che voleva; soprattutto quando mi
guardava dritto negli occhi con quel suo sguardo dolce. Anzi, direi che
allora mi era difficile perfino non saltargli addosso. Non
fraintendetemi, non sono quel tipo di persona. Non salto addosso alla
gente, voglio dire; soprattutto addosso al mio migliore amico. Solo che
Vee è così dannatamente carino, vorrei tanto
somigliargli
un po' - anche solo un po' - per poter dire, ''Cazzo, io somiglio a
quel bonazzo di Zacky V Baker'' ed essere felice. Sì, beh,
in
effetti non ci vuole molto per farmi felice, mi basta che il castano
sia nei dintorni. E' impossibile non essere contenti quando
c'è
lui, è così pieno di brio e energia che ti
riempie di
voglia di vivere fino alla punta dei capelli. O forse sono solo io che
son pazzo, boh. Non mi stupirei se fosse quello.
Ad ogni modo, mi alzai e mi stiracchiai con uno sbadiglio rumoroso,
voltandomi poi verso Vee.
-Prendo la chitarra?- domandai.
-Massì, dai, facciamo un giro sulla spiaggia e ci divertiamo
un
po'- fece lui con un sorriso, avvicinandosi alla finestra. Agguantai
velocemente la custodia dello strumento e me la ficcai in spalla,
seguendo il mio amico attraverso la porta.
-Ciao, mà!- esclamò lui, scuotendo la mano e
chiudendosi la porta alle spalle.
-Guarda che siamo a casa mia, non tua- gli ricordai ridacchiando.
-Pff, dettagli, dettagli- minimizzò lui, muovendo le braccia
con
aria teatrale. Risi, allegro, e mi guardai intorno, godendomi i raggi
splendenti di un Sole di fine giugno e dando un'occhiata alle nuvole.
-Bella giornata, vero?- ci salutò Matt, venendoci incontro
con
una bottiglia di birra sottobraccio. Zacky gli diede un pugnetto e il
ragazzo sorrise, riparandosi gli occhi con la mano libera.
-Cazzo, che sole!- si lamentò, dando un sorso alla bevanda.
-Nè? Piuttosto, passa qua- esclamò Vee,
impossessandosi della birra e mandandone giù una lunga
sorsata.
-Fa un caldo boia, a casa di Brian- disse poi a mo' di scusa. Matt
scosse la testa con aria rassegnata e mi passò la bottiglia.
-Finisci pure, tanto ne ho altre in fresco- mi concesse.
-Grazie, o grande Sander, come farei senza di te?- ribattei con aria
melodrammatica. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e
sussurrò un "perché a me?", poi ci incamminammo
verso
casa di Jimmy, fermandoci prima da Johnny. Lo stronzo non era in casa,
però.
Arrivammo da Sullivan in dieci minuti, durante i quali Zacky e Matt si
lamentarono continuamente del caldo, per poi passare improvvisamente a
parlare del party sulla spiaggia che avrebbero dato quella sera stessa.
Gli invitati eravamo solo noi, ovviamente. Sarebbe stata una cosa
intima, divertente, senza ochette che si ubriacano con l'acqua
frizzante e tamarri che cercano inutilmente di rimorchiare qualche tipa
per poi urlare al mondo intero che se la sono portata a letto. Bleah.
-Ehilà, ragazzi!- sorrise Jimmy dall'alto della finestra
della
sua camera. -Salite, forza, che fa un caldo porco lì fuori-
gridò poi, facendoci cenno di entrare. La porta era aperta,
come
al solito, e anche se fosse stata chiusa non ci sarebbero stati
problemi visto che sapevamo tutti dove sua madre teneva le chiavi.
Credo che lei l'avesse intuito, anche se non ci ha mai chiesto niente e
ha sempre continuato a far finta che quello fosse un nascondiglio
super-sicuro. Come se ficcare le chiavi sotto un sasso fosse una cosa
impensabile e assolutamente geniale, poi. In realtà, l'unica
cosa geniale in quella casa era il nostro amico. Era qualcosa di
speciale, davvero, in un modo o nell'altro ne rimanevi colpito per
forza. Aveva un sacco di talenti, poi, oltre al fatto che era
intelligentissimo e una forza alla batteria. Non so, era davvero una
persona fuori dal comune e mi affascinava parlare con lui, senza
contare che la sua personalità mi è sempre
piaciuta.
Comunque, passando per il salotto, agguantammo un'altra chitarra e la
portammo su con noi, in caso di evenienza. Jimmy ci stava aspettando
seduto su una sedia girevole con un disco tra le mani e ci
salutò con un gesto del capo.
-Guardate che ho trovato- mormorò poi eccitato, tirando
fuori da
sotto la scrivania un enorme amplificatore mezzo scassato.
-Ma è un catorcio!- obiettò Zacky, toccandolo col
piede.
-Sì, ma non è detto che non possa ripararlo-
commentò il moro compiaciuto. Non c'era dubbio che avrebbe
rimesso a nuovo quell'attrezzo nel giro di un pomeriggio, e glielo si
leggeva in faccia.
-Hai intenzione di portarlo giù alla spiaggia, stasera?- si
informò Matt.
-Boh, dipende da come mi gira- buttò lì l'altro,
scrollando le spalle. -Probabilmente sì, comunque- aggiunse
pensieroso.
-Ce l'hai mica una birra?- gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio,
sventolandomi la faccia con un fumetto.
-Sapevo l'avresti chiesto- sorrise Jimmy, indicando un frigo bar con la
mano. -Serviti pure-.
Mi alzai e mi chinai in avanzi, aprendo il frigo e acchiappando la
lattina più vicina a me. L'aprii e bevvi un po',
rinfrescandomi la gola.
-Cristo, fa fin troppo caldo per essere giugno- si lamentò
nuovamente Zacky, lasciandosi cadere all'indietro e posandosi le mani
sul volto accaldato in un vano tentativo di raffreddarsi.
-Lamentone- scherzò Matt, dandogli una spintarella. Vee
ricambiò la spinta e si tirò su, così
gli lanciai
una birra.
-Ci facciamo un giro?- proposi, guardando fuori e alzando le
sopracciglia
-Io passo- borbottò Sanders. -Troppa fatica-. Lo guardai
storto e rivolsi la mia attenzione a Zacky.
-Mi abbandoni pure tu?- gli domandai, sperando il contrario. Lui
scrollò le spalle e sorrise, contento che gliel'avessi
chiesto.
-Ma ti pare?- esclamò subito, come se non aspettasse altro.
Raccattò due bottiglie dal frigo-bar e mi spinse fuori dalla
stanza, seguendomi subito dopo aver lanciato un cappello sbucato dal
nulla addosso alla faccia di Matt.
-Ciao, gentaglia! Ci si sente stasera!- gridò, anche se la
camera di Jimmy era troppo lontana e i ragazzi non riuscirono a
sentirlo.
Attraversammo il salotto in silenzio e salutammo la signora Sullivan,
che stava giusto entrando con dei sacchetti della spesa.
-Vuole una mano?- le chiesi, avvicinandomi e prendendo una busta. Lei
sorrise, grata. Aveva un bel sorriso. Uno di quelli sinceri, radiosi,
che ti illuminano la giornata e che desideri non finiscano
più.
Non gliel'ho mai detto, però.
-Grazie mille, Brian. In effetti, ho comprato davvero un sacco di roba-
rise imbarazzata. Sorrisi a mia volta e finii di portar dentro la
spesa, sistemando tutto sul tavolo, poi mi voltai a guardare Zacky.
Stava parlando con la donna di quello che avremmo fatto stasera e lei
sembrava sinceramente interessata, così mi appoggiai al muro
e
aspettai che il castano finisse di elencarle tutte le vaccate che aveva
comprato in vista della festa, che erano davvero tante, tra l'altro. A
un certo punto lei si accorse di me e lasciò perdere Zacky.
-Non so se serve ricordarlo, ma se avete bisogno di qualcosa, o
chessò, cambiate idea sulla serata, casa mia è a
vostra
completa disposizione- sorrise. La ringraziammo e ci congedammo senza
troppe smancerie, io davanti e Vee subito dietro. Aprii la porta e mi
fiondai fuori, coprendomi la faccia con la mano e appoggiandomi a una
macchina, aspettando che l'altro mi raggiungesse.
-Sai cosa mi fa strano?- mi domandò lui, avviandosi verso il
centro con passo deciso.
-No, cosa?- ribattei io, camminandogli accanto.
-Che tu le dia ancora del lei. Voglio dire, la conosci da anni ormai,
è come una seconda madre per noi, e tu le dai ancora del
lei.
Devi essere proprio stupido per fare una cosa del genere-
commentò ridendo sotto i baffi.
-Che ci vuoi fare, è più forte di me. Sono
un'anima pia
in un mondo di peccatori- replicai, battendomi un pugno sul petto. Lui
rise e, mio malgrado, risi anch'io. Come battuta faceva schifo, ma
Zacky rideva per tutto e la sua allegria era contagiosa. Andare in giro
con lui ti metteva sempre di buonumore, qualsiasi cosa fosse successa.
Sarà perché ho sempre avuto un rapporto molto
stretto con
lui, ma mi viene difficile pensare alla mia vita senza essere costretto
a pensare alla sua figura, e quando lui non è nei paraggi mi
sento tremendamente solo. Siamo sempre stati amici, noi due. Molto
più che con gli altri, a dire il vero, e questo lo capivano
anche loro. Non ricordo neanche la prima volta che vidi Zacky,
semplicemente per me lui c'è sempre stato. E' come se
fossimo
gemelli, nati e cresciuti insieme, e non ci è mai sembrato
strano sapere tutto l'uno dell'altro e riuscire a indovinare i pensieri
tra di noi. Secondo mia madre, la prima volta che ho visto Vee ero
troppo piccolo per memorizzare qualcosa, ma gli ero andato incontro e
non mi ero staccato da lui per tutta la giornata. E' che
Zacky
è il mio angelo custode, se vogliamo dirla tutta. E' sempre
lì quando ho bisogno di lui e non si stanca mai di stare con
me,
senza contare che mi rende immensamente felice. E' come se fosse una
parte di me che mi ha abbandonato quando ero ancora piccolo per andare
a abitare in un bambino magico, che crescendo sarebbe diventato un
bellissimo chitarrista, nonché il mio migliore amico. La
verità è che sono convinto che io e lui
condividiamo la
stessa anima spezzata in due, e che siamo destinati a rimanere amici
fino alla fine. E lo intendo davvero, quando dico che lui è
la
cosa più bella che mi sia mai capitata. Sono completamente
grato
alla vita per avermi dato Zacky; è come un angelo sceso dal
cielo per me, anche se la cosa sembra davvero dannatamente romantica. E
lo so di sembrare uno stupido quando lo dico, ma Vee è la
cosa
più meravigliosa che abbia mai visto e che mai
vedrò, e
sono più che orgoglioso di essere suo amico.
Ecco, se uno di scuola leggesse questa roba, verrebbe da me e mi
sputerebbe in faccia chiamandomi ''checca''; poco ma sicuro. Visto che
siamo sempre insieme, ci sono vari gruppetti di coglioni convinti che
io e Zacky siamo una coppia e che quindi ci rompono le palle tutto il
tempo. A me non da' molto fastidio perché ho imparato a non
dar
retta a quello che dice la gente, ma credo che sotto sotto Vee ci
soffra. Non tanto per il pensiero di essere fidanzato con me, ma
perché la nostra amicizia non viene presa sul serio e questo
lo
ferisce profondamente. E' più dolce di quanto si possa
immaginare, lui, anche se lo dimostra raramente; e questo è
un
bene, perché così non devo aver paura di andare
da lui e
parlargli, quando mi sento giù. Lui mi ascolta sempre, non
importa cosa stia facendo. E' una cosa bellissima da parte sua,
specialmente visto che nessun altro di noi lo fa. Cioè, lo
faccio anch'io con lui, ma il nostro non è un rapporto del
tipo
"io faccio una cosa e tu fai lo stesso", proprio per niente. Ogni cosa
che facciamo ci viene spontanea, e non ci impegnamo per essere noi
stessi. Voglio dire, se non ti viene subito in mente di aiutare un tuo
amico quando sta male, che amico sei?
Ad ogni modo, decidemmo di andare a fare un giro nella zona commerciale
della città, in modo da vedere se era uscito qualche nuovo
videogioco o roba simile. La strada non era lunga e in un'oretta ci si
arrivava tranquillamente, anche se ti fermavi a mangiare un gelato. Per
sua sfortuna, però, Vee dovette constatare che il gelataio
era
chiuso, così ci mettemmo molto meno. Eravamo circa a
metà
strada quando il ragazzo mi afferrò per il braccio e mi
trascinò sulla destra, dirigendosi verso una stradina.
-Zacky, ma che diavolo..?- cominciai. Zacky m'interruppe posandomi un
dito sulle labbra e si fece piccolo piccolo contro il muro.
-C'è Musglow- sussurrò. Musglow era un coglione
di classe
nostra, uno di quelli che ci prendevano sempre in giro. Un pallone
gonfiato, ad esser sinceri, ma lui si credeva dannatamente figo e se la
tirava un sacco.
-C'è anche la sua cricca?- domandai. Non girava mai da solo,
si
portava sempre dietro qualcuno. Per mostrare a tutti quanto fosse
simpatico e interessante, diceva lui; perché se la faceva
sotto
senza una scorta, dicevamo noi. Comunque sì, c'era anche la
sua
cricca di cretini e alcuni di loro sembravano anche parecchio sbronzi.
Diedi uno sguardo veloce a Vee. Aveva il volto contratto in una smorfia
seccata e non era per niente contento di dover incontrare quei cinque
polli, quindi non mi feci pregare e cambiai strada. La parallela era
una via più piccola e anonima, certo, ma puzzava
terribilmente
di piscio. Zacky non ci fece caso e continuò a camminare, ma
io
ebbi l'impressione che prendersi tutta quella fatica per un gruppo di
sedicenni senza cervello fosse inutile. Tenni la bocca chiusa e
precedetti il castano, rompendo il silenzio con un respiro profondo.
Finalmente eravamo usciti da quel vicolo angusto. Le stradine piccole
mi mettevano ansia, era come se ci fosse sempre qualcuno pronto a
tenderti un agguato. O forse vedevo troppi film, boh.
Comunque ero contento di vedere di nuovo la luce del sole e di essermi
liberato di quell'odore schifio, così accellerai il passo
ancora una volta. Zacky trotterellò dietro di me,
guardandosi attorno con aria distratta. Mi raggiunse dopo qualche
istante, posandomi una mano sulla spalla e respirando affannosamente.
-Non
c'è bisogno di correre- ansimò. Lo guardai in
faccia e risi sotto i baffi. Non ci voleva molto per stancarlo,
soprattutto se il sole picchiava forte.
-Come
vuoi- acconsentii, rallentando e passandogli una mano fra i capelli. Mi
piaceva la sensazione che ne ricavavo, e la cosa divertiva Vee. Gli
sembravo un perfetto idiota, lo diceva ogni volta.
-Brian,
quel rompicazzo di Musglow è qui intorno- obiettò
lui improvvisamente, allontanando la mia mano.
-E
allora? Non ho intenzione di stare ai suoi stupidi comodi- ribattei,
abbassando comunque la mano. -Come vuoi, però- mi arresi.
Zacky sospirò e mi agguantò per il polso,
trascinandomi in avanti.
-Forza,
si corre- annunciò. Sorrisi. Zacky sapeva quanto mi sentivo
bene nello sfiorare i suoi capelli e anche a lui non dispiaceva che io
lo facessi, quindi aveva deciso di faticare un po' e rendermi felice.
Erano queste piccole cose che mi facevano capire quanto il ragazzo mi
volesse bene, se mi fossi messo ad accarezzare i capelli di Jimmy lui
mi avrebbe guardato come se fossi pazzo e mi avrebbe scansato via con
aria scandalizzata. In effetti, non è che toccare i capelli
alla gente fosse una cosa così normale però boh,
insomma, i capelli di Vee erano meravigliosi e io li amavo.
Ci
mettemmo a correre per qualche minuto, il vento che ci rinfrescava e i
pensieri che volavano via insieme alle nuvole. Correre libera la mente
e il cuore, se ci fate caso. Voglio dire, dopo una corsa vi sentite
più schiariti, leggeri. Più o meno come quando si
torna a casa da un concerto e ti sembra di essere in paradiso, che
tutto sia soffice e positivo. O forse è ancora la mia
pazzia. Comunque corremmo per cinque minuti circa prima di fermarci a
riprendere fiato. Il caldo ci faceva sudare come maiali, inutile dirlo,
quindi ci avvicinammo a una fontana e c'infilammo la testa dentro.
Zacky tirò fuori la sua, ridendo, e io lo schizzai,
proteggendomi poi il volto con le mani.
-Dai,
Bri, non voglio farti niente- rise lui. Mi spostai le mani da davanti e
lo guardai, ma lui si era seduto sul bordo di marmo e sembrava perso
nei suoi pensieri. Mi sedetti accanto a lui e alzai gli occhi al cielo,
quando sentii una spinta e caddi dentro l'acqua sollevando un sacco di
schizzi.
-Zacky!-
esclamai, riemergendo e sputacchiando acqua. Vee cominciò a
ridere di gusto e si portò una mano alla bocca, come a
nascondere la risata.
-Sei
uno stronzo!- lo apostrofai, boccheggiando per qualche secondo,
trattenendo le risa. Mi avvicinai al ragazzo e mi feci allungare una
mano, ma al posto di uscire dalla vasca ce lo tirai dentro di peso,
facendolo finire accanto a me.
-Coglione-
scherzò Zacky, schizzandomi dell'acqua in faccia.
-Senti
chi parla- ribattei allegro, scuotendo la testa e uscendo dalla
fontana. Mi strizzai i capelli e la maglietta, poi scossi le gambe a
mo' di cane, facendo ridere il mio amico.
-Sei
proprio strano- commentò, saltando fuori e scuotendo
velocemente la testa. Sorrisi, alzando gli occhi al cielo, e lo
raggiunsi.
-Andiamo,
sirenetta, abbiamo ancora mezz'ora di strada davanti- lo informai,
circondandogli le spalle con un braccio e riprendendo il cammino.
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