Torna,
Scott.
Tu
non lo volevi quel figlio, vero Scott?
Tu
non avevi la minima voglia di vedere la sua vita che s'ingrossava,
ammettilo. Almeno a te stesso.
Era
in lacrime, lei, quel giorno, ma lacrime di gioia. Era corsa da te,
con gli occhi di diamante che sfolgoravano di gioia, con quel
maledetto test di gravidanza in mano. Che era positivo. Che aveva una
stupida lineetta rossa che aveva sancito il tuo umore, non solo per
quella giornata, ma per i successivi nove mesi. Ti aveva abbracciato,
avevi sentito distintamente il suo cuore battere così
velocemente che, per un attimo, avevi temuto che avesse un problema
cardiaco. Eri rimasto freddo, ma poi le avevi cinto la vita quasi
febbrilmente, quasi come se avessi avuto paura di toccarla. O forse
come se non ti andasse di toccarla, questo devi dirmelo tu.
Fra
qualche tempo saremo in tre, ti
aveva sussurrato lei. Non avevi capito subito le sue parole, vero
Scott? Ma poi, quando ti era arrivato il senso delle sue parole,
avevi pianto.
Ma
non avevi pianto di felicità, vero Scott?
E
non avevi pianto nemmeno di tristezza, dico bene?
Era
rabbia, quella, giusto?
Rabbia,
ira, frustrazione. Non ti eri contenuto, non avevi saputo contenerti.
In tutti i sensi, e questo lo sapevi bene. Ventott'anni erano troppo
pochi, per un figlio, secondo te. C'era lei, che doveva frequentare
l'università, che doveva conseguire la laurea in biologia,
c'eri tu che dovevi trovarti un lavoro, che dovevi assicurarti un
tenore di vita alto, c'eravate voi,
che dovevate trovarvi
una casa.. Non te l'eri certo scordato questo, vero Scott?
Le
avevi detto di abortire, ricordi? Non consigliato,
non chiesto.
Gliel'avevi detto, e
quelle parole suonavano come un ordine, nella tua mente. Ma lei non
aveva acconsentito, giusto? Aveva detto che quel bimbo sarebbe stato
un dono, e che lei non avrebbe certo contrastato la Madre Natura che
gliel'aveva concesso.
C'eri
rimasto male, eh?
Però
poi ti eri risollevato quando il bambino era nato. Chiamiamolo
Beverly, ti aveva detto lei.
Avevi urlato, poi detto un paio di parolacce, poi eri uscito
sbattendo la porta. Avevi iniziato a camminare nella notte.
Pochi
metri dopo, avevi fatto dietrofront. Eri tornato, e non l'avevi mai
fatto prima. Eri rientrato, e l'avevi trovata in lacrime. Non le
avevi nemmeno sussurrato un mi dispiace.
Eri andato a letto e basta, senza pensare a lei, vero Scott? Ma poi
la mattina dopo ti eri ritrovato con il naso fra i suoi capelli, con
la sua testa sul tuo petto. Il bimbo aveva pianto tutta la notte,
probabilmente, ma si era alzata sempre lei.
L'aveva
fatto per te, per la tua fredda insensibilità che la colpiva
sempre.
E
tu? Tu eri rimasto colpito, Scott?
L'avevate
chiamato Sean, alla fine. Avevi vinto tu, un'altra volta.
Ma
allora, cos'era quel sapore schifoso che avevi in bocca, eh? Sapresti
spiegartelo, Scott?
Gli
anni erano passati. Sean aveva degli occhi bellissimi, non trovi,
Scott? Erano più chiari dei tuoi e più scuri dei suoi.
Brillavano di luce propria.
Era
arrivato il momento della materna. Poi quello delle elementari.
E
poi era arrivato il momento dei vaccini. Di quel cazzo di vaccino,
come avresti detto tu, che si è impadronito del cervello di
tuo figlio, di vostro
figlio.
Non
sai ancora spiegartelo il perchè, vero Scott? Il medico
l'aveva detto. Il rischio è minimo, veramente minimo, aveva
detto.
E
allora perchè proprio a voi doveva capitare questa disgrazia,
Scott? Non è colpa di Dawn, lo sai questo? Non è
servito a nulla prendersela con lei, per quella settimana. Hai solo
peggiorato la situazione, sai?
Non
potevi lasciarla da sola. Non potevi lasciarli da soli.
Sean
era diventato autistico, quindi? Puoi amarlo lo stesso. Ti è
capitata questa disavventura, ma stavolta non puoi lavartene le mani.
Non
è autistico al livello più alto, lo sai. Confessa,
confessati che hai tirato un sospiro di sollievo, quando ti sei
accorto che è ancora in grado di parlare.
Sei
stato troppo cattivo ad andartene di casa, non credi?
Torna,
Scott.
Torna
a casa, metti da parte quel tuo stupido orgoglio, abbracciala e dille
che tutto andrà bene, che la ami, che ami anche Sean, il
vostro bambino. Già, vostro, perchè ricordati che lei
non l'ha generato da sola. Diglielo. Che resterai, che la aiuterai a
farlo stare meglio.
Torna,
Scott, torna per sentire la sua voce tenue che ti sussurra che ti
vuole bene. Torna, perchè sentire quella vocina che ti dice
papà è
un'emozione ogni volta diversa.
Meditiamo
insieme un modo per andare avanti, Scott,
ti aveva detto Dawn. E tu le avevi spezzato il cuore un'altra volta.
Va'
tu a meditare, capito? Meditare cosa, poi? Non funziona, lo sai.
Meditazione un cazzo, Dawn. Sean non è mio figlio. Mio figlio
dev'essere forte, non un rincoglionito totale.
Non
te ne vergogni?
Torna,
torna a casa, abbraccia Sean, Scott.
Lui
è sensibile, lo sai. Non ama sentire le voci, quando si alzano
troppo. Ama il contatto fisico, ma solo se siete tu o Dawn a
toccarlo. O magari tutti e due insieme. È un maniaco
dell'ordine, Sean, hai notato? Impila sempre tutte le costruzioni,
sembra non fare altro tutto il giorno.
Ti
ricordi come l'ha soprannominato Dawn, Scott?
Era
il vostro bambino delle fate.
Vive
nel suo mondo, nel suo universo. In un universo dove tutto è
bellissimo, dove si pensa per immagini.
Dove
si parla e si pensa, dove si è sinceri.
Dove
non mancano gli abbracci.
Torna,
Scott.
Triste,
lo so.
Immensamente
triste, ma.. Ogni tanto, un po' di tristezza ci vuole.
Vorrei
ringraziare il mio carissimo Hid, perchè se non fosse stato
per lui, alcuni vocaboli alquanto poetici non ci sarebbero stati, in
questa storia.
Vorrei
lasciare un salutino a Faith, perchè mi è sempre
vicina.
Ed
uno piccino pure ad Honest, perchè anche lei è sempre
con me, nelle mie storie.
(E
questo NON è un invito a recensirmi, ok? Se non vi piace, o vi
fa schifo, o ve ne fregate altamente, NON dovete recensire per forza!
È solo un modo per dirvi che voglio bene a tutti e tre :3)
Beh,
detto ciò.. Un saluto anche a voi, ragazzi.
Spero
di riceverne, di recensioni, sapete? (:
Non
vi cadranno certo le mani :D
Clov.
[Armstrong]
Ma
tipo te ne esci con una storia assolutamente inventata?
Ma
guarda chi è tornato strisciando..
Io
non sono tornato strisciando.
Io
sono qui per contestare il fatto che tu sia un'idiota.
Ti
voglio bene anch'io, Scott.
SILENZIO,
PUTT___
Ah!
Silenzio tu, caprone!
Caprone?
Io?
Eh,
no. Io.
Caprona!
Conosci
la regola dell'aoristo primo?
Cosa?
E
quella dell'aoristo secondo? Chi?
Ecco.
Il caprone sei tu.
Dobbiamo
per forza parlare di greco? Non
lo so, di cosa vuoi parlare tu, di autismo?
No!
Che
poi, questa dell'autismo devi spiegarmela.
Come
ha fatto a venirti quest'idea? In
Grecia, l'anno scorso, ho conosciuto un bambino. Era bellissimo,
aveva degli occhi spettacolari. Ed era autistico. Era esattamente il
bambino descritto qui.
E
quindi? Che
me ne fotte a me? Come
sei insensibile, Scott. Ti prego, vattene.
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