L'ultima lacrima

di Emily27
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L'ULTIMA LACRIMA

 

 

 

André chiuse la porta della stalla e alzò gli occhi verso il cielo, dove dense nuvole grigie minacciavano pioggia, che non aveva dato tregua in quel mese di maggio. Nell'aria aleggiava il profumo della sera, del giorno che volgeva al termine portandosi via le fatiche quotidiane e donando pace agli animi, di tanti, ma non di tutti.
Quella mattina Oscar era andata via a cavallo molto presto, facendo ritorno soltanto poco prima. Gli aveva lasciato César senza proferire parola, ma i suoi occhi gli avevano detto ciò che teneva nel cuore e che l'aveva spinta a cercare la solitudine in quella giornata, un modo per dialogare con se stessa e placare il suo dolore celato al mondo, ma non a lui. Lui percepiva ogni suo stato d'animo, perchè è così quando ami una persona con tutto te stesso, e lui l'amava in quel modo, di un amore forte e silenzioso, talmente grande che il suo cuore avrebbe potuto scoppiare. Non gli importava se quel sentimento non era ricambiato o non lo sarebbe mai stato, avrebbe continuato a vegliare su di lei, a starle accanto in ogni suo passo. Avrebbe dato la vita per lei, senza remore.
Si incamminò lungo un vialetto e raggiunse il giardino, dove la vide, seduta su di una panchina di legno con le braccia appoggiate sulle ginocchia ed i lunghi capelli a nasconderle il viso, che egli immaginò asciutto dalle sue lacrime, quelle che Oscar aveva pianto in segreto e che da quel momento in poi, André lo sapeva, non avrebbe più permesso ai suoi occhi di versare. Da quel giorno in poi Oscar avrebbe imposto al suo cuore di dimenticare. La conosceva forse meglio di quanto lei conoscesse se stessa.
Da un cespuglio di rose ne colse una rossa e senza produrre rumore andò a sedersi vicino a lei. Oscar sobbalzò leggermente, non avendolo udito arrivare, e si voltò a rivolgergli uno sguardo che rivelava il suo tormento.
“Il tuo cuore ama, soffre, ma ti ricorda chi sei e chi non potrai mai smettere di essere” disse André.
Oscar distolse gli occhi dai suoi e fissò un punto indefinito dinanzi a sé.
“Non succederà mai più” dichiarò con decisione e durezza, come se si stesse impartendo un ordine.
“Non sei tu a deciderlo, è lui che comanda.”
Oscar non replicò, ma serrò la mascella ed i pugni, segno della rabbia che l'ineluttabile verità espressa dall'amico le stava suscitando.
“Se hai bisogno di me io ci sono” disse lui, ribadendo soltanto ciò che da sempre era stato.
Lei si sollevò ad appoggiare la schiena contro il legno duro della panchina, annuendo quasi impercettibilmente.
“Qualunque cosa accadrà, qualsiasi cosa farai, ovunque sarai, io ci sarò” continuò André posando con delicatezza una mano sulla sua, che sentì fredda.
A quel contatto Oscar si voltò a guardarlo, avvertendo il suo calore che le arrivò nel profondo e le donò pace, permettendo che una parvenza di sorriso affiorasse sulle sue labbra.
André le porse la rosa, Oscar la prese portandosela al viso per annusarne il profumo, chiudendo gli occhi.
“Sei la mia Oscar...” pronunciò lui dolcemente, quasi in un sussurro, dopodichè si alzò e se ne andò, silenzioso come era arrivato.
Oscar lo seguì con lo sguardo osservandolo mentre si allontanava da lei, poi abbassò la testa richiudendo gli occhi e lasciando che una lacrima scendesse da essi, andando a posarsi sulla rosa che André le aveva donato.
Dal cielo plumbeo iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia, che lavarono via quell'ultima lacrima versata per un amore che non era scritto nel destino.
Sei la mia Oscar...
Riudì le parole che le avevano riempito il cuore, che tutto ad un tratto sembrò farle meno male. Non se ne domandò la ragione, avrebbe atteso che fosse il destino a rivelargliela, scrivendo una nuova pagina della sua vita.

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