Ice doesn't Help the Uncoordinated.
Si era svegliato per via
di quella sensazione gelida che gli percorreva
il corpo. Aveva aperto gli occhi, tastandosi il corpo per cercare di
capire il perché di quella sensazione di freddo, le coperte
non
lo coprivano più, al loro posto c'era qualcosa di freddo e
di
morbido, qualcosa che somigliava dannatamente alla neve.
Aveva acceso l'abat-jour sul comodino, illuminando la stanza e,
soprattutto, quella sostanza bianca dalla quale era ricoperto. Si era
alzato di scatto, gettando a terra quell'ammasso di ghiaccio e di neve
e guardandosi intorno alla ricerca del colpevole. Naturalmente sulla
sua lista c'erano davvero pochi nomi, dato che l'appartamento lo
divideva solo con tre persone, ma erano comunque tre possibili
sospettati:
Brendon aveva un unico
neurone funzionante e lo utilizzava solo ed esclusivamente per fare
cazzate simili ;
Dallon era soggetto
all'influenza costante di Brendon, quindi da quando
lo aveva conosciuto non faceva altro che escogitare piani simili
insieme al nanerottolo;
Ian era davvero troppo dolce
per fare una cosa simile, era il classico ragazzo che si preoccupava
sempre della saluta altrui - soprattutto quando ci teneva
particolarmente- quindi non avrebbe mai fatto una cosa simile con il
rischio di fargli prendere un'accidente. Ian era appena uscito di
diritto dalla lista dei sospettati.
Aveva lasciato
quell'ammasso di neve ai piedi del letto, cosciente che
una volta tornato non avrebbe trovato altro che acqua gelida ad
aspettarlo, ma l'idea di scoprire il colpevole e di fargliela pagare
era molto più eccitante di quella di sistemare la stanza.
Era
uscito sul corridoio, fissando le impronte delle scarpe inzaccherate di
neve e di fango, erano troppo piccole per appartenere a Dallon,
potevano essere solo che di Brendon. Le aveva seguite, arrivando di
fronte alla porta d'ingresso principale, trovandola abboccata, forse
Brendon stava escogitando un nuovo scherzo, forse ai danni dello stesso
Dallon o di Ian. L'aveva aperta ancora un po, quel tanto che bastava
per poterci passare, ma, prima, aveva tirato fuori il volto per vedere
se c'era qualcuno ad aspettarlo sotto al porticato. Quando era stato
abbastanza sicuro di essere da solo, era uscito. L'intero giardino di
fronte alla villetta era coperto di neve che, tra l'altro, continuava a
scendere copiosa dal cielo.
Aveva mosso qualche passo incerto verso il centro del
giardino,
così da avere una prospettiva più ampia e, forse,
migliore, stando ben attento a non affondare completamente le pantofole
nella neve morbida. Non sembrava esserci nessuno lì fuori,
tranne lui. Aveva perlustrato l'intero giardino, illuminato solo da
qualche lampione della strada, prima di convincersi che, chiunque gli
aveva fatto quello scherzo, ora si trovava in casa, a sogghignare.
Così si era diretto, nuovamente, verso il portico.
Mentre
camminava, pensava al modo di fargliela pagare a quel piccolo nanetto,
soprattutto perché, visto quanto era bagnato, il giorno
seguente
si sarebbe svegliato con un fantastico mal di gola e, se gli andava
male, anche qualche linea di febbre. Era così immerso nei
suoi
piani malvagi, da non sentire neanche il rumore delle scarpe che
affondavano nella neve dietro di lui. Se ne era accorto solo quando si
era ritrovato con il volto nella neve e con un "qualcosa" che gli
premeva contro la schiena, qualcosa che se la rideva allegramente.
«
Brendon, alzati che non respiro. » aveva detto, o almeno era
quello che avrebbe detto se la neve non gli fosse finita anche nella
bocca, rimasta semiaperta per via dello spavento.
Il ragazzo sulla sua schiena si era alzato, girandolo come un kebab,
così da salvarlo da una morte prematura.
Spencer si era pulito il volto, maledicendo l'unico neurone vivo del
suo cantante.
«
E, comunque, signor "non mi sveglio neanche con le cannonate", non sono
Brendon. » aveva pigolato l'ammasso di ricci folti che gli
stava
ancora sopra.
Aveva aperto gli occhi, incontrando quelli nocciola del ragazzino che
non la smetteva di sorridere.
«
Ian? Proprio tu?
» aveva chiesto puntandogli un dito a pochi centimetri dal
naso «
Proprio tu che dicevi di tenerci alla mia salute! »
Ian aveva piegato la testa di lato, fissandolo con aria interrogativa.
«
Mi hai ricoperto di neve nel cuore della notte! Quando "Mister braccino
corto Dallon Weekes" spegne ogni singolo termosifone della villa e
chiude l'interruttore con tre lucchetti! » aveva sbraitato
con
aria melodrammatica «
Se domani mi sveglio con la febbre è colpa tua!
»
Ian aveva spalancato la bocca, come se l'idea della febbre non fosse
stata contemplata nel suo "piano" perfetto.
«
Potresti svegliarti con la febbre?! » aveva urlato alzandosi
di scatto «
Non ci avevo pensato... scusa! L'idea è stata di Brendon,
perché lui non voleva alzarsi per vedere la neve, Dallon era
troppo impegnato con Brez su Skype e tu non ti svegliavi.. io volevo
qualcuno con il quale giocare con la neve, avevo paura che non sarebbe
rimasta fino al mattino, perché prima aveva smesso di
nevicare... così lui mi ha detto di ricoprirti di neve per
svegliarti e io l'ho fatto! Perché sono un cretino e volevo
giocare con la neve, quanto sono stupido! »
Spencer lo fissava, trattenendo a stento un sorriso e godendosi lo
sclero del ragazzino di fronte a lui. Poi, quando aveva ritenuto di
aver sentito abbastanza, l'aveva spinto a terra, ricoprendolo quasi
totalmente di neve. L'altro aveva opposto una resistenza minima, quasi
che volesse essere sbattuto a faccia in giù sulla neve, in
fin
dei conti era per quello che l'aveva svegliato.
«
Ora siamo pari. » aveva dichiarato Spencer correndo scomposto
verso il portico, seguito a ruota da Ian che tentava di raggiungerlo.
Quella sorta di inseguimento si era protratto per un paio di minuti,
fino a quando, nel pieno di uno sprint degno di un campione d'atletica
leggera, Spencer non era scivolato su una lastra di ghiaccio - spuntata
dal nulla- ed era caduto scompostamente sul terreno. Ian prima si era
accertato che l'altro non si fosse fatto troppo male, poi si era
gettato a terra, rotolando nella neve fresca e ridendo sguaiatamente.
Spencer si era alzato, rosso in volto e con una delle migliori
espressioni imbarazzate. Quando si era messo a correre non aveva per
niente preventivato la presenza di quella maledetta lastra di ghiaccio,
se l'avesse fatto non si sarebbe messo a correre, odiava fare quelle
figure meschine, soprattutto di fronte ad Ian che ancora non aveva
smesso di ridere.
«
Sono così divertente?! » aveva tuonato portando le
mani sui fianchi.
«
Si... » aveva pigolato Ian, tornando serio «
Il problema è... che sei così scoordinato,
Spence!
è un piacere vederti cadere così sul ghiaccio,
dovresti
farlo più spesso... E poi c'è da ammettere che il
ghiaccio non aiuta per niente a chi ha la coordinazione di un bradipo
come la tua... »
Spencer lo aveva incenerito con lo sguardo, raccogliendo da terra un
piccolo cumulo di neve, appallocandolo fino a formare una piccola
palla e tirandola sulla testa del povero Ian , senza smettere
di
ridere, aveva accolto la provocazione, cominciando a lanciare
palle neve a
raffica, in fin dei conti l'aveva svegliato apposta. Spencer, stufo di
ricevere palline di neve sul volto, aveva deciso di buttarsi sul
più piccolo con delicatezza. L'aveva sovrastato con il suo
corpo, si era messo a cavalcioni a pochi centimetri sul suo basso
ventre, senza però toccarlo.
« Ti piace
tanto ridere, eh piccoletto? » aveva chiesto ironico « Allora
vediamo se dopo questa scarica di solletico sarai dello stesso avviso!
»
Ian aveva scosso la testa, pregando il più grande di non
fargli il solletico, odiava quando qualcuno lo faceva, non la smetteva
di ridere e, spesso, da piccolo si era quasi strozzato, rischiando di
soffocare!
«
Per favore, tutto ma non il solletico! » continuava ad urlare
«
Ti prego, Spence, basta! »
Ma Spencer non era intenzionato a finirla lì, continuava a
fargli il solletico sui fianchi fissando divertito il sorriso che Ian
non riusciva a trattenere. Rideva, non faceva altro, ed era un piacere vederlo
ridere in quel modo, così sguaiato e spontaneo.
«
Faccio tutto per te... giuro che farò di tutto se la
smetti!! Ti prego... »
Spence si era fermato.
«
Tutto, tutto? »
«
Tutto! Lo giuro! » aveva detto convinto portandosi una mano
sul petto ed alzando l'altra, come una perfetta Giovane marmotta.
«
L'hai giurato ed io ho smesso... » aveva cominciato con un
pizzico di malizia « Quindi io
ti ordino di... »
«
Di?! »
«
Di... smetterla di ridere per via della caduta. »
Ian aveva messo il broncio, un tenero broncio da bambino di sei anni al
quale era stato appena vietato di salire sulla sua giostra preferiva,
il broncio di chi sapeva che alla fine, su quella maledetta giostra, ci
sarebbe andato lo
stesso.
«
Solo? » aveva pigolato.
Spencer aveva scosso la testa, abbassandosi fino ad arrivare a pochi
centimetri dal suo volto.
«
Dovrai asciugarmi i capelli, cambiarmi le lenzuola, cambiarmi
il pigiama e lavarmi ... »
«
Sei uno schiavista, Smith! » aveva esclamato convinto, senza
togliere però quel tenero broncio dal volto.
«
Lo sai che significa vero? » Ian aveva scosso la
testa « Ti ho
appena chiesto di fare l'amore con me sotto alla doccia e poi... magari
sulle lenzuola pulite. »
Ian gli aveva sorriso malizioso,
spingendo Spencer a terra e ribaltando la posizione. Gli aveva lasciato
un tenero bacio sulle labbra, prima di tirarsi in piedi e di correre
verso l'ingresso al grido di "Chi arriva ultimo sta sotto".
Spencer si era alzato
dalla neve giusto in tempo per vedere il ragazzino cadere esattamente
nel punto in cui era caduto lui pochi minuti prima. Si era accertato
che non si fosse fatto male, prima di correre dentro e di arrivare per
primo nella sua camera.
Quando Ian, dopo qualche
minuto, era arrivato lo aveva accolto con un " Oggi stai
sotto tu, mio caro Mr. Uncoordinated."
Ian gli aveva sorriso
felice, in fin dei conti, stare "sotto" non era poi così
male....