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Nota d'inizio: come
specificato nell'introduzione, questa storia è una
“What
if?”,
il cui presupposto è molto semplice: e se Albus Silente non
fosse diventato Preside prima del 1971 (anno in cui i Malandrini
cominciano Hogwarts), ma nel 1975?
La conseguenza
principale è che, quasi sicuramente, Remus Lupin
non sarebbe stato ammesso a Hogwarts per via degli eccessivi pregiudizi
sui licantropi.
Di conseguenza, la
sua istruzione viene curata a domicilio, grazie all’aiuto di una
comunità pacifica di Lupi Mannari.
Altra conseguenza ben più importante è che lui e
Sirius, James e Peter non si sono mai incontrati.
Poi arriva il 1975, ovvero quando i Malandrini
dovrebbero iniziare il quinto anno: Silente diventa Preside e
rivaluta la domanda d’iscrizione di Remus, decidendo di
ammetterlo a Hogwarts. Il giovane Lupin viene sottoposto ad una severa
sessione di esami per valutare se il suo livello di preparazione
è al pari dei suoi coetanei, dopodiché viene
accettata la
sua iscrizione al quinto anno. Ma c’è
un’estate di
mezzo prima che Remus inizi Hogwarts, ed è durante
quest’estate che è ambientata la seguente storia.
Ho un’altra cosa da spiegare: fra gli avvertimenti ho
inserito anche OOC.
Si tratta solo di un avviso di sicurezza perché, dato che in
questa storia Remus fino ai quindici anni vive in una
comunità
di Lupi Mannari e non fa parte dei Malandrini, è
un’ovvia
conseguenza che alcuni aspetti del suo carattere siano un po’
diversi dal Canon. Ho immaginato che Remus abbia trovato accoglienza in
una comunità di licantropi che vogliono integrarsi con i
maghi
ed essere accettati, in maniera molto simile ai vampiri di True
Blood;
per tale motivo, il Remus di questa storia vive la sua doppia natura
con meno autocolpevolezza e sofferenza rispetto al Remus dei libri,
godendosi un po’ di più la sua età.
Da ultimo, preciso che si tratta di una storia leggera e anche un
po’ clichettosa, ma soprattutto Slash.
Dato il rating è implicito che non ci sarà nulla
di
particolarmente scabroso, ma chi non lo gradisce non è
assolutamente obbligato a leggere.
Spero sia tutto chiaro. Buona lettura :)
Le infinite
conseguenze di una serata insolita
(ovvero
come fu che Remus Lupin mandò al diavolo Sirius Black, James
Potter e Peter Minus)
Se per pura
ipotesi, quel ventidue Agosto del ‘75, un Veggente si
fosse avvicinato a James, Sirius e Peter e avesse predetto loro come si
sarebbe conclusa quella serata, è probabile che tutti e tre
sarebbero fuggiti dal locale di Barton il Guercio a gambe levate. A
dispetto del suo ostentato orgoglio di unico Grifondoro
all’interno di una dinastia Serpeverde, Sirius sarebbe stato
sicuramente il più veloce a battere in ritirata. Tuttavia
non
andò così e i tre rimasero ignari di tutto fino
al
momento cruciale; le conseguenze di quegli avvenimenti riecheggiarono
inevitabilmente nelle loro vite future, molto di più di
quanto
non si potesse immaginare.
Si ritrovarono
alla losca festa organizzata nel locale quasi per caso,
dopo che a James era giunta voce che vi avrebbe preso parte anche la
ragazza dei suoi sogni; un’intera estate senza vederla
cominciava
ad essere davvero troppo per lui. Per quanto si guardasse intorno,
però, non riusciva a scorgerla da nessuna parte; fu
così
che si ritrovò sulla veranda del locale a fumare un
po’
d’Erba Allucinogena insieme ai suoi due amici, mentre Sirius
stava aggiornando Peter con un entusiastico racconto della sua cacciata
da Grimmauld Place.
“Non so
dirti se sono più ammirato o più
sconvolto,” stava commentando Peter, rimasto a bocca aperta
per tutto
il resoconto. “Hai veramente fatto una cosa del genere
solo per farti buttare fuori dai tuoi?”
“Beh,
dubito che in circostanze diverse mi sarebbe mai passato
per la testa,” rispose Sirius. “Cioè,
era pur sempre
un ragazzo. Però era
un tipo piacevole con cui parlare, sai... uno chissà cosa si
immagina dei Lupi Mannari, e invece lui non aveva nulla di strano. Un
ragazzo normale, esattamente come te e James. E poi ti giuro, non so
come ci siamo finiti in quella situazione... ero ubriaco marcio, non
capivo quasi niente e stavo malissimo. Lui è rimasto con me
per
tutto il tempo mentre vomitavo. E quindi, non so... credo sia stato il
mio modo per ringraziarlo.”
Circa un mese e
mezzo prima Sirius, uscito dal numero dodici di
Grimmauld Place dopo l’ennesimo aspro litigio con i genitori,
era
finito chissà come in un locale per licantropi. Sapeva che
ne
esistevano alcuni, soprattutto nella periferia di Londra, ma non ci
aveva fatto molto caso mentre ne varcava la soglia. Fin dal momento in
cui si era sbattuto la porta di casa alle spalle aveva deciso che si
sarebbe ubriacato, e infatti fu quello che fece; il resto,
però,
fu totalmente imprevedibile.
Al contrario della
sua famiglia, Sirius non aveva pregiudizi,
perciò non era fuggito a gambe levate quando si era reso
conto
di dove era finito. A toglierlo dall’imbarazzo ci aveva
pensato
un ragazzo della sua età, smilzo, non molto alto, che se ben
ricordava aveva i capelli castano chiaro e una cicatrice vistosa sul
dorso della mano sinistra. Avevano chiacchierato per ore e si erano
offerti da bere a vicenda; si era creata una sorta di chimica, ma
Sirius, fino al momento cruciale, non ci aveva pensato minimamente.
Aveva già baciato qualche ragazza, con un paio si era spinto
oltre, e quella era la
normalità per lui. Tuttavia,
l’alcol in corpo e il pensiero perverso di far infuriare a
morte
Orion e Walburga Black fecero il resto: dopo aver rimesso
l’anima, Sirius si ritrovò a ringraziare il suo
compagno
di bevute, che non lo aveva lasciato solo un secondo, con un bacio
lungo e assetato. Non sapeva quello che faceva e nemmeno come
si faceva, perché nonostante le esperienze precoci a
quell’epoca era ancora molto giovane, perciò nella
mezz’ora
successiva non combinarono poi granché; fu abbastanza
perché entrambi ne uscissero discretamente appagati, tutto
sommato. Quando erano quasi le quattro del mattino, Sirius
rientrò in casa con un sorriso di intima soddisfazione
dipinto in faccia.
Neanche
ventiquattrore dopo, si trovava già sulla porta di James
a domandargli ospitalità. Non aveva voluto perdere tempo nel
raccontare con intenzionale e maliziosa fierezza ai genitori tutti i
dettagli di ciò che aveva fatto: era sicuro che un affronto
come
quello – una devianza sessuale, per di più con un
Lupo
Mannaro – non sarebbe rimasto impunito.
“Wow.
Dico sul serio, solo tu potevi riuscire a combinare
un’impresa del genere,” commentò Peter,
ancora
incredulo. Si fosse trattato di qualcun altro, probabilmente
l’avrebbe guardato storto; ma Sirius era uno dei suoi due
migliori amici, perciò non poteva che approvare e lodare
ogni
sua azione. E poi sapeva bene che era fuori di testa, molto
più
di lui e James messi insieme.
“A
raccontare questa storia mi è venuta sete. Dai, andiamo
a farci un bicchierino di Idromele,” propose a quel punto il
giovane Black, sfoderando uno dei suoi ghigni smaglianti.
“Vuoi
scherzare? Io ho intenzione di berne almeno un’intera
bottiglia,” replicò James, scattando
immediatamente in
piedi. Peter li seguì di buona lena: in occasioni come
quelle,
era inutile tentare di frenare la loro voglia di divertirsi. Il ragazzo
non aveva mai pensato che avrebbe potuto trascorrere il suo tempo in
maniera così spericolata prima di conoscere loro, ma la
filosofia dei due amici gli piaceva: erano giovani, perciò
era
loro diritto godersela finché fosse stato possibile. Una
volta
diventati adulti, ci sarebbero state fin troppe
responsabilità
di cui occuparsi.
La coda che si era
formata alla cassa era piuttosto lunga,
perciò si piazzarono di malavoglia dietro l’ultima
persona
della fila, una ragazza con i capelli raccolti e un giubbotto in pelle
di drago; per ingannare il tempo, Sirius cominciò a
guardarsi
intorno con vaga attenzione. Si passò una mano fra i
capelli,
lanciando un sorrisetto all’indirizzo di una biondina, della
cui
esistenza si dimenticò il secondo successivo; sapeva bene di
essere universalmente ritenuto un ragazzo affascinante,
perciò
gli bastava ottenere delle piccole conferme per poi sentirsi a posto
per molte ore. Non tentava di rimorchiare, soltanto di coccolare il suo
ego.
Ad un certo punto,
però, mentre Peter si allontanava un attimo
per andare in bagno, Sirius lo vide passare di fianco a qualcuno a cui
dedicò più di una veloce occhiata. James si
voltò
e lo vide pallido, la fronte corrucciata, improvvisamente a disagio;
gli tirò un colpetto sul braccio, invitandolo a reagire. Tra
loro funzionava così: bastava un semplice gesto per capirsi
all’istante.
“Ecco...
lo vedi quello? Quel tipo appoggiato al tavolino rosso,
con il mantello grigio, quello là da solo. Indovina un
po’... è quello il licantropo che mi sono
fatto a luglio.”
L’espressione
di James fu una risposta più che eloquente.
“Porco
mondo, e adesso che fai?”
Sirius diede una
scrollata di spalle, cercando di esibire un sorriso rassicurante.
“Ovvio,
non faccio niente. Tu mi aiuterai a nascondermi. Non ho intenzione di
fare niente, James.”
“Okay,
ho afferrato il concetto. Troppo imbarazzante, decisamente.”
“Già.
Porca miseria, pensavo che non l’avrei più rivisto
in giro. Che ci fa qui secondo te?”
“E io
che ne so? Non so nemmeno come si chiama...”
“Remus
– si chiama Remus. Almeno questo me lo ricordo.”
Col senno del poi,
James rammentò di essersi reso conto di aver
notato, a quel punto, un movimento strano. Ricordava anche di aver
avvertito la sensazione di essere osservato, ma sul momento non ci
aveva fatto assolutamente caso. Era troppo preso dai guai di Sirius per
rendersene davvero conto.
“Va
bene, non faremo niente. Ci prendiamo il nostro drink, aspettiamo Peter
e poi ce la filiamo.”
“Perfetto,
sei un genio.”
Si scambiarono
un’occhiata complice, fieri della loro intesa;
l’amicizia preziosa che li univa fin dai primi anni di scuola
ormai era diventata qualcosa di ben più grande, una sorta di
rapporto simbiotico e assolutamente unico.
Quando Peter
tornò dal bagno, erano giunti praticamente in fondo
alla fila. Ordinarono da bere, pagarono e poi James disse che voleva
fumare ancora, fornendo così una scusa per uscire di nuovo;
quasi sulla porta, però, l’uscita era bloccata
nientemeno
che dal licantropo di Sirius in persona. Al suo fianco c’era
una
ragazza circa della loro età, coi capelli raccolti e un
giubbotto in pelle di drago.
“Vi
conoscete?” domandò lei dopo un attimo di
stallo, osservando le espressioni imbarazzate che si erano dipinte
improvvisamente sui volti di Sirius e del ragazzo che accompagnava. Il
giovane Black non riuscì a spiccicare parola, gli occhi
sgranati
e le guance tinte di rosso.
“Oh,
sì, ciao, come stai?” reagì alla fine
l’altro, facendo lo sforzo di tendere la bocca in un sorriso
cordiale e stringendo la mano a Sirius, evidentemente con il fine di
simulare la più totale normalità. “Lui
è
Sirius, e lei è la mia ragazza, Marla,”
spiegò,
indicando la fanciulla dall’espressione severa che gli stava
al
fianco. Qualcosa nel cervello di James si attivò e, anche se
gli
ci volle un po’ per arrivarci a causa dell’Erba che
aveva
fumato poco fa, lo capì prima che lei aprisse di nuovo bocca.
Tuttavia non fu
abbastanza svelto da reagire, prendere i suoi amici e scappare.
“Sirius,
eh? Quello
che ti sei fatto a luglio?”
Questa volta fu
Remus ad impallidire, e James notò che lui e
Sirius diventavano più o meno dello stesso colore.
“Credo
che ci sia qualcosa che hai capito male...”
“Non
direi proprio! Questo qui era dietro di me in coda,
l’ho sentito chiaramente dire che vi siete fatti, ha detto il
tuo
nome! Quante
probabilità vuoi che ci siano che stasera qui
dentro si trovi un altro Remus e che sia un Lupo Mannaro?”
James avrebbe
tanto voluto fare un incantesimo per sotterrarsi,
evitando così di dover assistere a quella scena. Tuttavia,
si
rese conto che probabilmente Sirius lo desiderava molto di
più
di lui.
“Dammi
una spiegazione o me ne vado, giuro che me ne vado.”
“Davvero,
magari hai capit-”
“NON HO
CAPITO MALE, PER LA BARBA DI MORGANA!”
“Marla,
non c’è bisogno di urlare, usciamo a parlarne con
calma...”
“Calma
un corno, Remus, io non ci posso credere che dopo un mese che stavamo
insieme mi avevi già tradito, con un uomo
per giunta. Sono davvero disgustata e senza parole... non abbiamo
più niente da dirci, me ne vado. Non ti voglio
più
vedere, arrangiati.”
In men che non si
dica, la ragazza si era dileguata insieme alla sua
furia. James guardò con preoccupazione il suo migliore
amico,
dopodiché scambiò un’occhiata con
Peter, che
sembrava totalmente sotto shock. Senza farlo apposta, gli
sfuggì
una battuta.
“A me
sembra che di parole ne avesse molte, comunque.”
Il ragazzo di nome
Remus lo
squadrò con un’espressione
indecifrabile, molto probabilmente dandogli mentalmente dello stupido.
Il giovane Potter per poco non si diede una botta in testa.
“Scusa,
hai ragione, io sono James. Lui è Peter, invece.
Siamo gli amici di Sirius, ci fa piacere conoscerti...”
“Andate
al diavolo.”
Il giovane
licantropo diede loro le spalle e si diresse fuori dal
locale, a passi lenti ed irati. James fece un cenno veloce a Sirius,
che sembrava sull’orlo della disperazione più nera.
“Fermalo,
cerca di spiegargli...”
L’amico
si lanciò alla rincorsa di Remus e in un primo
momento riuscì a fermarlo. James non poteva sentire quello
che
si dicevano, ma era sicuro che Sirius si stesse scusando come poteva,
tentando di fargli capire che non l’aveva fatto apposta a
combinare quel pasticcio. Tuttavia, il suo interlocutore non sembrava
particolarmente propenso a dargli credito; si sforzò di
rispondere contenendo la sua rabbia, dopodiché se ne
andò
definitivamente, lasciando Sirius in mezzo alla gente con
un’autentica espressione da cane bastonato. James scosse la
testa, ancora mezzo sconvolto; faceva veramente fatica a credere che
fossero stati così
sfortunati da avere davanti a loro proprio la ragazza di Remus mentre
parlavano di lui, eppure era andata proprio in quel modo. Ma come
avrebbero potuto saperlo, del resto? Sirius non aveva mai detto che il
licantropo avesse riferito di essere già impegnato, prima di
fare ciò che avevano fatto. Perciò, dopotutto,
non
è che fosse completamente colpa sua.
D’altronde,
non era nemmeno piacevole essere piantati in quel
modo dalla propria ragazza. James questo lo capiva. Non sapendo in che
altro modo uscirne, si limitò a fare un cenno
d’intesa a
Peter.
“Dai,
portiamolo via di qui che è meglio.”
*
Il ritorno a
scuola, quell’anno, fu molto più traumatico
di quanto i tre amici non immaginassero. Quando si incontrarono al
binario 9 e ¾, a Sirius per poco non prese un colpo: Remus,
il
licantropo, stava in un angolo solitario con la sua valigia,
chiaramente in attesa dell’espresso per Hogwarts. Nessuno di
loro
sapeva di doversi aspettare una cosa del genere perciò,
dietro
insistenza di James, alla fine andarono a salutarlo; fu lo stesso James
a parlare, mentre Peter si limitò a fargli da spalla e
Sirius
rimase in retroguardia, osservandosi con nervosismo le punte dei piedi. Remus si
comportò educatamente e rispose con fredda
cordialità
alle domande; raccontò che all’inizio
dell’estate il
Preside Dippet era andato in pensione e l’incarico era
passato ad
Albus Silente, che l’aveva contattato per ammetterlo alla
Scuola
di Magia, non ritenendo giusto che la sua domanda fosse stata
rifiutata. Alla fine di giugno Remus aveva sostenuto gli esami
d’ammissione con tutti i professori di Hogwarts, un calvario
che
si era protratto per giorni e durante il quale non gli era stato
risparmiato nessun colpo, facendolo sudare freddo fino
all’ultimo; alla fine, però, l’avevano
giudicato
idoneo ad essere iscritto al quinto anno, insieme ai ragazzi della sua
età. Spiegò che aveva avuto la fortuna di trovare
dei
bravi insegnanti privati fra i licantropi, che lo avevano sempre
preparato bene. Così, non appena fossero giunti a Hogwarts,
avrebbe partecipato allo Smistamento con quelli del primo anno per
sapere in quale Casa sarebbe stato inserito.
Vincendo la sua
reticenza, alla fine, Remus li guardò negli occhi e decise
di essere franco.
“Non
sono nella posizione per chiedervi alcun favore, ma vi sarei
grato se non diceste in giro che sono un Lupo Mannaro. Ho avuto fortuna
ad essere ammesso e se è accaduto è soltanto
perché Silente è una persona di larghe vedute, ma
non
tutti fra gli studenti potrebbero esserlo. Insomma... preferirei essere
io a decidere cosa raccontare in giro, per cui vi sarei grato
se...”
“Ma
certo, nessun problema, e poi credo che dopotutto ti dobbiamo
un favore – cioè, hai passato dei grossi guai per
colpa
nostra, quindi non ti preoccupare... ti dimostreremo che siamo
capaci di tenere la bocca chiusa, almeno questa volta. Vero?”
James si
voltò verso Peter e Sirius, sorridendo. Il giovane
Black lo fissava a labbra strette, e James sapeva che stava desiderando
intensamente di sussurrargli all’orecchio “Sei
un idiota”. Ma alla fine si
limitò ad annuire in sincronia con Peter.
Dopo che Remus li
ebbe ringraziati arrivò il treno, e da quel
momento le cose andarono sempre peggio. James, Sirius e Peter fecero il
viaggio quasi in assoluto silenzio all’interno del loro
scompartimento, in balia di un nervosismo vivo e palpabile; quando poi
giunse il momento più temuto e Remus John Lupin fu Smistato
a
Grifondoro, James guardò il suo migliore amico con la
più
sincera compassione di cui era capace.
Evidentemente, in
quel periodo la sfortuna ce l’aveva con lui.
Qualche Serpeverde invidioso del suo aitante aspetto gli aveva lanciato
un malocchio, forse.
In ogni caso, Sirius fu costretto a rassegnarsi: anche l’ultima
possibilità di scampare all’imbarazzo di
dover stare a contatto con Remus era miseramente svanita nel nulla,
essendo diventato loro compagno di Casa.
Dal canto suo, il
ragazzo era in preda alla crisi più nera. Quello
che era stato il gioco provocatorio di una sera si stava trasformando
per lui in un incubo, che non era assolutamente preparato ad
affrontare; era certo che Remus lo odiasse profondamente per
ciò
che era successo quella sera di Agosto e che probabilmente non
desiderasse neppure rivolgergli la parola, perciò per i
primi
tempi si sforzò di facilitargli il compito evitandolo il
più possibile. Ma non era facile convivere in una situazione
del
genere: James e Peter instaurarono con lui un rapporto cordiale per
cercare di allentare la tensione generale e sembrarono riuscirci,
perché Remus con loro parlava volentieri. Era una persona
modesta, piacevole e con dei sani principi, dopotutto; inoltre, la
condivisione del segreto riguardo alla sua doppia natura ebbe
l’inevitabile funzione di collante fra tutti loro. Sirius,
però, si sentiva tagliato fuori da quell’amicizia.
Tentare
di discutere di nuovo di quel ventidue Agosto era fuori discussione, in
quanto sarebbe stato decisamente troppo imbarazzante; inoltre per
quanto lo riguardava si era già scusato, cosa che se gli
riusciva di fare una volta era già una specie di miracolo,
orgoglioso com’era.
Dentro di
sé si sentiva comunque in colpa, anche se quella sera
si era evidentemente trattato di una sfortunata coincidenza. Se solo
fosse stato
capace di tenere bocca e pantaloni chiusi, anziché cercare a
tutti i costi un modo per farsi buttare fuori di casa, non avrebbe mai
trascinato Remus in quel disastro. Gli dispiaceva di aver distrutto la
sua storia, perché tutto sommato non se lo meritava:
sembrava un
bravo ragazzo, sempre gentile e disponibile, con un gran cuore. Anche
se gli parlava direttamente il meno possibile, riusciva comunque ad
osservare il modo in cui si comportava con James e Peter e si era fatto
l’idea che, se tutto quel complicato pasticcio non fosse mai
accaduto, a quell’ora sarebbero stati tutti e quattro amici
per
la pelle. L’idea di essere odiato dal licantropo uccideva
Sirius
ogni minuto della giornata, anche se non ne capiva fino in fondo il
perché; in genere, dell’odio di qualcuno verso di
lui si
faceva soltanto beffe, se non addirittura vanto. In quel caso,
però, quell’ignorarsi
reciprocamente non faceva altro che logorarlo; era abituato a stare al
centro dell’universale
attenzione, sia nel bene che nel male, mentre al contrario non poteva
soffrire quell’evitare
a tutti i costi di incrociare gli sguardi o di scambiarsi una parola,
limitandosi a rispettare i principi essenziali dell’educazione. Non sapeva
assolutamente come avrebbe potuto uscirne, ma un giorno, mentre tentava
disperatamente di fare un tema di Trasfigurazione decente, ebbe
un’idea che per poco non lo paralizzò per lo
stupore: era
un piano geniale, un’intuizione sbalorditiva che, se fosse
andata
in porto, avrebbe lasciato Remus senza parole e incapace di non
perdonarlo in maniera definitiva.
Ne
parlò con James e Peter ed entrambi aderirono
entusiasticamente al piano fin da subito, anche se Peter aveva il
timore di non farcela perché non era bravo come Sirius e
James
in Trasfigurazione; i due amici, però, non
esitarono a promettergli tutto
il loro aiuto per farcela. Sirius si fece promettere dagli altri due
che avrebbero tenuto la bocca chiusa con Remus, perché
voleva
che fosse una sorpresa, ma le sue speranze crollarono miseramente
neppure una settimana dopo, quando il giovane licantropo li
beccò in pieno mentre rientravano di notte dalla biblioteca
con
cinque o sei tomi sulla Trasfigurazione Avanzata nascosti sotto il
Mantello dell’Invisibilità di James.
“Beh, di
che ti stupisci? Ci siamo dimenticati che dovevamo fare
una ricerca per punizione,” s’inventò su
due piedi
Sirius, sforzandosi di sfoggiare tutta la baldanza e la convinzione di
cui era capace. A quel punto, per la prima volta dopo mesi, lui e Remus
si guardarono negli occhi per più di uno sfuggente
nanosecondo.
La tensione che
Sirius aveva cercato di reprimere per due mesi si rese
improvvisamente manifesta: tutte le volte che vedeva Remus o che lui
compariva nei suoi pensieri, si ritrovava a pensare a quella notte di
luglio e al disastro che aveva combinato. Si domandava
perché
accidenti lui non l’avesse respinto, pur avendo una ragazza.
Forse non era un impegno poi così serio e probabilmente
l’alcol aveva fatto precipitare la situazione, ma dopotutto
non
l’aveva mica violentato.
Inoltre si sforzava di capire come riuscisse ad ignorarlo
così
bene ora che si trovavano a vivere nello stesso dormitorio per sette
giorni su sette, mentre lui fremeva per il nervosismo ogni secondo.
C’era una marea di problemi irrisolti fra loro e, se fossero
stati abbastanza adulti e maturi, avrebbero dovuto sedersi in un posto
tranquillo per parlarne faccia a faccia. Ma erano soltanto due
quindicenni incasinati, perciò nessuno dei due aveva fatto
nulla, scegliendo la via più facile.
“Domani
è domenica, Sirius. Nemmeno la McGranitt sarebbe
capace di tanto,” rispose infine Remus, stringendosi nelle
spalle. “Mi dispiace di avervi interrotti.
Buonanotte.”
A quel punto, il
giovane Black andò su tutte le furie.
Gettò a
terra i pesanti libri che teneva fra le braccia, poi si
diresse verso Remus, lo afferrò per un braccio e lo
trascinò fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle
spalle
senza badare alle espressioni sconcertate di James e Peter.
“E va
bene, non è per una punizione. C’è una
cosa che vogliamo fare – una cosa importante, per aiutarti.
So
che hai raccontato a James di come sono le tue trasformazioni, che sono
molto dolorose e tutto il resto. Perciò abbiamo deciso che
diventeremo Animagi per starti vicino, e sai una cosa? Lo faremo solo
per farti un piacere. Oh, dimenticavo: l’idea è
stata mia, perché ci
tengo a te.”
Mentre Sirius
fissava orgogliosamente un punto sulla parete, infuriato
per essersi impulsivamente esposto così tanto, un Remus
ancora
parecchio sotto shock per quella rivelazione inaspettata gli
posò una mano sulla spalla, per poi avvicinarsi con un paio
di
passi incerti e regalargli un bacio che lasciò di sasso
entrambi
per la sorpresa.
Sirius lo
fissò ad occhi
sgranati. Non si era perso ad immaginare la possibile risposta di Remus
a quella sua brusca e stizzosa confessione, ma di certo non si
aspettava una reazione di quel genere. Forse allora non lo odiava poi
così tanto, pensò.
“Grazie,”
mormorò infine il giovane licantropo, con
un filo di voce. Il primogenito Black abbozzò un sorriso
imbarazzato, mentre una lieve morsa gli stringeva
piacevolmente lo
stomaco; di colpo, il ricordo di quella notte di luglio smise di essere
fonte di angoscia e divenne invece un pensiero felice, tanto da poter
essere utilizzato per un Incanto Patronus.
“Forse ora sarebbe meglio tornare a dormire,
è piuttosto tardi,” osservò infine
l’altro,
con la sua solita, pragmatica razionalità.
Sirius
annuì, dopodiché entrambi rientrarono nella loro
stanza, le guance ancora lievemente colorite per l’emozione.
*fine*
Nota
conclusiva:
da questo
punto in poi, si può considerare che la storia vada avanti
com’è stata scritta dalla Rowling. In fondo
è
durante il quinto anno che James, Sirius e Peter diventano Animagi, che
viene messo in atto lo scherzo a Piton eccetera; se non ho fatto male i
miei calcoli, nessun altro avvenimento sostanziale viene intaccato da
questo What
if?
nelle vite
dei Malandrini, eccetto giusto il fatto che Remus sia un prefetto di
Grifondoro – ma magari lo diventa al sesto anno,
perché
Silente decide di fare un cambio, è comunque possibile.
Insomma,
spero che questa storia sia suonata un minimo convincente, ma dato che
è il mio primo tentativo avrò sicuramente
combinato
qualche strafalcione XD
Per chi volesse
leggere il giudizio del contest, lo può trovare qui :)
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