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Odiavo
le strambe idee di Danielle. Che motivo c’era di andare in un
locale dove era
presente una strana macchinetta che ti chiedeva nome, cognome,
età, sesso,
codice fiscale, indirizzo, caratteristiche fisiche, nome
dell’ospedale in cui
sei nato, nome di tua madre da nubile, nome di tuo padre, la tua
famiglia, il
tuo lavoro? Tutto questo per trovare la cosiddetta “anima
gemella”.
Nonostante
avessi protestato, rantolato e pianto per farla desistere, era stato
quasi
impossibile: Liam era stato dalla sua parte, era stato potente quanto
il cibo
di fronte alla fame chimica di Niall; l’irlandese era andato
in fissa con
l’idea di trovarsi una ragazza perfetta; Harry non vedeva
l’ora di portarsi a
letto la povera malcapitata che si sarebbe trovato tra le mani e Zayn,
anche se
avrebbe preferito stare a casa, aveva accettato senza fare pio. E poi
c’era
Marilynn che non aveva detto niente, che aveva acconsentito per poi
cercare di
rifiutare.
La
domanda più appropriata era: cosa avrebbe comportato dentro
di me quella stupida
idea se Marilynn fosse stata lì? Se lei avesse trovato
un’altra persona che
fosse stata la sua vera anima gemella, invece che interessarsi a me?
Per
quanto possa essere inutile dirlo io, che ricercavo sempre ragazze
perfette in
ogni singolo dettaglio, mi ero innamorato di quella imperfetta, che non
si
truccava mai, che non osava mai mettersi una gonna, che non voleva
staccarsi
dalle sue magliette nere e dai suoi capelli biondicci sciolti. Per lei
era una
vera e proprio bestemmia legarseli.
Eppure
mi piaceva terribilmente. Adoravo quando si mangiava le unghie dal
nervosismo,
quando ripiegava le forchette con l’aiuto di Zayn per
mettersele al polso come
braccialetti, quando indossava le felpe extralarge e fluorescenti, i
jeans
strappati, le Converse consumate. Amavo quando con impegno fabbricava
braccialetti di stoffa per tutti e li dispensava volentieri, quando si
stringeva dal freddo, quando le sue sopracciglia si aggrottavano dal
dubbio,
quando rispondeva sarcasticamente a una frecciatina di Harry, quando i
suoi
occhi castani diventavano opachi per la tristezza, quando non piangeva
mai da
sola ma lo faceva di fronte a tutti senza vergognarsi. Ormai avevo
perso il
conto di quante volte avrei voluto chiederle perché osava
distruggermi
internamente in quel modo ma ero sicuro che non lo facesse apposta. O
forse sì.
In
quei giorni mi sembrava assente, in un mondo tutto suo. Forse avrei
dovuto
chiedere a Niall se mai le fosse successo qualcosa… la mia
invidia nei suoi
confronti era gigantesca. Era la sua migliore amica, quasi somigliavano
a due
polipi quando si vedevano e si stringevano in quegli abbracci
assassini.
Appena
entrai in quel locale, illuminato da centinaia di luci psichedeliche e
soffuse
in qualcosa che sapeva molto di posto di appuntamenti al buio, Liam ci
guidò
tutti, mano nella mano con Danielle, verso un tavolo più
lontano dove ci
sedemmo. Marilynn si torturava le mani con evidente nervosismo, sempre
accanto
a Niall, e non aveva nessuna intenzione di staccarsene.
Se
non fosse stata una delle persone più dolci e carine che
avessi mai incontrato,
l’avrei volentieri ucciso con le mie mani.
“Dove
sarebbe questa fantomatica macchina? – chiesi scettico, e
Zayn mi indicò un
obbrobrio di struttura rosa shocking. – Dio, stiamo
scherzando”
“Già,
cos’è quello schifo?” Marilynn storse le
labbra sottili.
“E’
la macchina dell’amore o roba del genere –
spiegò Danielle. – Ora ti ci infili
dentro, Mary, e troverai la tua anima gemella: ne hai bisogno, di un
po’ di
dolcezza”
Lei
digrignò i denti e non seppi quanti parametri
c’erano per definirla carina. Era
proprio proprio carina. Maledii mentalmente Danielle per averla
contraddetta in
quel modo, per non aver accennato a me visto che lo sapevano tutti e
abbassai
la testa, mentre Zayn mi batteva una mano sulla spalla, senza farsi
vedere.
Harry
scattò in piedi. “Vado io per primo!”
E
ti pareva che non fosse lui il primo! Stravedeva per tutte quelle
ragazze
carine che pullulavano nel locale, perciò – mentre
noi tutti alzavamo gli occhi
al cielo – si allontanò con Niall. Di conseguenza
lasciò sola Marilynn che
divenne ancora più nervosa e si allontanò di
più da me, appiccicandosi al muro.
“Anch’io
vado! – sbottò Danielle scattando in piedi. Vidi
chiaramente che Mary inarcò un
sopracciglio. – Liam, tu vieni con me!”
La
mia faccia divenne perplessa; l’idea stramba della ragazza di
Liam diventava
ancora più stramba del solito perché voleva
trovarsi la sua “anima gemella”
come se non avesse un ragazzo sotto gli occhi che l’amava
più di quanto Zayn
amasse Picnik per modificare le foto.
“E
perché dovrebbe venire con te?” chiesi.
“Loui,
faremo entrambi quel coso e poi vedremo se siamo seriamente anime
gemelle”
trillò Danielle entusiasta.
“E
se non lo foste? Lo mollerai sul posto?”
Liam
storse le labbra all’affermazione di Marilynn, mostrando
tutto il suo
disappunto. Zayn acchiappò uno dei drink che le cameriere
portavano, lo
sorseggiò rumorosamente, poi lo passò a me e lo
scolai tutto. Quella situazione
mi stava facendo impazzire, più del solito.
“Liam
potrebbe ucciderti, Mary – convenne Zayn. – Armati
di cucchiaio quando puoi”
Lei
rise. “Come se Liam potesse uccidere, ho paura di
Danielle”
“Dovresti
averne, anche perché non mollerò mai sto
coglione”
Danielle
si voltò stizzosa, i ricci mori che balzellavano come molle
e scattò verso
quell’orribile struttura, con Liam al seguito, più
trascinato che altro. Zayn,
mentre sorseggiava un altro drink, sospirò.
“Andiamo
anche noi”
“Stai
scherzando spero! – Marilynn scattò in avanti, e
il profumo dei suoi capelli,
una delicata fragranza di muschio, mi giunse fino al naso. –
Non ho intenzione
di infilarmi dentro un robot per trovare una persona di cui non ho
assolutamente bisogno!”
Non
aveva bisogno di una persona che la facesse stare bene. Non aveva
bisogno di
me, dovevo arrendermi.
“Tutti
ne hanno bisogno, perfino Lou!”
Marilynn
divenne rossa, si ritirò e abbassò la testa, a
braccia conserte. Scoccai
un’occhiata di rimprovero a Zayn, che aveva osato mettermi in
mezzo, ma lui non
ci fece molto caso e si alzò con il drink in mano, per poi
tenderle l’altra.
No,
Zayn, cazzo, devo farlo io in questo modo non tu. Ma a te viene
naturale e a me
no. Dio, Malik, ti odio!
“Dai,
Marilynn! – quando Zayn la chiamava con il suo nome intero,
voleva dire che era
costretta ad obbedire ai suoi ordini. Sbuffai, notando Niall, Liam e
Danielle
con una coccarda rossa coperta su cui era scritto un numero.
– Almeno provaci! Magari
trovi qualcuno che ti piace veramente, come anche Louis
farà… vero?”
Lei
scosse la testa. “Solo se anche Louis lo
farà”
Era
chiaro che se un numero corrispondeva a un altro, quella persona era la
probabile anima gemella. Il fatto di essere registrato come in un campo
di
tortura non era una mia aspettativa di vita, tanto che temevo da un
momento
all’altro spuntasse qualche fan oscena e ci rovinasse la
serata. Se fossi
riuscito a dire la verità, per la prima volta nella mia
vita, a Marilynn e lei
avesse detto quello che mi aspettavo da secoli, allora sarebbe stato
uno di
quei giorni da segnare sul calendario.
“Louis,
di’ di sì – biascicò Zayn
sospirando. – Altrimenti Mary starà qui ore e ore
e
ore a lamentarsi della sua solitudine”
Roteai
gli occhi al cielo, le scoccai un’occhiata e vidi chiaramente
che si era chiusa
ancora più in sé stessa, abbassando la testa e
strappando via la mano da quella
di Zayn. Mi alzai senza dire niente mentre Mary scuoteva la testa
incredula.
“Lou,
non puoi farmi questo!” sbraitò scattando in piedi
e seguendo me e Zayn verso
quella struttura orribile e rosa.
Non
l’ascoltai, finché Zayn non mi spinse dentro quel
posto osceno: l’interno era
costituito da un divanetto rosa shocking, con patetici cuori di
polistirolo
attaccati al soffitto, un computer dallo schermo illuminato incombeva
su di me.
Sembrava di essere in un film di fantascienza.
“Benvenuto. Nome?”
Proprio
da campo di concentramento, nonostante quella voce meccanica fosse
naturale e
neanche troppo patetica. Mi guardai attorno di nuovo, inquieto.
“Louis
Tomlinson” risposi.
“Età?”
“Venti”
“Residenza?”
“Londra”
Cominciai
a pensare di essere stupido: insomma, parlavo con una macchina idiota!
E poi
‘sta qui voleva sapere anche il colore delle mie mutande!
“Caratteristiche
fisiche”
Inarcai
un sopracciglio. “Come?”
“Caratteristiche
fisiche”
ripeté la macchina come paziente.
Mi
morsi il labbro, tastandomi i capelli.
“Moro,
occhi azzurri” risposi.
Il
minimo.
“Lavoro?”
Sbuffai.
“Cantante”
“Carattere?”
Rimasi
interdetto per un po’ chiedendomi per quale stupido motivo
avevo accettato
l’idea di Danielle di venire in un posto del genere;
chissà come se l’era
cavata Harry, come minimo aveva dato anche il numero delle scarpe e il
numero
di cellulare.
“Carattere?”
ripeté
lo schermo
illuminato.
“Divertente,
idiota e non so cos’altro”
Mi
faceva fatica scandagliare me stesso alla ricerca dei miei pregi e dei
miei
difetti, almeno su quei due aggettivi ero sicuro.
“Ragazza
ideale?”
Il
viso di Marilynn occupò la mia mente in un attimo, come una
visione poco
gradita tanto da farmi storcere le labbra. Cominciai a descriverla,
forse più
di quanto mi fossi aspettato: parlai più di lei che di me
stesso. Alla fine
della tortura, la macchina sputò una coccarda rossastra
simile a quella di
Liam, Danielle, Niall e Harry con un numero coperto sopra; prendendola,
strappai la velina che la ricopriva e scoprii il numero, un novantanove
gigantesco e giallastro. La presi e me la misi in tasca, cercando di
non farmi
vedere e uscendo da quella tenda rosa shocking.
“Che
incubo, adesso tocca a me” borbottò Mary non
appena uscii.
La
osservai sedersi sul divanetto, i suoi anfibi borchiati spuntavano da
sotto la
tenda e il nervosismo che traspariva dal suo batterli ritmicamente era
molto
molto chiaro.
“Non
la guardare troppo, Lou, la consumi e poi Niall è
geloso”
Mi
voltai innervosito verso Zayn che sorrideva sornione. Mi
batté una mano su una
spalla come per confortarmi della mia perenne condizione da forever
alone
mentre lui se ne fregava altamente e viveva la sua vita anche da
single, senza
farsi né troppe seghe mentali come Niall né senza
approfittarsi di tutte le
ragazze che gli piacevano come Harry.
Mi
passai una mano tra i capelli. “Zayn, Marilynn può
sentirti oltre quella tenda”
“No,
c’è tipo la musica o roba del genere –
Malik scosse la testa, prima di
circondarmi le spalle con un braccio, in un gesto fraterno. Scoccai
un’occhiata
a un eccitatissimo Niall e ad un altrettanto eccitato Harry, che aveva
già
puntato due o tre ragazze. – In ogni caso, siamo qui per
trovarti l’anima
gemella”
“Lo
sai benissimo chi è la mia anima gemella, Zayn”
grugnii contrariato.
“Ma
hai visto quante ragazze ci sono qui? Smettila di focalizzarti su
Marilynn, non
esiste solo lei”
Inarcai
un sopracciglio. “Non è colpa mia se
esiste”
“Dai,
Loui – borbottò Zayn, picchiandomi sulla spalla.
– Sì, Mary è carina. Ed è
simpatica, ma non è fino troppo fuori dagli
schemi?”
“E
tu sei troppo impiccione”
Zayn
sospirò paziente. “E tu non sei troppo
ossessionato?”
“Non
sono ossessionato! – gridai contrariato, ma mi tappai la
bocca non appena
Marilynn uscì dalla cabina, con la faccia più
tetra che si potesse mai vedere.
– Un’idiozia, eh, Mary?”
Zayn
mi tirò un pugno sul braccio quando lei si rigirò
la coccarda tra le mani con
una smorfia, esitando se tirare la velina o lasciarla intatta, poi vidi
Malik
entrare dentro la cabina.
“Che
cazzata - borbottò lei, spostandosi una ciocca di capelli
oltre le spalle. Alzò
la coccarda con rassegnazione, per poi accennare verso la folla
scatenata
dall’appello del DJ di dare il via alla ricerca. –
Vado a ricercare il futuro
compagno della mia vita”
A
quelle parole il mio stomaco si strinse in un morsa mentre la vedevo
che si
allontanava con un passo annoiato, trascinando i piedi sul parquet, i
capelli
lunghi e biondastri che ondeggiavano ad ogni sua mossa. Storsi le
labbra, per
poi andarmene fuori dal locale deciso a non trovare la persona che
avrebbe
avuto il numero novantanove come il mio.
Dopo
attimi e attimi di tempo, durante i quali ero ritornato dentro cinque o
sei
volte e avevo visto Liam e Danielle che si stavano baciando,
straordinariamente
con lo stesso numero, Niall e Harry che avevano trovato due ragazze,
una bionda
e una mora, con le quali stavano chiacchierando, Zayn che sorseggiava
il suo
ottavo drink, mentre Marilynn stava ancora cercando affannosamente il
suo
numero. Evidentemente non l’aveva trovato, in più
era chiaramente scocciata
perché sbuffava in modo ripetuto. Mi stava facendo venire il
nervoso più a me
che a lei stessa: perché non trovava il suo numero?
La
vidi marciare verso di me, con un’aria arrabbiata e tetra.
“Lou
– sospirò affranta, mostrandomi la coccarda.
– Perché non trovo il mio cazzo di
numero corrispondente?”
Un
sessantasei spiccava luminoso sullo sfondo rossastro; mi sentii morire
mentre
lei si rialzava dalla parete e scappava di nuovo tra la gente. Aveva un altro numero che
non corrispondeva
al mio, Marilynn non era la mia anima gemella, non ero adatto per lei
perché
eravamo troppo diversi. Era sempre cupa ma profonda, invece del
sottoscritto
sempre allegro e superficiale.
Mi
passai una mano tra i capelli, osservando il marciapiede umido, seduto
su una
delle panchine fuori dal locale dove tutti gli altri si stavano
divertendo,
anche Marilynn forse lo stava facendo, magari con il suo nuovo
fidanzato
trovato grazie a Danielle.
Sentii
la porta sbattere e la figura esile e bassa di Marilynn apparve sulla
porta,
rabbiosa, con la coccarda in mano e il giubbotto addosso.
Rabbrividì dal
freddo, per poi sedere al mio fianco.
“Sono
sola” annunciò mesta.
“Anch’io”
“Non
c’è veramente nessuno a cui possa piacere?
– domandò, più a sé stessa
che a me.
Avrei voluto dirle che io ero lì per lei, ero nato per lei,
per stare con lei,
per vivere insieme a lei, per respirare la sua stessa aria. –
Faccio schifo”
“Non
fai schifo, sei solo diversa ma bella a modo tuo”
Mary
sorrise. “E tu, Lou? Perché sei da solo? Hai tutte
le caratteristiche dell’uomo
ideale”
La
mia mente cominciò a pensare che avrei potuto baciarla sul
posto, scordandomi
del numero, del locale, del fatto che non le interessassi minimamente.
“Evidentemente
quella macchina ha voluto prendermi per il culo” borbottai
prendendo la
coccarda dalla tasca e rigirandola tra le mani.
Marilynn
fece per strapparla ma non ci riuscì; aveva delle mani
piccolissime e morbide,
con le unghie dipinte di nero, e non aveva neanche abbastanza forza per
sfogare
la sua rabbia.
“Nessuno
si caga il novantanove, cazzo. Probabilmente ha fatto male il conto o
qualcosa
del genere” grugnì Marilynn, e mi
mostrò la coccarda.
Quasi
mi venne un collasso: mi arrabattai per farle vedere anche la mia, con
la
conseguenza che i due numeri erano perfettamente uguali. E quindi lei
era la
mia anima gemella e quindi… oh, Dio, sentivo mi sarebbe
esploso il cuore a
momenti.
Marilynn
rimase in silenzio mentre sfiorava con le dita il novantanove
giallastro.
“Avevo
letto sessantasei, prima… era al contrario. Non pensavo che
io fossi adatto a
te, ecco” mi ci volle tutta la forza che avevo per svelare
sinceramente quel
passaggio.
Non
le dissi direttamente quello che provavo, ma tentai di farglielo
capire; la mia
speranza morì non appena lei stette in silenzio senza
rispondermi. Brusca,
Marilynn prese la mia coccarda e insieme alla sua la gettò
lontano dai suoi e
dai miei occhi e io rimasi passivo a guardare una macchina che le
investiva
senza problemi. Quei numeri non significavano niente, perché
Marilynn non
sarebbe mai stata mia e il suo gesto era stata abbastanza eloquente.
Il
silenzio che seguì dopo fu come se mi stessero lapidando di
fronte a una folla
accanita. Era doloroso, pungente, quasi distruttivo. Nuvolette di fumo
causato
dai nostri respiri morivano nell’aria mentre il tempo
scorreva.
Volli
non essere mai entrato in quella macchina ridicola: in un attimo avevo
chiaramente sbriciolato quel rapporto ambiguo che avevo con Marilynn e
che
forse mi bastava.
“Louis?”
La
sua voce mi distolse dai miei pensieri e mi voltai spontaneamente verso
di lei,
nonostante non avessi voluto. Ormai mi veniva naturale. Notai che i
suoi occhi
scuri mi stavano fissando: non erano opachi come quando erano tristi,
brillavano di una strana luce.
Un
sorriso spontaneo le nacque sulle labbra.
“Quando
hai intenzione di baciarmi?”
Carrot's
corner
In
attesa che le recensioni alla mia long "Like an Extra" salgano e in
attesa di distaccarmi un po' da quella one shot che mi ha distrutta
emotivamente, aka Take it All, ho deciso che avevo bisogno di
ridere e di sparare qualche cazzata. Da dove nasce 99, che non
è il numero delle posizioni sessuali del Kamasutra (?),
quelle si fermano a 69? Dal numero che condividono Marilynn e Louis
AHAHHAHHA scusate, era ovvio.
Questa
one shot raccoglie di me, anche perché Marilynn è
la mia fotocopia sia da come si veste sia da com'è
caratterialemente, in certi sensi. Spero solo vi sia piaciuta e che vi
abbia fatto sorridere almeno un pochino.
Se
volete passare, vi lascio i link o il banner (basta cliccarci sopra)
delle due storie che ho accennato prima :)
2q””””””
Take
it All
Grazie
a Jas per il bellissimo banner.
Mari
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