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Se riesci a sentirmi adesso, sto allungando le
mie mani
verso di te per farti sapere che non sei sola.
È un attimo, prima che le
sue labbra si pieghino ad un tremolio distinto e gli occhi si rendano lucidi,
rossi.
È un attimo, prima che una
singola, solitaria lacrima trovi il coraggio – e la spinta – di abbandonare il
cumulo di acqua e sale e strisciare pigramente lungo la guancia arrossata.
È un attimo, prima che
l’onnipresente paura affiori, prima che le dita celino le palpebre, rifuggendo
quella realtà opprimente, soffocante, tossica.
Una mano passa lentamente
tra i ciuffi scarlatti, scostandoli con innaturale calma, con quella stessa
calma che da tempo, oramai, non le appartiene.
Quando volta la testa, un
paio di splendenti occhi verdi la fissano attraverso le piccole barre della
culla. Una muta domanda giace nei begl’occhi vividi, la pura curiosità di un
innocente che non può capire.
«Evans, hai visto i mie-
Lily?»
Quando solleva finalmente
gli occhi, Lily cede e cade, pezzo dopo pezzo.
«James» un sussurro
spezzato a metà da un singhiozzo impertinente, le gambe che goffamente cercano e
ottengono equilibrio e, infine, le braccia che scivolano sul suo petto, sulle
spalle, chiudendosi ermeticamente dietro la nuca.
«Lily, no! No, no!» c’è un
sorriso dolcissimo nella sua voce, un’amarezza insopportabile nel suoi occhi.
C’è una sorta di
incantesimo nelle mani che le carezzano le braccia e la schiena, che lentamente
la svuotano di ogni pensiero, di ogni paura e di ogni incertezza, sostituendoli
con un pacifico vuoto che la sazia.
C’è una strana paura che
attanaglia lo stomaco di James, c’è la consapevolezza che lestamente emerge,
suggerendogli che non avrebbe potuto rifuggire ancora a lungo quel momento, quel
particolare abbraccio.
«Perché ci è successo
questo?»
James non ha le risposte
che lei agogna. Perché James, quelle risposte, le ha rincorse per mesi interi,
senza mai neppure sfiorarle.
«Perché, forse, è così che
le cose dovevano andare. Forse c’è davvero un disegno più grande. Non lo so,
Lily, non lo so, davvero» mormora tra i suoi capelli, blaterando parole che
ripugna, consolandola ed odiandosi.
La verità è che le cose
non sarebbero dovute andare così.
La verità è che lui, Lily
e Harry meritavano una vita serena, una vita normale.
Ma di normale,
nell’esistenza dei Potter, non v’è nulla.
V’è solo un nemico mortale
e una Profezia che ha segnato l’inizio della fine.
Una Profezia che ha
sconvolto l’ordine delle cose, che ha capovolto ogni clessidra, che ha
rimescolato le carte, lasciandole poi coperte.
«Io, io volevo solo una
vita con te e con il nostro bambino. Non avrei chiesto la Luna; mi sarebbe
bastato un tetto sulla testa e voi al mio fianco» sussurra Lily, la voce rotta
dal pianto incessante, instancabile.
Anche James vacilla e
rischia di cadere, pezzo dopo pezzo.
Le parole sono incastrate
tra il cuore e i polmoni, la gola è chiusa da un’emozione che preferisce non
analizzare da vicino.
La voce di Sirius irrompe
nel silenzio straziato e lacerato. Tocca a lui recuperarne i brandelli e
rimettere insieme i cocci.
«Potter, dove siete?»
domanda allegramente, il sorriso che passa sulle sue labbra come una cometa
frettolosa e imprendibile.
«Che succede?»
James solleva la testa e
la scuote in un cenno di diniego.
Sirius ha capito
perfettamente, ogni cosa.
Sono momenti pericolosi,
quelli. Momenti in cui Lily trema come una foglia battuta dal vento e
James è molto, troppo vicino al crollo.
James non oppone alcuna
resistenza quando Sirius stringe dolcemente le mani di Lily, costringendola a
separarsi da James.
«Lily, bella ragazza,
non ti ho insegnato niente?» le domanda, prendendole il mento tra le dita e
scuotendolo delicatamente. Il sorriso affiora nuovamente.
Ha la fortissima
tentazione di ritrarre le dita non appena queste vengono inumidite dalle lacrime
che, inesauribili, scorrono sulle guance, ormai madide, di lei.
Ma resiste, perché
qualcuno deve pur tenere assieme i pezzi di entrambi.
«Sai» inizia, con fare
annoiato, abbracciandola lentamente e posando un rapido bacio sui capelli
tiepidi di Lily, «quasi quasi ti preferivo ai tempi di Hogwarts, quando eri una
ragazzina stronza e saputella» la informa serenamente, chinandosi poi sul suo
orecchio, sussurrandole parole che James non avrebbe potuto cogliere.
«Non siete soli, in questa
bufera. Ci siamo io e Remus, Peter, l’Ordine, quell’ultramillenario di
Silente» fa una fugace pausa, per il tempo necessario di strapparle un sorriso
«Ci siamo noi, Lily, ci siamo noi, hai capito, mi senti? Ci sono io,
basterò io a tenere insieme i pezzi» il sussurro ormai è un flebile soffio sulla
curva delicata dell’orecchio di lei.
«E se cadranno?» domanda
Lily, un poco scettica e un poco sollevata.
«Se cadranno li rimetterò
insieme, uno ad uno. Però, Evans, detto tra noi, evitiamo di farli cadere, eh?
Non vorrei che James si ritrovasse con un paio di tette e tu con un- hai
capito, no?»
Non c’è suono più bello
della risata sincera che sgorga dal petto di Lily, limpida, purificatrice, con
la forza di un uragano, con la voglia di rialzare la testa e risollevare le
armi.
Si concede lo spazio di un
secondo per rivolgere un’intensa occhiata al fratello di sempre.
Vede le sue labbra
modulare un silenzioso “grazie”, a cui risponde con una decisa strizzata
d’occhio.
«Sapete cosa vi dico?
Siete due babbei frignanti. Il ragazzaccio viene via con me; ci manca
solo che diventi un rammollito come voi» e sorride innocentemente, sollevando
tra le braccia il piccolo Harry che, pronto, assicura i piccoli pugni ai lunghi
capelli di Sirius, manifestando un’insolita voglia di mangiucchiarli.
«Sei davvero un
ragazzaccio; scommetto che queste cose, con tua madre, non le fai» bisbiglia a
Harry, baciandogli piano la piccola testa dai capelli neri e scarmigliati.
«Andiamo, mio diletto
figlioccio, andiamo ad intrattenerci con Messer Coniglio-di-pezza e Lady
Cagnetta-di-peluche» propone, suadente, abbandonando i due coniugi, che
sorridono, assaporando la meraviglia di un cuore leggero come pulviscolo.
«Cosa faremmo senza di
lui?» domanda Lily, stringendosi nuovamente a James, come se il continuo
contatto fisico sia l’unica certezza d’essere ancora su questo meraviglioso
mondo, accanto al suo meraviglioso marito.
«L’ha detto prima, no?
Saremmo due babbei frignanti» replica lestamente James, baciando
appassionatamente le labbra di Lily, che si stringe e si fa più vicina,
premendosi senza malizia alcuna al corpo solido e rassicurante di James.
James non ha le risposte
che lei agogna. Perché James, quelle risposte, le ha rincorse per mesi interi,
senza mai neppure sfiorarle.
Eppure, in quei baci, in
fondo di speranza c’è.
Un fondo di speranza, c’è.
Non c’è bisogno di spegnere la candela
perché non è finita per te.
[Citazioni tratte da "Lullaby",
Nickelback]
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