L'ultima notte

di coffeeandbutterflies
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Una stanza semivuota. L'unico oggetto presente; un pianoforte nero.

Quella calda sera d'estate, un uomo aprì la porta e entrò nella stanza.Prese un fiammifero e accese la fila di  irregolari  candele poste all'estremità dell'angelico strumento unico oggetto di mobilia presente nella stanza.

Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Da lì poteve vedere solo una piccola parte di mondo.

L'aprì, e la luce delle stelle dolcemente s'inoltrò nella stanza semivuota.

Si accomodò al piano. Le dita, callose e affusolate, iniziarono a premere uno dopo l'altro, i tasti bianchi. Le note, premurosamente, accompagnavano le parole graffianti che fuoriuscivano dalla gola dell'uomo. Un canto disperato, frutto di una mente che manifestava concentrazione attraverso quelle piccole rughe che si formavano sulla fronte del musicista.

Le lacrime rigavano copiosamente le guance dell'uomo arrivando fino al collo.

L'inno alla sua morte era quasi finito. Il regalo prima di lasciare i suoi cari. La sua vita insolita stava per concludersi, e per lasciare un grande vuoto nella vita di tutti. L'incoscienza e l'insoddisfazione certe volte non solo non aiuta, ma uccide.

Quella fu l'ultima sera che James Sullivan entro nella stanza semivuota.

Quella fu la prima delle sue ultime sere. La canzone era "Fiction". La sua ultima canzone.





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