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Titolo:
Bad Romance
Autrice:
Melanyholland
Summary:
Chuck Bass era abituato
ad ottenere sempre ciò che voleva. Il suo piano era infallibile e la vittoria
avrebbe avuto il dolce sapore delle labbra di Blair.
Timeline:
dopo la 2x04 (The Ex Files)
Rating:
Arancione
Personaggi Principali:
Chuck Bass,
Blair Waldorf, Serena Van der Woodsen, Dan Humphrey; Chuck/Blair, Serena/Dan.
Disclaimer:
Gossip Girl non mi
appartiene, ho solo preso in prestito i personaggi per giocarci un po’.
Nota Introduttiva:
la 2x04 è
uno dei miei episodi preferiti. È geniale nella sua costruzione e vede Chuck al
suo massimo splendore. Non ho mai sopportato che il suo piano non avesse seguito
alcuno nell’episodio successivo, se non in un fiacco approccio a Blair. Perciò,
dopo una lunga e difficoltosa gestazione, ecco la mia versione dei fatti in cui
Chuck continua a muovere i fili della lotta fra Serena e Blair a suo vantaggio.
Mi sono presa un’unica
libertà rispetto all’episodio: dal confronto finale con Chuck, Blair non capisce
che dietro l’ascesa al trono di Serena ci sia lui.
Credo di aver detto
tutto.
Buona lettura!
Bad
Romance
1. The King and Two
Queens
“La gelosia è un’emozione potente.
Ho dovuto creare un mostro per detronizzare
Blair.”
“Perché hai voluto detronizzare la regina?”
“Ho le mie buone ragioni”.
Chuck & Amanda, 2x04 The Ex Files
Il piano era riuscito
alla perfezione. Chuck aveva sempre saputo di essere un genio della
manipolazione, ma quello che aveva creato in quei giorni era di gran lunga
superiore ad ogni astuzia precedente. Non solo tutti avevano fatto esattamente
quello che lui voleva che facessero, ma né Humphrey, né Serena, né la stessa
Blair avevano capito che a muovere i fili era stato lui. Si era goduto ogni
minuto di quel gioco perverso e ora sorrise, malignamente soddisfatto, mentre
osservava le ragazze sui gradini fissare rapite Serena, senza curarsi
minimamente di Blair. Quest’ultima se ne stava in silenzio accanto alla sua
migliore amica, con le mani congiunte in grembo e le gambe accavallate. A
guardarla, altera e algida come al solito, si sarebbe pensato che andava tutto
bene per lei; ma Chuck, che conosceva Blair meglio di chiunque altro, notò
compiaciuto la stretta spasmodica delle sue graziose mani e lo sguardo
angosciato dei suoi grandi occhi, prove inconfutabili dell’immenso disagio che
la tormentava. Oh, era talmente deliziosa che gli si strinse il cuore.
Tuttavia il gioco non
era ancora finito, ricordò a se stesso. Gioire del successo andava bene, ma non
doveva perdere di vista l’obiettivo vero, che era e sarebbe sempre stato far sì
che Blair tornasse a fargli le fusa nell’orecchio, sensuale e focosa fra le sue
braccia. Era giunto il momento di passare alla seconda fase del piano ed errori
di distrazione non erano contemplati.
Prima di tutto era
necessario che lei gli chiedesse aiuto per riguadagnare il trono. Chuck avrebbe
sfruttato il tempo trascorso insieme per riconquistarla e fargli mollare il
frigido Piccolo Lord. Era piuttosto sicuro di sé, perché sapeva che Blair, a
discapito delle sue dichiarazioni, era ancora fortemente attratta da lui. La
foga con cui l’aveva baciato e toccato durante il black-out non lasciava dubbi
in proposito. Si godette il ricordo per qualche secondo, prima di abbandonarlo a
malincuore per riprendere le sue riflessioni: come aveva detto, la
concentrazione era essenziale e non era auspicabile passare il resto della
giornata con i pantaloni dolorosamente stretti.
Il piano di seduzione
sarebbe andato a buon fine solo se Serena avesse continuato a comportarsi da
stronza, quindi Chuck doveva stare attento a rinfocolare in continuazione il suo
dolore e la sua ira, contro Humphrey, certo, ma magari anche contro Blair. Non
erano ammissibili rimorsi e indietreggiamenti da parte della nuova regina,
almeno finché quella vecchia non avesse capitolato di fronte a lui. Non sarebbe
stato facile impedirlo, dato il carattere arrendevole e fondamentalmente dolce
di Serena, ma Chuck era certo di riuscire, perché… beh, perché lui era Chuck
Bass.
Mentre ragionava, si
era concesso il piacere di accarezzare con lo sguardo la figura attraente di
Blair; la adorava con ogni abito, soprattutto ovvio la adorava nuda, ma i
completi che prediligeva per la scuola esercitavano su di lui un fascino
incredibile. Quella camicette candide e quelle gonne fino al ginocchio la
facevano sembrare così innocente, e dato che Chuck sapeva bene che
innocente lei non era proprio –e in gran parte per merito suo, si beò tronfio-
l’immagine d’insieme era piuttosto erotica.
All’improvviso, Blair
si accorse del suo scrutinio e gli lanciò un’occhiata torva, prima di voltarsi
bruscamente da un’altra parte. Chuck non smise di sorridere, divertito.
La vittoria era vicina
e avrebbe avuto il sapore delle labbra di Blair.
*
“Volevo congratularmi
di persona con te, sorellina. La tua ascesa è stata così trionfale e rapida che
Blair non si è accorta di essere caduta finché non si è ritrovata i lividi sul
sedere”.
Serena fece una smorfia
alle parole con cui l’aveva salutata.
“Chuck, sei rivoltante.
E comunque che ci fai in camera mia?” domandò scocciata, lasciando cadere la
borsa dei libri sul pavimento.
“Te l’ho appena detto.”
rispose lui. A volte gli venivano seri dubbi sulle facoltà intellettive di
Serena; ma in fondo non poteva aspettarsi granché da una che era stata amica di
Georgina Sparks e che per di più era bionda.
“Beh, vattene.”
“Credevo che rendere
omaggio alla nuova regina fosse d’obbligo.” proseguì Chuck, mellifluo. Il suo
vero scopo era ben diverso da quello che aveva enunciato e non se ne sarebbe
andato prima di averlo raggiunto.
“Non sono la nuova
regina”. Fu la scontata replica della sua cara sorellina, seguita da un sospiro.
“Ero arrabbiata con Dan. Volevo solo…” si morsicò un’unghia, alla ricerca di una
scusa. “…dargli una lezione, ecco.”
“Non devi giustificarti
con me.” ribatté lui e le sorrise complice; Serena non ricambiò ed era
prevedibile anche quello. Chuck si avvicinò a lei finché non furono uno di
fronte all’altra.
“E sei la
regina. Le ragazze ti seguono e non puoi farci niente. Tu sei una vincente, lo
sei sempre stata, e loro lo sanno. Lo sentono”. Prese una lunga ciocca di
capelli biondi fra le dita e l’annusò allusivo, provocando la reazione
disgustata di lei, che si ritrasse di colpo. “Chuck!”
“Blair è, beh, era
la regina solo perché tu glielo concedevi.” continuò, imperterrito. “E lei
lo sa. Per questo ti odia.”
“Blair non mi odia!”
protestò Serena, veemente. “È la mia migliore amica! Tu vuoi metterci una contro
l’altra per vendicarti di lei”.
Forse non era così
lenta come sembrava, rifletté Chuck, ma sorrise, tranquillo.
“Ti vuole bene, è vero.
Ma ti odia anche un po’, perché non potrà mai essere alla tua altezza. Non far
finta di non averlo notato”, la zittì perentorio, quando lei aprì la bocca per
obiettare. “Oggi ti ha odiata quando l’hai messa da parte, e non si preoccuperà
del fatto che siete amiche nel momento in cui deciderà di vendicarsi. Perché lo
farà, puoi starne certa.” le assicurò, e fu soddisfatto quando la vide perdere
fermezza. Serena gli credeva, ed anche quello era stato previsto. In fondo, come
poteva dubitare delle sue parole, dopo quello che Blair le aveva combinato
durante l’Ivy Week l’anno prima?
“Le parlerò, se è
arrabbiata con me.” mormorò, e Chuck capì che stava rassicurando se stessa, più
che lui. “Non voglio litigare con lei”.
Lui sospirò, scuotendo
la testa.
“Ritiro quello che ho
detto, sorellina. Non hai le palle per essere qualcosa di più dello zerbino di
Blair.” commentò, e sorrise nel vedere l’irritazione sbocciare sull’attraente
viso di lei. Era il momento di darle il colpo di grazia. La squadrò lascivamente
da capo a piedi e inclinò la testa, leccandosi le labbra. “Beh, consolati: ti
resta sempre un corpo davvero sexy.”
“Vai fuori.” sbottò
lei, infuriata. Chuck obbedì, congratulandosi ancora una volta con se stesso.
Le cose non potevano
andare meglio.
*
Blair ricacciò indietro
le lacrime, stringendo le labbra. Tutto quello che le era accaduto negli ultimi
due giorni le pesava come un macigno sul petto, troncandole il respiro.
Prima la torbida e
vomitevole storia di Marcus e Catherine; Blair si chiese cosa non andava in lei,
se tutti i ragazzi con cui aveva una relazione finivano con l’andare a letto con
altre donne. Marcus aveva preferito a lei addirittura una quarantenne acida con
la faccia imbottita di botox! Era stato così umiliante che si
sentiva male solo a ricordarlo e, come se non bastasse, la pezzente di Brooklyn
era venuta a conoscenza di tutto prima di lei e l’aveva vista trattenere
faticosamente il pianto di fronte alla foto che dimostrava il tradimento. Il
pensiero di essersi mostrata così vulnerabile di fronte a Vanessa le
bruciava dentro come se avesse avuto un uncino rovente conficcato nello stomaco.
Poi era tornata a
scuola, per ritrovarsi davanti le sue minions tutte agghindate con
foulard invece di cerchietti. Non aveva fatto in tempo a chiedersi cosa fosse
successo, che Serena era comparsa, solo che non era più l’amica leale e preziosa
che si era dimostrata da quando era tornata dal collegio, no, quella era la
Serena che se l’intendeva con Georgina Sparks e trattava Blair con sufficienza,
facendola sentire sempre inferiore, fuori posto, sbagliata. Il modo in
cui le aveva avvolto il foulard al collo, come se fosse il suo cagnolino, quel
“Vai, corri”, pronunciato con condiscendente arroganza, avevano fatto
riaffiorare quelle sensazioni degradanti in un istante. Era stato come essere in
un incubo, perché Blair sapeva che doveva dire qualcosa, voleva chiedere
a Serena che cosa stava succedendo e perché all’improvviso si comportava da
stronza, ma era bloccata, le parole le erano rimaste incastrate in gola e
tutto quello che era riuscita a fare era balbettare fiocamente qualcosa su un
libro e poi fuggire via, scappare proprio come un animaletto impaurito, sotto
gli sguardi di derisione di Penelope, Iz e Hazel.
E di Chuck.
Chuck che aveva infierito, invece di aiutarla. Blair ripensò all’anno prima, a
come lui si era ovviamente schierato al suo fianco contro Serena, collaborando
alla sua vedetta. Si domandò se le cose fossero cambiate. Dopotutto, Serena era
sua sorella adesso e Chuck sembrava preoccuparsi sinceramente per lei. Di certo
si era impegnato molto per liberarla dall’opprimente problema di Georgina,
rischiando addirittura di arrivare al matrimonio di suo padre senza discorso del
testimone. Quella considerazione le fece avvertire una fitta bruciante al petto
che si rifiutò categoricamente di chiamare gelosia. Più che altro, si sentiva
tradita da Serena: se Georgina era stata costretta a lasciare la città
era stato soprattutto grazie a Blair. La sua “amica” avrebbe anche potuto
ricordarselo, quando si era presentata a scuola per conficcarle un pugnale nella
schiena; come del resto avrebbe potuto tenere a mente tutte le altre cose che
Blair aveva fatto per lei nel corso degli anni, in primis perdonarla per lo
sporco affare con Nate.
Blair sentì la rabbia
montarle in petto e l’accolse con il sorriso sulle labbra. Molto meglio essere
infuriata che essere disperata, rifletté, perciò continuò a rimuginare su quanto
Serena era stata ingiusta con lei finché il dolore non fu seppellito sotto
collera e risentimento. Non le avrebbe permesso di spadroneggiare nel suo
regno.
Il cellulare trillò dal
comodino e Blair guardò il display con una smorfia. Se Serena credeva davvero
che poteva comportarsi da vipera e poi telefonarle come se niente fosse, si
sbagliava di grosso. Anche ammesso che volesse scusarsi, come era legittimo
pensare, Blair giudicò che la sua amica dovesse faticare di più per farsi
perdonare. Non bastava una chiamata a riparare il danno, il minimo che Serena
poteva fare era presentarsi di persona e implorare la sua clemenza, se la
voleva. Magari di fronte a Penelope, Iz e Hazel, aggiunse mentalmente dopo una
pausa, sorridendo maligna.
Blair rifiutò la
chiamata e decise di andare a fare un po’ di shopping da Bendel’s. Borse
e scarpe nuove la mettevano sempre di buonumore e quel giorno ne aveva davvero
bisogno.
Quando uscì di casa,
non si accorse della limousine parcheggiata dall’altra parte della strada, ma di
certo chi c’era all’interno notò lei. Era lì per questo.
*
Blair ruotò la caviglia
di lato per ammirare meglio l’effetto che facevano ai suoi piedi i sandali
Manolo che stava provando. Aveva lasciato che la commessa la complimentasse
un po’ prima di spedirla via, rendendosi conto che quelle lodi cinguettate in
tono tanto gentile quanto fasullo non la facevano sentire meglio, tutt’altro.
Concentrata sul riflesso dei propri piedi nello specchio, si accorse di Chuck
solo quando la raggiunse la sua voce:
“Carine. Mi piacerebbe
vederti con addosso quelle e nient’altro”.
Blair non si voltò, ma
lo specchio le permise di osservarlo mentre con un sorrisetto faceva scorrere
vizioso gli occhi sul suo corpo, soffermandosi sulle gambe slanciate dai tacchi
alti. Sbuffò, seccata.
“Bass, sei l’ultima
persona che vorrei vedere in questo momento.”
“Davvero? Credevo fosse
Serena.” replicò lui, con uno sguardo scaltro.
Blair lo ignorò,
focalizzandosi di nuovo sulle scarpe. Aveva provato quelle blu, ma forse le
sarebbe stato meglio un altro colore. Rosso?
“Il modo in cui ti ha
soffiato il trono è stato incredibile.” lo sentì proseguire, in tono ammirato.
La fitta al petto tornò e Blair maledì se stessa per quella sciocca reazione.
Era di Chuck che si stava parlando, uno che apprezzava qualsiasi donna
respirasse.
Ma questo non era
esatto e Blair non riuscì a lasciarsi passare quella bugia. Chuck trovava
attraenti le donne, Chuck voleva fare sesso con le donne, ma non le ammirava.
La sola verso cui provava quel sentimento era sempre stata lei.
Le cose però dovevano
essere cambiate. Quando aveva visto Serena arrivare in tutto il suo splendore e
trattarla come un animale domestico, di sicuro Chuck aveva pensato che lei fosse
grandiosa e che Blair fosse patetica. Dopotutto, era stato proprio lui a dirle
che il ritorno al trono di Serena era “prevedibile”. Certo che lo era, quando
Blair nel confronto era stata così palesemente… inferiore.
All’improvviso, Blair
non ebbe più voglia di fare shopping. Fu costretta tuttavia a continuare a
fissare i sandali per non dover incontrare lo sguardo derisorio di lui.
Purtroppo per lei non era così semplice evitare di ascoltare.
“Avevo quasi
dimenticato quanto Serena potesse essere fantastica. Povera la mia Blair,
stavolta non sarà così facile riconquistare ciò che avevi. La piccola Humphrey
non aveva scampo contro di te, ma Serena è tutta un’altra storia”.
Chuck si era reso conto
del disagio crescente di Blair e proprio per questo stava calcando la mano. La
sua affascinante ex era maledettamente orgogliosa, perciò, se voleva convincerla
ad accettare il suo aiuto, doveva far sì che fosse davvero disperata.
“Serena non sa fare la
regina.” protestò Blair freddamente, alzando il capo con fierezza. “Ai suoi
tempi non faceva che bere fiumi di alcol e fare sesso con chiunque le palpasse
il didietro. Prima di me, la regina della Constance non aveva alcuna classe.”
“Dimentichi che è
cambiata”, insisté lui, e Blair era così rigida che sembrava pronta a spezzarsi
al più piccolo movimento. “Ammettilo, Waldorf. Hai un bel problema.”
“Non vedo come tutto
questo sia affar tuo” ribatté lei e finalmente si voltò a guardarlo. Aveva lo
stesso atteggiamento di quella mattina, tutta gelo e austerità, ma di certo
ribolliva di furore e desiderio di vendetta. Il freddo fuori, il fuoco dentro.
Dio, quanto la adorava.
Chuck resistette
all’impulso di abbandonare ogni piano intellettuale per saltarle direttamente
addosso e replicò, in un sussurro: “Mi fa male al cuore vederti così.”
“Tu non hai un cuore.”
“Perciò voglio
aiutarti.” proseguì ignorandola, e trattenne un sorriso compiaciuto quando la
vide esitare, soppesando la sua proposta. Infine Blair scosse la testa, ma Chuck
non ne fu scoraggiato.
“Non voglio il tuo
aiuto. Non ne ho bisogno”, si corresse, con orgoglio. “Posso vincere
contro Serena anche da sola.”
“Non sembrava, questa
mattina.” commentò Chuck in tono di scherno e lei accusò il colpo, voltandosi di
nuovo in un frullo di boccoli castani.
Blair rifletté che
quella giornata stava peggiorando di minuto in minuto. Non solo aveva avuto la
conferma che Chuck era affascinato dalle abilità di Serena, ma addirittura lui
pensava che Blair non avesse alcuna possibilità di vincere da sola. La riteneva
una povera incapace bisognosa di aiuto e la pietà di Chuck Bass era troppo da
sopportare.
Si sfilò i sandali in
vendita e si rimise in fretta le sue scarpe.
“Devo andare, adesso.”
annunciò sbrigativa, dirigendosi verso l’uscita del negozio. Trasalì quando
percepì la mano di lui stringerle il braccio per trattenerla.
“Lasciami!” gli intimò
all’istante, cercando di divincolarsi. Le pizzicava la gola e il macigno sul
petto era sempre più opprimente. Molti clienti si voltarono verso di loro.
Stavano facendo una scenata e non poteva esserci niente di più patetico,
pensò Blair, sentendosi sempre meno una regina.
“E tu lasciati
aiutare.” ribatté lui, in un tono di comando che la infastidì.
“Ho detto che non ne ho
bisogno!”.
Chuck mollò la presa
all’improvviso e Blair, che si stava sporgendo in avanti con tutte le forze per
liberarsi, perse l’equilibrio sui tacchi. Finì a terra su ginocchia e mani e
sentì le lacrime affiorare agli angoli degli occhi, ma non era stato il dolore.
Si sentiva così
umiliata.
Chuck non aveva avuto
intenzione di farla cadere e si maledì mentalmente, soprattutto quando si
accorse dei cellulari puntati su Blair da un paio di ragazze. Un altro
aggiornamento degradante su di lei su Gossip Girl l’avrebbe forse resa ancora
più disperata e quindi più propensa ad accettare il suo aiuto, ma Chuck sapeva
che c’era un limite preciso fra gioco e crudeltà e anche se in passato non si
era fatto scrupoli a superarlo, non si sarebbe comportato in modo simile con
Blair.
Un ragazzo diverso da
lui, uno come Nate, ad esempio, l’avrebbe aiutata cavalleresco a rialzarsi.
Chuck si diresse invece verso le due clienti ridacchianti che avevano scattato
la foto della caduta, sperando che non l’avessero già inviata. Erano studentesse
della Constance e vedendolo arrivare, sorrisero deliziate; ma cambiarono
atteggiamento quando si accorsero dell’espressione buia del suo viso.
“L’avete inviata?”
domandò, brusco.
“Ora lo facciamo.” lo
rassicurò una, fraintendendolo completamente.
“Non ci provate.”
sussurrò, tagliente. Non aveva bisogno di minacciarle dicendo altro, perché
sapevano chi era. Infatti, anche se si scambiarono sguardi confusi e stupiti,
annuirono obbedienti. Soddisfatto, Chuck fece per andarsene.
“Ci prendiamo un drink
una di queste sere, Chuck?” cinguettò una delle due allusiva, attorcigliandosi
una ciocca di capelli biondi con il dito e guardandolo con occhi languidi. Lui
la squadrò dal volto pesantemente truccato fino alla punta delle scarpe Gucci
e poi sorrise, sprezzante.
“Ho già assaggiato quel
drink. È facile da mandar giù e ancor più facile da dimenticare.” commentò
indifferente, lasciandosi alle spalle la smorfia offesa di lei. Voltandosi, si
accorse che Blair, ora in piedi, lo stava fissando. Una delle calze si era rotta
lasciandogli intravedere il ginocchio graffiato e arrossato. Chuck fu tentato di
chiederle se voleva che le desse un bacio dove faceva male, ma Blair sembrava
davvero provata, gli occhi decisamente troppo lucidi, e lasciò perdere le
battute.
“Tutto bene?” le chiese
in un sussurro, quando furono di nuovo vicini.
“Mi hai fatto cadere di
proposito.” lo accusò lei, accigliata; ma l’aveva detto più per dovere che per
reale convinzione.
“Andiamo, Blair. Se
avessi voluto farti del male, sarei stato più sottile di così. Lo sai”.
Blair pensò che solo
nell’universo di Chuck Bass una frase del genere poteva considerarsi una difesa.
Sospirò, scuotendo la testa. Malgrado tutto, gli era grata per aver impedito che
la foto della sua imbarazzante goffaggine finisse sul sito di pettegolezzi.
Poteva immaginare i crudeli giochi di parole che Gossip Girl avrebbe inventato
sulla sua caduta metaforica e fisica ed era davvero felice di non doverli
leggere.
“Ti accompagno a casa.”
disse lui. Riusciva ad essere arrogante perfino quando voleva fare un favore,
rifletté Blair. Insomma, era tanto difficile alzare il tono alla fine quel
pizzico necessario a farla diventare un’offerta invece che un ordine?
“Chiamo un taxi.”
“Non c’è motivo.
Andiamo”. Blair non si mosse e lui sospirò. “Dai. Non dobbiamo parlare per
forza”.
Lei esitò. “Non si
parlerà”, stabilì infine e lo seguì, salendo sulla limousine. I taxi non le
piacevano granché e immaginò di dovergli un favore, dopo quello che lui aveva
fatto in negozio. Peggio per Chuck se si era giocato così male
quell’opportunità.
Viaggiarono in silenzio
per un po’. Blair osservava New York scorrere attraverso il finestrino; una
delle cose che adorava delle limousine era che potevi guardare tutto senza
essere scrutata a tua volta. Quando si fermavano ai semafori, molte persone
scoccavano occhiate curiose dalla loro parte, chiedendosi probabilmente quale
personaggio famoso o importante si trovasse al di là del vetro oscurato.
In limousine, Blair si
era sempre sentita ammirata e speciale.
“Qualche bel ricordo?”
l’apostrofò Chuck allusivo e lei si accorse solo in quel momento che le era
affiorato un sorriso sulle labbra.
“Avevamo detto che non
avremmo parlato!” gli ricordò, risentita. Lui fece un sorrisetto insolente.
“Tu l’hai
detto”.
Blair sbuffò e, decisa
ad ignorarlo, si concentrò di nuovo sul mondo all’esterno.
“Programmi con il
Piccolo Lord per stasera?” le domandò lui d’un tratto, in tono casuale. Blair
sorrise perfida nel percepire la gelosia dietro quell’apparente disinvoltura, ma
smise di colpo quando si ricordò che Marcus non era più il suo ragazzo.
Chuck scorse le
emozioni che si susseguivano sul viso di lei grazie al riflesso sul finestrino e
ne fu parecchio interessato. Sospettò che ci fossero guai in paradiso e ne fu
ancora più convinto quando lei, dopo un’esitazione, rispose: “Certo. Marcus non
sa stare senza di me. È così dolce”, con voce fin troppo vivace. Le lasciò
passare la bugia, comunque.
Per ora.
Blair, da parte sua,
sapeva che prima o poi Chuck avrebbe scoperto la verità, ma non voleva
affrontare l’argomento dopo quella giornata disastrosa. Era semplicemente
troppo. Attese col cuore in gola che lui insistesse sulla questione, tirando un
sospiro di sollievo quando dopo molto tempo non le arrivò alcun commento.
Finalmente, la
limousine parcheggiò di fronte al suo palazzo.
“Grazie del passaggio.”
disse automaticamente, mordendosi la lingua subito dopo. Sperò che Chuck non
cogliesse il riferimento, ma quando lo guardò, ovviamente lui stava sorridendo,
divertito dalla sua gaffe.
“Se ti dico che sei
stata fantastica, ripetiamo anche tutto il resto?” sussurrò seducente, facendo
scorrere uno sguardo arroventato su di lei.
“Scordatelo, Bass.”
ribatté ostile, e avrebbe potuto finirla lì, ma non riuscì a trattenersi
dall’aggiungere, piccata: “Fai le tue proposte oscene a Serena. Sei un suo fan
adesso, no?”.
“Gelosa?” la schernì
lui, compiaciuto.
“Vai al diavolo”.
Gli diede le spalle e
fece per scendere, ma Chuck la afferrò di nuovo per il braccio. Blair si voltò
di scatto, ma la protesta rabbiosa che aveva pronta sulla lingua fu soffocata
dagli occhi di lui, che la guardavano con intensità, e dalla sua voce, che disse
in un sussurro:
“Sei sempre tu la mia
preferita, Blair. Lo sai”.
Blair avrebbe voluto
replicare qualcosa di velenoso e scettico –Quello che so è che dalla tua bocca
escono solo bugie e oscenità, Bass-, ma il modo in cui Chuck la stava guardando
le rese impossibile parlare: era lo sguardo del Victrola, lo sguardo
della sera del suo compleanno, lo sguardo del discorso del testimone.
Confusa e tormentata da
un uragano di emozioni diverse e in contrasto, Blair preferì sfilare il braccio
e allontanarsi senza una parola. Chuck continuò a fissarla con adorazione e
affetto finché non fu scomparsa dietro le porte del suo palazzo, poi si sfilò il
cellulare dalla tasca e spinse uno dei tasti delle chiamate rapide.
“Mike? Ho bisogno che
tu scopra qualcosa per me”.
Il piano si stava
delineando ed era così facile che quasi non gli sembrava vero.
End#1
Note dell’Autrice:
[1] “Bad Romance” è una canzone del 2009 di Lady Gaga.
[2] “The King and Four Queens” è un film del 1956 con Clark Gable.
[3] Ringrazio in
anticipo tutti i lettori, per qualsiasi chiarimento, io sono qui. Per chi sta
leggendo Purple Suits and Red Lips, mi spiace che l’aggiornamento tardi
così tanto ad arrivare. La mia impazienza verso il telefilm di questi tempi
uccide letteralmente la mia ispirazione. Un altro dei motivi per cui ho voluto
tornare con questa long-fic ai bei vecchi tempi, quando Gossip Girl era davvero
un guilty pleasure e non l’imitazione di una telenovela argentina.
Al prossimo
aggiornamento!
Melany
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