Roma, 27
Gennaio 2010, ore 00.23.
I suoi passi non facevano il minimo rumore.
Camminava con calma, come se non avesse nulla da fare, anche se la sua
missione era molto urgente.
Di giorno non sarebbe passato inosservato: pantaloni neri, giubbotto
nero, guanti neri, stivali neri e occhiali da sole, neri, naturalmente.
Sembrava un’ inno ambulante all’
oscurità. Ma la notte era il suo regno, e nessun mortale
poteva individuarlo.
Purtroppo, la preda non era mortale.
Poteva avere vent’anni, forse qualcuno di più.
Capelli castani, perennemente in disordine, occhi di un colore
particolare, nocciola ma con una fascia verde ai bordi. I lineamenti,
affilati eppure pieni, sembravano perfettamente adatti all’
espressione calma che portava, o che tentava di portare, sempre.
Il ragazzo stava controllando una specie di Gps che teneva al polso,
seguendo il segnale che l’avrebbe portato alla fine di quella
nottata. Hai fianchi portava due pistole calibro 9 con quindici colpi
in canna, aveva un pugnale infilato in uno stivale e dalla schiena
spuntavano le else di due katane. Molte persone che appartenevano al
giro si stupivano che insistesse a portare armi così
antiquate, considerando l’ ottima offerta di mitragliatrici e
lanciafiamme, ma lui non ragionava così. Preferiva la
furtività alla forza, e aveva scoperto che non esisteva
nemico che, una volta decapitato, si alzasse per ricominciare a
combattere.
Svoltò l’angolo per ritrovarsi in Piazza San
Pietro. In qualsiasi altra occasione si sarebbe fermato e avrebbe fatto
il turista, ma non quella volta. Non con un demone categoria pesi
massimi che scorrazzava in giro.
Si fermò vicino a una delle colonne, controllando il
segnale. Stava diventando sempre più forte ....
Fu il suo sesto senso al salvarlo. Effettuò un salto mortale
all’ indietro proprio nel momento in cui il demone gli
saltava addosso. Atterrò con grazia e estrasse le katane,
pronto a combattere. Il demone si girò di scatto e
ringhiò, frustato dal fatto che la vittima gli fosse
sfuggita. Era un demone piuttosto comune, sebbene potente. Alto circa
tre metri, sembrava un’ incrocio tra Hulk e una rana. Emanava
un puzzo disgustoso, più che sufficiente a sconfiggere la
maggior parte degli avversari. Il mostro non attaccò. Si
fermò e studiò il nemico.
Il ragazzo si affrettò a spegnere gli occhiali e
l’ auricolare, prima che cominciassero a inviargli inutili
informazioni sul suo avversario. Oramai ne aveva ammazzati
così tanti che ne conosceva le capacità a
memoria. Com’ era prevedibile il demone si
accucciò sulle quattro zampe da rana e si preparò
all’attacco. Per evitare di rimanere schiacciato, il giovane
si mise a correre, scalando una delle colonne della Piazza talmente in
fretta che chiunque avrebbe giurato che il cilindro di marmo doveva
essere orizzontale, invece che verticale. L’ enorme rospo
demoniaco saltò comunque, afferrando la roccia per non
scivolare, mancando il suo bersaglio di un paio di metri. Proprio
mentre il demone attaccava di nuovo, il ragazzo saltò,
spingendo le spalle verso il basso. Mentre gli passava dietro
approfittò della velocità aggiuntiva della caduta
e lo colpì, lasciando due ferite lunghe e profonde sulla
schiena del mostro. Atterrò leggero sulla strada, come se
non fosse caduto da un’ altezza di sette metri. Il demone a
causa del dolore perse la concentrazione e sbatté
violentemente la testa contro la balaustra, cadendo poi di schianto
sulla schiena. Si era appena ripreso e stava per voltarsi quando
sentì un dolore lancinante alle gambe, che cedettero
immediatamente. Poco dopo si sentì la canna di una pistola
puntata alla nuca. Il ragazzo era in piedi sulla sua spalla. La luna
illuminava il cielo, facendo luccicare sia la pistola modello Beretta
nella destra che la katana che teneva nella sinistra, sporca di sangue.
Il demone gracchiò - Non uccidermi. Ti darò tutto
ciò che vorrai -
- Buffo.... - commentò l’altro - Voi demoni vi
sforzate di parlare solo quando non avete più scampo -
Visto che la tattica della corruzione non aveva funzionato, il rospone
passò alle minacce - Io servo un padrone molto
più potente di .... -
- Dicono tutti così. - sbuffò il ragazzo, mentre
due spari interrompevano il monologo del mostro. Passò la
katana sulla pelle del rospo per pulirla, poi segnò il tipo
di demone e la sua classe su un taccuino elettronico e se ne
andò, lasciando ai regolari il compito di pulire la scena.
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