= La canzone dell’angelo
=
={Angel’s Song}=
“Let wind blow, let fire burn Let sea rise to greet sky Let sun
warm, let moon cool For all the earth to breathe”
Ti ricordi la prima volta
che mi cantasti questa canzone, Stella? Io avevo cinque anni e tu
diciassette. Io ero triste ed arrabbiata perché avevo capito che tutte le
magie e le cose fantastiche che succedevano nelle fiabe non accadevano mai nella
realtà. Quando te ne ho parlato, tu mi hai guardato storto e mi hai detto,
inginocchiandoti di fronte a me: << Ne sei davvero sicura? >>. Io ti
ho risposto di si con la faccia delusa e sconvolta di un bambino a cui è stato
tolto il suo giocattolo e tu, corrugando la fronte, mi hai detto che mi avresti
dimostrato che mi sbagliavo. << Puoi farlo davvero? Tu puoi fare magie
Stella? >> ti ho chiesto io, guardandoti con occhi pieni di stupore e di
speranza. << Vedremo >> mi hai risposto tu, ridacchiando. Poi ti
sei venuta a sedere dietro di me e mi hai poggiato le mani sulle
spalle << Adesso fa quello che ti dico: libera la mente e non pensare
più a nulla, d’accordo? >> << Mh – mh >> A quel punto mi
hai tappato gli occhi con le tue mani calde, e avvicinando il tuo viso al mio
orecchio hai iniziato a cantare
“Let wind blow, let fire
burn Let sea rise to greet sky Let sun warm, Let moon
cool For all the earth to breathe”
Io non sapevo
dove avevi imparato quella canzone. Me lo sono sempre chiesto e me lo chiedo
ancora. Forse non te l’aveva insegnata nessuno, forse avevi soltanto messo in
musica quello che sentivi dentro di te, ma non m’importava molto: la tua voce
era così dolce, così soave, così morbida. Il tuo canto mi avvolgeva come una
coperta calda, mi faceva stare bene. Ad un certo punto mi hai sollevata da
terra e presa in braccio: hai iniziato a camminare stringendomi forte a te. Non
mi avevi detto dove stavamo andando, e quando te l’ho chiesto tu non mi hai
risposto e hai continuato a cantare
“Let song speak, let hearts
break Let tears flow in heartache Let war take, let
love heal For all on earth to breathe”
Avevi
ragione, dovevo liberare la testa dai pensieri: allora mi sono lasciata portare,
al sicuro nella tua stretta e avvolta dalla tua canzone. Non ricordo quanto
durò il nostro cammino, allora non ci feci neanche caso: ascoltavo solo te,
nient’altro. La tua voce mi ricordava i luoghi descritti nelle fiabe, quei
luoghi magici ed incantati che ero convinta non avrei mai visto. Dopo un po’
ti sei fermata e mi hai poggiata a terra, mettendomi a gattoni ma continuando a
tenermi gli occhi chiusi << Bene piccola, ora dimmi cosa senti
>> Io, più confusa che mai, ho iniziato a tastare il
terreno << Erba! Erba! Stella, siamo su un prato? Stella, Stella!!
Sento il rumore dell’acqua!! >> Non potevo vederti, ma sono sicura che
in quel momento hai sorriso
“Daylight long
fall As
shadows call Let truth stand tall For loves soft
call”
Dopo quella strofa hai tolto le
mani ed io ho aperto gli occhi: non potevo credere a quello che
vedevo. Eravamo in una valle, una splendida valle circondata da colline
e nella quale scorreva lentamente un piccolo ruscello. Il prato era morbido e
fresco e la forte luce del sole di mezzogiorno faceva brillare così tanto
l’acqua da farla sembrare carta stagnola. Non capivo dov’ero, non avevo mai
visto quel posto prima. Ti ho guardata sorpresa e tu mi hai sorriso, poi ti
sei lanciata al mio inseguimento gridando << Ora t’acchiappo, ora
t’acchiappo!! >>. Io mi sono messa a correre ridendo: ero felice. Quel
posto, nella sua semplicità e purezza, racchiudeva davvero qualcosa di magico,
come il tuo canto: entrambi mi avevano colpito e avevano smosso qualcosa dentro
di me. Quel pomeriggio… te lo ricordi, Stella? Io non potrò mai
dimenticarlo. Ci siamo rotolate nell’erba e bagnate a vicenda con l’acqua
fresca del ruscello, lasciando che fosse poi il sole ad asciugarci: e poi
abbiamo riso. Quante risate quel giorno! Siamo rimaste lì fino a quando il
sole non ha iniziato a tramontare, dipingendo il cielo d’arancio. Io ero stanca
e tu mi hai preso in braccio: << Allora, che mi dici ora sulla magia?
>>. Io ti ho risposto con un verso incomprensibile: mi stavo addormentando
tra le tue braccia. Timidamente ho poggiato la testa sul tuo petto, e tu,
iniziando ad accarezzarmi i capelli, hai ricominciato a cantare
“Let
skies shine, let souls fly Let down break before
us Let day grow, let night flow For all the
earth For all on earth to breathe”
Cullata dalla tua
voce da angelo sono caduta in un sonno profondo e di quel giorno non ricordo più
altro. Da allora quella canzone che non aveva neanche un titolo diventò la
mia ninna-nanna, e tu hai iniziato a cantarmela tutte le sere, quando venivi a
rimboccarmi le coperte. Tra di noi è sempre stato così, ricordi? Noi
eravamo orfane e non avevamo nessuno che ci aiutasse: siamo cresciute in un
orfanotrofio gestito dalle suore e l’unica cosa che avevamo era l’altra, ma,
purtroppo, mentre tu, che eri una ragazza, potevi fare tanto per me, io non
potevo darti una mano in nessun campo. A te però questo non importava e
nonostante la nostra solitudine, noi due eravamo felici: vivevamo delle piccole
cose che ci dava la vita e ci sentivamo serene, qualunque cosa accadesse.
D’altronde, finché eravamo insieme niente avrebbe potuto buttarci giù: poi però
tu hai iniziato a peggiorare. Non mi avevi mai detto di essere malata,
l’unica a saperlo oltre a te e al dottore era la superiora. La tua unica
preoccupazione era quella di farmi sorridere, non volevi vedermi triste: non so
ancora come ringraziarti per questo. Se penso però a tutte le volte in cui tu
eri stanca e io venivo a dirti “Stella, Stella, andiamo a giocare!”: non c’è
stata una volta sola in cui ti sia rifiutata e non puoi immaginare come mi
faccia soffrire il fatto che tu mettessi da parte le tue sofferenze e il tuo
riposo per venire a soddisfare i miei stupidi capricci! Come mi dispiace
Stella! Ti prego, ti prego, perdonami se puoi.
“Let wind blow, let
fire burn Let sea rise to greet sky Let sun warm, let
moon cool For all the earth to breathe”
Mi ricordo
gli ultimi giorni in cui ti ho vista: la notte prima della tua morte sei venuta
a rimboccarmi le coperte e a cantarmi la canzone, come facevi sempre: ma io
avevo capito che non stavi bene << Stella, che hai? >> ti ho
chiesto, ma tu, più testarda che mai, hai scosso la testa. Mi hai detto “Niente,
tesoro”, poi mi hai abbracciato forte mi hai sussurrato << Ti voglio tanto
bene, solo questo >>. Io ti ho detto che te ne volevo anch’io e tu mi hai
dato un bacio sulla guancia e ti sei diretta verso la porta. Prima di uscire,
però, mi hai guardata e mi hai detto: << Lucy, promettimi che sarai felice
>>. Io te l’ho promesso e tu te ne sei andata. Il giorno dopo sono
venuta a chiamarti perché era tardi e tu dormivi ancora, ma non ti sei
svegliata.
“Let
song speak, let hearts break Let tears flow in
heartache Let war take, let love heal For all on earth
to breathe”
L’ultima volta che ti ho vista è
stata al tuo funerale. Tu stavi lì, ferma nella bara, con gli occhi
chiusi. Dopo la messa mi sono alzata e sono venuta da te: ti ho stretto la
mano, era così fredda. Mi sono inginocchiata al tuo fianco e ti ho cantato la
nostra ninna-nanna. Non ero brava quanto te Stella, non avevo una voce bella
come la tua: e non immagini neanche quanto sia stato brutto riascoltare quelle
note e vedere che a cantarle non eri tu. Sarò anche stata stonata, lo so, ma
quello era il nostro augurio speciale: quella canzone mi ha trasportato in sogni
stupendi e se te l’ho cantata era perché volevo che ciò succedesse anche a te.
Non so se ci sono riuscita, perché la mia voce era spezzata dalle
lacrime. Quelle dannate lacrime! Ho cercato di trattenerle il più possibile.
Non potevo piangere, capisci? Ti avevo promesso che sarei stata
felice.
“Daylight long fall As shadows
call Let truth stand tall For loves soft
call”
Da quel giorno io non so più niente di te: non so dove
sei, non so che fai, non so se mi stai guardando. Però Stella, credimi se ti
dico che nonostante siano passati tanti anni, ancora adesso quando mi corico e
chiudo gli occhi sento la tua voce cantarmi quella canzone. Mi rattrista ogni
volta dovermi ripetere che non sei tu ad emettere quei suoni: l’unica cosa di
cui sono sicura è che ora che sei in cielo stai incantando gli angeli con il tuo
dolce canto, come hai fatto per tanti anni con me. Riposa in pace, sorella
mia.
“Let wind blow And fire burn Let sea
rise To greet sky Let sun warm And moon
cool For all the earth To
breathe”
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