Allora,
premetto di non avere mai scritto niente di questo genere, e comincio a
capire
il perché. Non credo di essere tagliata per le scene dolci e
tristi e
romantiche. Ho sempre e solo scritto cose estremamente drammatiche,
tristi e
angoscianti tendenti
all’angst,
ma ho voluto provarci lo stesso, su
insistenza di una mia cara amica che sembra apprezzare le fiction
leggermente
fluffose (?) :D
Spero
vivamente di essere rimasta IC, altrimenti potete linciarmi.
Consideriamolo
un esperimento, anche perché io non sono per niente molto soddisfatta di
questa fiction.
La storia è
ambientata un annetto dopo la fine della battaglia contro Majin Bu:
Vegeta è
finalmente ritornato a casa, ormai epurato dalla malvagità,
e ha ripreso la sua
tranquilla (??) vita matrimoniale con Bulma.
Mi
piacerebbe ricevere un vostro parere.
Buona
lettura.
Le Onde
[ Il mare spesso
parla con parole lontane, dice cose
che nessuno sa.
Soltanto quelli che conoscono l'amore possono apprendere la
lezione dalle onde, che hanno il movimento del cuore (cit. Romano
Battaglia) ]
Sul tetto
ricoperto
di paglia di un minuscolo bar del lungomare, chiuso in attesa
dell’arrivo della
stagione estiva, sedeva Vegeta, i cui piedi nudi oscillavano nel vuoto,
cullati
dalla brezza fresca di una primavera ancora acerba. I colori roventi e
rossastri del tramonto e il sole calante avevano lentamente illuminato
di tinte
calde e avvolgenti quello sguardo solitamente così buio e
freddo, concentrato
su di una figura esile che si stagliava contro l’orizzonte.
La vedeva.
Finalmente
l’aveva trovata. Poteva chiaramente scorgerla accovacciata
sul bagnasciuga: le
ginocchia premute contro i seni in una posizione chiusa e protettiva,
il corpo
sottile e delicato avvolto in uno scialle caldo e ricamato, i capelli
corti e
turchesi mossi debolmente dal vento.
E si concesse di
guardarla come osava fare
solo quando sapeva di non essere notato.
Un velo di dolcezza
ricoprì i suoi occhi
scuri, profondi e lievemente socchiusi.
Una
sensazione che mischiava equamente tenerezza e possessività
gli morse
delicatamente il cuore duro e temprato: non l’avrebbe mai
ammesso nemmeno a se
stesso, ma per quella donna, per la madre di suo figlio, provava un
sentimento
immenso che non avrebbe saputo definire con alcuna parola conosciuta.
Bulma era incinta.
Lo aveva
capito immediatamente, probabilmente anche prima di lei, percependo lo
svilupparsi nel suo ventre di una nuova aura. Inizialmente debole e
impercettibile, tendeva a confondersi con quella della madre, ma con il
passare
dei giorni e delle settimane era aumentata notevolmente diventando
forte e
definita, attraendo così l’attenzione del Saiyan.
Poi, con il
tempo, aveva notato una serie di comportamenti inusuali, come
l’improvvisa
avversione alle sigarette che era solita fumare in grandi
quantità specialmente
durante il lavoro, una maggiore attenzione nel cucinare, ma soprattutto
il modo
di sfiorarsi la pancia in modo inconscio e continuo.
Ma perché si
ostinava a non volergli dire
che aspettava un bambino?
Vegeta se lo
era chiesto fino allo sfinimento, notando lo sguardo sfuggente ed
evasivo della
donna quando la fissava insistentemente come a voler capire il
perché dei suoi
strani atteggiamenti.
E poche ore
prima l’aveva sentita entrare silenziosamente nella loro
camera da letto,
chiudere qualcosa a chiave in un cassetto e andare via, urlando
frettolosamente
alla madre che sarebbe ritornata in serata e che non aveva piacere di
ricevere
telefonate. I suoi passi veloci e agitati erano risuonati come un
terremoto
nella grande casa silenziosa, la cui porta venne sbattuta con veemenza.
Dopo aver forzato
la serratura, ormai preoccupato e incuriosito, si era ritrovato fra le
mani un
referto medico che, come si aspettava, confermava la gravidanza e
includeva
un’ecografia. La esaminò con attenzione, mentre
gli occhi gli tremavano per
l’emozione, e lesse su uno dei fogli qualcosa di inaspettato.
Una bambina.
Per il
popolo Saiyan, aggressivo e dedito alla guerra, le donne erano esseri
inferiori: avere una figlia femmina era considerato un disonore,
perché inutile
nel combattimento e incline ai sentimentalismi. La maggior parte di
esse non
arrivavano neppure a conoscere il loro padre, venendo abbandonate a se
stesse e
finendo a prostituirsi per poter vivere, mentre solo una piccola parte
di loro
intraprendeva allenamenti estenuanti al fine di essere considerata alla
pari
dei maschi, condannandosi così ad una probabile vita di
insoddisfazione e
continue discriminazioni.
Che cosa avrebbe mai
potuto fare il Principe
dei Saiyan con una femmina?
Avrebbe
dovuto sentirsi deluso e frustrato, ma inaspettatamente una strana e
curiosa
immagine si fece largo tra i suoi pensieri: una creatura che gli
tendeva le
mani piccole e morbide, dolce, delicata, dalla labbra piccole e
carminie, dagli
occhi turchesi come quelli di Bulma e di Trunks.
Non poté
impedirsi di pensare alla nascita di Trunks. Un senso di colpa assopito
si
risvegliò improvvisamente: non aveva assistito ai suoi primi
passi, alle sue
prime parole, ai primi anni della sua vita. Non aveva avuto alcun
interesse in
quel bambino, lurido
mezzosangue
dai
capelli lilla e dai lineamenti teneri, che lo scrutava con quegli occhi
chiari
e decisi, visibilmente incuriosito dalla sua aura potente e intrisa di
malvagità. Lo aveva disprezzato nel profondo, rifiutando di
essere suo padre,
evitando ogni genere di contatto con lui, limitandosi a scacciare con
disgusto quelle
manine che a volte gli afferravano le caviglie e ignorando quelle
parole
imperfette e infantili che cercavano di definirlo.
Il rapporto
con Bulma si era incrinato già dalla gravidanza, nella quale
lui le aveva fatto
chiaramente capire come stavano le cose: per lui era stata solo una
relazione
di sesso ed era un problema suo se era rimasta incinta, non aveva la
benché
minima intenzione di occuparsi del neonato.
Vegeta
ricordava con straordinaria nitidezza la delusione e il senso di
tradimento allargarsi
nei suoi occhi colore del mare e lacrime incredule e rabbiose bagnare
copiose
il suo volto; dopo quasi dieci anni sarebbe stato ancora in grado di
descrivere
con precisione l’espressione indecifrabile che i suoi tratti
femminili e
delicati avevano assunto quando le aveva comunicato con freddezza che
sarebbe
partito per lo spazio e non avrebbe probabilmente più fatto
ritorno.
Con gli
anni, aveva costruito con quel figlio in principio rinnegato un
rapporto essenzialmente
basato sul reciproco allenamento: combatteva con lui ogni giorno,
ammirando i
suoi miglioramenti, guardando la sua corporatura infantile
rafforzarsi sempre di
più, sentendosi fiero di avere una progenie degna del sangue
nobile che gli
scorreva nelle vene.
Il lottare
quotidianamente non era altro che un mezzo, una splendida occasione per
guardarsi, studiarsi, esaminarsi a vicenda, imparando
ad amarsi:
lo sguardo di Trunks si era plasmato nel suo, inglobando e
facendo propri l’orgoglio, la forza e il rigore
così tipici del padre. Ma
Vegeta non era stato mai espansivo con lui, nonostante gli volesse
bene,
eccetto quell’ultimo abbraccio carico di affezione timida e
inconfessata. Lo
aveva fatto perché, ormai convinto che non
l’avrebbe più rivisto, aveva sentito
l’estremo desiderio di fargli capire quanto fosse
indissolubilmente legato a
lui.
Con lei sarebbe stato tutto diverso.
Non
avrebbe potuto instaurare con il nascituro un rapporto fisico e
violento,
peculiare della sua razza, perché era una femmina.
Che cosa avrebbe potuto
offrirle? Da
essere rude e insensibile quale era, come avrebbe fatto a prendersi
cura di una
bambina? Vegeta aveva un’inespressa e segreta paura di essere
inadeguato per quel ruolo.
Provando ad
immaginare una neonata nell’aspetto uguale a Bulma che
appoggiava le morbide braccine
intorno al suo collo muscoloso e lo riempiva di umidi baci sulle guance
chiamandolo
papà, percepiva un senso di
disagio sempre
crescente: nonostante tutto lui rimaneva il Principe dei Saiyan e non
si
sarebbe lasciato ad andare a certe insulse sdolcinatezze, di questo era
certo.
Ma
l’insicurezza non intendeva lasciarlo in pace: e se avesse
sbagliato ancora? E
se, ancora una volta, non fosse stato un buon padre? E se avesse
nuovamente deluso
Bulma? Era questo a preoccuparlo maggiormente, perché nelle
profondità più
recondite del suo essere sapeva che doveva
pur esserci un motivo
se Bulma non gli aveva ancora detto di essere
incinta, e aveva paura di sapere quale fosse.
Vegeta
chiuse gli occhi, mentre si portava le gambe al petto, pensieroso.
Indipendentemente
dalle sue paure, dai suoi pregiudizi, dal suo passato, da tutto, questa
volta
ci sarebbe stato. Niente e nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Sarebbe stato
l’orgoglioso padre di una
bambina.
Riaprì
lentamente le palpebre, notando con un vago senso di tristezza le
spalle della
donna cominciare a contrarsi ritmicamente: Bulma stava piangendo.
- Non sai fare altro che
farla soffrire –
si disse, rabbioso, mentre i suoi piedi incontravano bruscamente la
sabbia
tiepida e umida della spiaggia.
*
Il mare
calmo e increspato si rifletteva nei suoi occhi azzurri, fondendosi con
essi in
un abbraccio ancestrale e portatore di serenità. Bulma
ricercava quella
tranquillità, quella pace, da molti giorni. La brezza
leggera e il fruscio rilassante delle onde avevano
gradualmente
ripulito i suoi pensieri dall’angoscia e
dall’inquietudine. Si trovava seduta
su quella spiaggia da ore,
inconsapevole di essere osservata.
E così, era
di nuovo incinta.
Scoprirlo non
era stata affatto una sorpresa: aveva smesso di prendere la pillola
durante la
battaglia contro Majin Bu; la cosa davvero inaspettata era quella di
avere, di
nuovo, un tale coinvolgimento emotivo. Era intimamente felice di avere
un altro
bambino, di concretizzare ancora una volta il suo amore per
quell’uomo burbero
e chiuso che rappresentava tutto il suo mondo; era tremendamente
orgogliosa di
portare in grembo la progenie del Principe dei Saiyan, da sempre temuto
per
forza e tenacia.
Lo aveva
lentamente cambiato, strappandolo
dalle
tenebre della sua esistenza con pazienza e dolcezza,
scontrandosi tante
volte con la sua indifferenza, con il suo odio, con la sua
irrefrenabile voglia
di umiliarla e ridurla ad un nulla privo di importanza. Con fatica e
impegno
era riuscita a liberare i suoi sentimenti, serrati da immaginari forzieri dalle
mille serrature,
arrivando così a vedere
quell’uomo nella sua complicatezza, nella sua malinconia, nel
suo essere così
dannatamente orgoglioso e burbero.
Lo amava. Amava la sua
imperfezione.
Si toccò il
ventre con tenerezza.
Non glielo
aveva ancora detto. Si era chiesta il perché tante volte,
per poi rispondersi
con una spiacevole amarezza: aveva semplicemente paura.
Vegeta era
profondamente cambiato, ma nonostante ciò non riusciva a
cancellare completamente
l’indelebile ricordo della sua gravidanza solitaria, ignorata
e abbandonata da
quell’uomo che aveva addirittura riso dei suoi sentimenti,
definendoli
“stupidaggini terrestri”. Aveva ancora chiaro in
mente il suo sguardo gelido e
sarcastico che aveva vagato sul suo corpo ridicolmente
rigonfio per
poi girarsi, completamente indifferente al suo destino e a
quello del suo bambino.
- Ma ora è
diverso. –
continuava a ripetersi,
pensando al rapporto solido che si era costruito negli anni fra Trunks
e suo
padre e non solo: anche la loro relazione era evoluta e migliorata
notevolmente.
Bulma si ritrovò a pensare al corpo del Saiyan che quasi
ogni notte si
addormentava avvolgendola in caldi e pregnanti abbracci, ben differenti
da
quella gelida lontananza che seguiva i loro primi occasionali incontri
notturni.
Bulma era ormai
razionalmente convinta che il marito la amasse. Per anni ne aveva
dubitato, ma
quando aveva avuto notizia del suo sacrificio ogni esitazione
l’aveva
definitivamente abbandonata: non appena lo rivide, di ritorno
dall’Inferno, non
riuscì a trattenere delle lacrime di commozione
nell’incontrare i suoi occhi
neri sfuggenti ma emozionati.
Aveva speso
moltissimo tempo ed energia nel tentare di seppellire quel passato
doloroso e
acerbo che avevano alle spalle, e proprio adesso questi fantasmi
avevano
ritornato a tormentarla.
E se l’avesse
abbandonata ancora? Come
avrebbe fatto?
- Mi rialzerò
sulle mie gambe – si
rispondeva orgogliosamente, ma alla sola prospettiva di separarsi da
lui si
sentiva mancare il fiato. Inoltre, quella stessa mattina, era arrivato
il colpo
di grazia: aspettava una
bambina.
Come avrebbe reagito il guerriero e sanguinario Principe dei Saiyan
alla
notizia di avere una progenie femminile, probabilmente disinteressata
al
combattimento?
E così,
essendole
momentaneamente mancato il coraggio di dirglielo, si era decisa a
prendersi una
giornata per riflettere in solitudine.
Distese le
gambe di fronte a sé, lasciando che i piedi nudi si
immergessero nell’acqua
gelida del mare, beandosi di quel contatto fresco e naturale. I suoi
occhi
incontravano il sole all’orizzonte, timido e bruciante:
i suoi ultimi raggi la riscaldavano,
insinuandosi nelle pieghe dello scialle che indossava, e accarezzavano
con una
strana luce calda la sua pelle nivea e delicata. Si riscoprì
a guardare le
piccole nuvole bianche che costellavano qua e là il cielo
rossastro.
Amava quella
brezza fresca che le scompigliava i capelli e avrebbe voluto rimanere
lì per
sempre.
Una strana
malinconia mista a contentezza colmò lentamente il suo
cuore. Si sentì
improvvisamente molto sciocca per non avergli confessato di essere
incinta. Non
la avrebbe certamente abbandonata: si
stupì addirittura di averlo pensato. Vegeta sarebbe rimasto
con lei, sarebbe
certamente stato un bravo padre anche per una figlia femmina,
esattamente come
aveva imparato ad essere un buon marito, seppur burbero e dal carattere
oscuro.
Del resto,
nessuno lo conosceva come lei, nessuno aveva nemmeno la pallida idea di
quanto
teneri potessero essere i suoi baci, di quanto la sua voce sarcastica e
decisa
potesse ridursi in un sussurro armonioso e delicato mentre facevano
l’amore, di
quanto le sue carezze potessero rivelarsi lievi e premurose.
- Come vorrei che tu
fossi qui. – si
ritrovò a pensare con nostalgia, e lacrime di dolcezza e
tristezza cominciarono
a scendere lentamente sulle sue guance. Sgranò gli occhi
umidi e alzò il viso,
ricominciando a fissare l’orizzonte, mentre piccoli e
impercettibili singhiozzi
la scuotevano.
*
I passi di
Vegeta lasciavano visibili impronte sulla superficie della spiaggia. La
sabbia
tiepida si insinuava fra le sue dita nude e si plasmava contro i suoi
piedi
grandi e resistenti, donandogli una piacevole sensazione di calore.
Camminava
lentamente, e ogni metro in meno che lo separava da quella donna, dalla
sua donna lo rendeva sempre
più sicuro
della propria decisione: non avrebbe
permesso a se stesso di farla soffrire ancora.
Bulma
percepiva i suoi passi, o forse era solo il frutto della sua
immaginazione. Il
suo desiderio di avere accanto Vegeta in quel momento era
così forte da indurla
a sentire la sabbia dietro di lei muoversi lievemente, come conseguenza
a passi
lenti e profondi che si avvicinavano sempre di più.
Non si
girò,
perché aveva paura di infrangere le sue stesse illusioni, di
ferire i propri
occhi umidi e speranzosi con il vuoto.
*
Vegeta si
avvicinò lentamente a lei e si sedette alle sue spalle,
lasciando che il
proprio respiro caldo e regolare le solleticasse la nuca. Dopo essersi
sfilato
silenziosamente la camicia grigia che indossava sbottonata su una
dolcevita
nera aderente, coprì con decisione le spalle della moglie,
scosse dai tremiti. In
quel tentativo di riscaldarla posò le mani
sulle sue spalle, sentendo il corpo di lei irrigidirsi per la sorpresa
e la
meraviglia.
Bulma aveva
spalancato gli occhi, improvvisamente asciutti, mentre il suo cuore si
riempiva
di un sollievo profondo e di una timida felicità. Avrebbe
riconosciuto il suo
modo di toccarla fra milioni.
Vegeta era lì.
Per lei.
Il profumo virile
e muschiato del marito, ormai familiare come la casa in cui era nata e
cresciuta,
le aveva immediatamente riempito le narici, cullandola, mentre i suoi
occhi
ricominciavano lenti e commossi a stillare rare lacrime di una
malinconica
gioia.
Le mani di
lui, allontanatesi bruscamente dalla sua schiena, si insinuarono con
lentezza
sotto la sua maglia, per accarezzare finalmente la sua pancia gravida e
nuda
con una dolcezza inaudita, estranea al loro abituale modo di
rapportarsi. I
suoi polpastrelli assaporavano ogni centimetro di quella pelle tenera,
celante
quel misterioso e straordinario antro di
vita,
stringendola piano, prestando cura e attenzione nel non farle male.
Bulma si
affrettò a raggiungerlo, incrociando le proprie dita piccole
e tiepide alle sue.
- Lo.. lo
s-sai, vero? – mormorò semplicemente tra i
singhiozzi.
- Sì.
– sussurrò
lui, mentre le sue labbra si posavano sulla nuca scoperta dallo
scialle, dove
si chiusero in un tenero e silenzioso bacio – E’
una bambina. –
Il silenzio
calò tra i due: un silenzio complice, familiare, per nulla
imbarazzante. Bulma
si era lasciata andare fra le braccia del marito, che continuava ad
accarezzarle il ventre, come suggello imperituro e definitivo del loro
amore,
della sua nuova paternità. Tutti i suoi dubbi si erano
rivelati insensati e
vani, non aveva avuto alcun senso preoccuparsi. Il battito del cuore
del Saiyan
era calmo e regolare: Vegeta sembrava tranquillo e, dal modo in cui
aveva
permesso al suo naso lievemente all’insù e alle
sue labbra strette di
rifugiarsi nell’incavo del collo caldo e accogliente di lei,
estremamente sereno
e rilassato.
Stufo della
posizione scomoda e contratta in cui si trovava, aprì e
distese le gambe
intorno a quelle della donna, ritrovandosi a sfiorare i suoi piedi
piccoli e
smaltati con i propri.
Poi arrivarono le onde
fredde e spumose del
mare, che finalmente accarezzarono anche lui.
E ritirandosi nel
richiamo irresistibile del
mare scuro e assonnato, inabissarono nella sabbia scura e impregnata
d’acqua i loro
talloni come per incatenarli, vicini e intrecciati.
*
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