il desiderio che nacque dalla pietra...

di keiko 93
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Il desiderio che nacque dalla pietra…

Il desiderio che nacque dalla pietra…

 

 

Immerso in questi pensieri,

mi riscopro ad osservare una donna che stringe la sua bambina,

le lacrime le rigano il viso,

 

sola,

 

triste,

 

abbandonata,

 

confusa,

 

incerta,

 

spaventata,

 

ma pur sempre…

 

viva.

 

Viva come è viva la bambina che stringe forte a sé.

 

I suoi occhi mi guardano,

 nella mia completa freddezza.

 

Paralizzata,

vorrebbe scappare, andare lontano.

 

Salvare la giovane vita che lei stessa ha creato.

Ma non ci riesce.

 

Non riesce a muoversi,

ad alzarsi e scappare come vorrebbe.

 

L’unica cosa che può fare, è guardarmi.

 

Guardarmi con gli occhi intrisi di paura,

attraverso essi mostrarmi le sue silenziose preghiere.

 

Occhi limpidi nel quale riscopro un passato felice,

una vita povera

ma creata sulla base della gioia.

 

La mia mano punta alla Luna,

pronta a sferrare l’attacco,

a spezzare anche questa vita.

 

Eppure,

lei continua a guardarmi.

 

Continua a tenere la testa alta,

non si piega,

non cerca di difendersi,

non invoca la mia pietà.

 

Tiene gli occhi del color dell’oceano alti,

 

spaventati,

 

insicuri,

 

ma pur sempre alti,

imponendogli di incontrare i miei.

 

Determinazione.

È cosi che questa razza lo chiama.

 

Determinazione.

È quella cosa che ti impone di continuare a combattere,

di servire i tuoi principi.

 

Determinazione.

È quella che i demoni non hanno.

Loro combattono.

Punto.

 

Determinazione.

È quella che tiene la mano di Sesshomaru ancora ferma in aria.

La mia mano.

 

Un rumore mi distrae.

 

Uno sfregarsi di foglie.

 

Un secondo di distrazione, una fugace occhiata a colui a cui volto le spalle.

 

Rin.

 

La donna fugge. Lascio correre.

Mi concentro su la bambina che ora mi sta di fronte.

 

La bambina allegra,

 

piena di vita,

 

sempre sorridente e curiosa.

 

 Curiosa di me,

 

di ciò che mi riguarda,

 

del mio passato,

 

della mia vita,

 

di come passo il tempo,

 

delle mie avventure,

 

del modo in cui ho conosciuto Jaken,

 

del perché odio Inuyasha…

 

ma ora,

in questo inferno di sangue e corpi,

di fuoco e paura,

lei non sorride.

Non sorride e non parla,

è silenziosa,

muta come quando l’ho conosciuta.

 

Mi guarda,con occhi

spaventati, spaesati,

con gli occhi di chi non riconosce più.

 

Non mi riconosci?

Non riconosci più colui che ti ha salvato?

L’essere freddo, alla quale portavi il cibo,

per la quale rubavi,

al quale rivolgevi sempre quel sorriso gioioso?

 

Il tempo scorre,

i minuti passano,

ma tu non parli, i tuoi occhi sono sigillati ai miei,

nell’incerto tentativo di sfondare

la profonda

barriera di ghiaccio

che io stesso ho creato.

 

 Ci provi,

ma è troppo anche per una bambina come te.

La dolorosa ferita che mi porto

appresso

è un peso troppo grande.

 

Non puoi capire,

non devi.

 

Ti guardo e mi stupisco.

 

Come può un essere cosi esile,

delicata come le rose la mattina,

contenere tanto amore,

tanta gioia,

tanta voglia di vivere?

 

Devi proprio essere stata felice.

I tuoi genitori devono averti amata molto,

per essere riusciti a renderti cosi.

 

Maledizione!

Non sai quanto vorrei sfogarmi,

liberarmi del dolore che mi affligge.

Vorrei dirti di tutta

 

la delusione

 nello scoprire che il simbolo di mio padre,

Tessaiga,

non mi sarebbe mai appartenuto,

 

la nostalgia,

dei giorni in cui ancora sorridevo,

 

la consapevolezza,

di una vita che non mi appartiene,

 

l’inconsapevolezza,

del perché mio padre fosse morto cosi disgraziatamente,

 

la paura,

del dover vivere solo,

 

la rabbia,

nello scoprire che non avrei mai potuto essere il migliore.

 

Ma soprattutto di come ho fatto a creare

il ghiaccio

per nascondere tutto ciò,

per non soffrire più.

 

Non voglio riempirti di un dolore cosi grande,

soprattutto perché

tu sei la mia unica via per uscire da questo mondo

in cui sono imprigionato.

 

Mi avvicino,

ti poso una mano sulla testa,

 

“andiamo”

 

dico semplicemente.

 

Sei sorpresa,

frastornata,

ma la solita luce torna a brillarti negli occhi.

 

Ti aggrappi al mio vestito,

 mentre andiamo verso un futuro ignoto,

che però affronti con il sorriso.

 

Si, un giorno te ne parlerò,

ti dirò tutto,

forse quando sarai più grande,

forse quando capirai più cose,

ma per adesso,

continua a essere bambina,

continua a crescere,

cresci anche per me,

vivi la felice infanzia che a me è stata negata.

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Non mi sento molto sicura del finale… non so, ditemi voi!! Vi ringrazio per tutti i commenti… è molto importante per me!!!

Bacioni Keiko!

 





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