La
lettera
La
calda luce del sole che sorge, si posa delicata sulla mia bianca pelle.
È
mattina. Ed io ancora a letto, non mi sono alzata. Sono una pigrona.
Sì, anche
nel giorno del mio compleanno, 22 giugno.
Mi
rintanai sotto la coperta, al riparo dalla luce accecante del sole e
affondai
il mio viso nel cuscino.
«Lucinda
svegliati, devi venire ad aiutarmi», urlò mia
madre dal piano di sotto.
«Altri
cinque minuti», grugnii la solita risposta.
Ma
non poteva sistemare Coca-Cola, Sprite, pizzette, pasticcini, pop-corn,
patatine e roba varia sui tavoli con la magia? Cavolo! È una
delle migliori
Auror che il Ministero della Magia abbia mai avuto! Ha ottenuto tutti
Eccezionale in tutte le materie ai M.A.G.O.! E adesso non riesce
nemmeno ad
usare un Incantesimo Levitante! Merlino! Ma cosa succede?! Che mia
madre sia
sotto la maledizione Imperius? Impossibile. E da chi poi? Nessuno, a
meno che… Mi
alzai di scatto, scesi le scale correndo e mi ritrovai davanti una Olga
Winslow
a dir poco adirata.
«Ce
l’hai fatta a scendere!», sbottò mia
madre, scrutandomi torva.
«Credevo
che fossi stata assalita dai Mangiamorte! E poi pensavo che tu potessi
usare
magie», mi giustificai.
«Certo
che posso fare magie!», sbottò, «Ma,
ovviamente, non davanti ai nostri vicini
di casa, faremo la festa in giardino».
No,
perché proprio in giardino? Fa caldissimo, siamo in estate!
Mamma
mi fulminò con uno dei suoi sguardi prima che potessi
controbattere. «Comunque,
cos’è questa storia dei Mangiamorte?»,
domandò lei.
«Niente»,
dissi immediatamente ma mia madre, come al solito, inarcò un
sopracciglio ed intuì
che c’era dietro qualcosa.
«Vado
di sopra a farmi una doccia», dichiarai con voce tremante
correndo per le scale
e chiudendomi a chiave in bagno. Salva. Per un attimo credetti che mia
madre mi
avesse lanciato un Legilimens. Merlino! Ma cosa frulla la mia testa
malata proprio
oggi? Mangiamorte che attaccano mia madre. Sveglia Lucinda, tua madre
è la più
grande Auror di tutti i tempi, credi che non sappia difendersi?
Mamma
era diventata diversa da quando papà, Babbano, ha scoperto
che sua moglie,
ossia Olga Winslow, ossia mia madre, è una strega e fu
così che divorziarono;
avevo quattro anni quando mi chiesero con quale genitore stare, ma una
disgrazia colpì la mia famiglia poco dopo la separazione:
mio padre venne
assassinato da un gruppo di Mangiamorte davanti ai miei occhioni blu.
Mamma
accorse subito ma non fece in tempo, i Mangiamorte si smaterializzarono
prima
che arrivasse ma lasciarono un biglietto vicino al corpo
senz’anima di mio
padre:
Non
ti sei unita a noi Olga
Winslow, adesso ne paghi le conseguenze
Mia
madre si è rassegnata ad ammettere che aveva dato alla
luce una figlia Maganò. Io, Lucinda Winslow, figlia della
più grande Auror Purosangue,
Olga Winslow, e di un Babbano, non è riuscita neanche a fare
una piccola magia,
niente, non sono nemmeno riuscita a far volare una piuma.
Perciò se oggi non
succederà un miracolo, posso dire addio alla mia lettera per
Hogwarts e posso
dire di essere già iscritta in uno squallido collegio.
Dopo
l’estate mamma dovrà riprendere la caccia ai
Mangiamorte che uccisero mio padre, erano sette, di cui tre ad Azkaban,
perciò
ne mancano all’appello quattro. Mia madre vuole che stia al
sicuro, ha paura
che uno di quei Mangiamorte mi possa uccidere perché lei,
Purosangue, non si è
unita con loro.
Le solite madri
protettive,
è quello che dico sempre
io.
Lo scopo dei
Mangiamorte dopo la caduta di Voldemort è
“purificare”
il mondo da Babbani, Nati Babbani e perfino Mezzosangue ed io faccio
parte
dell’ultima categoria.
Mi buttai
sotto l’acqua fredda della doccia, che in quel
momento credevo che fosse la cosa più bella del mondo.
Scacciai via i brutti
pensieri e concentrai la mia mente al mio compleanno; sarebbe venuta un
quarto
di Due Foglie a casa mia, tra cui Kenny, Leona, Barry, Palmer, il Prof.
Rowan,
a festeggiare in giardino il mio undicesimo compleanno.
Uscii
dalla doccia, mi asciugai i capelli lasciandoli leggermente umidi,
andai in
camera mia e mi fermai, come al solito, davanti l’armadio,
con la solita
domanda che ogni ragazza si pone prima di un momento speciale.
E adesso cosa mi
metto?
La festa si
terrà in giardino e con il caldo che
farà… mi
metterò una maglietta e jeans, non si sbaglia mai con questo
look… almeno
credo.
Scesi le scale
ma, prima che potessi toccare con la punta
del piede destro l’ultimo gradino, mia madre mi
squadrò.
«E
la festeggiata si veste con t-shirt celeste, jeans e
infradito sempre celesti?», ironizzò mia madre.
Mi guardai le
infradito, i jeans e infine la maglietta.
«C’è
qualcosa che non va?», chiesi.
«Oh,
no, niente cara, pensavo che potevi metterti qualcosa
di elegante. Per esempio, quel vestito bianco nel tuo armadio, hai
presente?».
Sì,
che ho presente. Con il colletto, di pizzo, con fiocchi
da tutte le parti, lo odio. Mi faceva sentire una donna del '800
tremendamente
snob, in poche parole orribile.
«Ma
tu in ogni caso, Lucinda, puoi vestirti come ti pare.
Sei tu la festeggiata».
Ben detto
mamma, sono io la festeggiata e di conseguenza mi
vesto come mi pare. Ghignai.
Mamma mi
lanciò uno dei suoi sguardi. «Porto le bibite
fuori», affermai.
«Sì»,
borbottò mia madre. Risi sotto i baffi, presi le
bibite dalla cucina e li posai sul tavolo in giardino.
Erano le
quattro del pomeriggio ed era tutto pronto per la
festa, sarebbero arrivati fra mezz’ora.
Il campanello
suonò, mi alzai di scatto dal divano, chi
poteva essere adesso? Sono stata esplicita negli inviti la festa
è alle 16, 30.
Suonarono un’altra volta.
«Lucinda
vai ad aprire, sono occupata con la torta», tuonò
mia madre dalla cucina, così andai ad aprire.
Un uomo sulla
sessantina d’anni mi abbracciò. «Buon
compleanno, Lucinda!».
«Oh,
professore!», mi sorprese, chissà
perché è venuto in
anticipo.
«Professor
Rowan!», esclamò mia madre venuta dalla cucina.
Sì, certo, “occupata con la torta”, come
darle torto.
«Professore,
la stavo aspettando», disse mia madre, «venga
in cucina».
«Prima
che me ne dimentichi, questo è per te Lucinda», mi
diede una busta. «Grazie, professore!».
Mi sedetti sul
divano cercando di sbirciare nella busta, ma
come avrei dovuto prevedere era sigillata con la magia. Cosa dovevi
aspettarti
da un mago come il professor Rowan? Di tutto, anche dal sigillare la
busta che
contiene un regalo di compleanno con un incantesimo, era una sua mania
che era
cominciata quando era il mio settimo compleanno, non riuscivo ad aprire
il
pacco allora ero costretta a chiedere a mamma di levare
l’incantesimo. Abbandonai
la speranza e posai la busta sul divano.
Mi accorsi che
mamma e il professore stavano ancora in
cucina a discutere. Mi avvicinai alla porta in punta di piedi e cercai
di
origliare, ma non si sentiva niente. Ovvio, Incantesimo Imperturbabile,
mai che
non lo usasse mia madre per parlare. Merlino! Ma io sono
l’unica in questa casa
che non sa fare magie?! Quanto li invidio, loro con un colpo
di bacchetta possono fare tutto ciò che
vogliono. Adesso so come si sentono i Babbani, però in un
certo senso i Babbani
non sanno che la magia esiste quindi posso autoproclamarmi la persona
più
sfortunata del mondo. Posso fondare un club per tutti i
Maghinò di Sinnoh, il
problema e che l’unica Maganò della regione sia io.
Uscii fuori a
prendere una boccata d’aria, l’avevo detto io
che faceva un caldo bestiale e mamma vuole fare la festa in giardino,
solo
Morgana sa cosa le è passato per la mente.
Sentii delle
voci. Erano quelle di mamma e del professore:
avevano lasciato la finestra della cucina aperta, per la prima volta
sentii una
sua conversazione senza nessuna porta con sopra un Incantesimo
Imperturbabile
in mezzo.
Parlavano di
me, di come io non sia ancora riuscita a fare
magie, dei Mangiamorte che uccisero mio padre, del mio futuro collegio
e del
regalo di compleanno che mi ha dato il professor Rowan.
«C’è
solo un modo per sapere se tua figlia può fare
magie»,
disse il professore a mia madre.
«E
qual è?», sospirò mamma,
«Dubito che funzionerà».
«Abbi
un po’ di speranza, Olga. Hai presente la busta che
le ho dato».
«Sì»,
rispose non poco convinta. Che caspita centrava col
fatto che io sia una Maganò?
«Il
fatto è che la busta si apre quando una strega cerca di
aprirlo, perciò dobbiamo solo aspettare, l’ho
fatto anche l’anno scorso ed
anche l’altro». Il problema è che io ho
provato ad aprirlo ma non ci sono
riuscita, perciò addio Hogwarts.
«Ciao,
Lucinda!», sussultai, mi girai, «Ciao,
Kenny»,
risposi ringhiando, mi aveva interrotta.
«Che
ci fai accovacciata sotto la finestra?», domandò.
«Io?
Niente. Ehm, mi era caduto il braccialetto», risposi.
«Beh,
Lucinda, tanti auguri di buon compleanno».
«Grazie,
Kenny!», gli saltai al collo. Sciolsi l’abbraccio,
per poterlo far respirare, l'ho praticamente strangolato. Lo vidi che
inspirava
aria a fatica e avrei giurato che le sue guance si siano tinte di un
leggero
rossore. Con lo sguardo abbassato mi porse il suo regalo incartato in
una carta
azzurra.
«Vuoi
da bere?», gli proposi.
«Ehm,
sì, grazie».
«Gli
altri arriveranno a momenti», dissi guardando il mio
orologio da polso che segnava le 16, 35.
«Prima
che me ne dimentico, mamma e papà arriveranno fra
qualche ora, stanno ancora al ministero».
È
già, il mio migliore amico è un mago,
Mezzosangue,
entrambi i genitori Nati Babbani, anche Barry è un mago ed
anche lui
Mezzosangue, madre Babbana e padre Purosangue, l’unica
Babbana del nostro
gruppo è Leona.
Fortunatamente
gli altri arrivarono dopo poco, ci siamo
riuniti sotto l’ombra di un albero e Leona propose di giocare
ad obbligo e
verità.
«No,
Leona, no e poi no!», esclamò Kenny che
all’improvviso
divenne rosso come un peperone.
«Io
invece ci sto!», ero entusiasta, erano secoli che non
ci giocavamo.
«Anch’io!»,
disse Barry eccitato. Strano l’ultima volta che
ci abbiamo giocato si è ritrovato a fare cento piegamenti
con una mano ed aveva
detto che non ci avrebbe mai più giocato, l’aveva
considerato un gioco stupido
ed infantile.
«Perfetto,
giochiamo tutti!», si esaltò Leona.
«Ma
io ho detto di no!».
«Oh,
Kenny ma lo sappiamo che volevi dire tutto il
contrario», rispose Leona, «Comincio io per prima!
Allora Barry obbligo o
verità?».
Il biondo ci
penso su qualche secondo e rispose. «Obbligo».
Sgranai gli
occhi alla sua risposta, perché obbligo? Sai
benissimo che Leona è una ragazza furba e ti
darà un ordine faticoso.
«Mmm,
fammi pensare. Dunque… Fai il perimetro della casa
per quindici volte correndo».
Okay, non
pensavo che la mia migliore fosse così maliziosa.
Per la barba di Merlino! Se fosse una strega sarebbe smistata a
Serpeverde.
«Bene!
Quindici volte il perimetro della casa. E che sarà
mai. Sarò anche disposto a scalare il Monte
Corona!», così si alzò e
cominciò a
correre.
Non esagerare
Barry non so se sarai ancora vivo dopo la corsa.
Infatti dopo il decimo giro strisciava sull’erba come un
Arbok. «Dai, ce la
posso fare», grugnì.
Barry non ce
la farai, te lo dice una che conosce molto
bene Leona.
«Non
ce la farai, Barry! Bene, a questo punto tocca ancora
a me», la ragazza spostò lo sguardo dal defunto a
me e Kenny, «Kenny!», il
ragazzo trasalì. «Sì?!».
«Obbligo
o verità?».
«Ehm,
obbligo». Ma ti si è fumato il cervello? Per le
mutande di Merlino! Hai visto cosa ha fatto fare a Barry? Oh, anche gli
occhi ti
sono andati a fuoco?
«Mmm…
dai un bacio a Lucinda».
Cosa?! No cara
Leona, tu non mi rovini il mio primo bacio
in questo modo. Okay, la mia migliore amica non era così,
non è così. Chiunque
tu sia esci subito dal suo corpo, rivoglio la mia Leona! Poi, proprio
il mio
compleanno devono succedere queste cose? Circe ma cosa ho fatto di male
io?
Alzai gli occhi al cielo sperando che qualche angelo liberi la mia
amica dal
demone, ma non vidi nessuna figura alata scendere. Spostai lo sguardo
su Kenny,
rosso come un semaforo.
«Su
avanti baciatevi!», ci incitò Leona.
Tranquilla
Lucinda, questo è solo un brutto sogno, respira
profondamente.
«Ma
proprio sulla bocca?», domandò Kenny.
«Sì»,
rispose.
«Ma…»,
obbiettai, «perché non facciamo sulla guancia, non
puoi rovinarmi il mio primo bacio in questo modo».
«Oh.
E va bene, se no facciamo notte adesso».
Chiusi gli
occhi e gli detti un bacio sulla sua guancia, mi
accorsi che era bollente. Aveva lo sguardo fermo, gli passai una mano
davanti.
«Okay,
lo abbiamo letteralmente perso», dichiarai passando
una seconda volta la mano davanti agli occhi. Lo scrollai e fortunatamente si
svegliò.
«Che
mi sono perso?», chiese Barry arrivando strisciando
sull’erba.
«Il
bacio tra Lucinda e Kenny», rispose Leona.
«Bene.
Cosa?!».
«Niente,
Barry. Niente», risposi prima che Leona potesse
intervenire, «Su, andiamo a mangiare».
Ci abbuffammo
al tavolo: patatine, pop-corn, pizzette,
pasticcini al cioccolato, alla crema, alla vaniglia, di tutto.
Sentii
l’inconfondibile voce di mia madre gridare:
«Lucinda,
ragazzi entrate a scartare i regali».
«Mamma
arriviamo!», risposi.
Ero seduta sul
divano, con una ventina di occhi puntati su
di me che scartavo uno ad uno i regali. Mi sono assicurata che
l’ultimo che
avrei scartato fosse quello del professor Rowan. Ero arrivata al
penultimo
regalo, quello di Kenny, una carinissima collanina d’oro,
quando ad un certo
punto, fissai l’ultimo regalo accanto a me. Datti forza
Lucinda! Merlino cosa
può fare un regalo? Lo presi, me lo passai tra i
polpastrelli, il ritmo del mio
cuore accelerò, sentì una vampata di calore
diffondersi in tutto il mio corpo.
Cominciai ad aprirlo, chiusi gli occhi e strappai la carta.
L’avevo aperto! Non
ci posso credere! Ma strano non avevo fatto nessuna magia nelle ultime
ore.
Incrociai lo sguardo di mia madre e del professor Rowan, avevano gli
occhi
sgranati ed erano anche un po’ bassi, li guardai meglio, a
dire il vero erano
tutti un po’ bassi. Guardai per terra. Morgana! Stavo
fluttuando! Guardai Leona
e i suoi genitori, erano allibiti.
«Mamma,
presto, Leona e i suoi genitori», capì subito, li
accompagnò in cucina, chiuse la porta e sentii la sua voce
pronunciare Oblivion,
intanto mi adagiai piano sul divano e mi detti un pizzicotto sul
braccio. Allora
non stavo sognando! È tutto vero! Sono una strega!
Guardai
cos’avevo tra le mani, un diario ed un biglietto,
lo lessi.
Se
leggi questo biglietto vuol dire
che sei una strega
Andai
dal professor Rowan e lo abbracciai forte forte.
È
il giorno più bello della mia vita.
Sono seduta
sul letto di camera mia, la festa era finita, l’orologio
sul comodino segnava le 23:40, ancora non ci potevo credere, io,
Lucinda
Winslow una strega, e dire che qualche ora fa credevo di essere la
persona più
sfortunata del mondo.
Una figura mi
distrasse dai miei pensieri, assomigliava
molto ad un Noctowl, ma allo stesso tempo era differente, aveva al
becco una
lettera. Spalancai la finestra e presi la lettera. L’aprii e
lessi:
Cara
signorina Lucinda Winslow,
lei è stata ammessa alla Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts
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