Tutto era finito. Tutto era andato in frantumi. Sogni…
speranze… desideri da realizzare… Nessuna di queste cose si era sottratta
all’inevitabile… alla vorticosa follia scaturita da una situazione assurda…
Shinji lo sapeva…lo sentiva… poteva respirare quella
sensazione… quella sensazione allucinante aveva un odore… un profumo… un
profumo familiare…
Solo una volta in vita sua gli era stato concesso di
perdersi in quel profumo… Eppure era così forte…così buono…che ancora non era
riuscito a scacciarlo dalla mente…
La follia di quei giorni aveva un profumo, perché… era
tangibile! Se avesse potuto, l’avrebbe toccata per lasciarsi andare anche lui…
per morire anche lui… per poter almeno morire dentro…
La follia di quei giorni era viva davanti a lui… lo stava
chiamando… se ne sentiva attratto…
La desiderava… eppure la respingeva…
Ancora quella sensazione arcana… primitiva… quella paura
che era insita in lui… forgiata da chissà quale dio per accompagnare in eterno
la sua anima fragile…la sua anima…leggera…
La follia aveva un profumo… ed aveva una forma…
Aveva preso corpo… e cresceva… si nutriva dello stato
d’animo degli abitanti di quella casa…forse di quello dell’intera città…
Forse sotto di lui scorreva un fiume sotterraneo… Sentiva
che tutti loro erano collegati, tutti erano lì per lo stesso motivo… per essere
divorati… sacrificati sull’ altare di un’insana malattia…
Se ne avesse avuto la forza si sarebbe sottratto… se fosse
riuscito a trovare almeno un motivo per reclamare la propria esistenza… uno
solo...
Credeva di averlo trovato, mesi addietro… ma gli era
scivolato tra le dita…
Non era stato capace di afferrarlo… di gioirne… quando ne
aveva avuto occasione… ed ora che lo desiderava… non poteva più averlo…
Era troppo tardi…
Tutto scorre…la vita è una piena inarrestabile… Eppure
quella non era la piena della vita… Sugli abitanti di quella città era calato
un lugubre destino di morte…
Se solo avesse avuto un’altra occasione… Stavolta
l’avrebbe sfruttata…
Ma sentiva che avrebbe potuto aspettarla per l’eternità
senza garanzia di poterla neppure intravedere…
Si sentiva ai margini dell’universo… Sospeso… E si
chiedeva come si fosse arrivati a tanto…
Perché nessuno se ne era accorto? Perché nessuno aveva
fermato l’avanzata di un tale cataclisma?
Eppure qualcuno poteva…
La follia aveva un profumo… ed una forma, un corpo… Ma la
cosa che lo feriva di più era… che avesse un volto…
La follia aveva il volto di Asuka…
Quegli occhi allucinati… che lo scrutavano… che gli
guardavano l’animo…
Non poteva sopportarli oltre…
Se ne avesse avuto la forza,sarebbe fuggito lontano da
quella città…
Lontano da lei…
No…No…NO! Lontano da lei era già fuggito… tanto tempo
prima…
Da quando aveva capito che non era poi così forte… che non
avrebbe potuto sorreggerlo… e portare per lui il peso di una vita che gli
sembrava vana ed inutile…
Da quando aveva capito che gli somigliava più di quanto
credesse… più di quanto volesse… era fuggito via…
Nei gesti quotidiani… nei saluti al mattino appena svegli
e alla sera prima di addormentarsi…falso…FALSO! Aveva finto in tutto perché
aveva capito che non si sarebbe mai potuto appoggiare a lei…
Che non avrebbe mai potuto… usarla … per nascondere a se
stesso le proprie miserie…
E aveva indossato una nuova maschera… sopra quella che già
indossava da anni per giustificare la
propria indifferenza nei confronti del mondo…
Aveva indossato una maschera, dopo aver scoperto che la
indossava lei…
Dopo aver scoperto che lo aveva ingannato! Che non aveva
quella forza e quel coraggio , quella superbia derivata da una naturale
superiorità, quell’egocentrismo dettato da pura vanità…e non dal terrore
dell’abbandono…
E lui aveva fatto quello che lei più temeva… l’aveva
abbandonata… perché non la poteva usare…
La follia aveva i suoi occhi… un tempo così fieri e battaglieri … ora così… arrabbiati.
Nonostante non pronunciasse una sola parola da tempo
immemore, i suoi occhi erano molto eloquenti… e lo condannavano!
Sentiva di odiarla per quest’ultima,atroce vendetta…
Voleva essere il bravo bambino di sempre… grazie a lei non poteva più… I suoi
occhi erano lo specchio della sua vergogna…
Tutti i suoi fallimenti… Tutte le persone che aveva
abbandonato colpevolizzandole per il suo abbandono… tutto gli veniva mostrato
ogni volta che incrociava quello sguardo…
Sembrava dirgli che era sua la colpa di tutto…Se lei si
trovava in quella condizione era colpa sua!
Ma era davvero così?
Non era più in grado di distinguere il vero dal falso…
Non sapeva più se fosse stata effettivamente colpa sua… o
se Asuka lo stesse davvero accusando… Forse leggeva nei suoi occhi quello che
non c’era…
Forse era solo il riflesso condizionato del suo senso di
colpa…
Forse Asuka neppure lo riconosceva…
O forse si… Certe volte sembrava quasi fosse tornata in
sé… Quando la sorprendeva al balcone, a fissare le stelle lontane con
malinconia… Sembrava capire… e soffrire…
Poi si rendeva conto del fatto che Asuka, se ne avesse
avuto la lucidità, non si sarebbe mai lasciata sorprendere in un tale
atteggiamento…
Il più delle volte si lasciava trascinare dalla corrente…
non aveva alcuna volontà…
Altre volte lo fissava con rancore… C’era ancora da
qualche parte… la sua Asuka…
E si scopriva a pensare che non odiava lei o il suo
sguardo inquisitore… non odiava neppure se stesso, che era stato incapace di
maturare quando le circostanze lo avevano richiesto, ma non per questo era
colpevole dell’attacco di quell’angelo che l’aveva finita… piuttosto odiava la
beffa del destino che li aveva messi tutti in quella situazione…
Ma non ne era mai sicuro… Tutto era così confuso…
Si sentiva come quando con Asuka giocava a vivere la vita,
consapevolmente, come degli attori che recitano su un palcoscenico fuori dal
tempo e dallo spazio…
Credeva di aver raggiunto un equilibrio, nella sua
messinscena… E invece tutto era stato cancellato… lentamente, ma
inesorabilmente…
Si diresse verso la sua stanza… Aprì lentamente la porta…
Poteva sentire il suo respiro regolare… mentre dormiva
sembrava che la stanza piombasse in un’aurea di normalità…rimpianse quel
fittizio teatro, scenario del reciproco ferirsi…
Pensò di porre fine alle sue sofferenze… Alle sue o a
quelle di Asuka?
Non riusciva a sentire il suo cuore… non riusciva a
focalizzare il nucleo di quel terribile pensiero…
Si avvicinò pericolosamente a lei… cadde sul pavimento
accanto al futon… senza forze…
Non ebbe il coraggio di guardarla per alcuni istanti che
sembrarono colmare un’eternità…
La ascoltava… con gli occhi chiusi… ascoltava quel respiro
che sembrava il richiamo della vita…
Aprì gli occhi… guardò a terra, seguendo la linea delle
sue braccia…
Trovò un foglio di carta… sgualcito…
Poche righe…
Solo di notte si può
realmente compiere
La totale
compenetrazione delle mie due anime…
Quando mi ritrovo
faccia a faccia con me stessa,
A tirare le somme di
un giorno sbagliato.
Una: lo specchio…
rovesciata;
L’altra:Il genio
della bottiglia,
Prigioniera di un
sortilegio…
In mezzo, il corpo…
spesso un estraneo…
Forse l’estranea
sono io… nella mia totalità…
Poche righe…
Poche righe… Meno sconclusionate di quanto potessero sembrare…
C’era davvero la sua Asuka, lì da qualche parte…
Ma come trovarla?
E lei avrebbe voluto essere trovata?… Da lui?
Quelle poche righe erano davvero la dimostrazione che il
suo ostinato mutismo fosse una scelta autonoma, ragionata… non conseguenza della
follia che l’aveva posseduta?
E in tal caso… se il suo mutismo fosse stato una punizione
per quello che era stata in grado di scoprire sulle sue reali intenzioni?
E se il suo mutismo e il suo atteggiamento fossero stati
l’ennesima richiesta d’aiuto?
L’ennesimo grido disperato…
Per questo
guardatemi…
In fondo non si era mai preso cura di lei fino a che non
si era chiusa in quel mondo spettrale…
Se avesse deciso di cambiare tattica ? Prima urlava il suo
disagio con un forte disprezzo che si infrangeva nel nulla… perso nell’egoismo
delle esistenze degli altri…
Ora non urlava più… ma il suo silenzio lo aveva colpito
più forte di un pugno nello stomaco…
E se fosse stata una trappola?…
E se…
E se…
Ci avrebbe pensato domani…ma in cuor suo sapeva che avrebbe
optato per la richiesta d’aiuto…
Niente trappole… niente!
Voleva crederci… era la vita che gli dava una seconda
chance…
La vita che lo richiamava…
L’avrebbe aiutata questa volta… per aiutare anche se
stesso… doveva ammetterlo che era un maledetto egoista… ma questo non sminuiva
il valore del suo pensiero…
Magari un domani si sarebbero lasciati alle spalle tutto
questo…
Lei lo avrebbe finalmente accettato… e confortato… e
amato…
Sentiva questa necessità… reclamava amore!
E stavolta non si sarebbe preso tutto per sé, ingordo di
quelle attenzioni da sempre desiderate e mai ricevute… Avrebbe ricambiato…Ci
avrebbe provato … forse avrebbe sbagliato, ma in un modo sano… come fanno
tutti…
E anche lei avrebbe imparato che si può e si deve
sbagliare… e che le persone si feriscono… ma non vuol dire che non tengano le une alle altre…
Si, domani… avrebbe iniziato quel discorso… per Asuka e
per se stesso… per sfogare la repressione di anni di torture… perché capiva di
non potercela fare da solo…
E poi… sarebbero stati finalmente… normali…
E avrebbero vissuto da uomo e donna… niente più maschere,
niente più bambole…
Anche se il destino decide per nostro conto…avrebbe
reclamato il suo libero arbitrio…
Si sente uno sparo provenire dalla stanza in
fondo al corridoio…
No…NO…NO! La ragione voleva condurlo fuori da quella
stanza , a controllare la sorte di Misato.
Ma l’istinto si rifiutava: sapeva che la ragione non avrebbe potuto sopportare
la vista di un’ulteriore violenza.
Si rifiutava: non voleva commettere sempre lo stesso
errore e rischiare di ricadere nel baratro della follia… Non ora che aveva letto tra le righe…
Si convinse che il restare lì non era fuggire… che era lotta per la sopravvivenza: solo i più
forti hanno il diritto di restare in vita.
Si stupì a pensare che con una tale fermezza ha formulato
il suo giudizio: “Misato è stata debole”…
Shinji non poteva più permetterselo… Se lo avesse fatto
sarebbe scivolato anche lui via con la
corrente, quella stessa corrente che aveva già trascinato Asuka…
La guardava mentre dormiva…
Si accorse che il respiro non era più regolare…
Era sveglia! Aveva sentito tutto… e aveva fatto finta di niente…
Le si avvicinò ulteriormente… Era quasi sdraiato accanto a
lei quando si sentì afferrare con una presa decisa la mano…
Senza aprire gli occhi Asuka cominciò ad annusarla…lentamente…
Ora era confuso.
Sospese nei suoi pensieri le considerazioni su Misato.
Non riesciva a capire il gesto compiuto da Asuka.
Enigmatica, continuava nella sua opera…
Dopo aver sondato accuratamente il dorso ,proseguì col
palmo , dal polso alla punta delle dita… Terminata la sua opera, spalancò gli
occhi…
Abbassò lo sguardo a terra, evitando il suo…
Ricominciò a respirare regolarmente, chiuse ancora un
momento gli occhi…
E quando li riaprì, lo guardò…
Con un’intensità… imbarazzante…
Prima con l’espressione immobile…poco a poco con un
accenno di sorriso…
Sorrise anche lui…
Lei si girò dandogli le spalle…
Si sdraiò anche lui e con il corpo seguì la linea della
sua schiena…La abbracciò.
Domani le avrebbe fatto quel discorso che aveva già
pianificato nella sua mente…
Non voleva modificare i suoi progetti, articolati con
tanta difficoltà.
Neppure in nome di Misato…
Pensò che voleva ricominciare a vivere, non gli importava
più sulle spalle di
chi…solo di Asuka gli importava…
Asuka gli serviva per il suo piano,per ricominciare da dove aveva interrotto…anzi da prima,
poiché si poteva dire che non avesse mai iniziato a vivere sul serio…ed ora
aveva capito dal suo richiamo che anche lui le sarebbe servito, almeno fino a
che non fosse uscita dal suo vortice senza senso…
Le sarebbe stato accanto fino a quel momento… le sarebbe
diventato indispensabile…
La nuova aria che avrebbe respirato…e aveva già iniziato a
farlo…
Se per Shinji, Asuka aveva avuto il profumo della follia,
per Asuka, Shinji avrebbe avuto l’odore della salvezza…
Shinji non pensava più a Misato… se tutto era andato in
frantumi, perchè lei avrebbe dovuto costituire un’eccezione?
Non si sentì un bastardo a pensarlo…
Aveva il diritto di procedere per la sua strada…
Che con un tacito accordo aveva legato a quella di Asuka,
quella sera…
Si addormentò convinto di avere la soluzione di tutto… di
avere distinto nettamente il limite della pazzia….
Non avrebbe mai raccontato che la sua nuova vita nasceva
da un gesto di morte…
Che la sua normalità nasceva da un abisso di follia… da
una ragionata crudeltà…
Nota:
Il titolo “Casa di bambola” è preso in prestito da Ibsen;
la bambola è in questo caso Misato, che come la Nora protagonista dell’opera
teatrale non può più restare in “scena” una volta smascherato l’inganno della
vita e le sue ipocrisie.
Ma se Nora abbandona la “scena”, il palco, semplicemente
andando via, Misato non riesce a crearsi una via di fuga produttiva e
preferisce la morte allo spettro della sua solitudine.
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