Can you feel it? Things are changing.

di Ronnie Devour
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''Papà, che vuoi a quest'ora di mattina? Per una volta che mi dimentico di spegnere il cellulare, vengo svegliata. Nel mio giorno libero, oltretutto!''
''Oh, scusami tesoro. Affacciati e vedi quanta neve ci sta!''
''Pà, non me ne frega niente della neve..Ti pare che a ventidue anni debba essere svegliata per una cazzata del genere?''
''Scusami..Vabbè, ci sentiamo più tardi..''
''Pà? Scusami tu..Sai che siamo uguali anche caratterialmente: odio essere svegliata improvvisamente.''
''Ti capisco. A più tardi, ti voglio bene''.
''Sì, ti voglio bene anche io''.
Da quando mi sono trasferita a Milano per lavoro, mio padre è diventato molto più appiccicoso di quanto lo fosse prima. Non passa giorno senza che mi chiami al telefono.
E adesso che faccio? Penso tra me e me.
Sono le 7:00 del mattino e non riesco più a dormire, quindi vado a farmi la doccia e mi preparo per andare a fare colazione fuori, dato che fa un freddo cane e io amo il freddo. 
Mentre sono beatamente seduta al tavolino, con la solita tazza di cappuccino bollente tra le mani, il telefono comincia a vibrare: un messaggio da Amy, la mia migliore amica e collega di lavoro: ''Svegliati dormigliona!! Ti ho comprato un regalo che sono sicura ti piacerà. Vediamoci a casa mia alle 15 in punto. Non ammetto ritardi, stavolta! Ti voglio bene tesoro''.
''Sarà la solita serata in discoteca'' dico bisbigliando.
Pago il conto e mi incammino verso la macchina, con l'intenzione di andare nel negozio di CD che si trova a quindici minuti da dove mi trovo adesso.
Salgo e comincio a guidare, prendendomela comodamente, rallentando e frenando quando vedo che il semaforo sta per diventare rosso, anziché accelerare, poiché la strada è ghiacciata. Per poco una macchina non mi tampona! Guardo nello specchietto retrovisore ed è il cappello dell'automobilista a bordo di una Maserati nera, con i vetri oscurati, ad attirare la mia attenzione. Sì, un cappello che sembra tipo da Cowboy, o roba del genere. Lascio perdere, e continuo a pensare a cosa si sarà inventata questa volta Amy. 
Dopo circa trenta minuti che giro inutilmente per mezza Milano, decido di tornarmene nel mio appartamento, ad ascoltare il CD che ho appena comprato: A Beautiful Lie, dei Thirty Seconds to Mars. Li conosco da poco, ma devo ammettere che mi piacciono.
Dopo aver ascoltato il CD e aver fatto un sonnellino, comincio ad avviarmi verso casa di Amy, con parecchio anticipo, per evitare di ritardare come faccio sempre.
Mi avvio a piedi, visto che abita a nemmeno 700 metri da me, e non sono neanche le 14:00. Una volta superata la libreria, svolto l'angolo e mi trovo a sbattere contro un uomo con un cappello simile a quello di un Cowboy, che ho l'impressione di aver già visto.
''Hey, attenta!'' Dice lui, con un meraviglioso accento americano.
''I'm sorry, I was distract''. Cominciamo a parlare in inglese, visto che è sempre stato il mio forte.
''Ti conosco?'' Mi chiede
''Non esattamente. Stavi per tamponare la mia auto, questa mattina''
''Oh, mi dispiace, la macchina è nuova e devo sempre prenderci la mano''
''Scusa ma sono di fretta..E' stato un piacere!''
''Non mi hai detto come ti chiami''
''Mi chiamo Elisabeth''
''Piacere, Jared''
Gli sorrido e così facendo, torno a dirigermi verso casa di Amy.
Giuro che per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare agli occhi di quel tizio; di un azzurro così splendido, da perdercisi dentro. Un po' come immergersi nelle acque più calde di un'isola a tutti sconosciuta.





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